Dizionario dei termini delle comunicazioni sociali

<< Torna indietro

 

 


Tommaso Stenico



Introduzione

 

 

 

Una Chiesa che non comunica, non evangelizza né fa cultura.

Ciò riflette bene la necessità e l'urgenza per la Chiesa di essere presente nel panorama del nuovo contesto comunicativo, per non disattendere alla propria missione.

Gesù è stato un grande maestro della comunicazione. Fu maestro perché sapeva fare comunicazione e sapeva anche teorizzarla, spiegare come si comunica e spiegare ai suoi discepoli che si comunica alle masse attraverso le parabole.

L'esempio docente di Gesù è stato chiarissimo: alle masse si può parlare soltanto attraverso la narratio: con dei racconti - appunto -  con delle immagini; infatti soltanto questi entrano nell'immaginario collettivo.

La Chiesa nei suoi momenti più alti ha sempre cercato di fare questo, anche chiedendo ai più grandi artisti della storia di inventare delle parabole, delle immagini, di dipingere secondo le varie tecniche dei diversi momenti storici in modo da poter parlare alle masse. Non tutti i tempi della storia della Chiesa sono stati così felici e non sempre la Chiesa è riuscita a sposare i maggiori strumenti di comunicazione di massa e a mettere il suo messaggio dentro a questi strumenti. In questo secolo, la Chiesa ha ripreso in mano questo problema e sta cercando, sempre di più, di riproporre delle parabole mediatiche.

La Chiesa, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, è persiasa che i mass media non sono più collaterali all'annuncio del messaggio cristiano, ma sono centrali. Giovanni Paolo II  testimonia che il mondo dei mass media è il principale aeropago, la principale piazza.

 

La comunicazione è intesa come un fatto centrale in riferimento alla nuova evangelizzazione che, oltre all'attenzione per i media e al suo sapiente utilizzo, si impegna per una pastorale organica della comunicazione sociale.

Per essere nel cuore del progresso umano, partecipe delle esperienze del resto dell'umanità, per cercare di capirle ed interpretarle, per risolvere i problemi della comunicazione della fede nella nostra società, dominata dai mass-media, non è sufficiente la semplice gestione di tali mezzi, anche i più avanzati. E' indispensabile cogliere la sfida culturale in cui il nuovo orizzonte comunicativo pone i suoi protagonisti. Si parla, infatti, di cultura dei media per il fatto che esistono nuovi modi di comunicare con nuovi linguaggi, nuove tecniche, nuovi atteggiamenti psicologici. La comunicazione, cioè, influenza profondamente le culture del mondo nel suo insieme.


Questa nuova cultura chiede alla Chiesa di esprimere la sua fede affrontando i nodi del rapporto tra fede e cultura nel nostro tempo: il rinnovamento della comunicazione ecclesiale nella cosmopoli dei moderni media.

 

L'impegno a comunicare in questo nuovo orizzonte culturale, rimanendo fedele ad un annuncio da consegnare all'uomo di oggi attraverso forme e modalità nuove, sollecita la comunità dei credenti a strutturarsi con più attenzione. Per rispondere coerentemente alle sollecitazioni del suo tempo, infatti, non sono sufficienti estemporanee e pioneristiche iniziative, ma si è nell'urgenza di delineare una pastorale della comunicazione sociale che, dopo tante sollecitazioni magisteriali, ha acquistato una precisa identità, oltre che a rappresentare un nuovo e più preciso obiettivo della Chiesa.

E' tutta la comunità ecclesiale, infatti, soggetto di una pastorale mass mediale, pur nella diversità di ruoli e delle competenze. E così i presbiteri, i religiosi, gli operatori pastorali, gli educatori sono chiamati a rileggere il proprio mandato nella consapevolezza del nuovo contesto culturale, per rendere possibile l'annuncio della fede sulle strade degli uomini.

 

I Padri del Concilio Vaticano II nel guardare al futuro e nel cercare di discernere il contesto nel quale la Chiesa sarebbe stata chiamata a compiere la sua missione, poterono chiaramente vedere che il progresso della tecnologia stava già «trasformando la faccia della terra» arrivando perfino a conquistare lo spazio (cfr Gaudium et Spes, 5). Essi riconobbero che gli sviluppi nella tecnologia delle comunicazioni, in particolare, erano di proporzioni tali da provocare reazioni a catena con conseguenze inattese.

 

Lungi dal suggerire che la Chiesa debba mantenersi a distanza o cercare di isolarsi dal flusso di questi eventi, i Padri Conciliari videro la Chiesa essere nel cuore del progresso umano, partecipe delle esperienze del resto dell'umanità, per cercare di capirle e di interpretarle alla luce della fede. E' proprio dei fedeli del Popolo di Dio il compito di fare uso creativo delle nuove scoperte e tecnologie per il bene dell'umanità e la realizzazione del disegno di Dio per il mondo.

 

Questo riconoscimento di rapidi cambiamenti e questa apertura ai nuovi sviluppi si sono dimostrati esatti negli anni successivi, perché i ritmi del cambiamento e dello sviluppo sono andati ancor più accelerando. Oggi, per esempio, non si pensa o non si parla più di comunicazioni sociali come di semplici strumenti o tecnologie. Li si considera piuttosto come parte di una cultura tuttora in evoluzione le cui piene implicazioni ancora non si avvertono con precisione e le cui potenzialità rimangono al momento solo parzialmente sfruttate.

 

Da molto tempo la Chiesa ritiene che i media (stampa, radio, televisione e cinema) sono da considerare dei «doni di Dio» (cfr. Pio XII, Lettera enciclica «Miranda Prorsus», AAS, 24, [1957], p. 765). Da quando venne pubblicata l'Istruzione Pastorale l'elenco dei «doni», comprensivo dei mezzi di comunicazione, ha continuato ad allungarsi. Ora, l'umanità dispone di mezzi quali satelliti, computer, videoregistratori e sempre più avanzati metodi di trasmissione ed informazione. Il fine di questi nuovi doni è lo stesso dei mezzi di comunicazione più tradizionali: avvicinarci l'un l'altro più intimamente nella fratellanza e nella mutua comprensione, ed aiutarci a progredire nella ricerca del nostro destino umano, come diletti figli e figlie di Dio.

 

Ogni giorno che passa diventa sempre più realtà quella che tanti anni fa era soltanto una visione. Una visione che prevedeva la possibilità di un concreto dialogo tra popoli lontani, di uno scambio universale di idee e di aspirazioni, di una crescita nella conoscenza e nella comprensione reciproche, di un rafforzamento della fratellanza al di là delle molte barriere al momento insormontabili (cfr. Communio et Progressio, 181,182).

 

Con l'avvento delle telecomunicazioni computerizzate e di quelli che sono conosciuti come sistemi computerizzati di partecipazione, alla Chiesa si sono offerti ulteriori mezzi per compiere la sua missione. Metodi di comunicazione agevolata e di dialogo fra i suoi stessi membri possono rafforzare i legami di unità tra di loro. L'immediato accesso all'informazione rende possibile alla Chiesa di approfondire il dialogo col mondo contemporaneo. Nella nuova cultura del computer la Chiesa può più rapidamente informare il mondo del suo «credo» e spiegare le ragioni della sua posizione su ogni problema od evento. Può ascoltare più chiaramente la voce dell'opinione pubblica, ed entrare in un continuo dibattito con il mondo circostante, impegnandosi così più tempestivamente nella ricerca comune di soluzioni ai molti pressanti problemi dell'umanità (cfr. Communio et Progressio, 114ss).

 

Il legame tra questa considerazione d'ordine generale e la riflessione che vorrei offrirvi in questa occasione è chiaro e diretto: l'uso di mezzi di comunicazione così potenti, oggi a completa disposizione dell'uomo, richiede in tutti coloro che ne sono coinvolti un alto senso di responsabilità. Nelle parole della Istruzione Pastorale del 1971, i media sono «mezzi di comunicazione sociale inanimati». Se essi adempiono oppure no allo scopo per il quale ci sono stati dati, dipende in larga misura dalla saggezza e dal senso di responsabilità col quale se ne fa uso.

 

Dal punto di vista cristiano, gli strumenti di comunicazione sono dei meravigliosi mezzi a disposizione dell'uomo per allacciare, con l'aiuto della Divina Provvidenza, rapporti sempre più stretti e costruttivi fra gli individui e nell'intera umanità. Infatti, grazie alla loro diffusione, i media sono in grado di creare un nuovo linguaggio che mette in grado gli uomini di conoscersi e capirsi con maggior facilità, e quindi di lavorare meglio assieme per il bene comune (cfr. «Communio et Progressio», 12).

 

Tuttavia, se i media sono chiamati ad essere veicoli efficaci di amicizia e di autentica promozione dell'uomo, essi devono essere canali ed espressione di verità, di giustizia e pace, di buona volontà e carità fattiva, di mutuo aiuto, di amore e comunione (cfr. «Communio et Progressio», 12 e 13). Se i media servano poi ad arricchire o ad impoverire la natura dell'uomo, questo dipende dalla visione morale e dalla responsabilità etica di coloro che sono coinvolti nel processo di comunicazione e di coloro che sono destinatari del messaggio dei media.

 

In questo quadro, ogni membro della famiglia dell'uomo, dal più semplice consumatore al più importante produttore di programmi, hanno una responsabilità individuale.

 

* * *

 

Il presente Dizionario espone i termini relativi alle Comunicazioni Sociali attingendo alle seguenti fonti, che nel tempo hanno conservato e mantengono il loro primigenio e originale valore, tutta la loro freschezza, in una parola tutta la loro singolare profezia.

 

q                                                      Inter mirifica. Si tratta del testo conciliare sulle comunicaizoni sociali, approvato il 4 dicembre 1963. Pur non affrontando una sistematica trattazione dottrinale dei complessi problemi sollevati dagli strumenti della comunicazione sociale, ed evitando di proposito questioni ancora controverse, il Decreto è una conferma che la Chiesa non si estranea dal mondo in cui la Provvidenza l'ha chiamata a operare. Essa è presente, madre sollecita, non solo tra i suoi figli, ma fra tutti gli uomini per valorizzare e indirizzare al bene comune nova et vetera. E le disposizioni conciliari in questo settore, mentre suonano cordiale invito a tutti gli uomini di buona volontà, diventano un impegno per tutto il popolo di Dio.

 

q     Communio et progressio: Trattasi di una Istruzione Pastorale della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali pubblicata il 23 maggio 1971 per espressa disposizione del Concilio. Essa espone i principi dottrinali e i suggerimenti per l'azione pastorale, con una impostazione volutamente generale, tralasciando quindi le determinazioni particolari, che, per la permanente fluidità e lo sviluppo continuo dei problemi in oggetto, possono essere precisate soltanto tenendo presenti le concrete circostanze di tempo e di luogo.

 

q  Aetatis Novae. Più di un quarto di secolo dopo la promulgazione del Decreto del Concilio Vaticano II sulle comunicazioni sociali, Inter mirifica, e due decenni dopo l'Istruzione pastorale Communio et progressio, il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali ha pubblicato, il 22 febbraio 1992 questa nuova situazione. Lo ha fatto nello spirito della conclusione di Communio et progressio: "Il Popolo di Dio, avanzando nei tempi in cui si svolge la storia umana, ... già scorge con immensa fiducia e caldo amore le meraviglie che a piene mani gli promette la già iniziata epoca spaziale della comunicazione sociale".

 

q     I messaggi per le Giornate Mondiali delle Comunicaizoni sociali. Con quest'iniziativa, proposta dal Concilio Ecumenico Vaticano II e celebrata la prima volta per mandato del Papa Paolo VI il 1° maggio 1967, la Chiesa, che "si sente intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia", ha inteso e intende richiamare l'attenzione dei suoi figli e di tutti gli uomini di buona volontà sul vasto e complesso fenomeno dei moderni strumenti di comunicazione sociale, quali la stampa, il cinema, la radio e la televisione e tutte le nuove tecnologie informatiche, che costituiscono una delle note più caratteristiche della civiltà odierna.

 

Mentre dei Documenti in parola il testo è stato assunto completamente, per quanto riguarda i messaggi annuali per la Giornata delle Comunicazioni Sociali è stato prelevato il testo ritenuto più opportuno e significativo. Vi è da dire che al riguardo di questi documenti la citazione è più esaustiva

A ben osservare non si può dire che la Chiesa non abbia portato il suo contributo all'ordinato sviluppo del mondo della comunicazione: contributo di ispirazione, di incoraggiamento, di esortazione, di orientamento, di collaborazione. Per questo il Concilio Ecumenico Vaticano II ne ha fatto argomento di studio e il Magistero successivo sta a confermare la sollecitudine materna della Chiesa per la promozione di questi valori umani che il Cristianesimo, assumendoli in sé, vivifica, nobilita e orienta al fine supremo dell'uomo, facendo sì che al mirabile progresso tecnico corrisponda un vero e fecondo progresso spirituale e morale.

 

Noi formuliamo perciò il voto che il presente Dizionario dei termini delle Comunicazioni Sociali costituisca occasione per un pensoso richiamo ad un risveglio salutare delle coscienze e ad un impegno solidale di tutti per una causa di così grande importanza nei confronti della quale la Chiesa riserva da sempre grande interesse.

 

Dal Vaticano, 16 ottobre 2003

 

mons. Tommaso Stenico

 

 

 

 

 

A

 

 

Annunciare Cristo nei mezzi di comunicazione sociale

I primi capitoli degli Atti degli Apostoli contengono il racconto commovente della proclamazione di Cristo da parte dei suoi primi seguaci - una proclamazione insieme spontanea, piena di fede e persuasiva, e realizzata mediante il potere dello Spirito Santo. La prima e la più importante cosa è che i discepoli proclamano Cristo in risposta al mandato che Egli ha dato loro. Il nucleo vivo del messaggio che gli Apostoli predicano è Gesù crocifisso e risorto che vive trionfante sul peccato e sulla morte. È indispensabile la proclamazione personale e diretta, grazie alla quale una persona condivide con un’altra la fede nel Signore Risorto. Ugualmente lo sono altre forme tradizionali di diffondere la Parola di Dio. Ma allo stesso tempo, deve realizzarsi oggigiorno anche una proclamazione nei mezzi di comunicazione sociale e attraverso di essi. “La Chiesa si sentirebbe colpevole davanti al Suo Signore, se non utilizzasse questi potenti mezzi” (EN 45). Non è esagerato insistere sull’impatto dei mezzi di comunicazione sociale nel mondo di oggi. L’avvento della società dell’informazione è una vera  e propria rivoluzione culturale, che rende i mezzi di comunicazione sociale “il primo areopago del tempo moderno” (RM 37), nel quale l’interscambio di idee e valori è costante. Attraverso i mezzi di comunicazione sociale, la gente entra in contatto con persone ed eventi, formandosi una propria opinione sul mondo in cui vive e configurando un proprio modo di intendere il significato della vita. Per molti l’esperienza vitale è, in buona parte, una esperienza di comunicazione sociale (AeN 2). La proclamazione di Cristo deve essere parte di questa esperienza. Naturalmente, nell’annunciare Cristo, la Chiesa deve usare con vigore ed abilità i propri mezzi di comunicazione sociale (libri, giornali e periodici, radio, televisione, ed altri mezzi). I comunicatori cattolici devono essere intrepidi e creativi per sviluppare nuovi mezzi di comunicazione sociale e nuovi metodi di proclamazione. Ma, per quanto possibile, la Chiesa deve approfittare al massimo delle opportunità che le si offrono di essere presente anche nei “media” secolari. I mezzi di comunicazione sociale stanno già contribuendo all’arricchimento spirituale in molti modi; per esempio con i numerosi programmi che raggiungono il pubblico di tutto il mondo grazie alle trasmissioni via satellite, durante l’Anno del Grande Giubileo. In altri casi, tuttavia, essi mettono in mostra l’indifferenza, perfino l’ostilità che esiste in alcuni settori della cultura secolare verso Cristo e il suo messaggio. È necessaria una sorta di “esame di coscienza” da parte dei mezzi di comunicazione sociale, che conduca ad una maggiore coscienza critica circa la tendenza ad una mancanza di rispetto per la religiosità e le convinzioni morali della gente. Una forma di proclamazione implicita del Signore può aversi attraverso produzioni che richiamano l’attenzione sulle autentiche necessità dell’uomo, ed in particolare quelle dei deboli, dei disabili e degli emarginati. Ma oltre all’annuncio implicito, i comunicatori cristiani devono  cercare il modo di parlare apertamente di Gesù crocifisso e risorto, del suo trionfo sul peccato e sulla morte, in un modo adatto al mezzo utilizzato e alle capacità del pubblico.  Realizzare tutto ciò con efficacia richiede capacità e preparazione professionale. Ma richiede anche qualcosa di più. Per testimoniare Cristo è necessario incontrarlo personalmente, e coltivare questa relazione con Lui attraverso la preghiera, l’Eucarestia ed il sacramento della Riconciliazione, la lettura e la meditazione della Parola di Dio, lo studio della Dottrina cristiana, il servizio agli altri. Se questo atteggiamento è sincero, sarà più opera dello Spirito che nostra.

& Messaggio 2000

 

Anziani e comunicazioni sociali

I problemi degli anziani si presentano oggi con dimensioni e caratteristiche notevolmente diverse rispetto ai tempi passati. Nuovo è, innanzitutto, il problema connesso con l'elevato numero degli anziani stessi, incrementato, nei Paesi ad alto livello di vita, dai continui progressi della medicina e delle misure igienico-sanitarie, dalle migliorate condizioni di lavoro e dall'accrescimento generale del benessere. Nuovi sono, poi, alcuni fattori propri della moderna società industriale e post-industriale, ed in primo luogo la struttura della famiglia che, da patriarcale che era nella società contadina, si è ridottai n generale ad un piccolo nucleo. Essa è inoltre spesso isolata e instabile, quando non addirittura disgregata. A ciò hanno contribuito, e contribuiscono diverse componenti, quali l'esodo dalle campagne e la corsa verso gli agglomerati urbani, a cui si sono aggiunte, ai nostri giorni, la ricerca talvolta smodata del benessere, e la corsa verso il consumismo. In tale contesto molte volte gli anziani finiscono per diventare un ingombro. Di qui, alcuni gravi incomodi che troppo spesso pesano sugli anziani: dall'indigenza più cruda, soprattutto nei Paesi ancora privi di ogni previdenza sociale per la vecchiaia, all'inazione forzata dei pensionati, specie se provenienti dall'industria o dal settore terziario; all'amara solitudine di quanti si ritrovano privi di amicizie e di vero affetto familiare. Con l'aumentare degli anni, col declinare delle forze e col sopraggiungere di qualche debilitante malattia, si fanno così sentire, in modo sempre più grave, la fragilità fisica e, soprattutto, il peso della vita. Questi problemi della terza età non possono trovare una soluzione adeguata, se non sono sentiti e vissuti da tutti come realtà appartenenti alla intera umanità, la quale è chiamata ad avvalorare le persone anziane a motivo della dignità di ogni uomo e del significato della vita, che «è un dono, sempre».  In favore degli anziani, gli operatori della comunicazione sociale hanno una missione da compiere quanto mai importante, direi anzi insostituibile. Proprio gli strumenti della comunicazione sociale, infatti, con l'universalità del loro raggio d'azione e l'incisività del loro messaggio, possono con rapidità ed eloquenza richiamare l'attenzione e la riflessione di tutti sugli anziani e sulle loro condizioni di vita. Solo una società consapevole, salutarmente scossa e mobilitata, potrà procedere alla ricerca di indirizzi e soluzioni, che rispondano efficacemente ai nuovi bisogni. Gli operatori della comunicazione sociale possono, poi, contribuire grandemente a demolire alcune unilaterali impressioni della gioventù, ridando all'età matura e alla vecchiaia il senso della propria utilità, ed offrendo alla società modelli di pensiero e gerarchie di valori che rivalutino la persona dell'anziano. Essi, inoltre, hanno la possibilità di ricordare opportunamente alla pubblica opinione che, accanto al problema del «giusto salario», esiste anche il problema della «giusta pensione», che non fa meno parte della «giustizia sociale». Infatti, i moderni schemi culturali, che spesso esaltano unilateralmente la produttività economica, l'efficienza, la bellezza e la forza fisica, il benessere personale, possono indurre a considerare le persone anziane scomode, superflue, inutili e quindi ad emarginarle dalla vita familiare e sociale. Un attento esame in questo settore rivela che parte della responsabilità di tale situazione ricade su alcuni orientamenti dei mass-media: se è vero che gli strumenti della comunicazione sociale sono riflesso della società in cui operano, non è meno vero che essi contribuiscono anche a modellarla, e che non possono quindi esimersi dalle proprie responsabilità in questo campo. Gli operatori sono particolarmente qualificati per diffondere quella visione genuinamente umana, e pertanto anche cristiana, dell'anziano, sopra indicata: l'anzianità come dono di Dio per l'individuo, per la famiglia e per la società. Autori, scrittori, registi, attori, mediante le meravigliose vie dell'arte, possono riuscire a rendere tale visione comprensibile ed attraente. Tutti conosciamo il successo che essi hanno riportato in altre campagne, condotte con abilità e perseveranza. Questi umani e cristiani orientamenti, diffusi dai mass-media, aiuteranno gli anziani a guardare a questo periodo della vita con serenità e realismo; a porre, per quanto possibile, le loro energie intellettuali, morali e fisiche, a beneficio degli altri, affiancando iniziative di carattere umanitario, educativo, sociale e religioso; a riempire i loro lunghi silenzi mediante la cultura e nel colloquio con Dio. I figli si renderanno conto che l'ambiente ideale per gli anziani è quello della famiglia, come coabitazione non tanto fisica, quanto affettiva, che li fa sentire sinceramente accettati, amati e sostenuti. La società civile sarà stimolata ad adottare adeguati sistemi previdenziali e forme di assistenza, che tengano conto non soltanto delle necessità fisiche e materiali, ma anche di quelle psicologiche e spirituali, in modo da integrare permanentemente gli anziani e da consentire loro una vita piena. Persone generose percepiranno la chiamata a dare tempo ed energie al servizio di questa causa, avendo scorto nel fratello bisognoso Cristo stesso. Oltre a questa benefica azione di animazione, gli operatori della comunicazione sociale, consapevoli del fatto che gli anziani costituiscono proporzioni numerose e stabili del loro pubblico, specialmente di radio-telespettatori e di lettori, cureranno che vi siano anche programmi e pubblicazioni particolarmente adatti per loro, così da offrire loro non solo uno svago distensivo e ricreativo, ma anche un aiuto per quella formazione permanente, che è richiesta a qualunque età. Particolare gratitudine tali operatori otterranno poi soprattutto da parte degli impediti ed ammalati, consentendo loro di partecipare col Popolo di Dio alle azioni liturgiche e agli avvenimenti della Chiesa. In tali trasmissioni occorrerà naturalmente tener conto delle esigenze e sensibilità speciali dell'anziano, evitando novità sconcertanti e rispettando il senso del sacro, che l'anziano possiede in alto grado e che nella Chiesa costituisce un bene da conservare.

 & Messaggio 1982

 

Apostolato delle comunicazioni sociali

Le molteplici iniziative e organizzazioni, operanti per lo specifico apostolato della comunicazione sociale, devono essere largamente incrementate e devono lavorare in stretta collaborazione fra di loro. Le autorità ecclesiastiche esorteranno spesso e con ogni impegno i cattolici e le loro istituzioni a prendere liberamente delle iniziative in questo campo. Si riserveranno tuttavia la responsabilità di quelle iniziative, che sono proprie per la loro natura del sacerdozio ministeriale, e di quelle che, secondo le circostanze di tempo e di luogo, esigono un servizio pastorale della Gerarchia nei riguardi dei fedeli.

& CP 166

 

Apostolato e strumenti della comunicazione sociale

Tutti i figli della Chiesa si adoperino, in cordiale unità di intenti, senza indugio e con ogni impegno a che gli strumenti della comunicazione sociale, secondo che le circostanze lo richiederanno, vengano usati nelle varie forme di apostolato, prevenendo le iniziative dannose, soprattutto nelle regioni dove il progresso morale e religioso richiede una più urgente e attiva presenza. Perciò i sacri Pastori siano solleciti nel compiere in questo settore un dovere intimamente connesso con il loro magistero ordinario; i laici, poi, impegnati professionalmente in questo campo, cerchino di rendere testimonianza a Cristo, anzitutto assolvendo i propri incarichi con competenza e con spirito apostolico, collaborando inoltre direttamente, ciascuno secondo le proprie possibilità, all'azione pastorale della Chiesa con il loro contributo tecnico, economico, culturale e artistico.                                             

 & IM 13

 

Areopago del tempo moderno: i mass media

All'approssimarsi di una nuova era, la comunicazione conosce una considerevole espansione che influenza profondamente le culture del mondo nel suo insieme. Le rivoluzioni tecnologiche rappresentano solo un aspetto di questo fenomeno. Non c'è luogo in cui l'impatto dei media non si faccia sentire sugli atteggiamenti religiosi e morali, sui sistemi politici e sociali, sull'educazione. Nessuno ignora, per esempio, il ruolo della comunicazione, che le frontiere geografiche e politiche non hanno potuto arrestare, nei capovolgimenti che si sono verificati nel corso degli anni 1989 e 1990, e di cui il Papa ha sottolineato la portata storica. "Il primo areopago del tempo moderno è il mondo della comunicazione, che sta unificando l'umanità, rendendola - come si suol dire - " un villaggio globale ". I mezzi di comunicazione sociale hanno raggiunto una tale importanza da essere per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali.  Più di un quarto di secolo dopo la promulgazione del Decreto del Concilio Vaticano II sulle comunicazioni sociali, Inter mirifica, e due decenni dopo l'Istruzione pastorale Communio et progressio, il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali desidera riflettere sulle conseguenze pastorali di questa nuova situazione. Lo fa nello spirito della conclusione di Communio et progressio: "Il Popolo di Dio, avanzando nei tempi in cui si svolge la storia umana, ... già scorge con immensa fiducia e caldo amore le meraviglie che a piene mani gli promette la già iniziata epoca spaziale della comunicazione sociale ". Ritenendo che i principi e le idee di questi documenti conciliari e postconciliari abbiano valore durevole, desideriamo applicarli al contesto attuale. Non pretendiamo di pronunciare parole definitive su una situazione complessa, in movimento e in continua evoluzione ma soltanto offrire uno strumento di lavoro e degli incoraggiamenti a coloro, uomini e donne, che si trovano di fronte alle conseguenze pastorali di queste nuove realtà.

 &AeN1

 

Arte e morale

Una questione che merita attenzione riguarda le relazioni tra i diritti - come si suol dire - dell'arte e le norme della legge morale. Poiché il moltiplicarsi di controversie su questo argomento non di rado trae origine da dottrine erronee in materia di etica e di estetica, il Concilio proclama che il primato dell'ordine morale oggettivo deve essere rispettato assolutamente da tutti poiché solo esso supera ed armonizza tutti gli altri ordini umani, per quanto nobili, non eccettuato quello dell'arte. Solo l'ordine morale, infatti, investe nella totalità del suo essere l'uomo, creatura di Dio, dotato di intelligenza e chiamato ad un fine soprannaturale, e lo stesso ordine morale, se integralmente e fedelmente osservato, porta l'uomo a raggiungere la perfezione e la pienezza della felicità.

