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Educhiamoci a essere santi

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Dopo aver celebrato la solennità di Tutti i Santi e aver affidato al Padre della misericordia i nostri cari che abbiamo ricordato nell’Ottavario dei defunti, ci resta un impegno personale serio da assumere: educhiamoci a essere santi! Sì! Nessuno si stupisca. Dio nella Scrittura ha detto con grande naturalezza:  «Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo». (Levitico 11,45). E l'apostolo Paolo ricorda: «Questa  è la volontà di Dio, la vostra santificazione». (1 Tess 4,3).
La Chiesa ha sempre proposto la santità come la vera rivoluzione che promuove, provoca e instaura l'autentica riforma, quella della Chiesa, ma anche quella dell'intera società, poiché la sua missione è incontrare tutti gli uomini per annunciare Gesù Cristo. È vero che lo fa in molti modi diversi. 
 
Nell’Esortazione apostolica «Gaudete et Exsultate» Papa Francesco ha indicato nelle Beatitudini la carta d’identità del cristiano e l’indicazione di ciò che conta per vivere pienamente da uomini e da veri cristiani nel contesto storico attuale. Siamo tutti chiamati con decisione alla santità nel mondo contemporaneo. È necessario che ci educhiamo a vivere una vita nell’amore non separabile per Dio e per il prossimo, che è il comandamento centrale della carità e il cuore del Vangelo.
 
San Benedetto quando fondò i monasteri destinati all'evangelizzazione dei popoli barbari, indicò ai suoi seguaci che avrebbero dovuto avere un obiettivo fondamentale nella loro esistenza, anzi , disse che era l'unico: la ricerca di Dio (quaerere Deum). Entrando in un rapporto profondo con Dio, non ci si può accontentare di un vivere mediocre, di uno stile di vita minimale o di una superficialità che porta a vivere solo per noi stessi. Per questo Benedetto da Norcia lasciò in eredità ai suoi monaci l’impegno di camminare costantemente verso la santità orientati dall’impegno di «Nihil amori Christi praeponere», «Nulla anteporre all'amore di Cristo» (Regola IV, 21). Questa proposta vale per ogni cristiano!
 
È lecito che qualcuno si chieda: “Come si fa per arrivare ad essere un buon cristiano?” La risposta è semplice a dirsi: più complessa a farsi.
La prima cosa è quella di non scoraggiarsi. Dobbiamo guardare ai santi a noi più cari che sono veri modelli di vita. Ma attenzione: non equivochiamo sul termine modello! Noi non potremo mai essere santi “come” san Francesco, Padre Pio, Madre Teresa, Carlo Acutis, ecc (ciascuno pensi ai propri santi più cari) ... I santi sono modelli di vita el senso che ciascuno ha raggiunto la propria santità nel proprio contesto e secondo il proprio stile di vita. Quindi noi non potremo mai essere santi “come” … loro. I Santi, ci spronano a … diventare Santo nel modo più consono e confacente a ciascuno di noi! Santi anche noi come loro sono Santi, ma secondo l’indole, la chiamata, le caratteristiche, la vocazione di ciascuno.
 
Sant’Agostino dopo la sua conversione (è stato un grande dissoluto che è costato tante  lacrime alla mamma Monica) fece questo ragionamento per incamminarsi alla santità: «Si isti et istae, cur non ego? (Conf. IX, c. 27».  Ossia: «Se questi (i Santi) e queste (le Sante) sono stati capaci di tanto, perché non posso farcela pure io?».
Come seconda cosa è necessario fare, ognuno a suo modo, quello che Gesù ha proclamato nel discorso delle Beatitudini. In esse faremo trasparire nella quotidianità della nostra vita il volto del Maestro.
 
Occorre educarsi a vivere le Beatitudini come regola di comportamento. Sono poche parole, semplici, ma pratiche e valide per tutti, perché il cristianesimo è fatto soprattutto per essere praticato. Tutti siamo chiamati a essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno.
Ricorda Papa Francesco in «Gaudete et Exsultate»:  «Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità. Lascia che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegli Lui, scegli Dio sempre di nuovo. Non ti scoraggiare, perché hai la forza dello Spirito Santo» (GeE 15).
 
1.Educhiamoci a essere santi. Educhiamoci al fascino della bellezza di Dio e della sua perfetta verità. E da questo fascino ci trasformerà progressivamente, e saremo pronti a seguire Gesù Cristo nella via del discepolato pronti a rinunciare a tutto e anche a se stessi, perché ci basterà l'amore di Dio che sperimenta nel servizio del prossimo. 
Affascinati dalla bellezza di Dio troveremo la forza necessaria per rendere un servizio umile e disinteressato chiunque bussi alla porta del nostro cuore.
 
2. Educhiamoci a essere santi. Educhiamoci ad avere nel cuore l'amore di Dio, e la fiducia nell'uomo per essere disposti a spendere la propria esistenza per costruire un mondo più giusto e fraterno. La società e la Chiesa hanno bisogno di persone credenti e credibili, disposte a difendere con tutte le conseguenze, in tutti i settori della società, i principi e gli ideali che ispirano la vita secondo il Vangelo. C’è bisogno, oggi più che mai, di uomini e donne che si lasciano condurre dalle parole di Gesù: «Qual vantaggio avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? » (Mt 16, 26). 
 
 3. Educhiamoci a essere santi. Mi viene in mente quella conversazione tra Gesù e il giovane ricco. Aveva un sincero desiderio di raggiungere la vita eterna conducendo una vita onesta e virtuosa. Ma Gesù gli ha chiesto qualcosa di più; gli mancava qualcosa di essenziale. Il Signore lo guardò con amore e gli offrì un salto di qualità, lo chiamò all'eroismo della santità … E quel giovane rispose: No grazie!
Dobbiamo metterci in una resa senza riserve, senza calcoli, senza alcun interesse umano, con assoluta fiducia in Dio, e vivere la vita nella logica della fede: spesso controcorrente. 
 
Educhiamoci davvero a essere santi. È una vera rivoluzione! È una autentica provocazione per la riforma della società e della Chiesa.
Il Papa san Paolo VI in una sua omelia disse: «La santità è un dramma di amore, fra Dio e l’anima umana» (22.VI 1969).
E Léon  Bloy scrittore, saggista, poeta e giornalista francese, morto nel 1917, lasciò scritto: «nella vita non c’è che una tristezza … quella di non essere santi».








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