La Santa Messa
Hosanna in excelsis

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Il Prefazio, che è un’azione di grazie per i doni di Dio, in particolare per l’invio del suo Figlio come Salvatore.
Il Prefazio si conclude con l’acclaziione del «Santo», normalmente cantata.
È bello cantare il “Santo”: “Santo, Santo, Santo il Signore”. È bello cantarlo.
Tutta l’assemblea unisce la propria voce a quella degli Angeli e dei Santi per lodare e glorificare Dio.

Alla fine del Prefazio che ha cantato le meraviglie della Santa e Beata Trinità l’assemblea non trattiene il proprio ringraziamento, lo stupore, la meraviglia per le opere compiute dall’Onnipotente e il popolo di Dio e indirizza la propria lode al Dio Uno e Trino, di cui confessa la suprema trascendenza e inarrivabile perfezione.
 
Il Sanctus è l’”inno dei serafini udito nel tempio di Gerusalemme dal profeta Isaia (Is 6,3) nella visione inaugurale del suo ministero.
La parte iniziale si riferisce anche ad Apocalisse 4,8. Questo canto è un invito rivolto alla Chiesa terrestre ad unirsi ai cori celesti nella lode al Signore.
La prima parte del Sanctus è stata introdotto nella liturgia cattolica
alla fine del IV secolo
.
Il testo della seconda parte, il Benedictus, è tratto dal Vangelo di Matteo (21,9), nel contesto del racconto dell'entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme la domenica delle palme.

L'affermazione solenne della santità e trascendenza di Dio dell'universo è completata da questa affermazione al Cristo re che cita il salmo di Pasqua (Sal 117,26). Questa seconda parte è attestata nella Messa solo nel VII secolo e nella Messa tridentina non è stato inserito.
 
“Santo, santo, santo il Signore
 Dio dell'universo.
 I cieli e la terra sono pieni della tua gloria!”.
 
Ogni giorno la Chiesa confessa la santità  di Dio.
Come accennato le parole della liturgia eucaristica provengono dal libro di Isaia, dove è descritta la teofania, nella quale il profeta è ammesso a contemplare, per annunziarla al popolo, la maestà della gloria di Dio: «...vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato... Attorno a lui stavano dei serafini... Proclamavano l'uno all'altro: Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria» (Is 6,1-3).
 
Anche l'Apocalisse - l'ultimo libro del Nuovo Testamento, che riprende molti elementi dell'Antico - ripropone anche il «Sanctus» di Isaia, completato con gli elementi attinti dal profeta Ezechiele (Ez 1,26).
Anche in tale contesto si proclama: «Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente, colui che era, che è e che viene» (Ap 4,8).
 
Questo Dio Signore e Onnipotente si fa pane spezzato e sangue versato per noi e per molti in remissione dei peccati.
L’inaccessibilità di Jahwe cede in favore della sua vicinanza, della sua accessibilità, della sua condiscendenza in favore dell’uomo
La testimonianza massima della sua vicinanza Dio l'ha data inviando sulla terra il suo Verbo, la seconda Persona della Trinità  santissima, che ha preso un corpo come il nostro ed è venuto ad abitare fra noi.
 
Grati per questa condiscendenza di Dio, che ha voluto avvicinarsi a noi, attraverso e nella persona stessa del Figlio suo unigenito che si fa pane spezzato e sangue versato nel sacrificio eucaristico, sacrificio incruento della croce, ripetiamo con fede grata e gioiosa:
 
Sanctus, Sanctus, Sanctus, Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt caeli et terra gloria tua.
Hosanna in excelsis.
Benedictus qui venit in nomine Domini.
Hosanna in excelsis.

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