 & IM 6

 

Associazioni di comunicatori dei media e codice morale

Per superare meglio le difficoltà insite nella loro professione, i comunicatori si riuniscano in associazioni, allo scopo di favorire l'approfondimento culturale, lo scambio di idee, la mutua cooperazione. Così collegati potranno utilmente lavorare alla composizione di un codice morale, fondato sopra salde basi dottrinali e sopra collaudate esperienze. In esso saranno presentate indicazioni etiche circa le prestazioni professionali dei comunicatori, sempre nella visione delle esigenze globali del settore della comunicazione. Le norme del codice deontologico si ispirino ad un criterio positivo piuttosto che negativo. Invece di sottolineare i difetti da evitare, dovranno offrire direttive concrete per un sempre più efficace servizio verso la società.

& CP 79

 

Associazioni Internazionali e strumenti della comunicazione sociale

Inoltre, poiché l'efficacia degli stessi strumenti si estende oltre i confini delle singole Nazioni, e fa sì che i singoli individui diventino quasi cittadini del mondo, le iniziative nazionali in questo settore si coordinino anche su piano internazionale. Gli Uffici poi collaborino attivamente con le rispettive organizzazioni cattoliche internazionali. Queste ultime vengono legittimamente approvate soltanto dalla Santa Sede e da essa dipendono.

 & IM 22

 

Autori e loro formazione  

Per provvedere alle esigenze sopra esposte si formino senza indugio sacerdoti, religiosi e laici i quali sappiano usare con la dovuta competenza questi strumenti a scopi apostolici. Principalmente occorre preparare tecnicamente, culturalmente e moralmente i laici, moltiplicando scuole, facoltà e istituti, dove pubblicisti, autori di film e di programmi radiofonici e televisivi e quanti si interessano a queste attività possano acquistare una formazione completa, vivificata di spirito cristiano, specialmente nel campo della dottrina sociale della Chiesa. Ma occorre preparare ed aiutare anche gli attori, perché con la loro arte contribuiscano al bene della società. Devono infine essere diligentemente preparati i critici letterari, cinematografici, radiofonici, televisivi, ecc., perché si distinguano con la loro competenza professionale, e vengano istruiti e incoraggiati a porre sempre nel dovuto rilievo, nei loro giudizi, l'aspetto morale.

 & IM 15

 

Autorità ecclesiastica e comunicazioni sociali

Le persone addette agli organismi e alle iniziative nel campo degli strumenti di comunicazione devono assolvere il loro compito con animo veramente pastorale. La preparazione di personale - ecclesiastico o laico - è tra i principali doveri dei responsabili di questo settore nella Chiesa. Un'aggiornata informazione sulla presenza e sullo stato delle comunicazioni sociali, un ragionato piano pastorale al riguardo, un intelligente coordinamento degli strumenti stessi in ogni settore dell'apostolato sono di competenza, come è logico, delle autorità ecclesiastiche, che devono promuoverne la realizzazione e compiere opera di vigilanza. Esse dovranno naturalmente riferirsi ai suggerimenti e agli indirizzi dati loro da esperti veramente competenti nei vari settori.

A norma del Decreto "Inter Mirifica", per autorità responsabili si intendono: ogni singolo Vescovo per la sua diocesi, la commissione episcopale o un Vescovo delegato per ogni nazione, la Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali per tutta la Chiesa.

& CP 164-165

 

B

 

 

Bene comune e mezzi di comunicazione

Un bilancio di tutte le realizzazioni, che si possono ottenere, usando in una determinata area geografica i diversi mezzi di comunicazione, deve essere considerato positivo nella misura in cui queste realizzazioni contribuiscono al bene comune. I notiziari, le trasmissioni culturali e quelle ricreative devono servire alla vita e al progresso della comunità. L'informazione non deve limitarsi a propagare frammenti staccati dal contesto generale, ma deve inserire nella presentazione tutte le circostanze, perché i lettori o gli spettatori possano rendersi esatto conto dei problemi della società e lavorare per la loro soluzione. Bisogna quindi raggiungere una equilibrata proporzione fra la pubblica informazione, l'istruzione scolastica, gli spettacoli e i divertimenti di genere leggero e quelli di carattere più impegnativo.          

 & CP 16

 

 

C

 

Captare l'interesse

Oltre alle difficoltà che provengono dalla stessa natura degli strumenti della comunicazione e dalla loro diffusione, un altro problema si pone agli informatori: essi cioè devono spiegare i fatti a un pubblico, sovente agitato e distratto, adattandosi alle sue esigenze e attirandone l'attenzione. D'altra parte il comunicato non può eccitare e commuovere in modo abnorme il pubblico, con il pericolo che questi venga a captare in maniera distorta il messaggio trasmesso, collocandolo fuori del contesto o ingrandendolo fuori delle sue vere proporzioni, quasi fosse un'azione scenica.

& CP 40

 

Chiesa e libertà di informazione

Quando si afferma che l'opinione pubblica è essenziale per la Chiesa, si deve riconoscere di conseguenza ai singoli fedeli il diritto di ottenere tutte le informazioni indispensabili per affrontare le loro responsabilità nell'ambito della vita ecclesiale. Questo implica la disponibilità di strumenti della comunicazione che non solo rispondano alle varie esigenze ma anche - se le circostanze lo suggeriscono - di dichiarata ispirazione cattolica e molto adatti per il compito che devono svolgere. Una retta attuazione degli impegni di vita e di servizio nella Chiesa richiede che si stabilisca, a senso reciproco e su scala mondiale, un flusso continuo di informazioni e di suggerimenti fra le autorità ecclesiastiche di ogni grado, le istituzioni cattoliche e gli stessi fedeli. Per raggiungere nel miglior modo questo obiettivo, è necessario dare vita a molteplici istituzioni (quali, ad esempio, agenzie di informazioni, portavoci ufficiali, sale di riunione, consigli pastorali), dotate di mezzi appropriati.        & CP 119-120

 

Cinema e impegno dei cattolici

Il cinema si è ormai inserito stabilmente e affonda le radici nella vita contemporanea esercitando una decisiva influenza nel campo educativo, culturale, ricreativo, scientifico. I registi vi trovano il mezzo per interpretare, in ogni suo aspetto, l'anima del mondo di oggi. I miglioramenti tecnici, che attirano sempre di più il favore del pubblico, e la disponibilità a basso costo di attrezzature per la proiezione fanno presagire e quasi danno garanzia che in futuro ci sarà un aumento molto maggiore ed un uso sempre più esteso dei film. Ne deriverà una più approfondita conoscenza del mondo cinematografico e dei problemi culturali ch'esso involge. Questi progressi devono essere seguiti con la massima attenzione da quanti hanno responsabilità di cura d'anime, perché possono offrire, soprattutto per la crescente collaborazione internazionale, delle splendide occasioni di utilizzazione dello strumento cinematografico nel campo della pastorale. Oggi infatti si possono produrre, più rapidamente e più facilmente di prima, dei film che rispondono alle varie esigenze del pubblico e alle circostanze più disparate e vengono proiettati non solo nelle grandi o piccole sale cinematografiche, ma anche nelle case private.  Molti film affrontano con efficacia persuasiva argomenti che favoriscono il progresso dell'uomo e ne elevano l'animo a valori superiori; tali produzioni meritano l'attenzione e il plauso di tutti. Pertanto le organizzazioni cattoliche, che hanno particolare competenza in materia, dovranno dare il loro fattivo aiuto a quanti concorrono a produrre degli ottimi film e incoraggiarne la diffusione. A questo proposito sarà bene ricordare che molti film, che sono da tutti riconosciuti come autentici capolavori, hanno preso a soggetto un argomento specificatamente religioso. Ciò prova che l'arte cinematografica senza dubbio ha tutte le possibilità di trattare questi argomenti nella maniera più elevata; ciò costituisce pertanto un vivo incoraggiamento a produrre lavori di questo genere.

& CP 142-144

 

Cinema e istruzione religiosa

Nelle regioni, dove ci sono vaste percentuali di analfabeti, i film possono essere dei validi sussidi per diffondere un'istruzione almeno rudimentale e anche per offrire l'istruzione religiosa. Il linguaggio delle immagini suscita infatti forti emozioni nell'uomo illetterato e gli comunica più facilmente notizie e motivi di riflessione. Chi giustamente si preoccupa di promuovere il progresso umano e cristiano non può trascurare l'apporto validissimo di questi strumenti e di questi sussidi. E evidente, in ogni caso, che l'impostazione dei film deve tenere conto della mentalità e del grado culturale di ciascun popolo.

& CP 146

 

Chiesa e strumenti della comunicazione sociale

La Chiesa cattolica, essendo stata fondata da Cristo Signore per portare la salvezza a tutti gli uomini, ed essendo perciò spinta dalla necessità di diffondere il messaggio evangelico, ritiene suo dovere servirsi anche degli strumenti della comunicazione sociale per predicare l'annuncio di questa salvezza ed insegnare agli uomini il retto uso degli strumenti stessi. Compete pertanto alla Chiesa il diritto nativo di usare e di possedere siffatti strumenti, in quanto essi siano necessari o utili alla formazione cristiana ed alla sua universale opera salvifica delle anime; mentre è dovere dei Sacri Pastori istruire e guidare i fedeli perché essi, con l'aiuto anche di questi strumenti, perseguano la salvezza e perfezione propria e di tutta la famiglia umana. Per altro è compito anzitutto dei laici animare di valori umani e cristiani questi strumenti perché rispondano pienamente alla grande attesa dell'umanità e ai disegni di Dio.

 & IM 3

 

Cinema e progresso umano

Poiché coloro che lavorano nel mondo dell'arte cinematografica si trovano di fronte a una complicata problematica nell'attendere al loro compito, i cattolici, e in primo luogo le organizzazioni cattoliche che operano nel settore, devono cercare e facilitare le occasioni di dialogo con gli uomini del cinema. Questi incontri dimostreranno che la loro arte è stimata come una professione nobile e bella e persuaderanno tutti che questo mezzo tecnico può giovare moltissimo al progresso umano.

& CP 147

 

Codice morale e associazioni di comunicatori dei media.

Per superare meglio le difficoltà insite nella loro professione, i comunicatori si riuniscano in associazioni, allo scopo di favorire l'approfondimento culturale, lo scambio di idee, la mutua cooperazione. Così collegati potranno utilmente lavorare alla composizione di un codice morale, fondato sopra salde basi dottrinali e sopra collaudate esperienze. In esso saranno presentate indicazioni etiche circa le prestazioni professionali dei comunicatori, sempre nella visione delle esigenze globali del settore della comunicazione. Le norme del codice deontologico si ispirino ad un criterio positivo piuttosto che negativo. Invece di sottolineare i difetti da evitare, dovranno offrire direttive concrete per un sempre più efficace servizio verso la società.

& CP 79

 

Collaborazione fra cittadini e autorità civili

Poiché le comunicazioni sociali servono al progresso della società, tanto i cittadini che le pubbliche autorità hanno il preciso dovere di interessarsene. E vantaggio comune rivendicare la libertà di comunicazione e procurare le condizioni necessarie perché tutti coloro che sono implicati nel campo delle comunicazioni si comportino con piena coscienza delle loro responsabilità, nel rispetto della persona umana e nella ricerca del bene del proprio paese e di tutti i popoli. Una vera comunità civile richiede prima di tutto che sia riconosciuta la libera iniziativa per gli individui e per i gruppi e che nella loro qualità di comunicatori e di recettori, esercitino un responsabile autocontrollo. In questa prospettiva è utile, e spesso necessario, che i comunicatori diano vita a organizzazioni che si propongano un tale scopo. Il ruolo delle autorità civili in questo campo deve esplicarsi in forma positiva più che in forma negativa. n suo compito infatti non è quello di frenare o di reprimere, anche se in qualche caso è necessario ricorrere a misure correttive. Il Concilio Vaticano II ha ribadito che la libertà umana deve essere, con tutte le forze, rispettata e difesa, e che può venire limitata solo quando lo richiede il bene comune. La censura può quindi venire applicata soltanto in casi estremi. Le stesse autorità civili devono poi riconoscere l'attualità del principio della potestà partecipata o, come si dice, della "sussidiarietà", concetto richiamato più volte dal Magistero della Chiesa. Per questo principio i pubblici poteri non devono prendere quelle iniziative che gli individui o i gruppi possono attuare altrettanto bene, e qualche volta meglio.         & CP 84-86

 

Collaborazione fra le Nazioni per i mass media

Tra le molteplici forme di collaborazione internazionale, che viene richiesta dalla stessa natura dei mezzi della comunicazione, hanno particolare importanza gli aiuti per la creazione e il perfezionamento degli stessi mezzi presso i popoli in via di sviluppo. La mancanza infatti o la scarsità di comunicazioni sono chiari indizi del lento sviluppo di una società; della quale lentezza sono nello stesso tempo effetto e causa la pochezza degli strumenti disponibili. Nessuna nazione può procurare ai propri cittadini la necessaria informazione e la conveniente educazione, se non è provvista di una moderna attrezzatura tecnica di comunicazione sociale, senza la quale ne viene a sua volta messo in pericolo il progresso economico, sociale e politico. "Il progresso, ha detto Paolo VI, è il nuovo nome della pace". Perciò le nazioni industrializzate e progredite tecnologicamente devono dare la loro assistenza, come negli altri settori, anche in quello della comunicazione, ai popoli che non sono autosufficienti a provvedervi. L'assistenza comprende la preparazione di operatori e tecnici e la fornitura delle necessarie attrezzature, poiché l'impegno di provvedere al bene comune non può considerarsi circoscritto nei propri confini territoriali, ma si estende a tutto il mondo. Questo impegno è tanto più urgente in quanto sempre più rapido e perfezionato è il progresso tecnologico. L'aiuto ai popoli in via di sviluppo deve comprendere anche l'istituzione nei loro territori di scuole per i problemi della comunicazione affinché gli aspiranti a tale specializzazione non siano obbligati a emigrare, con grave danno del paese d'origine che perderebbe in questo modo elementi qualificati. Questo aiuto agli altri popoli deve contribuire al rafforzamento e alla conservazione delle loro tradizioni etiche, della loro cultura, del patrimonio linguistico e di quello artistico, che contengono tanti valori umani. La cooperazione non sarà intesa quindi come un gesto di soccorso, ma come uno scambio di valori per un mutuo arricchimento. Nelle nazioni in via di sviluppo, particolarmente in quelle dove l'analfabetismo impedisce un vero progresso, i mezzi audiovisivi possono compiere un'opera validissima d'istruzione e di formazione nei settori dell'agricoltura, dell'organizzazione industriale e commerciale, dell'igiene e della sanità pubblica, della scuola, della preparazione familiare e delle relazioni sociali. Per finanziare questi programmi, che non possono certo consentire margini di profitto, si deve ricorrere al disinteressato contributo dei singoli cittadini, all'afflusso di denaro privato e pubblico da parte dei paesi ricchi e all'aiuto di fondazioni internazionali.

& CP 92-95

 

Collaborazione fra tutti i cristiani, i credenti e gli uomini di buona volontà

Le comunicazioni sociali non raggiungeranno la loro finalità di contribuire al progresso, se non affronteranno i difficili problemi che attanagliano l'uomo moderno e non gli infonderanno la certa speranza di riuscire a risolverli. Per questo dovranno far crescere continuamente la collaborazione fra gli uomini che credono nel Dio vivente, specialmente fra quelli che si riconoscono uniti dal vincolo battesimale, secondo l'insegnamento che il Concilio Vaticano II ha dato nei documenti sull'ecumenismo e sulle religioni non-cristiane. Un esame approfondito delle moderne produzioni della comunicazione porterà i cristiani a rendersi sempre più conto dello spirito e delle inclinazioni della società contemporanea che spesso è alienata da Dio. I registi e i giornalisti ci offrono un quadro molto aderente di questa "alienazione", quando esaltano la libertà dell'uomo con la forza persuasiva di felici intuizioni e meritano gratitudine per questa loro abilità e talento. Spinti dalla loro fede, i credenti di tutto il mondo possono dare un valido contributo alle comunicazioni sociali, non solo perché si affermi il progresso umano nella società e nei valori spirituali, ma anche perché con l'aiuto della Divina Provvidenza, si instauri, in condizioni ottimali, quel dialogo più alto ed universale, che conduca a rendere sempre più operante nella vita di ognuno la comune fraternità degli uomini, sotto lo sguardo di Dio, Padre di tutti. Questo solidale aiuto può trovare diverse espressioni e realizzazioni. Ne ricordiamo alcune, che sono alla portata di tutti: trasmissioni radiotelevisive preparate congiuntamente, servizi comuni di formazione per le famiglie e specialmente per i giovani, convegni e dibattiti fra il pubblico e i professionisti della comunicazione, conferimento di premi, con il concorso di tutti, alle migliori produzioni, scambio di programmi e di ricerche scientifiche. Tutto questo perché gli strumenti della comunicazione siano utilizzati nel modo migliore, puntando prevalentemente sulla formazione professionale e rispettando la parità di diritti fra tutti i popoli.     

& CP 96-99

 

Commissioni Episcopali Nazionali per le comunicazioni sociali

Le commissioni episcopali nazionali per le comunicazioni o i Vescovi delegati hanno il compito, nell'ambito della loro giurisdizione, di dirigere tutta l'attività degli uffici nazionali del proprio territorio e di emanare direttive generali per l'azione pastorale in questo settore. Sarà pure opportuno stabilire un collegamento con le altre Commissioni nazionali e offrire una fattiva collaborazione alla Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali. I compiti di questa Commissione sono descritti nel Decreto Conciliare "Inter Mirifica" e nella Lettera Apostolica "In Fructibus Multis". Nei continenti e nelle regioni, dove è costituita una sola Conferenza tra Episcopati di diverse nazioni, questa Conferenza abbia un ufficio che sia competente per tutto il continente o regione e soggetto all'autorità di un Vescovo o di una commissione di Vescovi. Ogni Vescovo, ogni conferenza o assemblea episcopale e la stessa Santa Sede avranno un portavoce ufficiale e permanente, che dovrà trasmettere notizie e informazioni ed anche illustrare documenti della Chiesa di imminente pubblicazione in modo da renderne più perspicuo il significato e da offrirne una sicura interpretazione. Il portavoce cercherà di dare, nel tempo più breve possibile e con piena fedeltà, notizie sulla vita e sull'attività della Chiesa, nel settore di sua competenza. Si raccomanda anche vivamente che le più importanti organizzazioni cattoliche siano provviste di portavoce fissi e permanenti, ai quali saranno demandati compiti analoghi. Tutti questi incaricati, come pure quanti in qualche modo rappresentano pubblicamente la Chiesa, devono avere una sicura preparazione teorica e pratica nel campo delle pubbliche relazioni, per conoscere le esigenze del pubblico al quale, secondo le circostanze, devono rivolgersi e poter stabilire con esso degli utili contatti, fondati sulla mutua fiducia e comprensione. Ora la fiducia e comprensione reciproca possono nascere e mantenersi, soltanto se gli individui si stimano e si rispettano a vicenda, nel rispetto della verità.

& CP 172-174

 

Compito dei mezzi di comunicazione

Communio et progressio si fonda sulla descrizione della comunicazione come via verso la comunione. Il testo dice che "comunicare comporta qualcosa di più della semplice espressione e manifestazione di idee e di sentimenti. Infatti, la comunicazione è piena quando realizza la donazione di sé stessi nell'amore". La comunicazione è, in questo senso, il riflesso della comunione ecclesiale e può contribuirvi. La comunicazione della verità può avere veramente una potenza redentrice che emana dalla persona del Cristo. Egli è il Verbo di Dio fatto carne e l'immagine del Dio invisibile. In lui e per lui, la vita di Dio si comunica all'umanità per l'azione dello Spirito. "Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità". Ed ora, "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità". Nel Verbo fatto carne, Dio si comunica definitivamente. Nella predicazione e nell'azione di Gesù, la Parola si fa liberatrice e redentrice per tutta l'umanità. Questo atto d'amore attraverso il quale Dio si rivela, unito alla risposta di fede dell'umanità, genera un dialogo profondo. La storia umana e l'insieme delle relazioni tra gli uomini si sviluppano nel quadro di questa comunicazione di Dio nel Cristo. La storia stessa è destinata a divenire una sorta di parola e di immagine di Dio, e la vocazione dell'uomo è di contribuirvi vivendo, in modo creativo, questa comunicazione costante ed illimitata dell'amore riconciliatore di Dio. Noi siamo chiamati a tradurre ciò in parole di speranza ed in atti d'amore, cioè attraverso il nostro modo di vita. La comunicazione deve, di conseguenza, collocarsi nel cuore della comunità ecclesiale.

Il Cristo è nello stesso tempo il contenuto e la fonte di ciò che comunica la Chiesa quando proclama il Vangelo. La Chiesa non è altro che il "Corpo mistico di Cristo, la pienezza... del Cristo glorificato che riempie tutta la creazione" . Di conseguenza noi siamo in cammino, nella Chiesa, attraverso la Parola ed i sacramenti, verso la speranza dell'unità definitiva in cui "Dio sarà tutto in tutti".

 &AeN6

 

Compiti e doveri  dei "comunicatori"

I comunicatori promuovono, con la loro azione, il dialogo fecondo che si svolge nell'umana famiglia; essi guidano gli scambi culturali in quella specie di grande "tavola rotonda" che è costituita dagli strumenti della comunicazione. Loro dovere specifico è perciò quello di salvaguardare le finalità della comunicazione sociale favorendo in tutti i modi il progresso umano e portando gli uomini ad avvicinarsi ed a comunicare sinceramente fra di loro. Nella ricerca quindi degli argomenti da trasmettere, i comunicatori procureranno di soddisfare le legittime esigenze del loro pubblico, tenendo anche conto delle diverse opinioni dei vari gruppi che abbiano una qualche autorità e un certo peso. Per raggiungere questo scopo, è interesse dei comunicatori prevedere quali saranno gli spettatori e gli uditori delle loro comunicazioni che dovranno essere impostate con la collaborazione degli stessi utenti. Soltanto così i comunicatori potranno avere un'adeguata conoscenza delle esigenze di tutto il pubblico e della loro specifica preparazione secondo l'età, la categoria sociale, la preparazione culturale. Solo a questa condizione si instaurerà nella società, fra uomini preparati, liberi e consci dei loro doveri, quella continua e larga circolazione di idee, che gli stessi strumenti della comunicazione devono promuovere. Coloro che trasmettono le notizie "sono obbligati, per dovere di ufficio, ad una tensione continua e ad una ininterrotta osservazione del mondo esteriore, stando sempre alla finestra aperta sul mondo, vincolati a scrutare i fatti, gli avvenimenti, le opinioni, le correnti d'interesse e di pensiero". I comunicatori debbono perciò non solo attenersi alla verità dei fatti, ma dare risalto, con i loro commenti, a quelli più importanti e significativi, spiegarne il significato, metterne in luce i rapporti e i nessi di causalità. Così i recettori, ai quali le notizie giungono alla rinfusa, saranno aiutati a ricollocarle nel loro contesto generale e potranno fare una esatta valutazione della loro importanza, così da potersi formare un giudizio e un orientamento sulla vita della società. I comunicatori inoltre non devono dimenticare che, proprio per la natura stessa dei mezzi di comunicazione loro affidati, vengono a contatto con una vasta e quasi sterminata cerchia di uomini. Quindi, mentre non possono non essere fedeli alla loro vocazione intellettuale ed artistica, devono però tenere presente nello stesso tempo il formidabile potere, che tale vocazione comporta, di condurre cioè gli uomini alla felicità e al progresso, e di coglierne i gravi doveri, che ne derivano. Con spirito di equità e con equilibrio terranno nel dovuto conto le minoranze del loro pubblico. Se poi legalmente o di fatto qualche mezzo di comunicazione è in situazione di monopolio, questo equilibrio è ancora più necessario, perché il monopolio tende a trasformare il dialogo in soliloquio. I comunicatori, che sviliscono le loro produzioni, cercandone soltanto lo sfruttamento commerciale ed economico o una popolarità superficiale ed effimera, non rendono soltanto un pessimo servizio ai loro clienti, ma presto o tardi ne scapiteranno essi stessi nella loro reputazione e dignità professionale.                                                                   & CP 73 -77

 

Comunicatori cattolici

I comunicatori cattolici hanno diritto di ricevere dalla Chiesa quell'assistenza pastorale necessaria per un compito così impegnativo e difficile. La Chiesa, riconoscendo l'importanza di questa professione e le difficoltà che l'accompagnano, desidera vivamente di venire a contatto e aprire un dialogo con i comunicatori di qualsiasi opinione religiosa per contribuire alla soluzione degli specifici problemi della professione e giovare nel modo migliore alla società. I Vescovi poi e i sacerdoti, i religiosi e i laici, che in qualche modo rappresentano la Chiesa, si sentano sempre di più impegnati a dare il loro contributo alla stampa e a prendere parte a trasmissioni radiotelevisive e cinematografiche. E una partecipazione che può produrre dei frutti impensabili e quindi deve essere largamente incoraggiata. Ma la natura stessa dei mezzi di comunicazione richiede che quanti li utilizzano siano ben preparati tecnicamente e artisticamente. Spetta poi agli uffici nazionali e alle organizzazioni specializzate dare una tempestiva e completa formazione a quanti già sono impegnati, o stanno per esserlo, in queste forme di comunicazione.

