Quaresima esercizio di libertà

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La Quaresima è il tempo dell'esodo da uno stato di peccato alla libertà dei figli di Dio. È un cammino di fede, cioè di ritorno a Dio, di scelta di Dio, di conversione a Dio. È insieme un cammino di ritorno e di conversione ai fratelli.
 
Perché il nostro itinerario quaresimale sia un cammino di vera libertà è opportuno che ci concentriamo sul Decalogo proposto dal capitolo 20 del libro dell’Esodo.
Il Decalogo (dèka lògoi = dieci parole), è espressione della Alleanza definitiva che Dio nel mistero pasquale ha sancito con l'uomo in Gesù Cristo. È nella coscienza di ogni uomo che Dio ha impresso le parole della sua legge perché come singoli e come popolo rimanessimo liberi.

Il decalogo è formato da una serie di prescrizioni formulate in stile apodittico, ossia conciso e categorico, alcune delle quali sono seguite da spiegazioni più o meno lunghe. Due precetti (riposo sabbatico e onore da prestare ai genitori) sono espressi in forma positiva, mentre gli altri si presentano come secche proibizioni. 

Quelle dieci parole scolpite non tanto sulla pietra del Sinai quanto nel cuore, orientano e illuminano con le prime tre il rapporto con Dio non scambiandolo con i facili idoli con cui spesso ci riempiamo la vita. Le altre sette parole pongono i limiti da non valicare per non trasformare i rapporti interpersonali in un grido ingiustizia, di sopruso e di morte.

Stimo importante privilegiare in questa Quaresima la riflessione sulle dieci parole dell’Alleanza in quanto pare proprio che l’umanità contemporanea abbia perso di vista i comandamenti, o quanto meno qualcuno di essi. 
 
È da chiedersi con onestà se oggi i Dieci Comandamenti siano ancora alla base dei nostri comportamenti. Ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica: “I dieci comandamenti enunciano le esigenze dell'amore di Dio e del prossimo. I primi tre si riferiscono principalmente all'amore di Dio e gli altri sette all'amore del prossimo” (2067).

I Dieci Comandamenti, o “le dieci parole” non sono una serie di proibizioni, di "no", ma presentano in realtà una grande visione di vita. Infatti occorre tenere presente il contesto dell’alleanza del Sinai in cui sono stati situati. 

Il decalogo è una rivelazione su chi è Dio e su quello che lui fa per l’uomo; su chi è l’uomo e su quello che è chiamato a fare per essere immagine e somiglianza di Dio sulla terra. Il decalogo è un messaggio di vita e di sapienza che rispecchia i grandi valori universali dell'umanità.

In questa prospettiva le dieci parole non sono “comandi che gravano sulla nostra vita, ma si presentano come un dono, come un vademecum per vivere in pienezza la nostra esperienza umana secondo la volontà di Dio. Non un peso dunque, ma una via di giustizia.

I Dieci Comandamenti sono le dieci Parole sapienti donate da Dio con cui è possibile camminare nella libertà che il Signore ci ha procurato. I dieci comandamenti, infatti, indicano la volontà di Dio e vanno interpretati e vissuti alla luce dell’unico comandamento dell’amore a Dio e al prossimo, che è la sintesi e la chiave di lettura di tutta la rivelazione e la via maestra a della libertà (cfr. Mt 22,34-40).

È l’amore la via della libertà, non le norme da osservare o il culto da praticare, come ha richiamato con insistenza Gesù. Per noi cristiani le dieci parole hanno un grande valore, ma vanno capite e vissute nella sequela di Cristo, amando come lui ci ha amati, donando la vita per costruire un mondo più giusto e fraterno, secondo il progetto delle beatitudini (cfr. Lc 6,20-38; 18,18-22).

Le dieci parole del Sinai sono introdotte da un'autopresentazione di Dio: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla casa degli schiavi» (v. 2).
La cosa è di grande significato perché quanto viene dopo prende il suo significato vero proprio a partire da questa consapevolezza: colui che ci parla è colui che ci dà le sue leggi, è colui che «fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile».
 
Il dono della legge di Dio è un proseguimento di questa azione liberatrice. Dio ha offerto un’alleanza di amore e di libertà al suo popolo. Non ci sono stati altri dèi a produrre un tale risultato. E solo Dio merita di essere riconosciuto come tale.

Libero è colui che serve e ama Dio solo: «Non avrai altri dèi di fronte a me». La tentazione dell'idolatria riemerge in ogni tempo e ovunque. Quando si ignora o si disprezza l'unico Dio, nascono e sorgono una miriade di piccoli personaggi o istituzioni che promettono una falsa liberazione e in cambio reclamano una qualche forma di adorazione.

I dieci comandamenti sono un:
    "sì" a un Dio che dà senso al vivere: i tre primi comandamenti;
    "sì" alla famiglia: quarto comandamento;
    "sì" alla vita; quinto comandamento;
    "sì" all'amore responsabile: sesto comandamento;
    "sì" alla solidarietà, alla responsabilità sociale, alla giustizia: settimo comandamento;
    "sì" alla verità: ottavo comandamento;
    "sì" al rispetto dell'altro e di ciò che gli è proprio: nono e decimo comandamento.
 
I comandamenti del Signore indicano ciò che è buono, ciò che a Lui è gradito e perfetto. Osservandoli nella pienezza dell’amore, facciamo della nostra persona un sacrificio gradito a Dio. E lo facciamo "per mezzo di Gesù Cristo", perché unendoci a Lui nella celebrazione dell’Eucarestia, con Lui, in Lui e per mezzo di Lui diventiamo offerta gradita al Padre.

I dieci comandamenti, infatti, sono la base della vita degli uomini tra di loro e della vita del singolo e della comunità davanti a Dio. Dio si lega con il suo popolo e insegna le strade per giungere a lui, per incontrarlo e scoprire il grande dono di essere amati. Se vuole adorare Dio e trovare la sua vera realizzazione l'uomo è chiamato a vivere secondo le leggi che il Signore suggerisce a chi ama.
 

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