Il diritto della priorità educativa dei genitori
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"Preparate vostro figlio alla strada, non la strada per vostro figlio"
Il principio fondamentale espresso dalla costituzione in merito alla libertà educativa, vede i genitori quali i primi responsabili della crescita culturale e sociale dei propri figli.
In verità i genitori hanno diritto di priorità nell'opera educati dei propri figli. Lo annuncia l’articolo 26/3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Solo al fine di creare consapevolezza certa riportiamo le seguenti dichiarazioni in materia:
― L’articolo 26, 3° comma della Dichiarazione Universale dei Diritto dell’Uomo recita: “I genitori hanno il diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli”. È molto significativo il fatto che i firmatari abbiano incluso questo principio tra quelli fondamentali che uno Stato non può negare o manipolare.
― L’articolo 2, della Convenzione Europea sulla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo scrive: “Lo Stato nel campo dell’insegnamento deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche”.
― L'articolo 30 della Costituzione Italiana afferma che “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”.
― la Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell'UNICEF, all'articolo 14 stabilisce che “Gli Stati rispettano il diritto e il dovere dei genitori oppure, se del caso, dei tutori legali, di guidare il fanciullo nell’esercizio della libertà di pensiero, di coscienza e di religione”.
I genitori sono naturalmente abilitati a essere educatori dei loro figli. Pertanto il diritto della priorità educativa dei genitori deve essere garantito da ogni "agenzia educatica". Pertanto, il diritto dei genitori di educare i figli è in funzione del diritto che i figli hanno di ricevere un’educazione adeguata alla loro dignità umana e alle loro necessità: è quest’ultimo che costituisce la base del primo.
Anzi: il diritto del figlio a essere educato dai genitori è tanto basilare, che i genitori stessi non possano rinunciare a essere educatori, neppure adducendo il pretesto che altre persone o istituzioni potrebbero educarlo meglio. È la famiglia il luogo naturale nel quale i rapporti di amore, di servizio e di donazione reciproca che configurano la parte più intima della persona si scoprono, si apprezzano e si apprendono.
La dichiarazione conciliare Gravissimum educationis scrive: “I genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l'obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita” (3).
La genitorialità è un fattore insostituibile
Ciò detto merita riferirsi anche la Dottrina sociale della Chiesa (Dsc), la quale indica, fra i principi non negoziabili, insieme alla difesa della vita e la promozione della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, anche la libertà educativa, ovvero il diritto originario dei genitori ad educare i propri figli secondo il loro progetto di vita. Sul Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa si legge che “la famiglia ha un ruolo del tutto originale e insostituibile nell’educazione dei figli”. La Familiaris consortio di san Giovanni Paolo II è ancora più chiara in merito, tanto da qualificare il diritto (e dovere) educativo dei genitori “come essenziale, connesso com’è con la trasmissione della vita umana; come originale e primario, rispetto al compito educativo di altri, per l’unicità del rapporto d’amore che sussiste tra genitori e figli; come insostituibile ed inalienabile, e pertanto non può essere totalmente delegato ad altri, né da altri usurpato”.
Il tema della libertà educativa delle famiglie è tornato di grande attualità a fonte di una vera e propria “colonizzazione ideologica” che si sta diffondendo in molte agenzie educative: scuola, network, TV, ecc. Tali progetti spesso si nascondono dietro iniziative che vorrebbero avere il sapore del “culturale” o della educazione all’affettività, all’educazione sessuale o di prevenzione al bullismo.
Al di là della bontà o meno di alcune iniziative che sono condotte da ottimi professionisti, mentre altre sono sostenute da gruppi notoriamente ed evidentemente ideologizzati, occorre ribadire fermamente che i genitori debbono riappropriarsi della responsabilità educativa rivendicando il loro assoluto diritto di priorità nelle scelte dei figli, anche su queste tematiche molto delicate, la cui proposta spesso lede la libertà educativa delle famiglie.
Sempre nella Familiaris consortio si legge che “per gli stretti legami che intercorrono tra la dimensione sessuale della persona e i suoi valori etici, il compito educativo deve condurre i figli a conoscere e a stimare le norme morali come necessaria e preziosa garanzia per una responsabile crescita personale nella sessualità umana”. Non è, quindi, in dubbio l’importanza di corsi di orientamento all’affettività o alla educazione della sessualità ma, come indica il Compendio della DSC, “i genitori sono tenuti a verificare le modalità con cui viene attuata l’educazione sessuale nelle istituzioni educative, al fine di controllare che un tema così importante e delicato sia affrontato in modo appropriato”.
Per essere chiari: è stata posta in atto nelle scuole italiane una iniziativa per nulla condivisibile, quella cioè di introdurre una educazione affettiva e sessuale nella scuola pubblica riconducibile alla teoria del gender o “ottica di genere”.
Una iniziativa del genere non può non chiamare inequivocabilmente in causa la delicatissima questione della libertà di scelta educativa dei genitori pur nel rispetto del pluralismo culturale e della vita democratica del Paese. Non vi è dubbio alcuno che la scuola possa e debba favorire una formazione tesa ad affermare la parità tra i sessi e ad agevolarne e consolidarne la consapevole acquisizione. Tuttavia la scuola, come comunità educante, non può e non deve agire sull’identità delle persone. Nell’educazione civica, affettiva e sessuale così come nell’educazione alla cosiddetta parità “di genere” o contro le discriminazioni, debbono perentoriamente essere rispettate le differenze culturali ed educative che interpretano e concretizzano i valori fondamentali della vita.
Di conseguenza i genitori, primi responsabili dell’educazione dei figli, debbono essere coinvolti in tali attività formative e non possono non essere dettagliatamente informati in modo che possano esprimere il loro consenso/dissenso in merito agli aspetti prettamente valoriali ed educativi.
Il consenso informato preventivo deve essere sempre richiesto ai genitori per ogni attività extracurriculare e per argomenti educativi non oggettivi se non addirittura divisivi tra le famiglie, relativi alla sfera etica, affettiva e religiosa.
Mai come oggi è indispensabile affermare il primato educativo della famiglia – in sinergia con tutta l’istituzione scolastica – per un veritiero servizio alle famiglie, agli alunni e a tutta la società.
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