& CP 104-106

 

"Comunicatori": compiti e doveri

I comunicatori promuovono, con la loro azione, il dialogo fecondo che si svolge nell'umana famiglia; essi guidano gli scambi culturali in quella specie di grande "tavola rotonda" che è costituita dagli strumenti della comunicazione. Loro dovere specifico è perciò quello di salvaguardare le finalità della comunicazione sociale favorendo in tutti i modi il progresso umano e portando gli uomini ad avvicinarsi ed a comunicare sinceramente fra di loro. Nella ricerca quindi degli argomenti da trasmettere, i comunicatori procureranno di soddisfare le legittime esigenze del loro pubblico, tenendo anche conto delle diverse opinioni dei vari gruppi che abbiano una qualche autorità e un certo peso. Per raggiungere questo scopo, è interesse dei comunicatori prevedere quali saranno gli spettatori e gli uditori delle loro comunicazioni che dovranno essere impostate con la collaborazione degli stessi utenti. Soltanto così i comunicatori potranno avere un'adeguata conoscenza delle esigenze di tutto il pubblico e della loro specifica preparazione secondo l'età, la categoria sociale, la preparazione culturale. Solo a questa condizione si instaurerà nella società, fra uomini preparati, liberi e consci dei loro doveri, quella continua e larga circolazione di idee, che gli stessi strumenti della comunicazione devono promuovere. Coloro che trasmettono le notizie "sono obbligati, per dovere di ufficio, ad una tensione continua e ad una ininterrotta osservazione del mondo esteriore, stando sempre alla finestra aperta sul mondo, vincolati a scrutare i fatti, gli avvenimenti, le opinioni, le correnti d'interesse e di pensiero". I comunicatori debbono perciò non solo attenersi alla verità dei fatti, ma dare risalto, con i loro commenti, a quelli più importanti e significativi, spiegarne il significato, metterne in luce i rapporti e i nessi di causalità. Così i recettori, ai quali le notizie giungono alla rinfusa, saranno aiutati a ricollocarle nel loro contesto generale e potranno fare una esatta valutazione della loro importanza, così da potersi formare un giudizio e un orientamento sulla vita della società. I comunicatori inoltre non devono dimenticare che, proprio per la natura stessa dei mezzi di comunicazione loro affidati, vengono a contatto con una vasta e quasi sterminata cerchia di uomini. Quindi, mentre non possono non essere fedeli alla loro vocazione intellettuale ed artistica, devono però tenere presente nello stesso tempo il formidabile potere, che tale vocazione comporta, di condurre cioè gli uomini alla felicità e al progresso, e di coglierne i gravi doveri, che ne derivano. Con spirito di equità e con equilibrio terranno nel dovuto conto le minoranze del loro pubblico. Se poi legalmente o di fatto qualche mezzo di comunicazione è in situazione di monopolio, questo equilibrio è ancora più necessario, perché il monopolio tende a trasformare il dialogo in soliloquio. I comunicatori, che sviliscono le loro produzioni, cercandone soltanto lo sfruttamento commerciale ed economico o una popolarità superficiale ed effimera, non rendono soltanto un pessimo servizio ai loro clienti, ma presto o tardi ne scapiteranno essi stessi nella loro reputazione e dignità professionale.                  & CP 73 -77

 

Comunicazione e solidarietà umana

La Chiesa non considera la fraternità e la solidarietà come valori esclusivamente suoi. Viceversa, ha sempre presente il modo in cui Gesù ha lodato il buon Samaritano, che ha riconosciuto un fratello nell'uomo ferito, meglio che il sacerdote e il levita (cfr. Lc 10,29-37). Similmente l'apostolo Paolo invita a non disprezzare i doni degli altri, ma a rallegrarsi dell'opera dello Spirito in ciascuno dei nostri fratelli (cfr. 1Cor 12,14-30). La fraternità e la solidarietà sono fondamentali e urgenti: dovrebbero oggi contrassegnare i popoli e le culture. La scoperta, nella gioia, di rapporti felici tra popoli e tra culture non sarebbe la più bella «festa» offerta dalle comunicazioni di massa, il loro «spettacolo» più riuscito nella migliore accezione di questi termini? Dato che oggi le comunicazioni di massa si sviluppano vertiginosamente, i legami che esse instaurano tra popoli e culture rappresentano il loro apporto più prezioso. La fraternità e la solidarietà superano ogni spirito di clan, di corporazione, ogni nazionalismo, ogni razzismo, ogni abuso di potere, ogni fanatismo individuale, culturale o religioso. Spetta agli artefici della comunicazione di massa utilizzare le tecniche e i mezzi a loro disposizione con costante riferimento ad una coscienza chiara di questi valori primari. Eccone alcune applicazioni concrete:

- le agenzie di informazione e l'insieme della stampa manifestano il loro rispetto verso gli altri tramite un'informazione completa ed equilibrata;

- la diffusione radiofonica della parola raggiunge meglio il suo scopo se viene offerta a tutti la possibilità di dialogare;

- i media che sono l'espressione di gruppi particolari contribuiscono a rafforzare la giustizia, allorché fanno ascoltare la voce di coloro che ne sono privi;

- i programmi della televisione riguardano quasi tutti gli aspetti della vita e le reti si prestano a innumerevoli interconnessioni: quanto più si considera la loro influenza, tanto più si impone ai loro responsabili l'istanza etica, per offrire alle persone e alle comunità delle immagini che favoriscano l'integrazione delle culture, senza intolleranza né violenza, al servizio dell'unità;

- le possibilità di comunicazioni personali per telefono, la loro estensione telematica, la loro diffusione sempre più estesa attraverso i satelliti fanno ipotizzare un supplemento di uguaglianza tra le persone, in quanto facilitano l'accesso a questi mezzi del maggior numero di esse, consentendo veri scambi;

- l'informatica si diffonde sempre più nelle attività economiche e culturali, le banche dati accumulano una quantità finora inimmaginabile di informazioni diverse: si sa che la loro utilizzazione può comportare ogni sorta di pressioni o di violenze sulla vita privata o collettiva, mentre una gestione saggia di questi mezzi diviene una vera condizione di pace;

- concepire «spettacoli» da diffondere attraverso i vari audiovisivi implica il rispetto delle coscienze degli innumerevoli «spettatori»;

- la comunicazione pubblicitaria risveglia e sviluppa dei desideri e crea dei bisogni: coloro che la commissionano o che la realizzano devono ricordarsi delle persone meno favorite per le quali i beni proposti restano irraggiungibili.

Quale sia il modo di intervento, è necessario che i comunicatori osservino un codice d'onore, che siano consapevoli della responsabilità di diffondere la verità sull'uomo, che contribuiscano a un nuovo ordine morale dell'informazione e della comunicazione.  Di fronte alla rete sempre più fitta e attiva delle comunicazioni sociali attraverso il mondo, la Chiesa si preoccupa soltanto, quale «esperta di umanità», di ricordare incessantemente i valori che fanno la grandezza dell'uomo. Per il cristiano la rivelazione di Dio in Cristo è una luce sull'uomo stesso. La fede nel messaggio della salvezza costituisce la più profonda delle motivazioni a servire l'uomo. I doni dello Spirito Santo impegnano a servire l'uomo in una solidarietà fraterna.

& Messaggio 1988

 

Comunicazioni sociali e gli anziani

I problemi degli anziani si presentano oggi con dimensioni e caratteristiche notevolmente diverse rispetto ai tempi passati. Nuovo è, innanzitutto, il problema connesso con l'elevato numero degli anziani stessi, incrementato, nei Paesi ad alto livello di vita, dai continui progressi della medicina e delle misure igienico-sanitarie, dalle migliorate condizioni di lavoro e dall'accrescimento generale del benessere. Nuovi sono, poi, alcuni fattori propri della moderna società industriale e post-industriale, ed in primo luogo la struttura della famiglia che, da patriarcale che era nella società contadina, si è ridottai n generale ad un piccolo nucleo. Essa è inoltre spesso isolata e instabile, quando non addirittura disgregata. A ciò hanno contribuito, e contribuiscono diverse componenti, quali l'esodo dalle campagne e la corsa verso gli agglomerati urbani, a cui si sono aggiunte, ai nostri giorni, la ricerca talvolta smodata del benessere, e la corsa verso il consumismo. In tale contesto molte volte gli anziani finiscono per diventare un ingombro. Di qui, alcuni gravi incomodi che troppo spesso pesano sugli anziani: dall'indigenza più cruda, soprattutto nei Paesi ancora privi di ogni previdenza sociale per la vecchiaia, all'inazione forzata dei pensionati, specie se provenienti dall'industria o dal settore terziario; all'amara solitudine di quanti si ritrovano privi di amicizie e di vero affetto familiare. Con l'aumentare degli anni, col declinare delle forze e col sopraggiungere di qualche debilitante malattia, si fanno così sentire, in modo sempre più grave, la fragilità fisica e, soprattutto, il peso della vita. Questi problemi della terza età non possono trovare una soluzione adeguata, se non sono sentiti e vissuti da tutti come realtà appartenenti alla intera umanità, la quale è chiamata ad avvalorare le persone anziane a motivo della dignità di ogni uomo e del significato della vita, che «è un dono, sempre».  In favore degli anziani, gli operatori della comunicazione sociale hanno una missione da compiere quanto mai importante, direi anzi insostituibile. Proprio gli strumenti della comunicazione sociale, infatti, con l'universalità del loro raggio d'azione e l'incisività del loro messaggio, possono con rapidità ed eloquenza richiamare l'attenzione e la riflessione di tutti sugli anziani e sulle loro condizioni di vita. Solo una società consapevole, salutarmente scossa e mobilitata, potrà procedere alla ricerca di indirizzi e soluzioni, che rispondano efficacemente ai nuovi bisogni. Gli operatori della comunicazione sociale possono, poi, contribuire grandemente a demolire alcune unilaterali impressioni della gioventù, ridando all'età matura e alla vecchiaia il senso della propria utilità, ed offrendo alla società modelli di pensiero e gerarchie di valori che rivalutino la persona dell'anziano. Essi, inoltre, hanno la possibilità di ricordare opportunamente alla pubblica opinione che, accanto al problema del «giusto salario», esiste anche il problema della «giusta pensione», che non fa meno parte della «giustizia sociale». Infatti, i moderni schemi culturali, che spesso esaltano unilateralmente la produttività economica, l'efficienza, la bellezza e la forza fisica, il benessere personale, possono indurre a considerare le persone anziane scomode, superflue, inutili e quindi ad emarginarle dalla vita familiare e sociale. Un attento esame in questo settore rivela che parte della responsabilità di tale situazione ricade su alcuni orientamenti dei mass-media: se è vero che gli strumenti della comunicazione sociale sono riflesso della società in cui operano, non è meno vero che essi contribuiscono anche a modellarla, e che non possono quindi esimersi dalle proprie responsabilità in questo campo. Gli operatori sono particolarmente qualificati per diffondere quella visione genuinamente umana, e pertanto anche cristiana, dell'anziano, sopra indicata: l'anzianità come dono di Dio per l'individuo, per la famiglia e per la società. Autori, scrittori, registi, attori, mediante le meravigliose vie dell'arte, possono riuscire a rendere tale visione comprensibile ed attraente. Tutti conosciamo il successo che essi hanno riportato in altre campagne, condotte con abilità e perseveranza. Questi umani e cristiani orientamenti, diffusi dai mass-media, aiuteranno gli anziani a guardare a questo periodo della vita con serenità e realismo; a porre, per quanto possibile, le loro energie intellettuali, morali e fisiche, a beneficio degli altri, affiancando iniziative di carattere umanitario, educativo, sociale e religioso; a riempire i loro lunghi silenzi mediante la cultura e nel colloquio con Dio. I figli si renderanno conto che l'ambiente ideale per gli anziani è quello della famiglia, come coabitazione non tanto fisica, quanto affettiva, che li fa sentire sinceramente accettati, amati e sostenuti. La società civile sarà stimolata ad adottare adeguati sistemi previdenziali e forme di assistenza, che tengano conto non soltanto delle necessità fisiche e materiali, ma anche di quelle psicologiche e spirituali, in modo da integrare permanentemente gli anziani e da consentire loro una vita piena. Persone generose percepiranno la chiamata a dare tempo ed energie al servizio di questa causa, avendo scorto nel fratello bisognoso Cristo stesso. Oltre a questa benefica azione di animazione, gli operatori della comunicazione sociale, consapevoli del fatto che gli anziani costituiscono proporzioni numerose e stabili del loro pubblico, specialmente di radio-telespettatori e di lettori, cureranno che vi siano anche programmi e pubblicazioni particolarmente adatti per loro, così da offrire loro non solo uno svago distensivo e ricreativo, ma anche un aiuto per quella formazione permanente, che è richiesta a qualunque età. Particolare gratitudine tali operatori otterranno poi soprattutto da parte degli impediti ed ammalati, consentendo loro di partecipare col Popolo di Dio alle azioni liturgiche e agli avvenimenti della Chiesa. In tali trasmissioni occorrerà naturalmente tener conto delle esigenze e sensibilità speciali dell'anziano, evitando novità sconcertanti e rispettando il senso del sacro, che l'anziano possiede in alto grado e che nella Chiesa costituisce un bene da conservare.

 & Messaggio 1982

 

Comunicazioni sociali e diffusione del Vangelo

Cristo ha comandato agli apostoli e ai loro successori di ammaestrare "tutti i popoli" di essere "luce del mondo" di proclamare il Vangelo senza confini di tempo e di luogo. Come Cristo stesso, nella sua vita terrena, ci ha dato la dimostrazione di essere il perfetto "Comunicatore", e come gli apostoli hanno usato le tecniche di comunicazione che avevano a disposizione, così anche oggi l'azione pastorale richiede che si sappiano utilizzare le possibilità e gli strumenti più recenti. Non sarà quindi obbediente al comando di Cristo chi non sfrutta convenientemente le possibilità offerte da questi strumenti per estendere al maggior numero di uomini il raggio di diffusione del Vangelo. Perciò il Concilio Vaticano II esorta i cattolici ad usare "gli strumenti della comunicazione sociale, senza indugio e con ogni impegno, nelle varie forme di apostolato" .

Questa attività è quanto mai necessaria di fronte all'abbondanza di comunicazioni sociali, da cui l'uomo d'oggi è circondato e quasi sommerso, con un influsso continuo sopra i suoi orientamenti di pensiero e di costume, in campo religioso e in ogni altro settore. Le recenti invenzioni offrono all'uomo nuove modalità di incontro con la verità evangelica, permettendo ai cristiani, viventi in regioni lontanissime fra di loro, di partecipare ai medesimi solenni riti religiosi per cui tutta la comunità cristiana si sente unita e per mezzo dei quali tutti vengono invitati a partecipare alla vita intima della Chiesa. Ci pare superfluo ricordare che queste iniziative devono essere studiate e impostate secondo lo stile del mezzo di comunicazione prescelto. Altro infatti è il linguaggio dei mezzi di comunicazione e altro quello dei pulpiti! E non venga ignorata l'esigenza impreteribile che le comunicazioni di carattere religioso siano alla pari, per dignità e tecnica di presentazione, con le comunicazioni di ogni altro genere.     

& CP 126-128

 

Comunicazioni sociali e dottrina cristiana

Le comunicazioni sociali sono inoltre di grandissima utilità per diffondere la dottrina cristiana. Si può infatti ottenere la collaborazione di specialisti di scienze religiose e di esperti in tutti i problemi che vengono trattati, e questo con tutte le risorse tecniche che permettono una presentazione attraente e aggiornata. I mezzi di comunicazione, per la loro stessa struttura, possono servire al rinnovamento di tutta l'impostazione catechistica e a potenziarne le iniziative. Poiché infine gli stessi strumenti sono le normali vie per la diffusione di notizie che rivelano i sentimenti e la mentalità degli uomini moderni, essi costituiscono un'ottima occasione per aiutare il cristiano a discutere sugli avvenimenti e i problemi di ogni giorno, e a riflettere sui principi fondamentali della fede e alla sua applicazione nelle varie circostanze della vita. L'uomo oggi, per l'abitudine fatta alla ricchezza d'espressione e alla forza persuasiva dei mezzi di comunicazione sociale, tende a raffinare il suo gusto, per cui non sopporta più prestazioni scadenti negli spettacoli e tanto meno nelle manifestazioni religiose, come riti liturgici, predicazione, catechesi. Pertanto, al fine di rendere veramente interessante ed efficace l'esposizione dei principi della fede e la tradizionale catechesi, occorre servirsi, per quanto è possibile, dei mezzi tecnici adattandosi al linguaggio e allo stile della moderna comunicazione sociale.

& CP129-131

 

Comunicazioni sociali e formazione dei cristiani incaricati

L'educazione e la formazione alla comunicazione devono far parte integrante della formazione degli operatori pastorali e dei sacerdoti. Numerosi elementi ed aspetti specifici sono da tener presenti per questa educazione e per questa formazione. Nel mondo di oggi, così fortemente influenzato dai media, è necessario, per esempio, che gli operatori pastorali abbiano almeno una buona visione di insieme dell'impatto che le nuove tecnologie dell'informazione e dei media esercitano sugli individui e sulle società. Devono inoltre essere pronti a dispensare il loro ministero sia a coloro che sono "ricchi di informazione" sia a coloro che sono "poveri di informazione". E necessario che sappiano come invitare al dialogo, evitando uno stile di comunicazione che faccia pensare al dominio, alla manipolazione o al profitto personale. Coloro che saranno impegnati attivamente nel lavoro dei media per la Chiesa debbono acquisire sia competenza professionale in materia sia una formazione dottrinale e spirituale.

 &AeN18

 

Comunicazioni sociali e formazione cristiana della pubblica opinione.

La «pubblica opinione» consiste nel modo comune e collettivo di pensare e di sentire d'un gruppo sociale più o meno vasto in determinate circostanze di luogo e di tempo. Essa indica quello che la gente comunemente pensa su un argomento, un fatto, un problema d'un certo rilievo. La pubblica opinione si forma per il fatto che un gran numero di persone fa proprio, ritenendolo vero e giusto, quanto alcune persone o alcuni gruppi che godono d'una particolare autorità culturale, scientifica o morale pensano e dicono. Ciò mostra la grave responsabilità di coloro che per la loro cultura e il loro prestigio formano l'opinione pubblica o influiscono in qualche misura sulla sua formazione. Le persone, infatti, hanno diritto a pensare e a sentire in conformità con ciò che è vero e giusto, perché dal modo di pensare e di sentire dipende l'agire morale. Questo sarà retto se il modo di pensare sarà conforme alla verità. Si deve rilevare, a questo proposito, che l'opinione pubblica ha un grande influsso sul modo di pensare, di sentire e di agire di quanti - o per la giovane età o per mancanza di cultura - sono incapaci di un giudizio critico. Così sono molti coloro che pensano e agiscono secondo l'opinione comune, senza che siano in grado di sottrarsi alla sua pressione. Si deve anche rilevare che l'opinione pubblica influisce fortemente sulla formazione delle leggi. Si va, infatti, diffondendo una mentalità materialistica ed edonistica, secondo la quale la vita è degna di essere vissuta solo quando è sana, giovane e bella. E' necessario che sulla famiglia si formi una pubblica opinione retta che aiuti a superare alcuni modi di pensare e di sentire non conformi al disegno di Dio, che l'ha stabilita indissolubile e feconda. Purtroppo, va diffondendosi un'opinione pubblica favorevole alle unioni libere, al divorzio e alla drastica riduzione della natalità con qualsiasi mezzo; essa va rettificata perché nociva al vero bene dell'umanità, la quale sarà tanto più felice quanto più la famiglia sarà sana e unita. Bisogna poi creare un'opinione pubblica sempre più forte in favore della pace e di ciò che la costruisce e la mantiene, come il reciproco apprezzamento e la mutua concordia tra i popoli; il rifiuto di ogni forma di discriminazione razziale e di nazionalismo esasperato; il riconoscimento dei diritti e delle giuste aspirazioni dei popoli, il disarmo, prima degli spiriti e poi degli strumenti di distruzione; lo sforzo di risolvere pacificamente i conflitti. Infine, è necessaria la formazione d'una forte opinione pubblica a favore della soluzione degli angosciosi problemi della giustizia sociale, della fame e del sottosviluppo. Occorre, cioè, che questi problemi siano oggi meglio conosciuti nella loro tremenda realtà e gravità, che si crei una forte e vasta opinione pubblica a loro favore, perché solo sotto la vigorosa pressione di questa i responsabili politici ed economici dei Paesi ricchi saranno indotti ad aiutare i Paesi in via di sviluppo. Particolarmente urgente è la formazione d'una sana opinione pubblica in campo morale e religioso. Al fine di porre un argine alla diffusione di una mentalità favorevole al permissivismo morale e all'indifferenza religiosa, occorre formare un'opinione pubblica che rispetti ed apprezzi i valori morali e religiosi, in quanto essi rendono l'uomo pienamente «umano» e danno pienezza di senso alla vita. Il pericolo del nichilismo, cioè della perdita dei valori più propriamente umani morali e religiosi, incombe come grave minaccia sull'umanità di oggi. Una corretta opinione pubblica deve essere formata poi circa la natura, la missione e l'opera della Chiesa, da molti vista oggi come una struttura semplicemente umana e non, qual'essa realmente è, come realtà misteriosa che incarna nella storia l'amore di Dio e porta agli uomini la parola e la grazia di Cristo. Nel mondo attuale gli strumenti della comunicazione sociale nella loro molteplice varietà - stampa, cinema, radio, televisione - sono i principali fattori della pubblica opinione. E' grande, perciò, la responsabilità morale di tutti coloro che si servono di tali strumenti o ne sono gli ispiratori. Essi devono essere posti al servizio dell'uomo, e quindi della verità e del bene, che dell'uomo sono i valori più importanti e necessari. Dal messaggio cristiano, che è diretto al bene e alla salvezza dell'uomo, essi possono trarre ispirazione per aiutare i loro fratelli a formarsi opinioni corrette e giuste, perché conformi al piano di amore e di salvezza per l'uomo che Dio ha rivelato e attuato in Gesù Cristo. Infatti, la fede cristiana e l'insegnamento della Chiesa, proprio perché fondati in Cristo, via, verità e vita, sono luce e forza per gli uomini nel loro cammino storico.

& Messaggio 1986

 

 

 

Comunicazioni sociali e gioventù cristiana

Gli strumenti della comunicazione sociale, «capaci di estendere quasi all'infinito il campo di ascolto della parola di Dio» (Evangelii Nuntiandi, 45), possono in effetti offrire ai giovani un notevole contributo per realizzare, mediante una scelta libera e responsabile, la loro personale vocazione di uomini e di cristiani, preparandosi così ad essere i costruttori e i protagonisti della società di domani. La Chiesa - con il Concilio Vaticano II e poi con il successivo magistero - ha chiaramente riconosciuto la grande rilevanza dei mass-media nello sviluppo della persona umana: sul piano dell'informazione, della formazione, della maturazione culturale, oltre che del divertimento e dell'impiego del tempo libero. Essa ha però anche precisato che essi sono strumenti al servizio dell'uomo e del bene comune, mezzi, e non fini. Ciò vale, a maggior ragione, quando ci si rivolge ai giovani, a coloro che si stanno aprendo alle esperienze della vita. Soprattutto in questo caso l'informazione non può restare indifferente a valori che toccano in profondità l'esistenza umana, quali il primato della vita fin dal momento del suo concepimento, la dimensione morale e spirituale, la pace, la giustizia. L'informazione non può essere neutra di fronte a problemi e situazioni che, a livello nazionale e internazionale, sconvolgono il tessuto connettivo della società… Veicoli di formazione e di cultura, i mass-media devono contribuire al rinnovamento della società e, in particolare, allo sviluppo umano e morale dei giovani, facendo prendere loro coscienza degli impegni storici che li attendono alla vigilia del terzo millennio. A tal fine i mass-media devono aprire alla gioventù nuovi orizzonti, educandola al dovere, all'onestà, al rispetto dei propri simili, al senso della giustizia, dell'amicizia, dello studio, del lavoro. Queste considerazioni mettono in chiara evidenza l'immenso potenziale di bene che gli strumenti della comunicazione sociale possono far sprigionare. Ma, allo stesso tempo, lasciano anche intuire le gravi minacce che i mass-media - se piegati alla logica di poteri o di interessi, se usati con obiettivi distorti, contro la verità, contro la dignità della persona umana, contro la sua libertà - possono portare alla società, e, in primo luogo, ai membri di essa più fragili e indifesi. Il giornale, il libro, il disco, il film, la radio, soprattutto il televisore, e adesso il videoregistratore, fino al sempre più sofisticato computer, rappresentano ormai una fonte importante, se non l'unica, attraverso la quale il giovane entra in contatto con la realtà esterna e vive la propria quotidianità. Alla fonte dei mass-media, peraltro, il giovane attinge sempre più abbondantemente, sia perché s'è ampliato il tempo libero, sia perché i ritmi convulsi della vita moderna hanno accentuato la tendenza allo svago come pura evasione. Inoltre per l'assenza di entrambi i genitori, quando la madre sia anch'essa obbligata a un lavoro extra domestico, s'è allentato il tradizionale controllo educativo sull'uso che vien fatto di tali mezzi. I giovani, così, sono i primi e più immediati recettori dei mass-media, ma sono anche i più esposti alla molteplicità di informazioni e di immagini che, attraverso questi, arrivano direttamente in casa. Non è, d'altra parte, possibile ignorare la pericolosità di certi messaggi, trasmessi perfino nelle ore di maggior ascolto del pubblico giovanile, contrabbandati da una pubblicità sempre più scoperta e aggressiva o proposti da spettacoli, dove sembra che la vita dell'uomo sia regolata soltanto dalle leggi del sesso e della violenza. Si parla di «videodipendenza», un termine entrato ormai nell'uso comune, per indicare il sempre più vasto influsso che gli strumenti della comunicazione sociale, con la loro carica di suggestione e di modernità, hanno sui giovani. Bisogna esaminare a fondo questo fenomeno, verificarne le reali conseguenze su recettori che non abbiano ancora maturato una sufficiente coscienza critica. Non è, infatti, questione soltanto di un condizionamento del tempo libero, cioè di una restrizione degli spazi da riservare quotidianamente ad altre attività intellettuali e ricreative, ma anche di un condizionamento della stessa psicologia, della cultura, dei comportamenti della gioventù. All'educazione trasmessa dai formatori tradizionali, e in particolare dai genitori, tende infatti a sostituirsi un'educazione unidirezionale, che salta il fondamentale rapporto dialogico, interpersonale. A una cultura impostata sui valori contenuti, sulla qualità delle informazioni, subentra così una cultura del provvisorio che porta a rifiutare gli impegni a lungo termine, con una cultura massificante che induce a rifuggire da scelte personali ispirate a libertà. A una formazione orientata a far crescere il senso di responsabilità individuale e collettiva, si contrappone un atteggiamento di passiva accettazione delle mode e dei bisogni imposti da un materialismo che, incentivando i consumi, svuota le coscienze. L'immaginazione, che è propria dell'età giovanile, espressione della sua creatività e dei suoi slanci generosi, si inaridisce nell'assuefazione all'immagine, cioè in un'abitudine che diventa indolenza e spegne stimoli e desideri, impegni e progettualità.

 & Messaggio 1985

 

Comunicazioni sociali e impegno dei cattolici

Il Popolo di Dio intende dare un efficace contributo alla comunicazione sociale con i moderni strumenti; perché questi siano veramente a servizio dell'umanità, non c'è dubbio che il loro apporto più costruttivo lo si debba collocare nella trasmissione dei valori dello spirito. La Chiesa, con questo suo spirituale servizio, spera innanzitutto che le leggi fondamentali della comunicazione siano più chiaramente scrutate e più attentamente rispettate, e nello stesso tempo che la dignità della persona, sia del comunicatore che del recettore, venga riconosciuta in tutte le sue dimensioni e trattata con ogni riguardo, perché la comunicazione, per la quale gli uomini divengono prossimi fra di loro, si trasformi davvero in comunione. Perciò i cattolici impegnati nel settore delle comunicazioni, quando danno le loro prestazioni con provata competenza, compiono non soltanto un nobile dovere professionale, ma partecipano anche alla missione dei cristiani nei riguardi del mondo. Oltre a questa fondamentale testimonianza, che offrono come tecnici e collaboratori in ambienti di lavoro e in organizzazioni aconfessionali, essi cercheranno di far conoscere il punto di vista cattolico in tutti i problemi che richiedono particolare attenzione da parte della società. Così potranno anch'essi dare un valido aiuto a quanti curano e trasmettono le notizie, perché non trascurino gli avvenimenti religiosi, che interessano il loro pubblico, e diano un congruo risalto all'aspetto religioso degli avvenimenti trasmessi. E' chiaro che la presenza di questi cattolici non deve essere rivolta ad esercitare una pressione ideologica, ma vuole rendere un autentico servizio, che per le sue intrinseche qualità positive sia gradito dai colleghi di professione.

