La fede celebrata e vissuta
nel Catechismo della Chiesa Cattolica
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Il Catechismo quindi nella seconda sezione della sua prima parte passa alla esposizione della dottrina cattolica, spiegando successivamente i dodici articoli del Simbolo apostolico. Questa è evidentemente la sua parte principale.
Nel preambolo, è ricordato che il Simbolo è anzitutto il simbolo battesimale e poiché il Battesimo è dato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19), le verità della fede professate nel Battesimo sono articolate in base al loro riferimento alle tre Persone della SS. Trinità... Il Simbolo quindi è diviso in tre parti: « La prima è consacrata allo studio di Dio Padre e dell'opera mirabile della creazione; la seconda allo studio di Gesù Cristo e del mistero della redenzione; la terza allo studio dello Spirito Santo, principio e sorgente della nostra santificazione » (190).
Della dottrina cattolica contenuta in queste tre parti viene fatta un'esposizione ampia e completa. Mi limiterò ad attirare l'attenzione su alcuni punti od aspetti.
Nella sua conferenza sopra ricordata, il card. Ratzinger rilevava nella catechesi contemporanea una certa menomazione della dottrina della fede circa la creazione, dovuta al « timore che una troppa insistenza su questo aspetto della fede possa compromettere la cristologia». Ma in realtà, « l'emarginazione della dottrina della creazione riduce la nozione di Dio e, di conseguenza, la cristologia. Il fenomeno religioso allora non trova più spiegazione al di fuori dello spazio psicologico e sociologico; il mondo materiale è confinato nel campo della fisica e della tecnica. Ora è solo se l'essere, compresa la materia, è concepito come uscito dalle mani di Dio e mantenuto dalle mani di Dio, che Dio è anche realmente nostro Salvatore e nostra vita, la vera vita... Perciò un rinnovamento decisivo della fede nella creazione costituisce una condizione necessaria e previa alla credibilità e all'approfondimento della cristologia come detta antropologia » (op. cit., p. 266).
Su questo punto il Catechismo esaudisce pienamente questa richiesta. Prima della sua ampia trattazione del mistero della creazione (290-385), ne mette in luce la « capitale importanza » nella catechesi (279-289).
Nella dottrina della fede nella Incarnazione redentrice del Figlio di Dio Gesù Cristo, vorrei specialmente menzionare il bellissimo insegnamento circa i « misteri della vita nascosta e pubblica di Gesù» (512-559), che mostra come «tutto ciò che era visibile nella sua vita terrena conduce al mistero della sua filiazione divina e della sua missione redentrice» (515).
Altra osservazione: pur destinato a proporre la dottrina permanente della fede, occorre tuttavia che il Catechismo apporti anche delle luci su delle questioni maggiormente vive nel suo tempo. Tale preoccupazione è naturalmente più percettibile nella terza parte, sulla vita cristiana, ma non è assente dalla spiegazione del Simbolo. Ad esempio, la questione da sempre angosciosa del male, ma che sembra ancora più vivamente sofferta nel nostro tempo, viene affrontata in diversi contesti: a proposito dell'onnipotenza di Dio (272-274), della sua Provvidenza (n. 309-314), del peccato originale (385, 412). La risposta offerta è in definitiva quella della sapienza della fede: il cuore e la mente la trovano e si pacificano contemplando l'insieme del mistero cristiano (cf 309).
La fede celebrata
Ciò che Dio ha rivelato e compiuto per la salvezza degli uomini non solo è confessato dalla Chiesa ma viene in essa ogni giorno celebrato nel suo culto chiamato la Liturgia. Però questa celebrazione non è soltanto proclamazione del mistero della salvezza compiuta da Cristo con la lettura commentata della Scrittura che ne conserva la memoria, con la lode di Dio e l'azione di grazia. Nella celebrazione della fede « Cristo manifesta, rende presente e comunica la sua opera di salvezza finché egli venga nella sua gloria. In questo tempo della Chiesa, Cristo vive ed agisce nella sua Chiesa e con essa in una maniera nuova propria di questo tempo nuovo. Agisce per mezzo dei sacramenti» (1076).
