La santa Messa
La preghiera eucaristica

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 La Preghiera euracaristica qualifica la celebrazione della Messa
e ne costituisce il momento centrale, ordinato alla santa Comunione.
Corrisponde a quanto Gesù stesso fece, a tavola con gli Apostoli nell’Ultima Cena,
allorché «rese grazie» sul pane e poi sul calice del vino
:
il suo ringraziamento rivive in ogni nostra Eucaristia, associandoci al suo sacrificio di salvezza.


“Ha inizio il momento centrale e culminante dell’intera celebrazione, vale a dire la Preghiera Eucaristica, cioè la preghiera di azione di grazie e di santificazione. Il sacerdote invita il popolo a innalzare il cuore verso il Signore nella preghiera e nell’azione di grazie, e lo associa a sé nella solenne preghiera che egli, a nome di tutta la comunità, rivolge al Padre per mezzo di Gesù Cristo. Il significato di questa preghiera è che tutta l’assemblea si unisca insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio”. (PNMR 54)

 

Il cuore della Celebrazione Eucaristica è il memoriale della Pasqua di Gesù, del Suo sacrificio sulla croce e della Sua Risurrezione gloriosa. Le diverse narrazioni neotestamentarie della Cena Pasquale sono concordi nell’affermare che Gesù “prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli dicendo: prendete, mangiatene…e bevetene tutti. Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue che è per voi”.

 

La sequenza di tali azioni (prendere il pane e il calice, rendere grazie al Padre con una preghiera di benedizione, spezzare il pane e distribuire pane e calice ai presenti) viene assunta dalla comunità ecclesiale riunita per fare memoria di questo evento di salvezza, perché, attraverso la partecipazione a questo dono d’amore, la forza della Pasqua di Gesù continui a rinnovare il mondo.

La Chiesa esprime la sua fede, la sua carità nella beata speranza, rendendo a Dio, per Cristo nello Spirito, ogni onore e gloria.

 

Rendere grazie, per la Chiesa, significa collocare la propria preghiera all’interno di una storia attraverso la quale Dio si è progressivamente andato rivelando come il Dio dell’alleanza. Vuole cioè dire “far memoria” del suo amore per noi, nel senso profondo, di continuare, da parte di Dio, un gesto di salvezza, e di confessare, da parte della comunità ecclesiale, che Dio è Signore della storia e del cosmo e amante dell’uomo.

 

La Preghiera Eucaristica è pertanto il luogo privilegiato della Professione di Fede di un popolo e, insieme, momento di grazia con cui Dio ci costituisce popolo dell’alleanza. Rendere gloria a Dio manifesta la forma più alta e più vera del nostro parlare di Dio, quella che maggiormente esprime la totale gratuità di un dono da cui non possono che sgorgare l’adorazione e il rendimento di grazie. Una preoccupazione costante della catechesi e della formazione liturgica è che tutti giungano a una comprensione profonda e vitale della Preghiera Eucaristica.

 

Le differenti forme di Preghiera Eucaristica

 

La più antica Preghiera Eucaristica, a noi tramandata per la Chiesa Romana, si trova negli scritti del prete romano Ippolito ed è dell’anno 215.

Egli, intendendo la sua preghiera come una “forma quadro”, riconosceva ad ogni vescovo il diritto della libera creazione di testi, purché rimanesse fedele alla tradizione della fede. Per questo motivo non meraviglia che anche il suo modello abbia conosciuto nella Chiesa romana numerose variazioni e aggiunte così da essere ancora difficilmente riconoscibile. Ciò è accaduto specialmente nel passaggio dalla lingua liturgica greca a quella latina e ha portato solo lentamente a una forma stabile di Preghiera Eucaristica. Sotto Gregorio I questo sviluppo giunse, in certo modo, a una conclusione, e tale Canone Romano si è mantenuto, anche se non del tutto invariato, sino al Concilio Vaticano II. Ma la storia della Santa Messa mostra come certi cambiamenti nella struttura e nella scelta delle parole da parte dell’autorità ecclesiastica non siano in opposizione con l’istituzione di Cristo.

 

A partire dall’ottavo secolo si formò l’idea che il Canone iniziasse solo dopo il Sanctus. Ciò fu messo in rilievo anche graficamente con il miniare la prima lettera del Te igitur come una grande iniziale e con l’inserire a questo punto in manoscritti e libri una immagine a tutta pagina della crocifissione. In questo modo, con la separazione del prefazio e del Sanctus, il rendimento di grazie e la lode in questa Preghiera eucaristica furono ridotti a un minimo.  Quando, dopo il Vaticano II, si cercò di riformare tale Canone romano con le sue numerose preghiere di domanda e con l’elemento solo debolmente rappresentato della lode e del rendimento di grazie, questo intento si presentò come impossibile. 

Perciò, il Papa Paolo VI consentì alla proposta di porre accanto al Canone Romano, solo leggermente modificato, tre nuove Preghiere Eucaristiche.