& CP 102-103

 

Comunicazioni sociali e la pace

In che modo la comunicazione sociale potrà promuovere la pace? Anzitutto mediante la realizzazione, sul piano istituzionale, di un ordine della comunicazione che garantisca un uso retto, giusto e costruttivo dell'informazione, rimuovendo sopraffazioni, abusi e discriminazioni fondate sul potere politico, economico e ideologico. Non si tratta qui in primo luogo di pensare a nuove applicazioni tecnologiche, quanto piuttosto di ripensare i principi fondamentali e le finalità che devono presiedere alla comunicazione sociale, in un mondo che è divenuto come una sola famiglia e dove il legittimo pluralismo deve essere assicurato su una base comune di consenso intorno ai valori essenziali della convivenza umana. A questo fine si esige una sapiente maturazione della coscienza tanto per gli operatori della comunicazione quanto per i recettori e si rendono necessarie scelte oculate, giuste e coraggiose da parte dei pubblici poteri, della società e delle istituzioni internazionali. Un retto ordine della comunicazione sociale e un'equa partecipazione ai suoi benefici, nel pieno rispetto dei diritti di tutti, creano un ambiente e condizioni favorevoli per un dialogo mutuamente arricchente tra i cittadini, i popoli e le diverse culture, mentre le ingiustizie ed i disordini in questo settore favoriscono situazioni conflittuali. Così, l'informazione a senso unico, impostata arbitrariamente dall'alto o dalle leggi del mercato e della pubblicità; la concentrazione monopolistica; le manipolazioni di qualsiasi genere non sono solo attentati al retto ordine della comunicazione sociale, ma finiscono anche per ledere i diritti all'informazione responsabile e mettere in pericolo la pace. La comunicazione, in secondo luogo, promuove la pace quando nei suoi contenuti educa costruttivamente allo spirito di pace. L'informazione, a ben riflettere, non è mai neutra, ma risponde sempre, almeno implicitamente e nelle intenzioni, a scelte di fondo. Un intimo nesso lega comunicazione ed educazione ai valori. Abili sottolineature o forzature, come pure dosati silenzi rivestono, nella comunicazione, un profondo significato. Pertanto, le forme e i modi con cui sono presentati situazioni e problemi quali lo sviluppo, i diritti umani, le relazioni tra i popoli, i conflitti ideologici, sociali e politici, le rivendicazioni nazionali, la corsa agli armamenti, per fare solo alcuni esempi, influiscono direttamente o indirettamente nel formare l'opinione pubblica e creare mentalità orientate nel senso della pace o aperte invece verso soluzioni di forza. La comunicazione sociale, se vuole essere strumento di pace, dovrà superare le considerazioni unilaterali e parziali, rimuovendo pregiudizi, creando invece uno spirito di comprensione e di reciproca solidarietà. L'accettazione leale della logica della pacifica convivenza nella diversità esige la costante applicazione del metodo del dialogo, il quale, mentre riconosce il diritto all'esistenza e all'espressione di tutte le parti, afferma il dovere che esse hanno di integrarsi con tutte le altre, per conseguire quel bene superiore, che è la pace, a cui oggi si contrappone, come drammatica alternativa, la minaccia della distruzione atomica della civiltà umana. Come conseguenza, si rende oggi tanto più necessario ed urgente proporre i valori di un umanesimo plenario, fondato sul riconoscimento della vera dignità e dei diritti dell'uomo, aperto alla solidarietà culturale, sociale ed economica tra persone, gruppi e nazioni, nella consapevolezza che una medesima vocazione accomuna tutta l'umanità. La comunicazione sociale, infine, promuove la pace se i professionisti dell'informazione sono operatori di pace. La peculiare responsabilità e gli insostituibili compiti che i comunicatori hanno in ordine alla pace si deducono dalla considerazione sulla capacità ed il potere che essi detengono di influenzare, talora in modo decisivo, l'opinione pubblica e gli stessi governanti. Agli operatori della comunicazione dovranno certamente essere assicurati, per l'esercizio delle loro importanti funzioni, diritti fondamentali, quali l'accesso alle fonti di informazione e la facoltà di presentare i fatti in modo obiettivo. Ma, d'altro canto, è anche necessario che gli operatori della comunicazione trascendano le richieste di un'etica concepita in chiave meramente individualistica e soprattutto non si lascino asservire ai gruppi di potere, palesi e occulti. Essi devono invece tener presente che, al di là e al di sopra delle responsabilità contrattuali nei confronti degli organi di informazione e delle responsabilità legali, hanno anche precisi doveri verso la verità, verso il pubblico e verso il bene comune della società. Se nell'esercizio del loro compito, che è una vera missione, i comunicatori sociali sapranno promuovere l'informazione serena e imparziale, favorire le intese e il dialogo, rafforzare la comprensione e la solidarietà, essi avranno dato un magnifico contributo alla causa della pace.                                   & Messaggio 1983

 

Comunicazioni sociali e pastorale degli operatori

Il lavoro nei mezzi di comunicazione implica pressioni psicologiche e dilemmi etici particolari. Se si considera l'importanza del ruolo giocato dai media nella formazione della cultura contemporanea e nell'organizzazione della vita di innumerevoli individui e società, appare essenziale che coloro che sono impegnati professionalmente nei media profani e nelle industrie della comunicazione considerino le loro responsabilità con una forte carica ideale e il proposito di servire l'umanità. Ciò comporta per la Chiesa una responsabilità corrispondente che la impegna ad elaborare e a proporre programmi pastorali che rispondano con precisione alle condizioni particolari di lavoro e alle sfide etiche di fronte alle quali sono messi i professionisti della comunicazione; programmi pastorali in grado di garantire una formazione permanente capace di aiutare questi uomini e donne - molti dei quali sono sinceramente desiderosi di sapere e di praticare ciò che è giusto in campo etico e morale - ad essere sempre più compenetrati da criteri morali tanto nella loro vita professionale che in quella privata.

 &AeN19

Comunicazioni sociali e piano pastorale

Le diocesi e le Conferenze o le Assemblee episcopali veglino affinché il problema dei media sia affrontato in ogni piano pastorale. Spetta a loro, inoltre, redigere piani pastorali particolari riguardanti le comunicazioni sociali, oppure rivedere e aggiornare i piani già esistenti in modo da garantire un processo di riesame e di aggiornamento periodici. Per far questo i vescovi ricerchino la collaborazione di professionisti che lavorano nei media secolari o negli organismi della Chiesa legati al campo della comunicazione, e specialmente delle organizzazioni nazionali e internazionali del cinema, della radio, della televisione e della stampa. Ci sono Conferenze episcopali che hanno già ricevuto profitto da piani pastorali adeguati nel delineare concretamente i bisogni esistenti e gli obiettivi da raggiungere, e nell'incoraggiare il coordinamento degli sforzi. I risultati dello studio, così come le valutazioni e le consultazioni che hanno permesso la redazione di questi documenti, potrebbero e dovrebbero circolare a tutti i livelli della Chiesa, perché in grado di fornire dati utili per la pastorale. E possibile anche adattare piani realistici e pratici ai bisogni delle Chiese locali. Dovrebbero essere fatti permanentemente oggetto di revisione e adeguamenti in rapporto all'evoluzione delle esigenze. In appendice a questo documento suggeriamo elementi per un piano pastorale e argomenti che potrebbero essere oggetto di lettere pastorali o dichiarazioni episcopali, sia a livello nazionale che diocesano. Sono elementi tratti da proposte di Conferenze episcopali e di professionisti dei media.

 &AeN21

Comunicazioni sociali e progresso umano

Le comunicazioni sociali sono strumenti validissimi per il progresso umano, e che bisogna con coraggio superare le difficoltà che esse comportano. Proprio queste difficoltà devono indurre tanto i comunicatori che i recettori ad affrontare la soluzione di molti problemi. Come si potrà ottenere che le notizie, numerose e in continuo aggiornamento, diffuse a grandissima velocità, spesso in clima di eccitazione, possano essere vagliate e redatte accuratamente? Si sa che i mezzi di comunicazione sociale si rivolgono per loro natura ad un grosso pubblico indiscriminato e che, per non correre il rischio di danneggiare gli interessi di molti recettori, si attestano spesso su posizioni di disimpegno: in questi casi, come si potrà, dove esiste nella vita sociale una impostazione pluralistica, sceverare facilmente quello che è vero o falso, onesto o disonesto? Come si potrà evitare, in regime di libera concorrenza, che la ricerca del favore del pubblico costringa o spinga i mezzi di comunicazione ad accendere e provocare le tendenze meno nobili della natura umana? Come si potrà impedire che un monopolio dominato da pochi finisca per far ammutolire un autentico colloquio nella società? Quali accorgimenti si dovranno seguire perché nelle comunicazioni trasmesse con queste tecniche, soprattutto televisive, non vengano lesi i rapporti umani? Poiché essi spesso invitano l'uomo ad evadere dalla realtà, quasi come in un sogno, come si può evitare questa alienazione dall'impegno quotidiano della vita? Come si potrà impedire che s'ingeneri nell'individuo indolenza e pigrizia mentale? Quale rimedio infine escogitare perché il continuo, abnorme richiamo al sentimento non ostacoli l'attività della ragione?                                 

& CP 21

Comunicazioni sociali e religione

Nella sua azione pastorale, la Chiesa si interroga naturalmente sull'atteggiamento dei mass media nei confronti della «religione». Infatti, nello stesso periodo in cui si sviluppavano gli strumenti e le tecniche di comunicazione, il mondo industriale che ha dato loro uno slancio così grande, manifestava un «secolarismo» che sembrava comportare la scomparsa del senso religioso dell'«uomo moderno». Malgrado ciò, allo stato attuale si constata che l'informazione religiosa tende ad avere più spazio nei mezzi di comunicazione, a causa dell'interesse maggiore prestato alla dimensione religiosa delle realtà umane. Per analizzare questo fenomeno bisognerebbe interrogare i lettori dei giornali, i telespettatori e gli ascoltatori delle stazioni radio, poiché non si tratta di una presenza imposta dai mass media, ma di una richiesta specifica da parte del pubblico alla quale i responsabili della comunicazione di massa rispondono dando più spazio all'informazione ed al commento di tematiche religiose. Nel mondo intero, vi sono milioni di persone che ricorrono alla religione per conoscere il senso della loro vita, milioni di persone per le quali la relazione religiosa con Dio, creatore e Padre, è la realtà più felice dell'esistenza umana. Lo sanno bene i professionisti della comunicazione, i quali prendono atto di questo fatto e ne analizzano le implicazioni. E anche se questa dialettica tra operatori dell'informazione e pubblico della comunicazione sociale è segnata talvolta dall'incompiutezza e dalla parzialità, c'è un fatto positivo: la religione oggi è presente nella corrente di informazione dei mass media. Pio XII aveva già invitato a vedere nei mass media non una minaccia, ma un «dono» (cfr. «Miranda Prorsus»). Il Concilio Vaticano II a sua volta confermava solennemente questo atteggiamento positivo (cfr. «Inter Mirifica»). La commissione pontificia che nasceva allora, e che trova oggi, come consiglio pontificio, la sua dimensione completa, si è impegnata con perseveranza a promuovere nella Chiesa un atteggiamento di partecipazione e di creatività in questo settore, o meglio, in questo nuovo stile di vita e di condivisione dell'umanità. La questione posta oggi alla Chiesa non è più quella di sapere se l'uomo della strada può ancora recepire un messaggio religioso ma quella di trovare i linguaggi di comunicazione migliori per ottenere il maggior impatto possibile del messaggio evangelico. «Non temete... Quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti» (Mt 10,26-27). L'Evangelista lo riassume così: «Dichiararsi per Cristo davanti agli uomini» (cfr. Mt 10,32). Ecco dunque l'audacia nello stesso tempo umile e serena che ispira la presenza cristiana in seno al dialogo pubblico dei mass media! Lo dice san Paolo: «Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo; è per me un dovere» (1Cor 9,16). La stessa fedeltà si esprime lungo tutta la Scrittura: «Nella grande assemblea ho annunziato la salvezza, (Sal 40[39],10) e «ogni uomo è preso da timore, racconta quel che Dio ha fatto e comprende le sue opere» (Sal 64[63],10).

 & Messaggio 1989

 

Comunicazioni sociali e responsabile libertà dell'uomo

L'uomo è creato libero, ma tale deve crescere e formarsi con uno sforzo di superamento di sé, coadiuvato dalla grazia soprannaturale. La libertà è conquista. L'uomo deve liberarsi da tutto ciò che può fuorviarlo in questa conquista. Ora, i «mass media» vengono a collocarsi come fattori dotati di particolare «carica positiva» sullo sfondo di questo «sforzo» per la realizzazione della libertà responsabile: è una constatazione, che è stata presente costantemente all'attenzione della Chiesa. Questa possibilità, occorrendo, può anche essere dimostrata. Ma, qui, occorre soprattutto domandarci: dalla pura possibilità alla sua realizzazione c'è veramente un «passaggio positivo». Rispondono, di fatto, i «mass media» alle aspettative in essi riposte, come fattori che favoriscono la realizzazione dell'uomo nella sua «libertà responsabile»? Come questi mezzi si esprimono o sono adoperati per la realizzazione dell'uomo nella sua libertà e come la promuovono? Essi, di fatto, si presentano come realtà dalla «forza espressiva», e spesso, sotto certi aspetti, come «imposizione», non potendo l'uomo d'oggi creare intorno a sé il vuoto né trincerarsi nell'isolamento, perché questo equivarrebbe a privarsi di contatti da cui non può prescindere. Spesso i «mass media» sono espressione di potere che diventa «oppressione», specialmente là dove non viene ammesso il pluralismo. Ciò può avvenire non soltanto dove la libertà è di fatto inesistente, per ragioni di dittatura di qualsiasi segno, ma anche dove, pur conservandosi in qualche modo questa libertà, vengono esercitati in continuazione enormi interessi e manifeste od occulte «pressioni». Questo si riferisce particolarmente alla violazione dei diritti di libertà religiosa, ma vale anche per altre situazioni oppressive che, praticamente, si basano, per vari motivi, sulla strumentalizzazione dell'uomo. La «libertà responsabile» degli operatori della comunicazione sociale, che deve presiedere a determinate scelte, non può non tener conto dei fruitori di queste scelte anch'essi «liberi e responsabili»! Richiamare gli operatori dei «mass media» all'impegno che impongono l'amore, la giustizia e la verità, insieme alla libertà, è un dovere del mio «servizio pastorale». Non deve mai essere manipolata la verità, trascurata la giustizia, dimenticato l'amore, se si vuole corrispondere a quelle norme deontologiche che, dimenticate o disattese, producono partigianeria, scandalismo, sottomissione ai potenti o accondiscendimento alla ragion di Stato! Non sarà la Chiesa a suggerire edulcoramenti o nascondimenti della verità, anche se fosse dura: la Chiesa, proprio perché «esperta in umanità», un indulge ad un ingenuo ottimismo, ma predica la speranza e non si compiace dello scandalismo. Però, proprio perché rispetta la verità non può fare a meno di rilevare che certi modi di gestire i «mass media» sono pretestuosi nei confronti della verità e deleteri nei confronti della speranza! Ancora: si nota nei «mass media» una carica aggressiva nell'informazione e nelle immagini: dallo spettacolo ai «messaggi» politici, dalle prefabbricate «scoperte culturali» guidate che sono vero e proprio «indottrinamento» - agli stessi «messaggi pubblicitari». E' difficile nel nostro mondo ipotizzare operatori di «mass media» sradicati da proprie matrici culturali; ciò però non deve fare imporre a terzi l'ideologia personale. L'operatore deve svolgere un servizio il più possibile oggettivo e non trasformarsi in «persuasore occulto» per interesse di parte, per conformismo, per guadagno. Non si può omettere di parlare dell'effetto e dell'influenza che tutto ciò esercita in modo particolare sulla fantasia dei più giovani e dei bambini, grandi fruitori dei «mass media», sprovveduti e aperti ai messaggi e alle sensazioni. C'è una maturazione che deve essere aiutata senza traumatizzare artificiosamente un soggetto ancora in formazione. La Chiesa, in questo come negli altri campi, chiede responsabilità, non solo agli operatori dei mezzi di comunicazione sociale, ma a tutti e, in modo speciale, alle famiglie.

Messaggio 1981

 

Comunicazioni sociali e responsabilità dei Vescovi

Riconoscendo il valore ed anche l'urgenza delle esigenze suscitate dall'attività mediatica, i vescovi e le persone cui spetta di decidere circa la distribuzione delle risorse della Chiesa, che sono limitate sul piano umano come su quello materiale, dovrebbero adoperarsi per accordare una giusta priorità a questo settore, tenendo conto delle situazioni particolari della loro nazione, della loro regione e della loro diocesi. E' possibile che questa esigenza si faccia sentire in modo più acuto adesso più che in passato proprio perché, almeno in parte, il grande "Areopago" contemporaneo dei media è stato finora più o meno trascurato dalla Chiesa. Come fa notare il Santo Padre: "Si privilegiano generalmente altri strumenti per l'annunzio evangelico e per la formazione, mentre i mass-media sono lasciati all'iniziativa dei singoli o di piccoli gruppi che entrano nella programmazione pastorale in linea secondaria". Questa situazione richiede delle correzioni.

 &AeN20

 

Comunicazioni sociali e ricerca della verità

Tutti gli uomini di buona volontà devono sentire l'urgenza di unire i loro sforzi perché le comunicazioni sociali diano un valido apporto alla ricerca fruttuosa della verità e al continuo progresso umano. Nel realizzare questo programma il cristiano riceve una forza particolare dalla sua fede, pensando che il messaggio evangelico, diffuso per loro tramite, tende al grande ideale di ristabilire la fraternità degli uomini sotto la paternità di Dio. L'intesa e la cooperazione efficace fra gli uomini derivano in ultima analisi dalla loro libera volontà, che fa le sue scelte sotto la spinta di fattori psicologici, sociologici e tecnici. Perciò l'importanza e il significato ultimo degli strumenti della comunicazione dipendono dall'uso che ne fa la libertà umana.

 &CP 13

 

Comunicazioni sociali e teologia

La trattazione teorica e pratica della comunicazione sociale dovrà trovare posto nell'ambito delle discipline teologiche, particolarmente della morale e della pastorale e, almeno per gli elementi essenziali, anche nei testi catechistici. Tanto meglio questo potrà realizzarsi quanto maggiore sarà l'impegno degli stessi teologi per una ricerca più approfondita circa i principi esposti nella prima parte di questa Istruzione.

& CP 108

 

Comunicazioni sociali, fede e cultura

La cultura è un modo specifico dell'esistere e dell'essere dell'uomo. Essa crea tra le persone dentro ciascuna comunità un insieme di legami, determinando il carattere interumano e sociale dell'esistenza umana. Soggetto e artefice della cultura è l'uomo, il quale si esprime in essa e vi trova il suo equilibrio. La fede è l'incontro tra Dio e l'uomo: a Dio che nella storia rivela e realizza il suo piano di salvezza, l'uomo risponde mediante la fede, accogliendo e facendo suo questo disegno, orientando la propria vita a questo messaggio (cfr. Rm 10,9; 2Cor 4,13): la fede è un dono di Dio a cui deve corrispondere la decisione dell'uomo. Ma se la cultura è la via specificamente umana per accedere sempre maggiormente all'essere e se, d'altra parte, nella fede l'uomo si apre alla conoscenza dell'Essere supremo, a immagine e somiglianza del quale è stato creato (cfr. Gen 1,26) non è chi non veda quale profondo rapporto vi sia tra l'una e l'altra esperienza umana. La cultura è una dimensione relazionale e sociale dell'esistenza umana; illuminata dalla fede, essa esprime anche la piena comunicazione dell'uomo con Dio in Cristo e, al contatto con le verità rivelate da Dio, trova più facilmente il fondamento delle verità umane che promuovono il bene comune. Fede e cultura, pertanto, sono chiamate a incontrarsi e a interagire proprio sul terreno della comunicazione: l'effettiva realizzazione dell'incontro e dell'interazione, nonché la loro intensità ed efficacia, dipendono in larga misura dall'idoneità degli strumenti attraverso i quali ha luogo la comunicazione. La stampa, il cinema, il teatro, la radio, la televisione, con l'evoluzione che ciascuno di questi mezzi ha subìto nel corso della storia, si sono rivelati non sempre adeguati all'incontro tra fede e cultura. La cultura del nostro tempo, in particolare, sembra dominata e plasmata dai più nuovi e potenti fra i mezzi di comunicazione - la radio e, soprattutto, la televisione - tanto che, a volte, essi sembrano imporsi come fini e non come semplici mezzi, anche per le caratteristiche di organizzazione e di struttura che essi richiedono. Questo aspetto dei moderni mass-media, tuttavia, non deve far dimenticare che si tratta, pur sempre, di mezzi di comunicazione, e che questa, per sua natura, è sempre comunicazione di qualche cosa: il contenuto della comunicazione, pertanto, è sempre determinante e tale, anzi, da qualificare la comunicazione stessa. I mass-media sia che si occupino dell'attualità informativa, sia che affrontino argomenti propriamente culturali, o siano usati a fini di espressione artistica e di divertimento, rimandano sempre a una determinata concezione dell'uomo; ed è appunto in base alla giustezza e alla completezza di tale concezione che vanno giudicati. Un esame realistico conduce, purtroppo, a riconoscere che nel nostro tempo le immense potenzialità dei mass-media sono usate molto spesso contro l'uomo, e che la cultura dominante disattende l'incontro con la fede, sia nei Paesi in cui è consentita la libera circolazione delle idee, sia laddove la libertà di espressione viene confusa con l'irresponsabile licenza. E' compito di tutti risanare la comunicazione sociale e ricondurla ai suoi nobili scopi: i comunicatori si attengano alle regole di una corretta etica professionale; i critici svolgano la loro utile azione chiarificatrice, favorendo il formarsi della coscienza critica dei recettori; i recettori stessi sappiano scegliere con prudente oculatezza libri, giornali, spettacoli cinematografici e teatrali, programmi televisivi, per trarne occasione di crescita e non di corruzione; inoltre, anche attraverso opportune forme associative, facciano sentire la loro voce presso gli operatori della comunicazione, affinché essa sia sempre rispettosa della dignità dell'uomo e dei suoi inalienabili diritti.

 & Messaggio 1984

 

Comunicazioni sociali meravigliose invenzioni tecniche

Tra le meravigliose invenzioni tecniche che incrementano le comunicazioni sociali fra gli uomini, il cristiano trova gli strumenti preparati dalla Provvidenza di Dio per facilitare l'unione fra quanti sono pellegrini su questa terra; essi procurano infatti nuovi rapporti e danno origine, si potrebbe dire, a un nuovo linguaggio che permette agli uomini di conoscersi più intimamente e che facilita l'apertura verso gli altri. Pertanto, quanto più facilmente gli uomini si capiscono e sono disposti alla mutua comprensione, tanto più speditamente saranno portati a ristabilire fra di loro la giustizia e la pace, la benevolenza fattiva e la fraterna solidarietà e, meta suprema, l'unità. Per questo gli strumenti della comunicazione sono da annoverarsi fra i sussidi più validi ed efficaci per rafforzare quella carità, che è espressione e produttrice a un tempo di unione.                                                 

 &CP 12

 

Comunicazioni sociali: quantità o qualità?

181. Nelle comunicazioni si sta operando non soltanto un progresso di quantità ma anche di qualità? E' quanto mai difficile rispondere. Una cosa è certa: con il progresso scientifico e con l'evoluzione della tecnologia, che ha lanciato i satelliti artificiali, non mancherà molto che tutta l'umanità riceverà contemporaneamente radiocronache e telecronache da tutto il mondo. I suoni e le immagini potranno essere registrate in svariatissimi ricevitori e riprodotti a volontà con intento culturale o ricreativo, favorendo cosi un più stretto collegamento fra gli uomini, un aumento della cultura e il rafforzamento della pace.

Sono quindi aumentate d'improvviso, in maniera vertiginosa, le responsabilità e i doveri del Popolo di Dio di fronte ai nuovi impegni, poiché sono anche aumentate, come non mai in passato, le sue possibilità di influire positivamente perché gli strumenti della comunicazione sociale diano una spinta efficace al duraturo progresso dell'umanità, al pieno sviluppo del Terzo mondo, alla collaborazione fraterna fra i popoli, ed anche all'annuncio del Vangelo di Salvezza, che porti fino ai confini della terra la testimonianza del Salvatore.

& CP 181-183

 

Comunione ecclesiale e mass media

A tutto ciò che è stato appena detto, non può non aggiungersi il richiamo importante del diritto fondamentale al dialogo ed all'informazione in seno alla Chiesa, così come è affermato da Communio et progressio, e la necessità di continuare a ricercare quali siano i modi efficaci per favorire e proteggere questo diritto, in particolare con un'utilizzazione responsabile dei mezzi di comunicazione. Pensiamo, tra le altre, alle affermazioni del Codice di Diritto Canonico secondo cui, pur manifestando la loro obbedienza verso i pastori della Chiesa, i fedeli "hanno il diritto di manifestare ... le proprie necessità, soprattutto spirituali, ed i propri desideri", e in funzione della loro scienza, competenza e prestigio, hanno "il diritto, e anzi talvolta anche il dovere , di esprimere ai loro pastori la propria opinione sulle questioni riguardanti il bene della Chiesa. Vi è qui un mezzo per mantenere e rafforzare la credibilità e l'efficacia della Chiesa. In modo ancor più fondamentale, questo può essere il mezzo per realizzare concretamente il carattere di "comunione" della Chiesa, che trova il suo fondamento nella comunione intima della Trinità di cui è un riflesso. Tra i membri di questa comunità che costituisce la Chiesa, esiste una innata uguaglianza di dignità e di missione che proviene dal battesimo e che è alla base della struttura gerarchica e della diversità delle mansioni. Questa uguaglianza si esprimerà in uno scambio onesto e rispettoso dell'informazione e delle opinioni. In caso di disaccordo, però, è importante sapere che "non è esercitando ... una pressione sull'opinione pubblica che si può contribuire alla chiarificazione dei problemi dottrinali e servire la verità". Infatti, "le idee dei fedeli non possono essere puramente e semplicemente identificate con il sensus fidei". Perché la Chiesa insiste tanto sul diritto che ha la gente di avere una informazione corretta? Perché sottolinea il proprio diritto ad annunciare l'autentica verità evangelica? Perché insiste sulla responsabilità che hanno i suoi pastori di comunicare la verità e di educare i fedeli a fare altrettanto? E per motivo che, nella Chiesa, una completa comprensione della comunicazione si basa sul fatto che il Verbo di Dio comunica se stesso.                               &AeN10

Comunità cristiana e impegno di formazione per la comunicazione sociale

Nell'ambito delle rispettive responsabilità è necessario che i Vescovi e i sacerdoti, i religiosi e le religiose, come pure le associazioni di laici, si impegnino a collaborare alla specifica formazione cristiana in questo settore, non trascurando il contesto sociale; si tengano continuamente aggiornati acquistando una certa confidenza anche nell'uso diretto degli strumenti stessi; cerchino di incontrarsi con i comunicatori per approfondire i problemi posti dalla comunicazione sociale e per un fecondo scambio di idee e di esperienze.

& CP 110

 

Comunità umana e progresso sociale e mass media

La comunicazione che avviene nella Chiesa e attraverso la Chiesa consiste essenzialmente nell'annuncio della Buona Novella di Gesù Cristo. E la proclamazione del Vangelo come parola profetica e liberatrice rivolta agli uomini ed alle donne del nostro tempo; è la testimonianza resa, di fronte ad una secolarizzazione radicale, alla verità divina ed al destino trascendente della persona umana; è, di fronte ai conflitti ed alle divisioni, la scelta della giustizia, in solidarietà con tutti i credenti, al servizio della comunione tra i popoli, le nazioni e le culture. Il senso dato così dalla Chiesa alla comunicazione illumina in maniera eccezionale i mezzi di comunicazione ed il ruolo che essi debbono giocare, secondo il piano provvidenziale di Dio, nella promozione dello sviluppo integrale delle persone e delle società umane.

 &AeN9

 

Concilio Vaticano II e strumenti della comunicazione

La Chiesa, nella sua sollecitudine materna, riconosce che questi strumenti, se bene adoperati, offrono alla famiglia umana grandi vantaggi, perché contribuiscono efficacemente a sollevare e ad arricchire lo spirito, nonché a diffondere e a consolidare il Regno di Dio; ma sa pure che l'uomo può adoperarli contro i disegni del Creatore e volgerli a propria rovina; anzi, il suo cuore di madre è addolorato per i danni che molto sovente il loro cattivo uso ha provocato all'umanità. Perciò questo Sacro Concilio, perseverando nelle sollecitudini dei Sommi Pontefici e dei Vescovi in un argomento di sì grande importanza, ritiene suo dovere trattare dei principali problemi relativi agli strumenti della comunicazione sociale. Confida poi che questa esposizione dei suoi principi dottrinali e delle sue norme non solo sarà di giovamento spirituale ai fedeli, ma contribuirà anche al progresso di tutta l'umanità.