La seconda parte del Catechismo è dedicata all'esposizione di questa « economia » o « dispensazione sacramentale » della grazia di Dio mediante i segni efficaci istituiti da Cristo, « economia » al cui centro sta il sacramento della Eucaristia.
Il posto dato alla dottrina sui sacramenti immediatamente dopo la spiegazione del Simbolo nella catechesi tradizionale e nel nostro Catechismo mostra che la salvezza dell'uomo non può compiersi se non per mezzo della grazia di Dio comunicataci da Cristo, morto e risorto per noi. L'unione con lui si realizza inseparabilmente mediante la fede e i sacramenti. « Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo », ha detto Gesù e, nel suo discorso nella sinagoga di Cafarnao, egli ha congiunto l'invito a credere nel pane vivo della verità disceso dal cielo e l'invito a cibarsi del pane che è la sua carne data per la vita del mondo (cf Gv 6,22-58).
La fede vissuta nella pratica dei Comandamenti e nella preghiera
Si potrebbe dire che la terza parte del Catechismo espone la dottrina morale, ma a patto di comprendere che la morale cristiana è la fede vissuta. È infatti Dio stesso che rivela pienamente in Cristo il fine della vita umana, cioè la felicità consistente nella partecipazione alla sua vita. È Dio che insegna con i Comandamenti la via di questa vita eterna, e che soprattutto ci da, per mezzo dei sacramenti, la grazia di essere suoi figli e la forza di osservare il Decalogo, il quale esprime la legge naturale dell'uomo e si riassume nel supremo precetto dell'amore soprannaturale di Dio e del prossimo.
Una buona metà dell'esposizione della dottrina morale nel Catechismo è dedicata alla spiegazione dei dieci Comandamenti, ma è di somma importanza essere anzitutto penetrati dall'insegnamento dato in primo luogo sulla fede nella vocazione divina dell'uomo e sulla grazia di Dio con la quale questa vocazione si compie. Il Catechismo, prima di entrare nell'esposizione del Decalogo, cita questa parola di Gesù: « Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5).
Infine nella sua quarta ed ultima parte, il Catechismo parla della fede vissuta nella preghiera. La preghiera del cristiano infatti è tutta fondata su quanto Dio ci ha rivelato del suo disegno, della sua paternità, della sua provvidenza, della sua misericordia, del suo perdono. Inoltre Dio stesso ci ha insegnato a pregare. Perciò il Catechismo, in un primo capitolo, parla appunto della « rivelazione della preghiera » nell'Antico Testamento, specialmente nei Salmi ispirati e, nel Nuovo Testamento, nella preghiera perfetta insegnata da Gesù ai suoi discepoli, il Padre Nostro (2566-2643). Delle domande in essa espresse il Catechismo ci da un bellissimo commento (2777-2854).
Nella preghiera, ciò che Dio ha rivelato a tutti viene vissuto nell'intimità personale dei credenti. Questo dialogo costante con Dio è l'espressione della loro vita nello Spirito Santo. I fedeli troveranno nello splendido trattato sulla preghiera del Catechismo un prezioso aiuto per orientarla e sostenerla.
Dopo questa presentazione del contenuto del Catechismo, vorrei fare una breve osservazione a proposito di una certa riserva che si è qua e là manifestata quando fu annunziato il progetto di un Catechismo universale. Si è espresso il timore che con esso una particolare teologia venisse imposta a tutta la Chiesa. Ora chi leggerà onestamente l'opera realizzata potrà rendersi conto che essa non fa altro che esporre la fede comune della Chiesa. Certo, può darsi che qualche espressione lasci trasparire una più particolare concezione teologica. Ma ciò non impedisce che tutto sia subordinato alla presentazione della comune dottrina. Però i fedeli troveranno nel Catechismo l'esposizione ferma, giusta e serena di verità di fede che, troppo spesso negli anni recenti, sono state neglette, travisate o addirittura negate.