Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

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Anche quest’anno siamo chiamati a intensificare la nostra preghiera per l'unità dei cristiani. Sappiamo bene che il desiderio di Gesù per i suoi discepoli era quello di rimanere uniti ed è per questo che procura dolore la divisione che esiste tra cristiani.
 
Indubbiamente, questa divisione indebolisce la forza del messaggio di vita che proclamiamo e riduce la credibilità della nostra parola. «Perché il mondo creda» è necessario lavorare e pregare per l'unità di tutti i discepoli di Gesù (cfr  Gv 17,21).

La Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani 2025, anno giubilare, commemora i 1700 anni del Concilio di Nicea (325 d.C.), che ha la fede professata nel Credo che unisce i cristiani che confessano il mistero dell'unico Dio e in tre persone. Nel contesto del Giubileo l'Ottavario per l'unità dei cristiani ha una sua cornice propria. Il motto scelto per quest’anno è tratto dal brano evangelico che dà conto del dialogo tra Gesù e Marta sulla risurrezione: «Credi tu questo? (Gv 11,26)».

Il tema sottolinea l'importanza del Concilio di Nicea che ha rappresentato una pietra miliare nella storia della Chiesa perché ha plasmato un comune patrimonio dogmatico e liturgico nel Credo che recitiamo nelle domeniche e nelle solennità nella Santa Messa.
Anche oggi, come sempre, abbiamo bisogno di un linguaggio comune di fede, senza il quale sarà molto difficile salvare l'unità di fede delle Chiese e la ricostruzione dell'unità visibile dell'Ut unum sint.
 
Il decreto sull'unità dei cristiani del Concilio Vaticano II, ricorda questo aspetto essenziale della nostra fede quando dice che alla fede in Cristo si unisce «un vivo sentimento della giustizia e una sincera carità verso il prossimo» e spiega che la «fede operosa ha pure creato non poche istituzioni per sollevare la miseria spirituale e corporale per l'educazione della gioventù, per rendere più umane le condizioni sociali della vita, per stabilire ovunque una pace stabile» (Unitatis Redintegratio 23).
 
Per questo, un modo per favorire l'unità tra i cristiani è lavorare insieme per la giustizia, cooperando in azioni che rendano chiaro il desiderio di pace e di unità che scaturisce dalla fede in Gesù Cristo.
 
Il Concilio ha chiamato tutti «quelli che credono in Dio e, in primissimo luogo, tutti i cristiani, a causa del nome di Cristo di cui sono insigniti» (Unitatis Redintegratio 12) a collaborare nel campo sociale. Ci sono molte aree in cui è possibile lavorare insieme ad altri cristiani: prendersi cura dei più poveri, della difesa delle donne, della lotta al razzismo, della cura dell'ambiente, ecc.
 
Le sfide della giustizia e della fratellanza che troviamo nel nostro mondo sono molte. Come cristiani, «pur essendo ancora in cammino verso la piena comunione, abbiamo sin d’ora il dovere di offrire una testimonianza comune all’amore di Dio verso tutti, collaborando nel servizio all’umanità» (Fratelli tutti, 280).
 
È l'ecumenismo della giustizia e dell’amore, che raggiunge il suo massimo esponente nell'ecumenismo del martirio, di cui ha parlato il Papa san Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Tertio millennio adveniente (cfr 37). In particolare, possiamo e dobbiamo lavorare insieme per favorire la pace e l'unità che Dio desidera per tutti gli uomini.
 
Questo richiede soprattutto la conversione del cuore, perché tante volte siamo stati coinvolti in strutture di peccato, che hanno favorito il pregiudizio contro altri esseri umani.
 
I cristiani devono ascoltare le grida di chi soffre, denunciare senza paura la loro situazione e continuare a collaborare per porre fine alle ideologie che causano discriminazioni, per fermare l'incitamento all'odio e per metterci al servizio dei più poveri e vulnerabili.
 
Non dimentichiamo di pregare per l'unità durante questi otto giorni di gennaio. Pregare per l'unità dei cristiani aiuta a impegnarci a lavorare per un'umanità unita. L'unità tra noi deve essere per tutti un segno dell'unità che Dio vuole per l’intera umanità e che è un dono che imploriamo senza sosta dallo Spirito Santo.
 
Non dimentichiamo che la Chiesa ha la vocazione di essere «in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano» (LG 1).

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