 & IM 2

 

Contesto culturale e sociale e mass media

Lo sconvolgimento che si verifica oggi nella comunicazione presuppone, più che una semplice rivoluzione tecnologica, il rimaneggiamento completo di ciò attraverso cui l'umanità apprende il mondo che la circonda, e ne verifica ed esprime la percezione. La disponibilità costante di immagini e di idee, così come la loro rapida trasmissione, anche da un continente all'altro, hanno delle conseguenze, positive e negative insieme, sullo sviluppo psicologico, morale e sociale delle persone, sulla struttura e sul funzionamento delle società, sugli scambi fra una cultura e l'altra, sulla percezione e la trasmissione dei valori, sulle idee del mondo, sulle ideologie e le convinzioni religiose. La rivoluzione della comunicazione influisce anche sulla percezione che si può avere della Chiesa e contribuisce a modellarne le strutture e il loro funzionamento. Tutto ciò ha importanti conseguenze pastorali. Si può, infatti, ricorrere ai media, tanto per proclamare il Vangelo, quanto per allontanarlo dal cuore dell'uomo. L'intrecciarsi sempre più serrato dei media nella vita quotidiana influenza la comprensione che si può avere del senso della vita. I media hanno la capacità di pesare non solo sulle modalità, ma anche sui contenuti del pensiero. Per molte persone, la realtà corrisponde a ciò che i media definiscono come tale; ciò che i media non riconoscono esplicitamente appare insignificante. Il silenzio può anche essere imposto de facto a individui o a gruppi che i media ignorano; la voce del Vangelo può, così anch'essa, ritrovarsi ridotta al silenzio, senza essere tuttavia interamente soffocata. E' dunque importante che i cristiani siano capaci di fornire un'informazione che "crea le notizie", dando la parola a coloro che non hanno voce. Il potere che hanno i media di rafforzare o di distruggere i punti di riferimento tradizionali in materia di religione, di cultura e di famiglia sottolinea bene la pertinente attualità delle parole del Concilio: "Per usare rettamente questi strumenti è assolutamente necessario che coloro i quali se ne servono conoscano le norme della legge morale e le osservino fedelmente in questo settore".

 &AeN4

 

Contesto politico ed economico e mass media

Le strutture economiche delle nazioni sono fortemente dipendenti dai sistemi di comunicazione contemporanei. Si ritiene generalmente necessario allo sviluppo economico e politico che lo Stato investa in una efficace infrastruttura di comunicazioni. Il rialzo del costo di questo investimento ha d'altronde costituito un fattore di primaria importanza che ha indotto i governi di numerosi Paesi ad adottare politiche tendenti ad aumentare la concorrenza. E' in particolare per questa ragione che, in molti casi, i sistemi pubblici di telecomunicazioni e di diffusione sono stati sottoposti a delle politiche di deregolamentazione e di privatizzazione. Così come il cattivo uso del servizio pubblico può portare alla manipolazione ideologica e politica, ugualmente la commercializzazione non regolamentata e la privatizzazione della diffusione hanno profonde conseguenze. In pratica, e spesso in modo ufficiale, la responsabilità pubblica dell'emittenza si trova svalutata. E' in funzione del profitto, e non del servizio, che si tende a valutare il suo successo. I motivi di profitto e gli interessi dei pubblicitari esercitano una influenza anormale sul contenuto dei media: si preferisce la popolarità alla qualità e ci si allinea sul denominatore comune più piccolo. I pubblicitari oltrepassano il loro ruolo legittimo, consistente nell'identificare i bisogni reali e nel rispondervi, e, spinti da motivi di mercato, si sforzano di creare bisogni e modelli artificiali di consumo. Le pressioni commerciali si esercitano anche al di là delle frontiere nazionali, a spese di alcuni popoli e della loro cultura. Di fronte all'aumento della concorrenza ed alla necessità di trovare nuovi mercati, le imprese di comunicazioni rivestono un carattere sempre più "multinazionale"; nello stesso tempo la mancanza di possibilità locali di produzione rende alcuni Paesi più dipendenti dalle nazioni straniere. E' così che le realizzazioni di certi media popolari, caratteristici di una cultura, si diffondono in un'altra cultura, spesso a detrimento delle forme artistiche e mediatiche che vi si trovano e dei valori che esse contengono. La soluzione dei problemi nati da questa commercializzazione e da questa privatizzazione non regolamentate non consiste tuttavia in un controllo dello Stato sui media, ma in una regolamentazione più importante, conforme alle norme del servizio pubblico, così come in una maggiore responsabilità pubblica. Bisogna sottolineare a questo proposito che, se i quadri di riferimento giuridico e politico all'interno dei quali funzionano i media di alcuni Paesi sono attualmente in netto miglioramento, vi sono altri luoghi in cui l'intervento governativo rimane uno strumento d'oppressione e di esclusione.

 &AeN5

 

Crescita umana e comunicazioni sociali

Perché le comunicazioni sociali prestino un reale servizio alla crescita umana, è necessario conoscere anzitutto l'importanza che assume per il loro funzionamento il fattore uomo, la cui presenza in questo campo ha un ruolo molto più determinante che non quello dei pur meravigliosi strumenti meccanici ed elettronici. Gli apporti al bene sociale da parte dei mezzi di comunicazione non sorgono infatti per generazione spontanea. Tanto i comunicatori che i recettori devono quindi avere un'adeguata istruzione e formazione, che permetta loro di trarre il maggiore frutto possibile dall'uso degli strumenti della comunicazione. Occorre perciò che tutti siano ben consci dei loro rispettivi compiti e preparati ad affrontarli tanto come singoli quanto come membri della comunità umana. Spetta anche alle autorità sia civili che ecclesiastiche, come pure agli educatori, assumere le loro responsabilità perché il bene della società, che questi strumenti favoriscono egregiamente, sia pienamente realizzato.

& CP 63

 

Cristo comunicatore perfetto

Durante l'esistenza terrena Cristo si è rivelato il perfetto Comunicatore. Per mezzo della Sua incarnazione, Egli prese la somiglianza di coloro che avrebbero ricevuto il Suo messaggio, espresso dalle Sue parole e da tutta l'impostazione della Sua vita. Egli parlava pienamente inserito nelle reali condizioni del Suo popolo, proclamando a tutti indistintamente l'annuncio divino di salvezza con forza e con perseveranza e adattandosi al loro modo di parlare e alla loro mentalità. Del resto la "comunicazione" si estende molto oltre la semplice manifestazione dei pensieri della mente o espressione dei sentimenti del cuore. La piena comunicazione comporta la vera donazione di se stessi sotto la spinta dell'amore; ora la comunicazione del Cristo è realmente spirito e vita. Con l'istituzione dell'Eucaristia, Cristo ci consegnò la più alta forma di comunione che potesse venire partecipata agli uomini. Nell'Eucaristia si realizza infatti la comunione fra Dio e l'uomo e perciò la più intima e perfetta forma di unione fra gli uomini stessi. Cristo infine ci ha comunicato il Suo Spirito Vivificante, che è principio di comunità e di unità. Nella Chiesa, che è il Corpo Mistico di Cristo e mistero della Pienezza di Lui glorificato, Egli abbraccia tutte le realtà. Perciò nella Chiesa siamo in cammino, fortificati dalla Parola e dai sacramenti, verso la speranza dell'ultimo incontro, quando "Dio sarà tutto in tutti".

 &CP 11

 

Critici e mass media

La presenza e l'azione dei critici è quanto mai necessaria perché le comunicazioni di qualsiasi specie raggiungano sempre i più alti livelli di serietà e di efficienza e per aiutare i comunicatori stessi a perfezionarsi; i critici infatti sono quasi i censori di famiglia della professione, essendo anch'essi dei comunicatori che con i loro suggerimenti possono prevenire le stroncature dal di fuori. Ogni critico deve riflettere e persuadersi che è essenziale per la sua professione possedere una integrità ed incorruttibilità a tutta prova. Mossi soltanto da un senso di giustizia e dall'amore per la verità, essi devono far rimarcare con diagnosi esatta ed equilibrata gli aspetti positivi e negativi delle diverse comunicazioni. Essi sono per ciò stesso veramente utili ai recettori, poiché li aiutano a formulare un giudizio equanime su quanto ricevono. Non si deve pensare che la loro funzione, anch'essa veramente creatrice, sia di secondaria importanza. Basti pensare che spesso il critico con la sua acutezza e la sua penetrazione nell'opera d'arte riesce a metterne in luce significati e ricchezze, che neppure l'artista ha potuto chiaramente scorgere. Un particolare senso di misura è però richiesto ai critici, per non distrarre l'attenzione dei recettori dalle opere giudicate ai propri commenti. Ai critici è richiesto un particolare senso di misura perché non distraggano l'attenzione dei recettori a proprio profitto.

& CP 78

 

Cronaca violenta e informazione

Quando si deve fare posto nella cronaca a fatti di brutalità e di violenza, bisogna procedere con molto tatto e con perspicacia. Certamente la violenza e la crudeltà sono retaggio della vita umana e si manifestano apertamente in questo nostro tempo così sconvolto. La loro descrizione può servire a suscitare nei recettori una giusta reazione verso questi crimini. Quando però la descrizione di questi fatti cruenti è fatta in forma eccessiva e corredata da immagini troppo realistiche, diventa pericolosa perché rischia di falsare la rappresentazione della vita umana. Si può addirittura - come ritengono molti esperti - ingenerare nel pubblico più debole una certa psicosi, o certi atteggiamenti dell'animo, per cui si giudica cosa normale risolvere con la forza bruta e la violenza le inevitabili controversie della vita.

& CP 43

 

Cultura contemporanea e strumenti della comunicazione

Le comunicazioni sociali costituiscono certamente un nuovo aspetto della cultura contemporanea, poiché riescono a influenzare innumerevoli masse di uomini. Possono certo arricchire questa cultura ma anche degradarla adattandosi alle possibilità intellettuali degli ascoltatori e dei lettori più sprovveduti. Gli strumenti di comunicazione possono facilmente allontanare l'uomo da più elevati e fruttuosi interessi culturali quand'egli vi dedicasse troppo tempo: la frequenza a spettacoli leggeri porterà inevitabilmente ad abbassare di tono il senso critico ed estetico di chi possiede una cultura superiore. Si può tuttavia eliminare questo pericolo, se i comunicatori stessi non avranno solo una grande stima dei valori autentici della cultura, ma a questo orientamento di fondo uniranno anche una vasta cognizione dell'arte di educare. Soprattutto non si deve dimenticare che i mezzi di comunicazione sono capaci di offrire produzioni di altissimo livello artistico, e che queste produzioni non necessariamente devono essere complicate e inaccessibili alla comprensione della massa.

& CP 53

 

Cultura e strumenti della comunicazione

Gli strumenti di comunicazione sociale, che hanno già un notevole peso nei riguardi della cultura moderna e della sua diffusione, riescono inoltre a portare, con una efficacia loro propria, i capolavori artistici e culturali a contatto di grandi masse di uomini e forse presto di tutto il genere umano. Questo contribuisce al progresso autentico della società, allo stesso titolo con cui si tende ad eliminare ogni disuguaglianza economica e sociale. Poiché questi mezzi possono arricchire la cultura contemporanea, i comunicatori devono avere piena coscienza che ogni uomo ha diritto di accedere a questa medesima cultura. Devono quindi approfittare delle larghe possibilità offerte dai cosiddetti " mass media " per raggiungere il maggior numero possibile di uomini e di gruppi. Questi "mass media" permettono anche di rispondere alle varie esigenze e interessi culturali, mentre, con una presentazione abile e attraente, trovano motivi di ricerca in tutto il settore delle arti liberali. Costituiscono essi un mezzo facile per il cittadino di arricchire il suo patrimonio culturale, purché egli vi aggiunga la prudente riflessione personale e uno scambio amichevole di impressioni con altri. Un esempio delle possibilità culturali offerte dai mezzi di comunicazione lo troviamo considerando il servizio ch'essi possono rendere alla letteratura e all'arte di molti paesi, che nei loro racconti, nelle rappresentazioni, nei canti, nelle danze conservano un antico patrimonio di cultura popolare. A motivo della loro perfezione tecnica questi strumenti permettono ai valori originali della cultura di avere una larghissima diffusione, di venire registrati in modo che possano ripetutamente essere apprezzati e venire reintrodotti nei territori in cui già si estinsero; in questo modo essi aiutano ogni nazione a riprendere coscienza dei propri valori culturali e a comunicarne la conoscenza agli altri popoli, perché l'apprezzino e ne possano assimilare i valori positivi.

& CP 49-51

 

Cultura fede e comunicazioni sociali

La cultura è un modo specifico dell'esistere e dell'essere dell'uomo. Essa crea tra le persone dentro ciascuna comunità un insieme di legami, determinando il carattere interumano e sociale dell'esistenza umana. Soggetto e artefice della cultura è l'uomo, il quale si esprime in essa e vi trova il suo equilibrio. La fede è l'incontro tra Dio e l'uomo: a Dio che nella storia rivela e realizza il suo piano di salvezza, l'uomo risponde mediante la fede, accogliendo e facendo suo questo disegno, orientando la propria vita a questo messaggio (cfr. Rm 10,9; 2Cor 4,13): la fede è un dono di Dio a cui deve corrispondere la decisione dell'uomo. Ma se la cultura è la via specificamente umana per accedere sempre maggiormente all'essere e se, d'altra parte, nella fede l'uomo si apre alla conoscenza dell'Essere supremo, a immagine e somiglianza del quale è stato creato (cfr. Gen 1,26) non è chi non veda quale profondo rapporto vi sia tra l'una e l'altra esperienza umana. Si comprende allora perché il Concilio Vaticano II abbia voluto sottolineare gli «eccellenti stimoli e aiuti» che il mistero della fede cristiana offre all'uomo per assolvere con maggior impegno il compito di costruire un mondo più umano, rispondente cioè alla sua «vocazione integrale» (cfr. «Gaudium et Spes», 57). E ancora: la cultura è per se stessa comunicazione: non solo e non tanto dell'uomo con l'ambiente che egli è chiamato a dominare (cfr. Gen 2,19-20; 1,28), quanto dell'uomo con gli altri uomini. La cultura, infatti, è una dimensione relazionale e sociale dell'esistenza umana; illuminata dalla fede, essa esprime anche la piena comunicazione dell'uomo con Dio in Cristo e, al contatto con le verità rivelate da Dio, trova più facilmente il fondamento delle verità umane che promuovono il bene comune. Fede e cultura, pertanto, sono chiamate a incontrarsi e a interagire proprio sul terreno della comunicazione: l'effettiva realizzazione dell'incontro e dell'interazione, nonché la loro intensità ed efficacia, dipendono in larga misura dall'idoneità degli strumenti attraverso i quali ha luogo la comunicazione. La stampa, il cinema, il teatro, la radio, la televisione, con l'evoluzione che ciascuno di questi mezzi ha subìto nel corso della storia, si sono rivelati non sempre adeguati all'incontro tra fede e cultura. La cultura del nostro tempo, in particolare, sembra dominata e plasmata dai più nuovi e potenti fra i mezzi di comunicazione - la radio e, soprattutto, la televisione - tanto che, a volte, essi sembrano imporsi come fini e non come semplici mezzi, anche per le caratteristiche di organizzazione e di struttura che essi richiedono. Questo aspetto dei moderni mass-media, tuttavia, non deve far dimenticare che si tratta, pur sempre, di mezzi di comunicazione, e che questa, per sua natura, è sempre comunicazione di qualche cosa: il contenuto della comunicazione, pertanto, è sempre determinante e tale, anzi, da qualificare la comunicazione stessa. Sui contenuti va dunque sempre sollecitato il senso di responsabilità dei comunicatori, nonché il senso critico dei recettori. Certi aspetti deludenti dell'uso dei moderni mass-media non devono far dimenticare che essi con i loro contenuti possono divenire meravigliosi strumenti per la diffusione del Vangelo, adeguati ai tempi, in grado di raggiungere anche gli angoli più riposti della terra. In particolare, essi possono essere di grande aiuto nella catechesi, come ho ricordato nell'esortazione apostolica «Catechesi Tradendae» (46). Coloro che utilizzano i mezzi di comunicazione sociale a fini di evangelizzazione, contribuendo anche a costruire così un tessuto culturale in cui l'uomo, conscio del suo rapporto con Dio, diventa più uomo, siano dunque consapevoli della loro alta missione; abbiano la necessaria competenza professionale e sentano la responsabilità di trasmettere il messaggio evangelico nella sua purezza e integrità, non confondendo la dottrina divina con le opinioni degli uomini. I mass-media, infatti, sia che si occupino dell'attualità informativa, sia che affrontino argomenti propriamente culturali, o siano usati a fini di espressione artistica e di divertimento, rimandano sempre a una determinata concezione dell'uomo; ed è appunto in base alla giustezza e alla completezza di tale concezione che vanno giudicati. Un esame realistico conduce, purtroppo, a riconoscere che nel nostro tempo le immense potenzialità dei mass-media sono usate molto spesso contro l'uomo, e che la cultura dominante disattende l'incontro con la fede, sia nei Paesi in cui è consentita la libera circolazione delle idee, sia laddove la libertà di espressione viene confusa con l'irresponsabile licenza. E' compito di tutti risanare la comunicazione sociale e ricondurla ai suoi nobili scopi: i comunicatori si attengano alle regole di una corretta etica professionale; i critici svolgano la loro utile azione chiarificatrice, favorendo il formarsi della coscienza critica dei recettori; i recettori stessi sappiano scegliere con prudente oculatezza libri, giornali, spettacoli cinematografici e teatrali, programmi televisivi, per trarne occasione di crescita e non di corruzione; inoltre, anche attraverso opportune forme associative, facciano sentire la loro voce presso gli operatori della comunicazione, affinché essa sia sempre rispettosa della dignità dell'uomo e dei suoi inalienabili diritti. E, con le parole del Concilio Vaticano II, ricordo che «lo stesso potere pubblico, che giustamente si interessa della salute fisica dei cittadini, ha il dovere di provvedere con giustizia e diligenza, mediante la promulgazione di leggi e l'efficace loro applicazione, che dall'abuso di questi strumenti non derivino gravi danni alla moralità pubblica e al progresso della società» («Inter Mirifica», 12). Infatti, poiché all'inizio della comunicazione vi è un uomo-comunicatore e, al suo termine, vi e un uomo-recettore, gli strumenti di comunicazione sociale faciliteranno l'incontro tra fede e cultura quanto più favoriranno l'incontro delle persone fra loro, affinché non si formi una massa di individui isolati, ciascuno dei quali sia in dialogo con la pagina, o con il palcoscenico, o con il piccolo e grande schermo, ma una comunità di persone consapevoli dell'importanza dell'incontro con la fede e con la cultura e decise a realizzarlo attraverso il contatto personale, nella famiglia, nel luogo di lavoro, nelle relazioni sociali. Cultura e fede, che nei mass-media trovano utili e talora indispensabili ausili diretti o indiretti, circolano nel dialogo tra genitori e figli, si arricchiscono attraverso l'opera di insegnanti e di educatori, si sviluppano attraverso l'azione pastorale diretta, fino all'incontro personale con Cristo presente nella Chiesa e nei suoi sacramenti.     & Messaggio 1984

 

 

D

 

 

Dialogo Chiesa-mondo

Il messaggio della Chiesa è rivolto non soltanto ai fedeli, ma ha dimensioni universali. In forza dell'esplicito precetto divino e del diritto di informazione riconosciuto a tutto il genere umano, della cui vicenda terrena essa è solidalmente partecipe, la Chiesa deve rendere nota la sua dottrina e dare informazioni sulla sua attività. Inoltre, secondo l'insegnamento del Concilio Vaticano II, deve saper "leggere i segni del tempo", perché anche questi trasmettono in qualche modo la Parola di Dio e documentano la realizzazione della Storia della Salvezza, sotto la guida della Provvidenza. La Chiesa deve quindi rendersi conto delle reazioni che il mondo contemporaneo, e non soltanto il settore cattolico, prova di fronte agli avvenimenti e alle moderne correnti di pensiero. Quanto meglio i mezzi di comunicazione documentano e interpretano quelle reazioni, tanto più giovano alla necessaria conoscenza del mondo da parte della Chiesa. Quanti hanno responsabilità pastorali nella Chiesa devono, attraverso i mezzi di comunicazione sociale, annunziare con perseveranza la verità nella sua pienezza e procurare nello stesso tempo che venga presentata un'immagine fedele della Chiesa e della sua vita. Poiché essi sono spesso l'unico canale di informazione fra la Chiesa e il mondo, chi non li curasse sufficientemente finirebbe proprio per nascondere sotto terra i talenti ricevuti da Dio. Mentre la Chiesa auspica e spera che le agenzie di informazioni e gli strumenti della comunicazione rivolgano la loro attenzione agli argomenti religiosi e che li trattino con quel rispetto e quella discrezione che sono richieste dalla loro stessa natura, per parte sua deve offrire loro una informazione completa, accurata, non reticente, in modo che possano svolgere bene il loro compito. Quanto è già stato detto ha pieno valore anche per quel che concerne le notizie e i commenti dei fatti che riguardano la vita della Chiesa. Fa quindi parte della prudenza pastorale dell'Autorità ecclesiastica provvedere perché non venga loro tolta da altri l'iniziativa in questo difficile campo. E opportuno infine che le consultazioni e le decisioni in materia ecclesiale vengano comunicate, richiedendo l'impegno della massima riservatezza prima della divulgazione, a persone competenti, perché queste possano in seguito offrirne al pubblico un'accurata presentazione e una approfondita analisi e rendere così un prezioso servizio alla Chiesa stessa. In tre direzioni si polarizza quindi l'interesse dei cattolici per le comunicazioni sociali: esse 1) aiutano la Chiesa a presentarsi al mondo moderno; 2) facilitano il dialogo al suo interno; 3) la rendono edotta della mentalità concreta degli uomini contemporanei, ai quali l'arte terza, essa, per divino mandato, deve presentare l'annuncio di Salvezza. Per compiere questa missione la Chiesa deve usare un linguaggio oggi comprensibile a partire dai gravi problemi che angustiano l'umanità.

& CP 122-125

 

Dialogo con il mondo attuale e mass media

Il Concilio Vaticano II ha sottolineato che "il popolo di Dio e l'umanità, entro la quale esso è inserito, si rendono reciproco servizio, così che la missione della Chiesa si mostra di natura religiosa e per ciò stesso profondamente umana". Coloro che proclamano la Parola di Dio hanno il dovere di prendere in considerazione e di cercare di comprendere le "parole" dei popoli e delle culture diverse non solo allo scopo di informarsi su di essi, ma anche di aiutarli a riconoscere e ad accettare la Parola di Dio. La Chiesa deve dunque conservare una presenza attiva ed attenta nel mondo, in modo da alimentare la comunità e da sostenere coloro, uomini e donne, che cercano delle soluzioni accettabili ai problemi personali e sociali. Inoltre, se la Chiesa deve sempre comunicare il suo messaggio in modo adeguato a ciascuna epoca ed alle culture delle nazioni e dei popoli specifici, deve farlo soprattutto oggi nella cultura e per la cultura dei nuovi media. Si tratta di una condizione fondamentale se si vuol dare risposta ad una delle preoccupazioni essenziali del Concilio Vaticano II: la comparsa di "vincoli sociali, tecnici, culturali" che uniscono gli uomini sempre più strettamente costituisce per la Chiesa "una nuova urgenza": raccoglierli tutti nella "piena unità in Cristo". Considerando il ruolo importante che i mezzi di comunicazione possono giocare nei suoi sforzi per favorire questa unità, la Chiesa li considera strumenti "concepiti dalla Divina Provvidenza" per lo sviluppo della comunicazione e della comunione tra gli uomini durante il loro pellegrinaggio sulla terra. La Chiesa, che cerca di dialogare con il mondo moderno, desidera poter condurre un dialogo onesto e rispettoso con i responsabili dei media. Questo dialogo implica che la Chiesa faccia uno sforzo per comprendere i media - i loro obiettivi, i loro metodi, le loro regole di lavoro, le loro strutture interne e le loro modalità - e che sostenga ed incoraggi coloro che vi lavorano. Basandosi su questa comprensione e su questo sostegno diventa possibile fare delle proposte significative per poter allontanare gli ostacoli che si oppongono al progresso umano ed alla proclamazione del Vangelo. Per un tale dialogo è necessario che la Chiesa si preoccupi attivamente dei media profani, e in particolare dell'elaborazione della politica che li riguarda. I cristiani infatti hanno il dovere di far sentire la loro voce in seno a tutti i media. Il loro compito non si limita alla trasmissione di notizie ecclesiastiche. Questo dialogo richiede inoltre che essa sostenga i professionisti dei media, che elabori un'antropologia ed una vera teologia della comunicazione affinché la teologia stessa si faccia più comunicativa, più efficace nel rivelare i valori evangelici e nell'applicarli alle realtà contemporanee della condizione umana; è necessario inoltre che i responsabili della Chiesa e gli agenti pastorali rispondano con buona volontà e prudenza alle domande dei media, cercando di stabilire, anche con quelli che non condividono la nostra fede, dei rapporti di fiducia e di reciproco rispetto, fondati su valori comuni.

 &AeN8

 

Dialogo libero nella chiesa

Vastissima è la zona di ricerca, nella quale può attuarsi questo dialogo interno; benché le verità della fede appartengano alla essenza stessa della Chiesa e non possano in nessun caso essere lasciate alla libera interpretazione dei singoli, tuttavia la Chiesa avanza con la storia umana e deve quindi rendersi idonea all'inserimento nel mondo orientandosi opportunamente secondo le contingenze di tempo e di luogo, sia perché le verità della fede vengano proposte validamente nelle diverse situazioni storiche e culturali sia per aggiornare la sua azione pastorale secondo il ritmo del rinnovamento che si attua nel mondo.

Pertanto, quando un cattolico intende seguire fedelmente le indicazioni del Magistero, può, anzi deve, ritenersi impegnato in una libera ricerca per attingere una più profonda comprensione delle verità rivelate o per farne una presentazione più adatta alla nostra società pluralistica in continuo mutamento. Questo libero dialogo nella Chiesa non nuoce certamente alla sua saldezza e unità; anzi, con la rapida circolazione dell'opinione pubblica, il dialogo può favorire la concordia di intenti e di opere. Ma perché questo colloquio possa alimentarsi e intensificarsi utilmente è sommamente importante che tutti conservino, anche nel dissenso, una carità longanime e si sentano animati dal desiderio di continuare e di rafforzare l'intesa e la collaborazione. E' necessario infatti agire mossi dalla vera volontà di edificare e non di demolire e nell'ardente desiderio di unione con la Chiesa, unione che Cristo ha lasciato come segno distintivo della vera Chiesa e quindi dei veri credenti in Lui.

& CP 117

 

Dibattiti radiofonici e religiosi

Le trasmissioni religiose, come opere di genere narrativo, commenti, notiziari, dibattiti radiofonici e televisivi, danno un forte incremento all'azione educativa e al colloquio. Quanto è già stato affermato sull'attività letteraria dei cattolici deve essere applicato anche a questo settore. Le norme generali sul diritto di esprimere liberamente differenti opinioni devono essere strettamente applicate, soprattutto quando i mezzi di comunicazione sono sottoposti ad una gestione di monopolio.

