L’insegnamento della religione: risorsa formativa irrinunciabile

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Da qualche giorno suoi principali quotidiani italiani torna sui media il tema relativo all’insegnamento della Religione Cattolica (IRC) nelle scuole dello Stato tale disciplina.
E mentre tutti i cronisti si limitano a registrare il calo di coloro che si avvalgono di tale insegnamento, una delle ultime ipotesi è che questo dovrebbe cedere il posto ed essere sostituito con l’Etica.
 
Non entro nel merito delle motivazioni di fondo che inducono tali opinionisti a formulare una simile ipotesi; ognuno ha il diritto di esprimere le proprie idee.
 
Sia, allora, consentito anche allo scrivente di sostenere la propria tesi.
 
Innanzi tutto occorre ribadire che l’insegnamento della religione cattolica è impartito, nel rispetto della libertà di coscienza degli alunni, e si colloca nel quadro delle finalità della scuola. Infatti ogni anno gli alunni o le famiglie dei minori sono invitati a formulare la dichiarazione di avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento.
 
Al riguardo, i numeri dicono molto di più di tante parole e commenti.
 
I dati relativi all’anno scolastico 2022/23 restituiscono un quadro di sostanziale stabilità degli studenti che scelgono di frequentare l’IRC. La CEI, evidenzia un’adesione complessiva dell’84,05%, sebbene si registri un lieve calo dello 0,39% rispetto all’anno precedente.
 
In particolare, l'88,24% nella scuola dell'infanzia, l'88,21% nella scuola primaria, l'85,58% nella scuola secondaria di I grado e il 78,30% nella scuola secondaria di II grado.
 
Di conseguenza, i non avvalentesi sono stati in media il 16%: in particolare, l'11,76% nella scuola dell'infanzia, l'11,79% nella scuola primaria, il 14,42% nella scuola secondaria di I grado e il 21,70% nella scuola secondaria di II grado.
 
A livello territoriale, il sud Italia detiene il primato degli studenti sui banchi nelle ore di religione cattolica con il 96,64% del totale; al centro si sono avvalsi dell’IRC l’84,33% e al nord il 78,44%.

Sono percentuali fatte conoscere dal Servizio nazionale per l'insegnamento della religione cattolica della CEI.
 
L’insegnamento della religione è una risorsa formativa irrinunciabile e le famiglie oltre che gli stessi studenti sembrano averlo ben compreso. Infatti il nostro Paese riconosce il valore della cultura religiosa e tiene conto che i princìpi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano. Il ‘fatto religioso’ è indubbiamente una componente essenziale ed inclusiva della persona umana.
 
Per non creare confusione diciamo subito che l’insegnamento della religione cattolica (IRC) non è sinonimo neppur lontano di Catechesi. C'è una chiara distinzione tra l'insegnamento della religione e la catechesi.
 
Ciò che conferisce all'insegnamento religioso scolastico la sua peculiare caratteristica è il fatto di essere chiamato a penetrare nell'ambito della cultura e di relazionarsi con gli altri saperi. L'insegnamento religioso scolastico fa presente il Vangelo nel processo personale di assimilazione, sistematica e critica, della cultura.
 
L’IRC aiuta l’alunno a conoscere se stesso e il proprio mondo interiore in un orizzonte storico-culturale.
 
L’IRC propone all’alunno una concezione di vita di grande elevatezza morale, favorendone la maturità personale e sociale alla luce dei valori evangelici di verità, giustizia e solidarietà, che interpellano la coscienza e l’esistenza umana in quanto tale.

L’IRC deposita il fermento dinamico del Vangelo e cerca di raggiungere realmente gli altri elementi del sapere e dell'educazione, in modo che il Vangelo penetri nella mente degli alunni sul terreno della loro formazione e l'armonizzazione della loro cultura sia fatta alla luce della fede.
 
È necessario, perciò, che l'IRC appaia come disciplina scolastica con la stessa esigenza di sistematicità e rigore che hanno le altre discipline. Deve presentare il messaggio e l'evento cristiano con la stessa serietà e profondità con cui le altre discipline presentano i loro saperi.
 
In sintesi l’IRC si fonda su un triplice riconoscimento:
 
a)  il fatto religioso ha una notevole rilevanza culturale per comprendere la nostra storia;
b)  i princìpi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano;
c)  l'Insegnamento della Religione Cattolica contribuisce a dare una risposta specifica al bisogno di significato che ciascuno ha in sé.