 

Nel Messale del 1970, abbiamo:


Preghiera Eucaristica I (Canone romano)

Salvo piccoli ritocchi fu introdotta la forma unitaria delle parole dell’Istituzione per tutte le Preghiere Eucaristiche e la Acclamazione “Annunziamo la tua morte…”.

Per quanto riguarda le variazioni rituali, si sono ridotti a uno i precedenti venticinque segni di croce e si è rinunciato ai due baci dell’Altare previsti dal Canone.

  

Preghiera Eucaristica II  

E’ il risultato di una operazione con cui si è rielaborata una nuova forma della Preghiera Eucaristica di Ippolito, con l’introduzione del Sanctus ivi mancante, di una Epiclesi dello Spirito Santo e di una diversa successione di alcuni testi.

  

Preghiera Eucaristica III

Si tratta di una nuova creazione. Essa si caratterizza anzitutto per il fatto che connette i singoli elementi strutturali in modo più organico e chiaro con la ripresa non solo di elementi dal Canone romano, ma anche di idee e testi della tradizione liturgica e teologica.

   

Preghiera Eucaristica IV

Questa Preghiera Eucaristica si collega alla tradizione della chiesa Orientale.

Essa possiede un Prefazio invariabile e, cominciando da esso, porta avanti la lode e il rendimento di grazie per le azioni salvifiche di Dio, oltre il Sanctus, sino al Mistero Pasquale di Cristo e all’invio dello Spirito Santo. Di qui essa, dopo l’Epiclesi dello Spirito Santo, passa al Racconto dell’Istituzione dell’Eucaristia. Tale ampia esaltazione dell’opera della salvezza è come una Professione dell’intera Fede cristiana nel segno della lode. E’ per questo che sarebbe un indesiderabile doppione se si recitasse tale Preghiera Eucaristica in una Santa Messa in cui già si recita il Credo!!

 

Preghiera Eucaristica V

Dalla sua seconda edizione del 1983, il Messale Romano italiano possiede inoltre una Preghiera Eucaristica V, la Preghiera Eucaristica detta del Sinodo Svizzero del 1974, in quattro forme, e una Preghiera Eucaristica della Riconciliazione in due forme. Tre Preghiere Eucaristiche dei Fanciulli sono contenute in un apposito Messale.

 

La struttura della Preghiera Eucaristica

 

La struttura della Preghiera Eucaristica è descritta al numero 55 dei Principi e norme per l’uso del Messale Romano in cui è possibile leggere: “Gli elementi principali di cui consta la Preghiera Eucaristica si possono distinguere come segue:

1.      L’Azione di Grazie (che si esprime principalmente nel Prefazio): il sacerdote, a nome di tutto il popolo santo, glorifica Dio Padre e gli rende grazie per tutta l’opera della salvezza o per qualche aspetto particolare, a seconda della diversità del giorno, della Festa o del Tempo.

 

2.      L’Acclamazione: tutta l’assemblea, unendosi alle creature celesti, canta o recita il Santo. Questa Acclamazione, che fa parte della Preghiera Eucaristica, è pronunziata da tutto il popolo con il sacerdote.
 

3.      L’Epiclesi: la Chiesa implora con speciali invocazioni la potenza divina, perché i doni offerti dagli uomini vengano consacrati, cioè diventino il Corpo e il Sangue di Cristo, e perché la vittima immacolata, che si riceve nella comunione, giovi per la salvezza di coloro che vi parteciperanno.
 

4.      Il Racconto dell’Istituzione e la Consacrazione: mediante le parole e i gesti di Cristo si compie il sacrificio che Cristo stesso istituì nell’Ultima Cena, quando offrì il suo Corpo e il Suo Sangue sotto le specie del pane e del vino, lo diede a mangiare e a bere agli Apostoli e lasciò loro il mandato di perpetuare tale mistero.
 

5.      L’Anamnesi: la Chiesa, adempiendo il comando ricevuto da Cristo Signore per mezzo degli Apostoli, celebra la memoria di Cristo, ricordando soprattutto la Sua Beata Passione, la Gloriosa Risurrezione e l’Ascensione al cielo.
 

6.      L’Offerta: nel corso di questa stessa memoria la chiesa, in modo particolare quella radunata in quel momento e in quel luogo, offre al Padre nello Spirito Santo la vittima immacolata. La Chiesa desidera che i fedeli non solo offrano la vittima immacolata, ma anche imparino a offrire se stessi e così portino ogni giorno più a compimento, per mezzo di Cristo Mediatore, la loro unione con Dio e con i fratelli, perché finalmente Dio sia tutto in tutti.
 

7.      Le Intercessioni: in esse si esprime che l’Eucaristia viene celebrata in comunione con tutta la Chiesa, sia celeste che terrestre, e che l’offerta è fatta per essa e per tutti i suoi membri, vivi e defunti, i quali sono stati chiamati alla salvezza acquistata per mezzo del Corpo e Sangue di Cristo.
 

8.      La Dossologia finale che esprime la glorificazione di Dio: essa viene ratificata e conclusa con l’acclamazione del popolo.

 

La Preghiera Eucaristica esige che tutti l’ascoltino con rispetto e in silenzio, e vi partecipino con le Acclamazioni previste nel rito.

 

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