& CP 153

 

Difesa del diritto all'informazione ed alla comunicazione

Non si può accettare che l'esercizio della libertà di comunicazione dipenda dalla fortuna, dall'educazione o dal potere politico. Il diritto di comunicare è il diritto di tutti. Questo richiede degli specifici sforzi a livelli nazionale ed internazionale, non solo per dare ai meno abbienti ed ai meno potenti accesso all'informazione di cui hanno bisogno per il loro sviluppo individuale e sociale, ma anche per fare in modo che essi giochino un ruolo effettivo e responsabile nelle decisioni circa il contenuto dei media e nella definizione delle strutture e delle politiche in seno alle istituzioni di comunicazione dei loro Paesi. Là dove le strutture giuridiche e politiche favoriscono il dominio dei media da parte di gruppi di pressione, la Chiesa deve insistere sul rispetto del diritto a comunicare, e in particolare sul rispetto del proprio diritto di accesso ai media, cercando nello stesso tempo altri modelli di comunicazioni per i suoi membri e per l'insieme della popolazione. Il diritto alla comunicazione fa parte d'altronde del diritto alla libertà religiosa, il quale non dovrebbe essere limitato alla libertà di culto.

 &AeN15

 

Difesa delle culture umane e media

Data la situazione che esiste in numerosi luoghi, la sensibilità per i diritti e per gli interessi degli individui può spesso indurre la Chiesa a favorire altri mezzi di comunicazione. Nel campo dell'evangelizzazione e della catechesi, la Chiesa dovrà spesso prendere delle misure miranti a preservare ed a favorire i "media popolari" ed altre forme tradizionali di espressione, riconoscendo che, in certe società, possono essere più efficaci per la diffusione del Vangelo che non i media più recenti, perché rendono possibile una maggiore partecipazione personale e possono toccare livelli più profondi di sensibilità umana e di motivazione. L'onnipresenza dei mass-media nel mondo contemporaneo non diminuisce in nulla l'importanza di altri media che permettono alle persone di impegnarsi e di avere una parte attiva nella produzione ed anche nella concezione della comunicazione. I media popolari e tradizionali, infatti, non rappresentano soltanto un importante crocevia d'espressione della cultura locale, ma permettono anche di sviluppare competenza nella creazione e nella utilizzazione attiva dei media. Allo stesso modo consideriamo positivamente il desiderio di numerosi popoli e gruppi umani di disporre di sistemi di comunicazione e di informazione più giusti e più equi, per garantirsi dalla dominazione, o dalla manipolazione, sia da parte dello straniero che dai propri compatrioti. I Paesi in via di sviluppo hanno questo timore di fronte ai Paesi sviluppati; così come vivono la stessa preoccupazione le minoranze di certe nazioni sviluppate o in via di sviluppo. Qualunque sia la situazione, i cittadini debbono poter avere una parte attiva, autonoma e responsabile nei processi di comunicazione, poiché essi influenzano in molti modi le loro condizioni di vita.

 &AeN16

 

Diffusione del Vangelo e comunicazioni sociali

Cristo ha comandato agli apostoli e ai loro successori di ammaestrare "tutti i popoli" di essere "luce del mondo" di proclamare il Vangelo senza confini di tempo e di luogo. Come Cristo stesso, nella sua vita terrena, ci ha dato la dimostrazione di essere il perfetto "Comunicatore", e come gli apostoli hanno usato le tecniche di comunicazione che avevano a disposizione, così anche oggi l'azione pastorale richiede che si sappiano utilizzare le possibilità e gli strumenti più recenti. Non sarà quindi obbediente al comando di Cristo chi non sfrutta convenientemente le possibilità offerte da questi strumenti per estendere al maggior numero di uomini il raggio di diffusione del Vangelo. Perciò il Concilio Vaticano II esorta i cattolici ad usare "gli strumenti della comunicazione sociale, senza indugio e con ogni impegno, nelle varie forme di apostolato" .

Questa attività è quanto mai necessaria di fronte all'abbondanza di comunicazioni sociali, da cui l'uomo d'oggi è circondato e quasi sommerso, con un influsso continuo sopra i suoi orientamenti di pensiero e di costume, in campo religioso e in ogni altro settore. Le recenti invenzioni offrono all'uomo nuove modalità di incontro con la verità evangelica, permettendo ai cristiani, viventi in regioni lontanissime fra di loro, di partecipare ai medesimi solenni riti religiosi per cui tutta la comunità cristiana si sente unita e per mezzo dei quali tutti vengono invitati a partecipare alla vita intima della Chiesa. Ci pare superfluo ricordare che queste iniziative devono essere studiate e impostate secondo lo stile del mezzo di comunicazione prescelto. Altro infatti è il linguaggio dei mezzi di comunicazione e altro quello dei pulpiti! E non venga ignorata l'esigenza impreteribile che le comunicazioni di carattere religioso siano alla pari, per dignità e tecnica di presentazione, con le comunicazioni di ogni altro genere.

& CP 126-128

 

Diffusione istantanea delle notizie

Un'altra difficoltà sorge dalla necessità che le notizie, se vogliono essere fresche e attirare l'attenzione, devono essere diffuse quasi istantaneamente. Si aggiunga che l'emulazione di prevenire gli altri nella diffusione si paga in moneta sonante, senza contare che la gran fretta finisce per far trascurare l'esattezza della notizia. Gli informatori devono poi tenere conto delle preferenze, dei gusti, della preparazione culturale del loro pubblico e avvertire quali siano le notizie desiderate prima di altre. In queste contingenze così difficili i comunicatori quando diffondono le informazioni devono sentirsi impegnati a rispettare soprattutto la verità dei fatti.

& CP 39

 

Direttive per la comunicazione sociale

E' vivamente raccomandato ai professionisti come pure alle associazioni che operano in questo campo che, di loro iniziativa, promuovano dei congressi, regolati da proprie norme, per studiare e fissare delle direttive per tutto quello che concerne la comunicazione sociale. Saranno opportunamente chiamati a questi congressi rappresentanti delle varie associazioni e delle varie categorie sociali. Si spera così che da una parte possa venire eliminata l'interferenza dell'autorità civile e quella pesante dei centri di potere economico e dall'altra si venga a creare una collaborazione efficace fra i comunicatori stessi, cosicché sia rafforzata l'influenza delle comunicazioni sociali in vista del bene comune. In qualche caso, tuttavia, occorrerà l'intervento pubblico per costituire delle commissioni di vigilanza sui mezzi di comunicazione. Queste commissioni dovranno avere una equilibrata struttura giuridica perché possano essere veramente rappresentative di ogni movimento di opinione nell'ambito della comunità. Le disposizioni legislative, con tutta la loro forza, dovranno difendere i giovani dai gravi danni di ordine psicologico e morale, che essi possono ricevere da certe trasmissioni, con pericolo di traumi permanenti.

Per la formazione dei giovani e degli adolescenti, saranno fissati per legge sussidi necessari all'attività didattica della famiglia e della scuola.

& CP 88-89

 

Diritti dei recettori

I recettori che devono mettere insieme frammenti di informazioni, corrono il rischio di avere una visione globale dei fatti incompleta o disarmonica. Un certo equilibrio potrà essere raggiunto con l'apporto continuo di notizie da fonti molteplici e differenziate, avendo l'avvertenza di vagliarle tutte criticamente. I recettori inoltre devono rendersi conto della situazione di coloro che affrontano l'impegno professionale della comunicazione e non aspettarsi da essi una perfezione che supera certamente la misura umana. Hanno tuttavia il diritto-dovere di esigere la pronta e pubblica rettifica di notizie, che fossero false o lacunose; di chiedere l'integrazione di importanti particolari omessi; di reclamare, ogni qual volta i fatti siano presentati in modo distorto, collocandoli ad es. fuori del loro contesto; di protestare quando i fatti sono esagerati o viceversa quando non hanno avuto il dovuto rilievo. Questo diritto deve essere riconosciuto ai recettori dalle norme di un codice deontologico accettato dai comunicatori. Se questo codice manca, la protezione del diritto di cui sopra è affidata alle leggi di ogni nazione o alle convenzioni internazionali.

& CP 41

 

Diritto all'informazione

E' necessario che tutti gli interessati si formino una retta coscienza circa l'uso di questi strumenti, soprattutto a proposito di alcune questioni oggi particolarmente controverse. La prima di queste riguarda l'informazione, cioè la ricerca e la diffusione di notizie. Non c'è dubbio che l'informazione, dato il progresso raggiunto dalla società moderna, ed attese le sempre più strette relazioni d'interdipendenza tra i suoi membri, è diventata utilissima ed anzi, per lo più, una necessità; infatti, la pubblica e tempestiva comunicazione degli avvenimenti e dei fatti offre ai singoli uomini quella più adeguata e costante cognizione che permette loro di contribuire efficacemente al bene comune e di promuovere tutti insieme più agevolmente la prosperità e il progresso di tutta la società. E perciò della società umana il diritto all'informazione su quanto, secondo le rispettive condizioni, conviene alle persone, così singole come associate. Tuttavia il retto esercizio di questo diritto esige che la comunicazione rispetto al contenuto sia sempre verace e, salve la giustizia e la carità, integra; inoltre, per quanto riguarda il modo, sia onesta e conveniente, cioè rispetti rigorosamente le leggi morali, i diritti e la dignità dell'uomo, sia nella ricerca delle notizie, sia nella loro divulgazione. Non ogni cognizione infatti giova "mentre la carità è costruttiva" (1 Cor 8,1).                          & IM 5

Una pubblica opinione non può rettamente formarsi se non esiste nella società il precedente diritto di accesso alle fonti e ai canali delle notizie e il diritto di libera espressione. La libertà di pensiero e il diritto passivo e attivo d'informazione sono inscindibili. Giovanni XXIII, Paolo VI e il Concilio Vaticano II hanno riaffermato con chiare espressioni il diritto all'informazione, che oggi è essenziale per la vita e lo sviluppo dell'individuo e della nostra società.

& CP 33

 

Diritto di accesso alle fonti e ai canali delle notizie

L'uomo del nostro tempo non può fare a meno dell'informazione, che deve rispondere a criteri di rettitudine, di accuratezza, di esattezza e di fedeltà, perché possa approfondire la conoscenza del mondo moderno in continua evoluzione e adattarsi alle nuove situazioni, in cui si trova implicato ogni giorno, con piena coscienza delle sue responsabilità e possa così assumere un ruolo attivo e responsabile nel suo gruppo sociale e sentirsi vitalmente inserito negli attuali problemi di ordine economico, politico, culturale e religioso. Strettamente correlativo al diritto di informazione è il dovere della ricerca da parte dell'uomo: tale diritto infatti non può essere esercitato se l'uomo che deve essere informato non dà anche la sua collaborazione. Deve quindi esserci una larga disponibilità di mezzi efficaci, per poter scegliere quelli più adatti alle esigenze individuali e sociali. Se non c'è la possibilità di una vera scelta tra diversi strumenti della comunicazione, il diritto si riduce ad un mero enunciato teorico.

& CP 34

 

Dottrina cristiana e comunicazioni sociali

Le comunicazioni sociali sono inoltre di grandissima utilità per diffondere la dottrina cristiana. Si può infatti ottenere la collaborazione di specialisti di scienze religiose e di esperti in tutti i problemi che vengono trattati, e questo con tutte le risorse tecniche che permettono una presentazione attraente e aggiornata. I mezzi di comunicazione, per la loro stessa struttura, possono servire al rinnovamento di tutta l'impostazione catechistica e a potenziarne le iniziative. Poiché infine gli stessi strumenti sono le normali vie per la diffusione di notizie che rivelano i sentimenti e la mentalità degli uomini moderni, essi costituiscono un'ottima occasione per aiutare il cristiano a discutere sugli avvenimenti e i problemi di ogni giorno, e a riflettere sui principi fondamentali della fede e alla sua applicazione nelle varie circostanze della vita. L'uomo oggi, per l'abitudine fatta alla ricchezza d'espressione e alla forza persuasiva dei mezzi di comunicazione sociale, tende a raffinare il suo gusto, per cui non sopporta più prestazioni scadenti negli spettacoli e tanto meno nelle manifestazioni religiose, come riti liturgici, predicazione, catechesi. Pertanto, al fine di rendere veramente interessante ed efficace l'esposizione dei principi della fede e la tradizionale catechesi, occorre servirsi, per quanto è possibile, dei mezzi tecnici adattandosi al linguaggio e allo stile della moderna comunicazione sociale.                           

& CP 129-131

 

Doveri degli autori

Speciali responsabilità morali circa il retto uso degli strumenti della comunicazione sociale incombono sui giornalisti, gli scrittori, gli attori, i registi, gli editori e i produttori, i programmisti, i distributori, gli esercenti e i venditori, i critici e quanti altri in qualsiasi modo partecipino alla preparazione e trasmissione delle comunicazioni; è evidente, infatti, quali e quanto grandi responsabilità li riguardino nell'evolversi della società odierna, avendo essi la possibilità di indirizzare al bene o al male l'umanità con le loro informazioni e pressioni. Dovranno, pertanto, regolare i propri interessi economici, politici ed artistici in modo da evitare ogni opposizione al bene comune; per poi raggiungere più facilmente questo intento, daranno lodevolmente la loro adesione a quelle associazioni professionali che si impongano - se necessario anche impegnandosi all'osservanza di un " codice morale " - il rispetto dell'onestà nelle loro attività e doveri professionali. Inoltre ricordino sempre che gran parte dei lettori e degli spettatori è costituita da giovani, i quali hanno bisogno di una stampa e di spettacoli che offrano un sano divertimento e che orientino il loro spirito ad alti ideali. Procurino inoltre che le comunicazioni che riguardano la religione vengano affidate a persone degne e preparate e che siano attuate con il dovuto rispetto.

 & IM 11

 

Doveri dei giovani e dei genitori

I recettori, particolarmente i giovani, si addestrino ad un uso moderato e disciplinato di questi strumenti; cerchino inoltre di approfondire le cose viste, udite, lette; ne discutano con i loro educatori e con persone competenti e imparino a formularne un giudizio retto. Dal canto loro i genitori ricordino che è loro dovere vigilare diligentemente perché spettacoli, stampa e simili, che siano contrari alla fede e ai buoni costumi, non entrino in casa e che i loro figli li evitino altrove.

 & IM 10

 

Doveri dei recettori

Particolari doveri hanno tutti i recettori - vale a dire i lettori, gli spettatori, gli uditori - , che con scelta personale e libera ricevono le comunicazioni per tramite di questi strumenti. Infatti, una scelta retta richiede che essi favoriscano in ogni modo quanto eccelle per virtù, cultura ed arte; che, invece, evitino quanto costituisca per loro causa o occasione di danno spirituale, oppure con il cattivo esempio induca altri in pericolo, o contribuisca a ostacolare le buone comunicazioni e a incoraggiare quelle cattive: ciò che solitamente avviene versando il proprio denaro a quanti (editori, esercenti e produttori) adoperino questi strumenti con criteri esclusivamente di lucro. Perciò i recettori, per agire moralmente bene, non trascurino il loro dovere d'informarsi tempestivamente dei giudizi che a questo proposito vengono dati dalla competente autorità, e di attenervisi secondo le norme della retta coscienza. Al fine poi di resistere più facilmente alle suggestioni meno oneste e di favorire in ogni modo quelle buone, procurino di formare e di orientare la propria coscienza con i mezzi adatti.

 & IM 9

 

Doveri dell'autorità civile

Particolari doveri in questo settore incombono sull'autorità civile in vista del bene comune, al quale questi strumenti sono ordinati. E infatti compito della stessa autorità, nel proprio suo ambito, difendere e proteggere, specialmente riguardo alla stampa, la vera e giusta libertà d'informazione, che è indispensabile all'odierna società per il suo progresso, favorire i valori religiosi, culturali e artistici, assicurare ai recettori il libero uso dei loro legittimi diritti. E anche compito dell'autorità civile appoggiare quelle iniziative che - per quanto siano di grande utilità, specialmente alla gioventù - non potrebbero altrimenti essere realizzate. Infine, lo stesso potere pubblico, che giustamente si interessa della salute fisica dei cittadini, ha il dovere di provvedere con giustizia e diligenza, mediante la promulgazione di leggi e l'efficace loro applicazione, che dall'abuso di questi strumenti non derivino gravi danni alla moralità pubblica e al progresso della società. Con tale attenta vigilanza non viene conculcata la libertà dei singoli e dei gruppi associati, soprattutto quando mancassero sicure garanzie da parte delle rispettive categorie professionali. Una speciale attenzione, inoltre, sia usata nel difendere gli adolescenti dalla stampa e dagli spettacoli che siano nocivi alla loro età.                       

 & IM 12

 

 

E

 

 

Educazione e strumenti della comunicazione

Nel vasto campo dell'educazione gli strumenti della comunicazione assumono un ruolo sempre più esteso e determinante. In molti luoghi, le attrezzature audio-visive, nonché le comodissime forme di registrazione sonora e visiva, chiamate "cassette" e gli apparecchi radiofonici e televisivi, sono diventati normali sussidi didattici degli insegnanti. Ne deriva che l'apporto di celebri studiosi può essere messo a disposizione di molti altri uomini in ogni parte del mondo. In altri posti tali strumenti formano già parte integrante dell'ordinamento scolastico, mentre offrono nello stesso tempo agli adolescenti e agli adulti la possibilità di perfezionare la loro formazione culturale. Nei luoghi dove mancano sussidi didattici adeguati, questi mezzi provvedono all'istruzione religiosa e offrono molteplici forme di educazione primaria e un rimedio all'analfabetismo. Danno anche la possibilità di un insegnamento relativo alla medicina, all'igiene e all'agricoltura, mentre forniscono molteplici indicazioni per lo sviluppo della comunità. Dove si è potuto realizzare, questo lavoro fatto con i mezzi di comunicazione ha assunto il tono di un autentico colloquio. In questo modo l'educando non è portato soltanto a ricevere passivamente delle nozioni, ma si abitua ad esprimere se stesso proprio usando questi mezzi.

& CP 48

 

Esortazione  conciliare

Il Sacro Concilio confida che la sua esposizione di principi dottrinali e di norme sarà accolta di buon grado e fedelmente osservata da tutti i figli della Chiesa, in modo che essi, servendosi anche di questi strumenti, non solo non ne riportino danno, ma a guisa del sole e della luce fecondino e illuminino il mondo; inoltre, rivolge la sua esortazione a tutti gli uomini di buona volontà, specialmente a quanti hanno nelle loro mani questi strumenti, perché cerchino di impiegarli unicamente per il bene dell'umanità, il cui avvenire dipende ogni giorno di più dal loro retto uso. Pertanto, come già avvenne con i capolavori delle arti antiche, così anche con queste invenzioni recenti sia glorificato il nome del Signore, secondo il detto dell'apostolo: "Gesù Cristo, oggi e per tutti i secoli" (Eb 13,8).

& IM 24

 

Espressioni artistiche e strumenti della comunicazione

Le comunicazioni sociali irradiano nel mondo le forme tradizionali dell'espressione artistica, ma ne creano anche delle nuove, riuscendo ad abbracciare tutto il mondo e a raddoppiare i legami fra i popoli, mentre a creare le sue produzioni contribuiscono, con sempre maggior impegno, uomini dalle più svariate origini etniche. E' quindi naturale che gli autori e i recettori stessi siano alla ricerca di un comune denominatore veramente universale di sensibilità e di critica, non solo per conservare le forme artistiche tradizionali e moderne, ma per accogliere e apprezzare le produzioni di ogni popolo, di ogni cultura, di ogni gruppo etnico inserito nell'area della medesima civilizzazione. Le produzioni artistiche, che aiutano la crescita umana, devono essere riconosciute nel loro giusto valore. La bellezza infatti nobilita l'animo che la contempla. Ogni espressione artistica può scavare nel più profondo della natura umana, manifestare, attraverso la mediazione del gesto esteriore, la realtà spirituale interiore e procurare all'uomo una migliore conoscenza di se stesso che sia benefica non solo sul piano letterario ed artistico, ma anche nel campo morale e religioso.

& CP 54-55

 

 

F

 

 

Famiglia e mass media

E' necessario sottolineare l'influenza crescente che i mass-media, e tra questi specialmente la televisione, esercitano sul processo di socializzazione dei ragazzi, fornendo una visione dell'uomo, del mondo e dei rapporti con gli altri, che spesso differisce profondamente da quella che la famiglia intende trasmettere. I genitori in molti casi non se ne preoccupano abbastanza. Attenti in genere a vigilare sulle amicizie che i loro figli intrattengono, essi non lo sono altrettanto nei confronti dei messaggi che la radio, la televisione, i dischi, la stampa ed i «fumetti» recano nell'intimità «protetta» e «sicura» della loro casa. In tal modo i mass-media entrano spesso nella vita dei più giovani senza quella necessaria mediazione orientatrice da parte dei genitori e degli altri educatori, che potrebbe neutralizzare eventuali loro elementi negativi e valorizzare invece convenientemente i non piccoli apporti positivi, capaci di servire allo sviluppo armonioso del processo educativo. E' indubbio, per altro, che gli strumenti della comunicazione sociale rappresentano anche una fonte preziosa di arricchimento culturale per il singolo e per l'intera famiglia. Dal punto di vista di quest'ultima, in particolare, non va dimenticato che essi possono contribuire a stimolare il dialogo e l'interscambio nella piccola comunità e ad ampliarne gli interessi, aprendola ai problemi della più grande famiglia umana; essi consentono, inoltre, una certa partecipazione ad avvenimenti religiosi lontani, che possono costituire un motivo di singolare conforto per gli ammalati e per gli impediti; il senso dell'universalità della Chiesa e della sua attiva presenza nell'impegno per la soluzione dei problemi dei popoli diviene più profondo. Cosi gli strumenti della comunicazione sociale possono molto contribuire ad avvicinare i cuori degli uomini nella simpatia, nella comprensione e nella fraternità. La famiglia può aprirsi, col loro aiuto, a sentimenti più stretti e più profondi verso tutto il genere umano. Benefici questi che non devono essere sottovalutati. Affinché, tuttavia, la famiglia possa trarre tali benefici dall'uso dei mass-media, senza subirne i condizionamenti mortificanti, è necessario che i suoi componenti, ed in primo luogo i genitori, si pongano in un atteggiamento attivo di fronte ad essi, impegnandosi nell'affinamento delle facoltà critiche e non assumendo passivamente ogni messaggio trasmesso, ma cercando di comprenderne e di giudicarne il contenuto. Sarà necessario, altresì, decidere in modo autonomo lo spazio da assegnare alla loro utilizzazione, in rapporto anche alle attività ed agli impegni che la famiglia come tale ed i vari suoi membri devono affrontare.

& Messaggio 1980

 

Famiglia e televisione

Negli ultimi decenni, la televisione ha rivoluzionato le comunicazioni influenzando profondamente la vita familiare. Oggi, la televisione è una fonte primaria di notizie, di informazioni e di svago per innumerevoli famiglie fino a modellare i loro atteggiamenti e le loro opinioni, i loro valori e i prototipi di comportamento. La televisione può arricchire la vita familiare: può unire tra loro più strettamente i membri della famiglia e promuovere la loro solidarietà verso altre famiglie e verso la più vasta comunità umana; può accrescere in loro non solo la cultura generale, ma anche quella religiosa, permettendo ad essi di ascoltare la Parola di Dio, di rafforzare la propria identità religiosa e di nutrire la propria vita morale e spirituale. La televisione può anche danneggiare la vita familiare: diffondendo valori e modelli di comportamento falsati e degradanti, mandando in onda pornografia e immagini di brutale violenza; inculcando il relativismo morale e lo scetticismo religioso; diffondendo resoconti distorti o informazioni manipolate sui fatti ed i problemi di attualità; trasmettendo pubblicità profittatrice, affidata ai più bassi istinti; esaltando false visioni della vita che ostacolano l'attuazione del reciproco rispetto, della giustizia e della pace. La televisione può ancora avere effetti negativi sulla famiglia anche quando i programmi televisivi non sono di per se moralmente criticabili: essa può invogliare i membri della famiglia ad isolarsi nei loro mondi privati, tagliandoli fuori dagli autentici rapporti interpersonali, ed anche dividere la famiglia, allontanando i genitori dai figli e i figli dai genitori. Dio ha investito i genitori della grave responsabilità di aiutare i figli a cercare la verità ed a vivere in conformità ad essa, a cercare il bene e a promuoverlo. Essi hanno quindi il dovere di portare i loro figli ad apprezzare «tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato» (Fil 4,8). Quindi, oltre ad essere spettatori in grado di discernere per se stessi, i genitori dovrebbero attivamente contribuire a formare nei propri figli abitudini nel vedere la televisione che portino a un sano sviluppo umano, morale e religioso. I genitori dovrebbero anticipatamente informare i propri figli sul contenuto dei programmi e fare, di conseguenza, la scelta consapevole per il bene della famiglia se guardare o non guardare. A questo proposito possono essere di aiuto sia le recensioni ed i giudizi forniti da organismi religiosi e da altri gruppi responsabili, sia adeguati programmi educativi proposti dai mezzi di comunicazione sociale. I genitori dovrebbero anche discutere della televisione con i propri figli, mettendoli in grado di regolare la quantità e la qualità dei programmi che guardano e di percepire e giudicare i valori etici che stanno alla base di determinati programmi, poiché la famiglia è il veicolo privilegiato per la trasmissione di quei valori religiosi e culturali che aiutano la persona ad acquisire la propria identità. Formare le abitudini dei figli, a volte può semplicemente voler dire spegnere il televisore perché ci sono cose migliori da fare, o perché la considerazione verso altri membri della famiglia lo richiede o perché la visione indiscriminata della televisione può essere dannosa. I genitori che si servono abitualmente ed a lungo della televisione come di una specie di bambinaia elettronica, abdicano al loro ruolo di primari educatori dei propri figli. Tale dipendenza dalla televisione può privare i membri della famiglia dell'opportunità di interagire l'uno con l'altro attraverso la conversazione, le attività e la preghiera comuni. I genitori saggi sono inoltre consapevoli del fatto che anche i buoni programmi debbono essere integrati da altre fonti di informazione, intrattenimento, educazione e cultura.

