Costruiamo il presepio!

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"Vorrei sostenere la bella tradizione delle nostre famiglie, che nei giorni precedenti il Natale preparano il presepe. Come pure la consuetudine di allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze... È davvero un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara da bambini: quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata ... Comporre il presepe nelle nostre case ci aiuta a rivivere la storia che si è vissuta a Betlemme.
 
[Papa Francesco, Lettera Admirabile Signum]
 
Il presepio è simbolo principale del Natale cristiano che richiama la pagina evangelica della nascita di Gesù a Betlemme.
Certamente è molto più diffusa l’abitudine di allestire in casa o per le strade la scena della natività. Il presepe, scaturito da una lettura attenta dei testi evangelici, raffigura in modo plastico ciò che accadde al momento della nascita del Salvatore. Permette a tutti, specialmente ai più piccoli, di ricostruire nella propria mente gli avvenimenti storici dell’incarnazione.

Con la festa dell'Immacolata, tradizionalmente, molte famiglie danno il via ai preparativi del Natale con la costruzione del presepio e l’allestimento dell’albero. In questo tempo di Avvento, è proprio bello che il popolo cristiano, esprima la gioia e la fede anche nel rendere manifeste le proprie tradizioni natalizie. Esse fanno parte del patrimonio della nostra fede e della nostra cultura.

Il presepe è rappresentazione di una memoria amata. In esso si rivive e si rivede l’inizio della vita terrena di Gesù, collocata in una precisa località della Galilea ed in un momento preciso della storia: nel momento della “pienezza dei tempi” (Gal 4, 4), in giorni che hanno una data, ma non sono “passato”, sono un inizio che si rinnova.
 
La tradizione del nostro Paese voleva che prima del 25 dicembre le famiglie componessero il presepe in attesa della mattina del Natale quando veniva posto nella mangiatoia la statuina del Gesù bambino.
 
Perché il 25 dicembre?
Già nel 274 d.C., l'imperatore romano Aureliano (270-285 d.C.) decise che il 25 dicembre si festeggiasse il Dio Sole.
Nel 337 d.C. Papa Giulio I scelse il 25 dicembre come giorno della nascita di Gesù, proprio perché era già un giorno di grande festa.
Per cui la "nascita del sole" divenne la "nascita di Cristo", mentre la "luce solare" simboleggiò la "luce divina del Figlio di Dio".
 
In Italia la tradizione del presepio risale all'epoca di San Francesco d'Assisi che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività. Narra Tomaso da Celano: “Circa quindici giorni prima della festa della Natività il beato Francesco fece chiamare un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore, come faceva spesso e gli disse. “Se vuoi che celebriamo a Greccio l’imminente festa del Signore, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei fare memoria di quel Bambino che è nato a Betlemme, e in qualche modo intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato; come fu adagiato in una mangiatoia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. Appena l’ebbe ascoltato, quell’uomo buono e fedele se ne andò sollecito e approntò, nel luogo designato, tutto secondo il disegno esposto dal Santo”. (Vita prima,  XXX, 468-470, in Fonti Francescane).  
 
Il presepe è soprattutto una rappresentazione ricca di simboli che trovano radici direttamente dal racconto dei vangeli. Da lì nel corso dei tempi, innumerevoli e fantasiose rappresentazione hanno caratterizzato vari stili di presepi senza tralasciare il principale aspetto cristiano e religioso del simbolo.
 
I tratti più antichi della storia del presepio sono rinvenibili già nei primi secoli del cristianesimo. Una testimonianza letteraria è quella di San Girolamo, il quale nel 404 scrisse alla discepola Eustochio che l'altra discepola Paola, visitando la Terra Santa ed entrando in Betlemme, sostò allo Speculum Salvatoris ove notò lo stabulum, ossia una mangiatoia scavata nella roccia, ove Gesù era nato (Girolamo, Ep.108,10; PL 22, 384).
Si trattava evidentemente del luogo riferito anche dall'evangelista Luca (Lc 2,7).
 
Anche Sant'Ambrogio lasciò una testimonianza circa l'antica iconografia presepiale che ritraeva il Bambino "in medio duarum animalium" (Ambrogio, In Lucam, PL 15,2649).
 
I primi affreschi ad catacumbas ritraevano il Bambino posto in una cesta di vimini sotto una tettoia; dietro di lui erano il bue e l'asino adoranti, mentre da un lato era la Madonna e dall'altro un pastore.
 
La stessa Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, fin dal VI secolo fu denominata Sancta Maria ad Praesepem, o ad Praesepe. In effetti era un oratorio che riproduceva la grotta di Betlemme.
 
Il presepe esprime il mistero dell’incarnazione, l’abbassamento di Dio che nasce povero in mezzo agli uomini. Tutto l’insieme dei simboli del presepe (la mangiatoia, le fasce, il bue e l’asinello) parla di questa debolezza, mentre la stella e l’adorazione dei Magi ricordano il pellegrinaggio universale verso il Messia.

Proprio in questo senso, l’incarnazione diviene valore universale che può essere capito da tutti, credenti e non credenti, di qualsiasi religione.
Fu questo lo scopo di Francesco d’Assisi quando volle mostrare ai fedeli, nel primo presepe di Greccio, la vicinanza di Dio agli uomini.
 
Questa visione ingenua, innocente, realistica del Natale è certamente il punto prospettico migliore; essa ci offre, per immaginosa che sia, la scena autentica dell’avvenimento, di cui celebriamo il sacro ricordo; è bello ed edificante lasciarci incantare davanti al quadro idilliaco di quella pagina evangelica, che ci riporta tutti, lieti e semplici come fanciulli, davanti al Bambino Gesù, venuto al mondo in tanta povertà e in tanto candore di natura e splendore di angeli che rendono trasparente l’oscurità della notte e riempiono il cielo di canti meravigliosi.
 
Purtroppo per molti il Natale è una semplice, se pur singolare ricorrenza di calendario, che porta una pausa nel consueto lavoro, un po’ di allegria, qualche regalo da fare e da ricevere, qualche svago di qualità, qualche vibrazione all’indice attivo e passivo del nostro bilancio.

Prepariamoci al Natale, curvandoci su l’umiltà del presepio, in cui Cristo fu nostro, per sollevarci nel desiderio, nella speranza, nella grazia del Cristo glorioso, quando noi saremo veramente suoi.
 
Costruire il Presepe in casa può rivelarsi un modo semplice, ma efficace di presentare la fede per trasmetterla ai figli. … Il presepe può aiutarci a farci capire il segreto del vero Natale, perché parla dell’umanità e della bontà misericordiosa di Cristo, il quale “da ricco che era, si è fatto povero”  (2Cor 8,9) per noi. La sua povertà arricchisce chi la abbraccia e il Natale reca gioia e pace a coloro che, come i pastori a Betlemme, accolgono le parole dell’angelo: “Questo  per voi il segno: un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,12). Questo rimane il segno, anche per noi, uomini e donne del Duemila. Non c’è altro Natale.

E Papa Francesco nella sua Lettera Apostolica 
Admirabile signum, ha scritto che l'usanza di collocare il Presepe nelle case “è davvero un esercizio di fantasia creativa, utilizzando i materiali più disparati per creare piccoli capolavori ricchi di bellezza. Si impara fin dall'infanzia: quando mamma e papà, insieme ai nonni, tramandano questa gioiosa tradizione, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. Spero che questa pratica non svanisca mai; spero anzi che, ovunque sia caduto in disuso, verrà riscoperto e rivitalizzato».

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