Dedicato al "mio don Achille”

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Questa dedica nasce dal profondo bisogno del cuore. La scomparsa del cardinale Achille Silvestrini avvenuta il 29 agosto 2019, mi ha toccato profondamente, anche se era nella natura delle cose. L'età e la lunga malattia avevano fatto presagire da tempo che il buon Dio aveva deciso di portare con sé in paradiso il caro cardinale Silvestrini.
Dicevo del bisogno di cuore: in verità la mia avventura e il mio servizio presso la Santa Sede è iniziato proprio con lui e per sua iniziativa. Verso la fine del 1980 iniziarono i contatti dell'allora Eccellenza Silvestrini, Ministro degli Esteri della Santa Sede, con l'altra persona a me molto cara, il mio Vescovo, il compianto monsignor Marcello Rosina. Fu così che, a seguito di una chiamata telefonica, mi trovai di fronte a una persona che mi conquistò immediatamente con il suo sorriso largo, rasserenante, cordiale.
In ragione del mio servizio in Vaticano ho avuto modo di incontrare il cardinale Silvestrini ogni mattina alle 9.30 per sei anni. Ebbi modo di fargli visita ancora dopo la sua nomina a Prefetto del Supremno Tribunale della Segnatura Apostolica (giugno 1988) e successivamente Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali (24 maggio 1991). Le telefonate furono più frequenti. Di tanto in tanto, poi, salivo fino alla Palazzina della Zecca. Era felice di vedermi: voleva sapere tutto di me; e a me veniva spontaneo aprirgli il cuore. In due occasioni mi fu davvero padre e consigliere prezioso.

Quello che mi ha colpito del cardinale Sivestrini fu
il suo essere prete convinto e sereno, la sua profonda intelligenza spirituale, culturale e umana; ma soprattutto l'attenzione che sempre egli dava alla persona. Per Don Achille le regole, le norme, i documenti venivano sempre dopo. Prima c'era una persona. Mentre eravamo a colloquio di lavoro spesso giungevano delle telefonate: il cardinale mi pregava di rimanere e attraverso quel colloquio telefonico con il suo interlocutore io ho potuto comprendere la grandezza d'animo, la disponibilità, la premura, la sollecitudine di un uomo buono che dava tutto se stesso a colui che a lui si era rivolto. Posso dire che per Don Achille il suo interlocutore, nel momento del colloquio, era l'unica persona che esisteva sulla faccia della terra. Il suo sguardo era penetrante, la sua capacità di ascolto smisurata, e aveva sempre una parola chiara, rotonda, pertinente.
In questi incontri di lavoro e gli mi fu maestro non solo di diplomazia, ma certamente di vita. Molti hanno parlato di lui e delle sue capacità diplomatiche: non intendo contraddire nessuno, ma mi permetto di argomentare che la sua diplomazia era sempre finalizzata al rispetto della persona e delle persone, alla volontà di ricercare ad ogni costo quello che unisce piuttosto che quello che divide. La diplomazia sgorgava proprio da questa grande attenzione e disponibilità nei confronti dell'uomo.
Le occasioni non gli mancarono: molti hanno messo in evidenza i luoghi e le circostanze in cui fu protagonista di ricerca e costruzione di unità per soccorrere e sostenere la Chiesa, per la promozione dell'uomo, della sociaetà, per la difesa dei più deboli. Come non ricordare il grande lavoro svolto dal cardinale Silvestrini sul tema della libertà religiosa, e il sostegno per l’attuazione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari?
Un secondo aspetto che mi ha conquistato letteralmente è stato quello di considerare Don Achille educatore e formatore di giovani generazioni. L'eredità di Villa Nazaret mutuata da quel grande cuore che fu il cardinale Domenico Tardini, mi ha dato la prova provata di come si faccia autentica pastorale non a parole ma nei fatti. Don Achille annualmente si faceva mendicante di sussidi e di aiuti economici per favorire i suoi ragazzi di villa Nazaret a prepararsi umanamente, spiritualmente e culturalmente per il futuro. Egli volle che le menti migliori del sapere e della ricerca transitassero per villa Nazaret per confrontarsi con i suoi ragazzi, prospettare loro il futuro,  insegnare loro … la vita.
La lunga vita di questo grande Sacerdote e Maestro fu davvero intensamente operosa.


Cara Eminenza, la notizia del suo ritorno alla casa del Padre mi ha trovato lontano da Roma. Lei fu presente alla Santa Messa del funerale della mia mamma a Sant'Anna in Vaticano; io non potrò essere a Roma. Dal Paradiso sappia che ogni giorno nella mia Messa ci sarà un doppio ricordo per lei: di gratitudine e di riconoscenza per tutto il bene che i ha fatto; di suffragio perché il Signore la accolga nel gaudio della pace eterna e della misericordia divina, nella quale ha creduto e sperato.
Quanti l'hanno conosciuto e amato si uniscano alla mia preghiera per il nostro amato Cardinale, purificato da ogni colpa, sia accolto dal Signore nell’immensità del suo amore e nella sua eterna felicità.
E per favore, don Achille,  continui a vegliare su di me.
Grazie, Eminenza.   

 

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