& Messaggio 1994

 

Fede, cultura e comunicazioni sociali

La cultura è un modo specifico dell'esistere e dell'essere dell'uomo. Essa crea tra le persone dentro ciascuna comunità un insieme di legami, determinando il carattere interumano e sociale dell'esistenza umana. Soggetto e artefice della cultura è l'uomo, il quale si esprime in essa e vi trova il suo equilibrio. La fede è l'incontro tra Dio e l'uomo: a Dio che nella storia rivela e realizza il suo piano di salvezza, l'uomo risponde mediante la fede, accogliendo e facendo suo questo disegno, orientando la propria vita a questo messaggio (cfr. Rm 10,9; 2Cor 4,13): la fede è un dono di Dio a cui deve corrispondere la decisione dell'uomo. Ma se la cultura è la via specificamente umana per accedere sempre maggiormente all'essere e se, d'altra parte, nella fede l'uomo si apre alla conoscenza dell'Essere supremo, a immagine e somiglianza del quale è stato creato (cfr. Gen 1,26) non è chi non veda quale profondo rapporto vi sia tra l'una e l'altra esperienza umana. La cultura, infatti, è una dimensione relazionale e sociale dell'esistenza umana; illuminata dalla fede, essa esprime anche la piena comunicazione dell'uomo con Dio in Cristo e, al contatto con le verità rivelate da Dio, trova più facilmente il fondamento delle verità umane che promuovono il bene comune. Fede e cultura, pertanto, sono chiamate a incontrarsi e a interagire proprio sul terreno della comunicazione: l'effettiva realizzazione dell'incontro e dell'interazione, nonché la loro intensità ed efficacia, dipendono in larga misura dall'idoneità degli strumenti attraverso i quali ha luogo la comunicazione. La stampa, il cinema, il teatro, la radio, la televisione, con l'evoluzione che ciascuno di questi mezzi ha subìto nel corso della storia, si sono rivelati non sempre adeguati all'incontro tra fede e cultura. La cultura del nostro tempo, in particolare, sembra dominata e plasmata dai più nuovi e potenti fra i mezzi di comunicazione - la radio e, soprattutto, la televisione - tanto che, a volte, essi sembrano imporsi come fini e non come semplici mezzi, anche per le caratteristiche di organizzazione e di struttura che essi richiedono. Questo aspetto dei moderni mass-media, tuttavia, non deve far dimenticare che si tratta, pur sempre, di mezzi di comunicazione, e che questa, per sua natura, è sempre comunicazione di qualche cosa: il contenuto della comunicazione, pertanto, è sempre determinante e tale, anzi, da qualificare la comunicazione stessa. I mass-media sia che si occupino dell'attualità informativa, sia che affrontino argomenti propriamente culturali, o siano usati a fini di espressione artistica e di divertimento, rimandano sempre a una determinata concezione dell'uomo; ed è appunto in base alla giustezza e alla completezza di tale concezione che vanno giudicati. Un esame realistico conduce, purtroppo, a riconoscere che nel nostro tempo le immense potenzialità dei mass-media sono usate molto spesso contro l'uomo, e che la cultura dominante disattende l'incontro con la fede, sia nei Paesi in cui è consentita la libera circolazione delle idee, sia laddove la libertà di espressione viene confusa con l'irresponsabile licenza. E' compito di tutti risanare la comunicazione sociale e ricondurla ai suoi nobili scopi: i comunicatori si attengano alle regole di una corretta etica professionale; i critici svolgano la loro utile azione chiarificatrice, favorendo il formarsi della coscienza critica dei recettori; i recettori stessi sappiano scegliere con prudente oculatezza libri, giornali, spettacoli cinematografici e teatrali, programmi televisivi, per trarne occasione di crescita e non di corruzione; inoltre, anche attraverso opportune forme associative, facciano sentire la loro voce presso gli operatori della comunicazione, affinché essa sia sempre rispettosa della dignità dell'uomo e dei suoi inalienabili diritti.

& Messaggio 1984

 

Finanziamenti e mass media

Le attrezzature della comunicazione esigono l'impiego di grossi capitali sia per il loro impianto sia per il loro funzionamento, soprattutto con la continua spinta data dal progresso tecnologico a rinnovare le strutture. Ora, poiché chi possiede e dirige questi strumenti deve quasi sempre ricorrere - direttamente o indirettamente - al finanziamento pubblico o privato, i finanziatori possono esercitare una benefica influenza, sempre che scelgano le imprese degne di essere aiutate, proponendosi di collaborare al bene comune e non soltanto di trarne un vantaggio economico. Se essi d'altra parte saranno convinti che i mezzi di comunicazione sociale possono essere bensì imprese redditizie, ma nello stesso tempo autentiche forme di servizio culturale e sociale, staranno bene attenti a non limitare la legittima libertà dei comunicatori, degli autori e dei recettori.

& CP 80

 

Formazione al sacerdozio e mass media

Chiamati ad inserirsi nella vita moderna e ad esercitare in essa un efficace apostolato, i futuri sacerdoti, i religiosi e le religiose, nel periodo della loro formazione, nei seminari e istituti, dovranno rendersi conto dell'enorme influsso dei mezzi di comunicazione sulla società e nello stesso tempo conoscerne il funzionamento tecnico. Questa conoscenza deve considerarsi parte integrale della loro formazione e condizione indispensabile per un servizio pastorale efficace nella odierna società, sempre più condizionata dall'uso di questi mezzi. Inoltre tanto i sacerdoti che i religiosi e le religiose dovrebbero saper seguire attentamente il sorgere della sensibilità e dell'opinione pubblica per sintonizzarsi con il modo di reagire della gente di oggi, giacché l'annuncio della Parola di Dio deve essere rivolto ai nostri contemporanei e le comunicazioni sociali offrono un validissimo contributo a tale annuncio. Gli alunni, poi, che dimostrano inclinazione e doti particolari in questo campo, vengano indirizzati ad una formazione superiore.

& CP 111

 

Formazione cristiana dei recettori

La Chiesa ritiene di urgenza immediata offrire l'opportunità di una formazione cristiana agli stessi recettori. Con questa prestazione essa rende un prezioso servizio anche alla comunicazione sociale, poiché recettori culturalmente più preparati potranno dialogare validamente e nello stesso tempo esigere comunicazioni più elevate ed impegnative. L'organizzazione scolastica cattolica deve infine affrontare con maggior impegno il suo gravissimo dovere in questo campo; in tutte le scuole si impartisca agli alunni un insegnamento che non formi soltanto dei competenti lettori, ascoltatori o spettatori, ma che dia anche la possibilità di utilizzare attivamente tutte le possibilità di espressione che offrono gli strumenti della comunicazione. Così i giovani diventeranno a pieno titolo cittadini dell'era delle comunicazioni sociali, che sembra avere preso inizio nel nostro tempo.                    & CP 107

 

Formazione cristiana della pubblica opinione e comunicazioni sociali.

La «pubblica opinione» consiste nel modo comune e collettivo di pensare e di sentire d'un gruppo sociale più o meno vasto in determinate circostanze di luogo e di tempo. Essa indica quello che la gente comunemente pensa su un argomento, un fatto, un problema d'un certo rilievo. La pubblica opinione si forma per il fatto che un gran numero di persone fa proprio, ritenendolo vero e giusto, quanto alcune persone o alcuni gruppi che godono d'una particolare autorità culturale, scientifica o morale pensano e dicono. Ciò mostra la grave responsabilità di coloro che per la loro cultura e il loro prestigio formano l'opinione pubblica o influiscono in qualche misura sulla sua formazione. Le persone, infatti, hanno diritto a pensare e a sentire in conformità con ciò che è vero e giusto, perché dal modo di pensare e di sentire dipende l'agire morale. Questo sarà retto se il modo di pensare sarà conforme alla verità. Si deve rilevare, a questo proposito, che l'opinione pubblica ha un grande influsso sul modo di pensare, di sentire e di agire di quanti - o per la giovane età o per mancanza di cultura - sono incapaci di un giudizio critico. Così sono molti coloro che pensano e agiscono secondo l'opinione comune, senza che siano in grado di sottrarsi alla sua pressione. Si deve anche rilevare che l'opinione pubblica influisce fortemente sulla formazione delle leggi. Si va, infatti, diffondendo una mentalità materialistica ed edonistica, secondo la quale la vita è degna di essere vissuta solo quando è sana, giovane e bella. E' necessario che sulla famiglia si formi una pubblica opinione retta che aiuti a superare alcuni modi di pensare e di sentire non conformi al disegno di Dio, che l'ha stabilita indissolubile e feconda. Purtroppo, va diffondendosi un'opinione pubblica favorevole alle unioni libere, al divorzio e alla drastica riduzione della natalità con qualsiasi mezzo; essa va rettificata perché nociva al vero bene dell'umanità, la quale sarà tanto più felice quanto più la famiglia sarà sana e unita. Bisogna poi creare un'opinione pubblica sempre più forte in favore della pace e di ciò che la costruisce e la mantiene, come il reciproco apprezzamento e la mutua concordia tra i popoli; il rifiuto di ogni forma di discriminazione razziale e di nazionalismo esasperato; il riconoscimento dei diritti e delle giuste aspirazioni dei popoli, il disarmo, prima degli spiriti e poi degli strumenti di distruzione; lo sforzo di risolvere pacificamente i conflitti. Infine, è necessaria la formazione d'una forte opinione pubblica a favore della soluzione degli angosciosi problemi della giustizia sociale, della fame e del sottosviluppo. Occorre, cioè, che questi problemi siano oggi meglio conosciuti nella loro tremenda realtà e gravità, che si crei una forte e vasta opinione pubblica a loro favore, perché solo sotto la vigorosa pressione di questa i responsabili politici ed economici dei Paesi ricchi saranno indotti ad aiutare i Paesi in via di sviluppo. Particolarmente urgente è la formazione d'una sana opinione pubblica in campo morale e religioso. Al fine di porre un argine alla diffusione di una mentalità favorevole al permissivismo morale e all'indifferenza religiosa, occorre formare un'opinione pubblica che rispetti ed apprezzi i valori morali e religiosi, in quanto essi rendono l'uomo pienamente «umano» e danno pienezza di senso alla vita. Il pericolo del nichilismo, cioè della perdita dei valori più propriamente umani morali e religiosi, incombe come grave minaccia sull'umanità di oggi. Una corretta opinione pubblica deve essere formata poi circa la natura, la missione e l'opera della Chiesa, da molti vista oggi come una struttura semplicemente umana e non, qual'essa realmente è, come realtà misteriosa che incarna nella storia l'amore di Dio e porta agli uomini la parola e la grazia di Cristo. Nel mondo attuale gli strumenti della comunicazione sociale nella loro molteplice varietà - stampa, cinema, radio, televisione - sono i principali fattori della pubblica opinione. E' grande, perciò, la responsabilità morale di tutti coloro che si servono di tali strumenti o ne sono gli ispiratori. Essi devono essere posti al servizio dell'uomo, e quindi della verità e del bene, che dell'uomo sono i valori più importanti e necessari. Dal messaggio cristiano, che è diretto al bene e alla salvezza dell'uomo, essi possono trarre ispirazione per aiutare i loro fratelli a formarsi opinioni corrette e giuste, perché conformi al piano di amore e di salvezza per l'uomo che Dio ha rivelato e attuato in Gesù Cristo. Infatti, la fede cristiana e l'insegnamento della Chiesa, proprio perché fondati in Cristo, via, verità e vita, sono luce e forza per gli uomini nel loro cammino storico.

& Messaggio 1986

 

Formazione dei "comunicatori"

Non è difficile trovare dei comunicatori sprovvisti di una vera e specifica formazione. Perché le loro prestazioni siano all'altezza del compito devono avere un'adeguata preparazione culturale. C'è quindi da augurarsi che vengano erette, nelle scuole superiori, delle cattedre di comunicazione sociale per il conferimento di gradi accademici in questa disciplina. Prima di assumere responsabilità professionali, i comunicatori devono possedere una solida preparazione teorica e tecnica. I comunicatori non devono però essere preparati solo tecnicamente, ma anche culturalmente. Poiché i mezzi di comunicazione sono a servizio dell'umanità, i comunicatori devono sentire l'impegno di servire l'uomo; tale disponibilità al servizio potrà nascere soltanto in coloro che cercano di comprendere e di amare veramente l'uomo. I comunicatori sentiranno sempre più tutta la bellezza della loro professione e riusciranno a renderla apportatrice di sempre nuovi benefici alla società, quanto più profondamente saranno convinti che al di là di quei congegni, che trasmettono le loro voci e le loro immagini, vivono e operano dei veri uomini. Pertanto, quanto più i comunicatori riusciranno a conoscere il pubblico e a stimarne le esigenze intellettuali e morali, tanto più sapranno adattare le loro comunicazioni alle necessità dei recettori favorendo un vero e nuovo spirito comunitario.

& CP 71-72

 

Formazione dei cristiani incaricati delle comunicazioni sociali

L'educazione e la formazione alla comunicazione devono far parte integrante della formazione degli operatori pastorali e dei sacerdoti. Numerosi elementi ed aspetti specifici sono da tener presenti per questa educazione e per questa formazione. Nel mondo di oggi, così fortemente influenzato dai media, è necessario, per esempio, che gli operatori pastorali abbiano almeno una buona visione di insieme dell'impatto che le nuove tecnologie dell'informazione e dei media esercitano sugli individui e sulle società. Devono inoltre essere pronti a dispensare il loro ministero sia a coloro che sono "ricchi di informazione" sia a coloro che sono "poveri di informazione". E necessario che sappiano come invitare al dialogo, evitando uno stile di comunicazione che faccia pensare al dominio, alla manipolazione o al profitto personale. Coloro che saranno impegnati attivamente nel lavoro dei media per la Chiesa debbono acquisire sia competenza professionale in materia sia una formazione dottrinale e spirituale.  

                             &AeN18

 

Formazione dei genitori ed educatori ai mass media

I genitori e gli educatori non possono compiere bene questo loro grave dovere se non hanno una fondata convinzione della validità degli strumenti di comunicazione. Bisogna qui ricordare, a quanti sono nati quando questi mezzi non c'erano, che essi molto più difficilmente dei giovani riescono a capire il linguaggio dei mezzi stessi. I genitori sono talvolta preoccupati perché i mezzi della comunicazione offrono largo spazio a tutti i problemi, anche i più spinosi, sia sociali che religiosi. Orbene, dato che la maggioranza delle famiglie ha a cuore che i figli facciano buon uso di questi mezzi, sappiano i genitori anche concedere la necessaria fiducia a questi ritrovati moderni, riflettendo che i loro figli, nati, cresciuti e formati in un altro clima sociale, sono assai più preparati a reagire contro le molte e varie sollecitazioni a cui possono essere sottoposti.

& CP 70

 

Formazione dei giovani

La gioventù è generosa, altruistica, spontanea e sincera. Qualità meravigliose, che per mezzo dell'autocontrollo potranno essere conservate soltanto se i giovani avranno imparato presto a stimarle e a conservarle. I genitori e gli educatori indirizzeranno perciò con opportune indicazioni i giovani a scegliere essi stessi i mezzi di comunicazione, anche se, come si renderà necessario qualche volta, dovranno riservarsi il giudizio definitivo circa tale selezione. Se ritenessero necessario in qualche caso formulare un giudizio negativo sulla scelta fatta dai figli, abbiano l'avvertenza di spiegare convenientemente le ragioni del loro atteggiamento. Si ottiene infatti di più con la persuasione che con la proibizione, soprattutto in campo educativo. Bisogna anche ricordare che le reazioni psicologiche del fanciullo non sono uguali a quelle dell'adulto, e che può quindi accadere che certe forme di comunicazione, che l'uomo maturo trova noiose e controproducenti, siano invece gradite ai fanciulli e in genere ai giovani. E poi importante che molti adolescenti possano diventare a loro volta istruttori e formatori dei loro coetanei. La loro stessa età li rende aperti alle nuove forme di cultura e facilita il dialogo con gli amici. La sperimentazione di queste forme di educazione si è rivelata altamente positiva.

& CP 67

 

Formazione dei ragazzi

Non sarà mai troppo presto iniziato il compito di sviluppare nei ragazzi il gusto artistico, il senso critico, la coscienza dei doveri morali nella scelta delle letture, delle proiezioni cinematografiche, delle trasmissioni radiofoniche e televisive.

A parte infatti la constatazione che i fanciulli sono più facilmente vulnerabili per la loro stessa immaturità, c'è da sottolineare che l'abitudine all'autocontrollo, acquisita in tenera età, servirà loro per tutta la vita.

& CP 67

 

Formazione dei "recettori"

Di questa formazione hanno anzitutto bisogno i recettori non solo per ricavare i massimi benefici dall'uso delle comunicazioni sociali per la propria utilità, ma anche perché essi possano partecipare al dialogo della società e ad una mutua ed efficace collaborazione tra tutti i membri della comunità umana; nonché per trovare le vie migliori per raggiungere tutti questi fini, tra i quali eccelle l'impegno di difendere la giustizia nel mondo e di eliminare le stridenti disuguaglianze fra le nazioni opulente e quelle sottosviluppate. Per ottenere questo risultato, il recettore ha bisogno di poter disporre puntualmente di nozioni sempre aggiornate; questo continuo aggiornamento deve essere curato da persone competenti e si attua per mezzo di conferenze, discussioni, tavole rotonde, letture specializzate, convegni di studio, corsi orientativi. Le possibilità dei recettori sono molto ampie e di conseguenza le loro responsabilità sono più importanti di quello che comunemente si crede. Che si possa instaurare un vero ed autentico colloquio, dipende infatti in gran parte dai recettori. Se essi, invece, riceveranno in modo passivo le proposte della comunicazione, il discorso andrà in una sola direzione e resterà senza un vero interlocutore, nonostante gli sforzi dei comunicatori per aprire il dialogo. Il recettore può ritenersi attivo quando riesce a interpretare accuratamente le notizie, giudicandole alla luce degli antefatti e del contesto generale. Così pure quando fa una selezione fra di esse con prudenza e spirito critico, quando integra una notizia che gli è giunta monca con l'apporto di particolari attinti da altre fonti, infine quando è pronto ad esporre in pubblico il suo consenso, le parziali osservazioni o il totale dissenso. Chi obbiettasse che i cittadini, i quali prendono parte a questo pubblico dibattito, hanno poca influenza perché individui isolati, non dovrebbe dimenticare che essi diventano una vera potenza, se si riuniscono in gruppo. Come ci sono le associazioni dei comunicatori, così anche i semplici cittadini devono riunirsi in circoli o associazioni proprie per far sentire la loro voce. Possono ugualmente aderire ad altre organizzazioni che hanno gli stessi scopi anche se più ampi.

& CP 65;81-83

 

Formazione dell'opinione pubblica

Ogni cittadino deve sentirsi impegnato nella formazione dell'opinione pubblica, valendosi, se necessario, di interpreti autorizzati del suo pensiero. Coloro poi che per la loro posizione o per doti naturali o per altri fattori hanno un posto di rilievo nella società, se manifestano il loro parere, influiscono grandemente nel formare l'opinione pubblica. La loro responsabilità è quindi tanto maggiore quanto più il loro comportamento ha influenza sugli altri. Le condizioni perché sia lecito dare sviluppo alla diffusione di particolari idee - ciò che avviene con le cosiddette "campagne propagandistiche" - sono da ricercarsi nella salvaguardia della dignità dell'uomo e nella ricerca della verità. L'intento dei promotori e le modalità della campagna devono inoltre tendere al bene comune, nel rispetto dei diritti individuali o di gruppo, come pure dei diritti della propria e delle altre nazioni del mondo.

& CP 28-29

 

 

G

 

 

Genitori e loro presenza accanto ai ragazzi

Sarà poi molto utile ai genitori e agli educatori assistere ai programmi televisivi e cinematografici che godano di alto gradimento da parte dei giovani, come pure leggere le pubblicazioni da loro preferite; potranno così discuterne con loro cercando di acuirne il giudizio critico. Quando sono prese in esame produzioni, che possono suscitare incertezze o perplessità, i genitori cerchino di guidare con pazienza e gradualismo i loro figli a rilevarne gli aspetti positivi ed a considerarne tutte le componenti in una visione globale del contesto.

& CP 68

 

Giornalisti cattolici

Quando gli avvenimenti quotidiani suscitano problemi particolari che involgono fondamentali principi della coscienza cristiana, i giornalisti cattolici si sforzeranno di interpretarli in armonia con il Magistero della Chiesa. Per il resto clero e laicato favoriranno la libertà di espressione e la terranno nel dovuto conto con la molteplice varietà di pubblicazioni e di valutazioni. Questo non solo per venire incontro alle diverse richieste e ai diversi interessi dei lettori, ma per favorire la pubblica opinione nella Chiesa e nel mondo.

& CP 141

 

Giornata annuale delle comunicazioni sociali

Al fine di rendere più efficace il multiforme apostolato della Chiesa circa gli strumenti della comunicazione sociale, ogni anno in tutte le diocesi del mondo, a giudizio dei Vescovi, venga celebrata una "giornata" nella quale i fedeli siano istruiti sui loro doveri in questo settore, invitati a speciali preghiere per questo scopo e a contribuirvi con le loro offerte, che saranno debitamente destinate a sostenere le iniziative e le opere promosse dalla Chiesa in questo campo, secondo le necessità dell'orbe cattolico.

                                     & IM 18

 

Giornata mondiale delle comunicazioni sociali

Per poter dare attuazione pratica a queste indicazioni, occorre impostare insieme il programma di lavoro e di finanziamento. In questa prospettiva il Concilio Vaticano II suggerì, come mezzo validissimo, la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. A tutti i credenti in Dio è rivolto l'invito di dedicare con impegno questo giorno alla preghiera e alla riflessione sui problemi più scottanti e sulle future possibilità delle comunicazioni sociali di promuovere scambi di idee fra i responsabili dei vari settori, di trovare nuovi sussidi e nuove vie che stimolino le attività e le iniziative atte a far progredire queste comunicazioni a vantaggio dell'umanità intera. Tutto il Popolo di Dio infine - pastori e fedeli - darà il suo generoso apporto agli sforzi e ai propositi degli uomini di buona volontà, perché gli strumenti della comunicazione contribuiscano sempre più all'attuazione della giustizia, della pace, della libertà e del progresso umano.

& CP 100

 

Giovani e formazione ai mass media

La gioventù è generosa, altruistica, spontanea e sincera. Qualità meravigliose, che per mezzo dell'autocontrollo potranno essere conservate soltanto se i giovani avranno imparato presto a stimarle e a conservarle. I genitori e gli educatori indirizzeranno perciò con opportune indicazioni i giovani a scegliere essi stessi i mezzi di comunicazione, anche se, come si renderà necessario qualche volta, dovranno riservarsi il giudizio definitivo circa tale selezione. Se ritenessero necessario in qualche caso formulare un giudizio negativo sulla scelta fatta dai figli, abbiano l'avvertenza di spiegare convenientemente le ragioni del loro atteggiamento. Si ottiene infatti di più con la persuasione che con la proibizione, soprattutto in campo educativo. Bisogna anche ricordare che le reazioni psicologiche del fanciullo non sono uguali a quelle dell'adulto, e che può quindi accadere che certe forme di comunicazione, che l'uomo maturo trova noiose e controproducenti, siano invece gradite ai fanciulli e in genere ai giovani. E poi importante che molti adolescenti possano diventare a loro volta istruttori e formatori dei loro coetanei. La loro stessa età li rende aperti alle nuove forme di cultura e facilita il dialogo con gli amici. La sperimentazione di queste forme di educazione si è rivelata altamente positiva.

& CP 67

 

Gioventù cristiana e comunicazioni sociali

Gli strumenti della comunicazione sociale, «capaci di estendere quasi all'infinito il campo di ascolto della parola di Dio» («Evangelii Nuntiandi», 45), possono in effetti offrire ai giovani un notevole contributo per realizzare, mediante una scelta libera e responsabile, la loro personale vocazione di uomini e di cristiani, preparandosi così ad essere i costruttori e i protagonisti della società di domani. La Chiesa - con il Concilio Vaticano II e poi con il successivo magistero - ha chiaramente riconosciuto la grande rilevanza dei mass-media nello sviluppo della persona umana: sul piano dell'informazione, della formazione, della maturazione culturale, oltre che del divertimento e dell'impiego del tempo libero. Essa ha però anche precisato che essi sono strumenti al servizio dell'uomo e del bene comune, mezzi, e non fini. Ciò vale, a maggior ragione, quando ci si rivolge ai giovani, a coloro che si stanno aprendo alle esperienze della vita. Soprattutto in questo caso l'informazione non può restare indifferente a valori che toccano in profondità l'esistenza umana, quali il primato della vita fin dal momento del suo concepimento, la dimensione morale e spirituale, la pace, la giustizia. L'informazione non può essere neutra di fronte a problemi e situazioni che, a livello nazionale e internazionale, sconvolgono il tessuto connettivo della società….. Veicoli di formazione e di cultura, i mass-media devono contribuire al rinnovamento della società e, in particolare, allo sviluppo umano e morale dei giovani, facendo prendere loro coscienza degli impegni storici che li attendono alla vigilia del terzo millennio. A tal fine i mass-media devono aprire alla gioventù nuovi orizzonti, educandola al dovere, all'onestà, al rispetto dei propri simili, al senso della giustizia, dell'amicizia, dello studio, del lavoro. Queste considerazioni mettono in chiara evidenza l'immenso potenziale di bene che gli strumenti della comunicazione sociale possono far sprigionare. Ma, allo stesso tempo, lasciano anche intuire le gravi minacce che i mass-media - se piegati alla logica di poteri o di interessi, se usati con obiettivi distorti, contro la verità, contro la dignità della persona umana, contro la sua libertà - possono portare alla società, e, in primo luogo, ai membri di essa più fragili e indifesi. Il giornale, il libro, il disco, il film, la radio, soprattutto il televisore, e adesso il videoregistratore, fino al sempre più sofisticato computer, rappresentano ormai una fonte importante, se non l'unica, attraverso la quale il giovane entra in contatto con la realtà esterna e vive la propria quotidianità. Alla fonte dei mass-media, peraltro, il giovane attinge sempre più abbondantemente, sia perché s'è ampliato il tempo libero, sia perché i ritmi convulsi della vita moderna hanno accentuato la tendenza allo svago come pura evasione. Inoltre per l'assenza di entrambi i genitori, quando la madre sia anch'essa obbligata a un lavoro extra domestico, s'è allentato il tradizionale controllo educativo sull'uso che vien fatto di tali mezzi. I giovani, così, sono i primi e più immediati recettori dei mass-media, ma sono anche i più esposti alla molteplicità di informazioni e di immagini che, attraverso questi, arrivano direttamente in casa. Non è, d'altra parte, possibile ignorare la pericolosità di certi messaggi, trasmessi perfino nelle ore di maggior ascolto del pubblico giovanile, contrabbandati da una pubblicità sempre più scoperta e aggressiva o proposti da spettacoli, dove sembra che la vita dell'uomo sia regolata soltanto dalle leggi del sesso e della violenza. Si parla di «videodipendenza», un termine entrato ormai nell'uso comune, per indicare il sempre più vasto influsso che gli strumenti della comunicazione sociale, con la loro carica di suggestione e di modernità, hanno sui giovani. Bisogna esaminare a fondo questo fenomeno, verificarne le reali conseguenze su recettori che non abbiano ancora maturato una sufficiente coscienza critica. Non è, infatti, questione soltanto di un condizionamento del tempo libero, cioè di una restrizione degli spazi da riservare quotidianamente ad altre attività intellettuali e ricreative, ma anche di un condizionamento della stessa psicologia, della cultura, dei comportamenti della gioventù. All'educazione trasmessa dai formatori tradizionali, e in particolare dai genitori, tende infatti a sostituirsi un'educazione unidirezionale, che salta il fondamentale rapporto dialogico, interpersonale. A una cultura impostata sui valori contenuti, sulla qualità delle informazioni, subentra così una cultura del provvisorio che porta a rifiutare gli impegni a lungo termine, con una cultura massificante che induce a rifuggire da scelte personali ispirate a libertà. A una formazione orientata a far crescere il senso di responsabilità individuale e collettiva, si contrappone un atteggiamento di passiva accettazione delle mode e dei bisogni imposti da un materialismo che, incentivando i consumi, svuota le coscienze. L'immaginazione, che è propria dell'età giovanile, espressione della sua creatività e dei suoi slanci generosi, si inaridisce nell'assuefazione all'immagine, cioè in un'abitudine che diventa indolenza e spegne stimoli e desideri, impegni e progettualità. E' una situazione che, se non va generalizzata, deve comunque indurre quanti operano nella comunicazione sociale a una seria e profonda riflessione.

& Messaggio 1985

 

Globalizzazione e strumenti di comunicazione

I moderni strumenti di comunicazione fra gli uomini sembrano collegare i nostri contemporanei in un cerchio sempre più stretto nel quale tutti dialogano per ricostruire la fraternità e la collaborazione; i discorsi quotidiani dei singoli individui si diffondono e si incrociano nello spazio stabilendo un pubblico, universale colloquio.