Accanto a queste, tuttavia, esso non si colloca come cosa accessoria, ma in un necessario dialogo interdisciplinare. Questo dialogo deve essere istituito, innanzi tutto, a quel livello in cui ogni disciplina plasma la personalità dell'alunno.
 
Così, la presentazione del messaggio cristiano inciderà sul modo in cui si concepisce l'origine del mondo e il senso della storia, il fondamento dei valori etici, la funzione della religione nella cultura, il destino dell'uomo, il rapporto con la natura. L'insegnamento religioso scolastico, mediante questo dialogo interdisciplinare fonda, potenzia, sviluppa e completa l'azione educatrice della scuola.

Infine, gli alunni hanno il diritto di apprendere con verità e certezza la religione di appartenenza. Questo loro diritto a conoscere più a fondo la persona di Cristo e l'interezza dell'annuncio salvifico da Lui recato, non può essere disatteso.
 
L'insegnamento religioso scolastico, è, dunque, una garanzia indispensabile offerta alle famiglie e agli alunni che scelgono in piena libertà tale insegnamento.  

In sintesi l’IRC è un "insegnamento curricolare" e non una "educazione alla fede".

Ma non può essere neppure una proposta di "storia delle religioni comparate", ma un approccio storico scientifico al cattolicesimo favorendo nell’alunno la conoscenza di se stesso e del proprio mondo.

In buona sostanza la scelta di avvalersi dell’Insegnamento della religione cattolica è importante, perché permette di partecipare alla costruzione del percorso educativo offerto dalla scuola. È infatti uno spazio di libertà e di responsabilità
 
Chi si avvale dell’IRC con esplicita richiesta deve sapere che di questo si tratta! L’
 
Per completezza di riflessione sono molto favorevole non già a sostituire l’IRC con l’insegnamento dell’Etica, ma a introdurre tale insegnamento nella cosiddetta “ora alternativa”.
Allo stato attuale delle cose l’ora alternativa all’IRC è l’ora del nulla.
Eppure  la legge 107 detta della Buona Scuola ribadisce, tramite il comma 16, l'obbligo di assicurare le pari opportunità e prevenire tutte le forme di discriminazione.

Avvalersi o meno dell'ora alternativa dunque, non deve essere fonte di discriminazioni. La normativa giudica l'ora di religione e l'ora alternativa con lo stesso metro stabilendo che, anche se entrambi sono definibili insegnamenti facoltativi, ogni istituto scolastico è obbligato a prevederli per un’offerta formativa completa e non discriminante.
 
Pertanto ben venga non la sostituzione dell’IRC con l’Etica, ma l’insegnamento dell’Etica collocata nell’ora alternativa a cui tutti i non avvalentesi dell’IRC dovrebbero essere tenuti.
 
Sarebbe un modo molto più consono e paritetico in confronto a quanto previsto dalla C.M. 22994 del 13/11/2019, secondo la quale l’alunno che non si avvale dell’IRC può usufruire di:
 
·   attività didattiche e formative;
·   attività di studio e/o di ricerca individuale con assistenza di personale docente;
·  libera attività di studio e/o di ricerca individuale senza assistenza di personale docente (per studenti delle istituzioni scolastiche di istruzione secondaria di secondo grado);
·    non frequenza della scuola nelle ore di insegnamento della religione cattolica.
 
Tuttavia essendo l’etica l’insieme di norme e di valori che regolano il comportamento dell'uomo rispetto al bene e al male e in relazione agli altri, avanzerei sommessamente due domande: 
 
a)    trattandosi di filosofia morale quali sarebbero gli obiettivi, le mete e soprattutto i contenuti di tale insegnamento?
b)     chi insegnerebbe questa disciplina? Tenendo conto che i docenti per l’ora alternativa "debbono essere scelti fra quelli della scuola che non insegnano nella classe o nelle classi degli alunni interessati alle attività in parola, atteso che cosi viene assicurato, per gli alunni avvalentesi e per quelli non avvalentesi, il rispetto del principio della "par condicio" (C.M. 316 del 28.10.1987).

Mentre per l’IRC Stato e Chiesa Cattolica hanno convenuto un itinerario rigoroso di preparazione e il superamento di un concorso (se ne parla proprio in questi giorni), per un insegnamento tanto importante quale l’etica o filosofia morale non mancano gli interrogativi in ordine alla specifica preparazione dei docenti.
 
 

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