Il torrente di informazioni e di opinioni, che scende da questi canali, fa sì che tutti gli uomini, in ogni parte della terra, diventino talmente partecipi dei gravi problemi e delle difficoltà che incombono su ciascun individuo e su tutta la società, da realizzare le condizioni necessarie alla mutua comprensione e condiscendenza, e perciò stesso al progresso generale di tutti. La crescente perfezione dei mezzi di comunicazione abbatte e distrugge le barriere, che circostanze di tempo e di luogo avevano eretto fra gli uomini. Si presentano quindi come artefici di un più stretto avvicinamento e di una più salda unità: le informazioni compiono in un attimo il giro del globo e consentono agli uomini di sentirsi molto più attivamente coinvolti negli avvenimenti vitali del mondo odierno. L'istruzione di qualsiasi grado trova pure un grande aiuto in questi strumenti dai quali dipenderà in gran parte la lotta contro l'analfabetismo e il progresso nel settore dell'educazione sia di base che di grado superiore. Essi inoltre possono dare un aiuto effettivo alla promozione e alla autentica liberazione degli uomini, particolarmente nei paesi in via di sviluppo; stabiliscono e rafforzano una maggiore uguaglianza fra i cittadini, procurando a tutte le classi sociali senza discriminazione la possibilità di godere dei beni intellettuali e delle possibilità ricreative. Arricchiscono infine le intelligenze, portandole per mezzo dei suoni e delle vive immagini a rendersi conto delle realtà positive e concrete ed a conoscere lontanissime regioni e antiche civiltà. Presso i popoli che non sono alfabetizzati, i mezzi di comunicazione servono a condurre gli abitanti, pure nel sincero riconoscimento dei valori della cultura nativa e del costume tradizionale, ad assimilare celermente la mentalità moderna e ad uniformarsi rapidamente all'attuale stile di comportamento sociale.                                        

& CP 19-20

 

I

 

Impegno dei cattolici e il cinema

Il cinema si è ormai inserito stabilmente e affonda le radici nella vita contemporanea esercitando una decisiva influenza nel campo educativo, culturale, ricreativo, scientifico. I registi vi trovano il mezzo per interpretare, in ogni suo aspetto, l'anima del mondo di oggi. I miglioramenti tecnici, che attirano sempre di più il favore del pubblico, e la disponibilità a basso costo di attrezzature per la proiezione fanno presagire e quasi danno garanzia che in futuro ci sarà un aumento molto maggiore ed un uso sempre più esteso dei film. Ne deriverà una più approfondita conoscenza del mondo cinematografico e dei problemi culturali ch'esso involge. Questi progressi devono essere seguiti con la massima attenzione da quanti hanno responsabilità di cura d'anime, perché possono offrire, soprattutto per la crescente collaborazione internazionale, delle splendide occasioni di utilizzazione dello strumento cinematografico nel campo della pastorale. Oggi infatti si possono produrre, più rapidamente e più facilmente di prima, dei film che rispondono alle varie esigenze del pubblico e alle circostanze più disparate e vengono proiettati non solo nelle grandi o piccole sale cinematografiche, ma anche nelle case private.  Molti film affrontano con efficacia persuasiva argomenti che favoriscono il progresso dell'uomo e ne elevano l'animo a valori superiori; tali produzioni meritano l'attenzione e il plauso di tutti. Pertanto le organizzazioni cattoliche, che hanno particolare competenza in materia, dovranno dare il loro fattivo aiuto a quanti concorrono a produrre degli ottimi film e incoraggiarne la diffusione. A questo proposito sarà bene ricordare che molti film, che sono da tutti riconosciuti come autentici capolavori, hanno preso a soggetto un argomento specificatamente religioso. Ciò prova che l'arte cinematografica senza dubbio ha tutte le possibilità di trattare questi argomenti nella maniera più elevata; ciò costituisce pertanto un vivo incoraggiamento a produrre lavori di questo genere.

& CP 142-144

 

Impegno dei cattolici e la stampa

La stampa, per la sua peculiare struttura, costituisce un mezzo di enorme importanza. Con la sua molteplice varietà e la ricchezza degli argomenti che può trattare, la stampa, scrutando gli avvenimenti fin nei più minuti particolari e nelle nascoste scaturigini, ne amplia la conoscenza e la comprensione, mentre nello stesso tempo provoca l'attenzione del lettore e accende in lui il desiderio di sapere. Essa resta perciò un validissimo complemento degli strumenti audiovisivi, riuscendo ad affinare il senso critico degli utenti e ad aiutarli a formulare un equilibrato giudizio. Per la vastità dei temi che può trattare e per la conoscenza più profonda degli avvenimenti che favorisce, la stampa è una sede privilegiata per il dialogo sociale. Inoltre attraverso le fragili pagine di un opuscolo o di un "tascabile", ai nostri giorni sono alla portata di tutti capolavori della cultura religiosa e della letteratura mondiale, opere tecniche e scientifiche, e soprattutto letture di indole ricreativa. I fumetti inoltre e i racconti illustrati possono essere utilissimi e offrire spunti per la volgarizzazione biblica e agiografica. Per questi apporti, la funzione della stampa deve essere meglio conosciuta e appoggiata. Una organizzazione editoriale cattolica - che si dedichi alla pubblicazione di quotidiani, di riviste, di periodici - può diventare un mezzo efficacissimo per la mutua comprensione fra la Chiesa e il mondo, facilitando lo scambio di informazioni e stimolando il crearsi dell'opinione pubblica. Bisogna però evitare il pericolo di indebolire la consistenza delle attività già in atto, dando vita a nuove imprese senza la necessaria prudenza. L'attività degli scrittori cattolici si rivolge a tutto il vasto campo dell'informazione, della critica, dell'interpretazione di ogni settore ed aspetto della vita odierna, e di ogni problema che preoccupa l'uomo d'oggi, ma sempre nella visione cristiana della vita. Essi devono anche curare e, se necessario, rettificare la presentazione di notizie che tocchino argomenti religiosi e riguardino la vita della Chiesa. La stampa cattolica sarà quindi come uno specchio fedele del mondo, e nello stesso tempo un faro che lo illumini; sarà inoltre un luogo di incontro per un fecondo scambio di vedute. Occorrono perciò uomini di valore e sufficienti fondi per raggiungere un indiscusso livello di competenza professionale e di perfezione tecnica.

& CP 136-138

 

Impegno dei cattolici e la stampa cattolica

Ai fedeli viene rivolta una pressante esortazione a leggere regolarmente la stampa di ispirazione cattolica che sia veramente degna di questa qualifica, non solo per conoscere le notizie di attualità sulla Chiesa, ma per formarsi una mentalità cristiana leggendone i commenti. Non si intende qui interferire in nessun modo sulla libertà dell'individuo di leggere quello che gli pare conveniente e nemmeno di misconoscere un legittimo pluralismo di organi di informazione legati a tradizioni locali, come pure di opinioni proposte da giornalisti di estrazione diversa. E chiaro peraltro che gli scrittori cattolici per avere un largo seguito devono dimostrare di possedere una preparazione culturale e tecnica di alto livello.

& CP 140

 

Impegno dei cattolici e le agenzie di informazione

I cattolici devono creare e far funzionare delle attrezzatissime agenzie di informazioni, perché il dialogo all'interno della Chiesa e fra la Chiesa e il mondo possa utilmente venire portato avanti. Se ne trarranno dei vantaggi anche in campo professionale, per una trasmissione ininterrotta di notizie sulla vita della Chiesa che siano fresche, obiettive, esatte. Queste agenzie, inoltre, realizzeranno il loro scopo, aiutandosi vicendevolmente sul piano internazionale al fine di reperire e diffondere le notizie per tutto il mondo.

& CP 139

 

Informazione e cronaca violenta

Quando si deve fare posto nella cronaca a fatti di brutalità e di violenza, bisogna procedere con molto tatto e con perspicacia. Certamente la violenza e la crudeltà sono retaggio della vita umana e si manifestano apertamente in questo nostro tempo così sconvolto. La loro descrizione può servire a suscitare nei recettori una giusta reazione verso questi crimini. Quando però la descrizione di questi fatti cruenti è fatta in forma eccessiva e corredata da immagini troppo realistiche, diventa pericolosa perché rischia di falsare la rappresentazione della vita umana. Si può addirittura - come ritengono molti esperti - ingenerare nel pubblico più debole una certa psicosi, o certi atteggiamenti dell'animo, per cui si giudica cosa normale risolvere con la forza bruta e la violenza le inevitabili controversie della vita.

& CP 43

 

Informazione retta

Il diritto di essere rettamente informato è inseparabile dalla libertà della comunicazione. Di fatto tutta la vita sociale si fonda sopra un continuo interscambio e un ininterrotto colloquio sia individuale che comunitario; lo esige la mutua comprensione e la collaborazione fra gli uomini. Da quando l'umanità ha potuto fare uso dei mezzi di comunicazione, essa ha acquistato una nuova dimensione, poiché un sempre maggior numero di uomini viene cointeressato alla vita e al progresso della società.

& CP 44

 

Inter mirifica

Tra le meravigliose invenzioni tecniche che, soprattutto nel nostro tempo, l'ingegno umano è riuscito, con l'aiuto di Dio, a trarre dal creato, la Chiesa accoglie e segue con particolare cura materna quelle che più direttamente riguardano lo spirito dell'uomo e che hanno offerto nuove possibilità di comunicare, con massima facilità, ogni sorta di notizie, idee, insegnamenti. Tra queste invenzioni occupano un posto di rilievo quegli strumenti che per loro natura sono in grado di raggiungere e muovere non solo i singoli, ma le stesse moltitudini e l'intera società umana-quali la stampa, il cinema, la radio, la televisione e simili-, che possono quindi a ragione essere chiamati: strumenti della comunicazione sociale.

 & IM 1

 

Internet: un nuovo Forum per proclamare il Vangelo

Internet è certamente un nuovo “forum”, nel senso attribuito a questo termine nell'antica Roma, ossia uno spazio pubblico dove si conducevano politica e affari, dove si adempivano i doveri religiosi, dove si svolgeva gran parte della vita sociale della città e dove la natura umana si mostrava al suo meglio e al suo peggio. Era uno spazio urbano affollato e caotico che rifletteva la cultura dominante, ma creava anche una cultura propria. Ciò vale anche per il ciberspazio, che è una nuova frontiera che si schiude all'inizio di questo millennio. Come le nuove frontiere di altre epoche, anche questa è una commistione di pericoli e promesse, non priva di quel senso di avventura che ha caratterizzato altri grandi periodi di cambiamento. Per la Chiesa il nuovo mondo del ciberspazio esorta alla grande avventura di utilizzare il suo potenziale per annunciare il messaggio evangelico. La Chiesa si avvicina a questo mezzo con realismo e fiducia. Come altri strumenti di comunicazione, esso è un mezzo e non un fine in se stesso. Internet può offrire magnifiche opportunità di evangelizzazione se utilizzato con competenza e con una chiara consapevolezza della sua forza e delle sue debolezze. Soprattutto, offrendo informazioni e suscitando interesse, esso rende possibile un primo incontro con il messaggio cristiano, in particolare ai giovani che sempre più ricorrono al ciberpazio quale finestra sul mondo. E' importante, quindi, che la comunità cristiana escogiti modi molto pratici per aiutare coloro che entrano in contatto per la prima volta attraverso Internet, a passare dal mondo virtuale del ciberspazio al mondo reale della comunità cristiana.  In una tappa successiva, Internet può anche facilitare il tipo di procedimento che l'evangelizzazione richiede. In particolare, in una cultura che non offre sostegno, la vita cristiana esige un'istruzione e una catechesi permanenti e questa è forse l'area in cui Internet può assicurare un aiuto eccellente.  Esistono già nella rete innumerevoli fonti di informazione, documentazione e istruzione sulla Chiesa, la sua storia e la sua tradizione, la sua dottrina e il suo impegno in ogni campo, dappertutto nel mondo. E' chiaro allora che, anche se non potrà mai sostituire l'esperienza profonda di Dio che solo la vita liturgica e sacramentale della Chiesa può offrire, internet potrà certamente offrire un supplemento e un sostegno unici sia nel preparare all'incontro con Cristo nella comunità, sia nel sostenere i nuovi credenti nel cammino di fede che iniziano. Ciononostante, emergono alcune questioni necessarie, persino ovvie, nell'utilizzo di Internet per la causa dell'evangelizzazione. Infatti, la caratteristica essenziale di Internet consiste nel fornire un flusso quasi infinito di informazioni, molte delle quali durano solo un attimo. In una cultura che si nutre dell'effimero, si può facilmente correre il rischio di credere che siano i fatti a contare piuttosto che i valori. Internet offre numerose nozioni, ma non insegna valori e quando questi ultimi vengono trascurati la nostra stessa umanità ne risulta sminuita e l'uomo perde facilmente di vista la sua dignità trascendente. Nonostante il suo enorme potenziale di bene, alcuni modi degradanti e dannosi di utilizzare Internet sono noti a tutti e le autorità pubbliche hanno di certo la responsabilità di garantire che questo strumento meraviglioso serva il bene comune e non divenga dannoso.  Inoltre, Internet ridefinisce in modo radicale il rapporto psicologico di una persona con lo spazio e con il tempo. Attrae l'attenzione ciò che è tangibile, utile, subito disponibile. Può venire a mancare lo stimolo a un pensiero e a una riflessione più profondi, mentre gli esseri umani hanno bisogno vitale di tempo e di tranquillità interiore per ponderare ed esaminare la vita e i suoi misteri e per acquisire gradualmente un maturo dominio di sé e del mondo che li circonda.  La comprensione e la saggezza sono il frutto di uno sguardo contemplativo sul mondo e non derivano dalla mera acquisizione di fatti, seppur interessanti. Sono il risultato di un'intuizione che penetra il significato più profondo delle cose in relazione fra loro e con tutta la realtà. 

Inoltre, quale "forum" in cui praticamente tutto è accettabile e quasi nulla è duraturo, Internet favorisce un modo di pensare relativistico e a volte alimenta la fuga dalla responsabilità e dall'impegno personali.  Il fatto che mediante Internet le persone moltiplichino i loro contatti in modi finora impensabili offre meravigliose possibilità alla diffusione del Vangelo. Ma è anche vero che rapporti mediati elettronicamente non potranno mai prendere il posto del contatto umano diretto, richiesto da un'evangelizzazione autentica. Infatti l'evangelizzazione dipende sempre dalla testimonianza personale di colui che è stato mandato a evangelizzare (cfr Rm 10, 14-15). Senza dubbio la rivoluzione elettronica ha in sé la promessa di grandi progressi per il mondo in via di sviluppo, ma esiste anche l'eventualità che aggravi di fatto le ineguaglianze esistenti poiché il divario dell'informazione e delle comunicazioni si fa più profondo. Internet permette a miliardi di immagini di apparire su milioni di schermi in tutto il mondo. Da questa galassia di immagini e suoni, emergerà il volto di Cristo? Si udirà la sua voce? Perché solo quando si vedrà il Suo Volto e si udirà la Sua voce, il mondo conoscerà la "buona notizia" della nostra redenzione. Questo è il fine dell'evangelizzazione e questo farà di Internet uno spazio umano autentico, perché se non c'è spazio per Cristo, non c'è spazio per l'uomo.

&  Messaggio 2002

 

Inviati speciali

La professione di trasmettere le notizie comporta dunque un impegno pesante, reso difficile da continui ostacoli, che spesso sono creati appositamente da quanti hanno interesse ad occultare la verità. Questo problema riguarda particolarmente gli inviati speciali, che sono sempre in movimento e si spingono in ogni parte del mondo per assistere di persona agli avvenimenti. Per cogliere "i fatti proprio nel loro svolgersi", non esitano ad esporsi a pericoli mortali e molti di essi infatti sono deceduti nel compimento del dovere professionale. Poiché gli uomini hanno diritto ad essere informati sugli avvenimenti e sul loro contesto, soprattutto di quei paesi che, con grande preoccupazione di tutta l'umanità, sono teatro di dolorosi eventi bellici, deve essere perciò salvaguardata nella misura più efficace la salute e l'incolumità fisica di tali informatori.

Pertanto la Chiesa non può non deprecare e riprovare l'uso della violenza verso queste persone e verso quanti operano nel campo delle comunicazioni; essi cercando le notizie e trasmettendole fedelmente rivendicano e promuovono il diritto fondamentale degli uomini alla informazione.

& CP 36

 

Istituti Religiosi e comunicazioni sociali

Gli Istituti religiosi devono prendere coscienza delle molteplici e importanti responsabilità ecclesiali nel campo della comunicazione sociale e considerare attentamente quale possa essere lo spazio concreto per la loro partecipazione a questo apostolato, sempre in armonia con le loro Costituzioni. Gli Istituti, sorti con la finalità dell'apostolato delle comunicazioni sociali, devono collaborare strettamente tra di loro e tenersi in fattivo contatto con gli uffici diocesani, nazionali, regionali o continentali, per impostare un programma comune relativo alle opere d'apostolato nel campo delle comunicazioni sociali.

& CP 177

 

Istruzione religiosa e cinema

Nelle regioni, dove ci sono vaste percentuali di analfabeti, i film possono essere dei validi sussidi per diffondere un'istruzione almeno rudimentale e anche per offrire l'istruzione religiosa. Il linguaggio delle immagini suscita infatti forti emozioni nell'uomo illetterato e gli comunica più facilmente notizie e motivi di riflessione. Chi giustamente si preoccupa di promuovere il progresso umano e cristiano non può trascurare l'apporto validissimo di questi strumenti e di questi sussidi. E evidente, in ogni caso, che l'impostazione dei film deve tenere conto della mentalità e del grado culturale di ciascun popolo.

& CP 146

 

 

L

 

 

Legge morale e strumenti della comunicazioni

Per usare rettamente questi strumenti è assolutamente necessario che coloro i quali se ne servono conoscano le norme della legge morale e le osservino fedelmente in questo settore. Tengano quindi presente il contenuto, comunicato secondo la natura propria di ciascuno strumento; considerino inoltre tutte le circostanze - quali il fine, le persone, il luogo, il tempo, ecc. - , nelle quali si attua la comunicazione stessa, capaci di modificarne, o addirittura di mutarne, il valore morale; e tra esse, in particolare, il modo di agire proprio di ogni strumento, come la loro forza di suggestione, che può essere tale che gli uomini, soprattutto se insufficientemente preparati, riescano con difficoltà ad avvertirla, a dominarla e, quando occorresse, a respingerla.

 & IM 4

 

Leggi per la libertà di comunicazione

Alla luce di questi principi, si ravvisa la necessità di leggi che proteggano la libertà di comunicazione e il diritto all'informazione perché l'una e l'altro siano salvaguardati da pressioni di ordine economico, politico, ideologico che ne possono impedire il libero esercizio. La legislazione deve anche garantire al cittadino il pieno diritto di critica pubblica nei riguardi di tutta la gestione dei mezzi di comunicazione, soprattutto quando la gestione assume forma di monopolio; in modo speciale poi se essa sia statale. Non si può negare che l'attività dei mezzi di comunicazione debba ai nostri giorni venire disciplinata da norme legislative che tutelino efficacemente la pluralità dell'uso di essi di fronte alla concorrenza commerciale, che tende a una esagerata concentrazione. Devono essere inoltre salvaguardate dalla legge la fama, la dignità e i valori culturali degli individui e dei gruppi e garantita infine la libertà religiosa nell'uso di questi strumenti.

& CP 87

 

Libertà di pensiero e mezzi di comunicazione

La libertà di manifestare il proprio sentimento e il proprio pensiero è certamente richiesta se si vuole formare una equilibrata "opinione pubblica". E' quindi opportuno riaffermare, con il Concilio Vaticano II, che questa libertà di manifestare il proprio pensiero va riconosciuta a tutti gli uomini tanto singoli quanto associati, sempre che siano rispettati i confini dell'onestà, della moralità e del bene comune. Poiché la vita sociale si rafforza nella collaborazione, è necessario un libero confronto di pareri, che rivestano una qualche importanza. Con la libertà di espressione, i pareri verranno sottoposti al vaglio: qualcuno verrà approvato o accettato; altri respinti o perfezionati, altri ancora coordinati o accolti con soluzioni di compromesso. I pareri più validi e sicuri saranno allora scelti per guidare un impegno comunitario di azione. Il compito dei comunicatori, alla luce di quanto sopra esposto, risulta molto impegnativo. Essi esercitano una grande influenza nel far nascere, nel raccogliere, nel diffondere le idee, mentre ne facilitano il libero e critico confronto.

& CP 26-27

 

Libertà di comunicazione

L'uomo è sociale per natura sua. deve potere liberamente esporre le sue idee e metterle a confronto con quelle degli altri. Ciò è richiesto oggi, più che nei tempi passati. Le produzioni culturali e scientifiche infatti sono attuate con un lavoro di gruppo più che con un impegno individuale. Del resto ogniqualvolta gli uomini, seguendo l'inclinazione della natura, si scambiano un loro diritto, rendono nello stesso tempo un servizio alla società. Le società, che accettano l'apporto di gruppi eterogenei e che sono chiamate "pluralistiche", danno grande importanza alla libera circolazione di notizie e di opinioni, perché i cittadini si sentano agenti responsabili nella vita sociale e difendano questa libertà nella loro legislazione. La nota "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo" ha confermato come fondamentale questa libertà, affermando implicitamente la libertà nell'uso delle comunicazioni sociali. Nella vita pratica, questa libertà di comunicazione comporta per gli individui e per i gruppi la facoltà di procurarsi e di diffondere notizie, come pure di accedere all'uso dei mezzi di comunicazione. D'altra parte una libertà di comunicare, che nel suo esercizio non tenga conto degli autentici requisiti di tale diritto all'informazione e dei suoi limiti, diventa una forma di autocompiacimento per chi trasmette e non di vero progresso per la gente che è in ascolto.

& CP 45-47

 

Limiti al diritto dell'informazione

Tuttavia il diritto di informazione ha dei limiti ben segnati e non può entrare in conflitto con altre forme di diritto, quali sono il diritto della verità che tutela la fama dell'individuo e della società; il diritto alla salvaguardia della vita privata, che difende la sfera intima delle famiglie e degli individui; (9) il diritto del segreto, quando è richiesto dalla necessità, dal dovere professionale o dal bene comune. Quando è in gioco il bene comune, occorre grande prudenza e discrezione nella diffusione delle notizie.

& CP 42

 

 

M

 

 

Mass media al servizio del dialogo con il mondo attuale

Il Concilio Vaticano II ha sottolineato che "il popolo di Dio e l'umanità, entro la quale esso è inserito, si rendono reciproco servizio, così che la missione della Chiesa si mostra di natura religiosa e per ciò stesso profondamente umana". Coloro che proclamano la Parola di Dio hanno il dovere di prendere in considerazione e di cercare di comprendere le "parole" dei popoli e delle culture diverse non solo allo scopo di informarsi su di essi, ma anche di aiutarli a riconoscere e ad accettare la Parola di Dio. La Chiesa deve dunque conservare una presenza attiva ed attenta nel mondo, in modo da alimentare la comunità e da sostenere coloro, uomini e donne, che cercano delle soluzioni accettabili ai problemi personali e sociali. Inoltre, se la Chiesa deve sempre comunicare il suo messaggio in modo adeguato a ciascuna epoca ed alle culture delle nazioni e dei popoli specifici, deve farlo soprattutto oggi nella cultura e per la cultura dei nuovi media. Si tratta di una condizione fondamentale se si vuol dare risposta ad una delle preoccupazioni essenziali del Concilio Vaticano II: la comparsa di "vincoli sociali, tecnici, culturali" che uniscono gli uomini sempre più strettamente costituisce per la Chiesa "una nuova urgenza": raccoglierli tutti nella "piena unità in Cristo". Considerando il ruolo importante che i mezzi di comunicazione possono giocare nei suoi sforzi per favorire questa unità, la Chiesa li considera strumenti "concepiti dalla Divina Provvidenza" per lo sviluppo della comunicazione e della comunione tra gli uomini durante il loro pellegrinaggio sulla terra. La Chiesa, che cerca di dialogare con il mondo moderno, desidera poter condurre un dialogo onesto e rispettoso con i responsabili dei media. Questo dialogo implica che la Chiesa faccia uno sforzo per comprendere i media - i loro obiettivi, i loro metodi, le loro regole di lavoro, le loro strutture interne e le loro modalità - e che sostenga ed incoraggi coloro che vi lavorano. Basandosi su questa comprensione e su questo sostegno diventa possibile fare delle proposte significative per poter allontanare gli ostacoli che si oppongono al progresso umano ed alla proclamazione del Vangelo. Per un tale dialogo è necessario che la Chiesa si preoccupi attivamente dei media profani, e in particolare dell'elaborazione della politica che li riguarda. I cristiani infatti hanno il dovere di far sentire la loro voce in seno a tutti i media. Il loro compito non si limita alla trasmissione di notizie ecclesiastiche. Questo dialogo richiede inoltre che essa sostenga i professionisti dei media, che elabori un'antropologia ed una vera teologia della comunicazione affinché la teologia stessa si faccia più comunicativa, più efficace nel rivelare i valori evangelici e nell'applicarli alle realtà contemporanee della condizione umana; è necessario inoltre che i responsabili della Chiesa e gli agenti pastorali rispondano con buona volontà e prudenza alle domande dei media, cercando di stabilire, anche con quelli che non condividono la nostra fede, dei rapporti di fiducia e di reciproco rispetto, fondati su valori comuni.

 &AeN8

 

Mass media al servizio delle persone e delle culture

Parallelamente a tutto il bene che fanno e sono capaci di fare, i mezzi di comunicazione che "possono essere effettivi strumenti di unità e di mutua comprensione, d'altro canto, possono farsi veicoli di una visione deformata dell'esistenza, della famiglia, dei valori religiosi ed etici; di una visione non rispettosa dell'autentica dignità e del destino della persona umana". E' imperativo che i media rispettino e partecipino allo sviluppo integrale della persona, che comporta "le dimensioni culturali, trascendenti e religiose dell'uomo e della società". La fonte di alcuni problemi individuali e sociali risiede anche nel fatto che alle relazioni interpersonali si è sostituito l'uso sempre più importante dei media e nel notevole attaccamento affettivo che viene accordato ai personaggi mediatici di finzione. I media non possono sostituire né il contatto personale immediato né i rapporti tra membri di una famiglia o tra amici. Ma possono dare il loro contributo alla soluzione di questa difficoltà: attraverso gruppi di discussione, dibattiti su films o trasmissioni, stimolando la comunicazione interpersonale, piuttosto che sostituendosi ad essa.

 &AeN7

 

Mass media areopago del tempo moderno

All'approssimarsi di una nuova era, la comunicazione conosce una considerevole espansione che influenza profondamente le culture del mondo nel suo insieme. Le rivoluzioni tecnologiche rappresentano solo un aspetto di questo fenomeno. Non c'è luogo in cui l'impatto dei media non si faccia sentire sugli atteggiamenti religiosi e morali, sui sistemi politici e sociali, sull'educazione. Nessuno ignora, per esempio, il ruolo della comunicazione, che le frontiere geografiche e politiche non hanno potuto arrestare, nei capovolgimenti che si sono verificati nel corso degli anni 1989 e 1990, e di cui il Papa ha sottolineato la portata storica. "Il primo areopago del tempo moderno è il mondo della comunicazione, che sta unificando l'umanità, rendendola - come si suol dire - " un villaggio globale ". I mezzi di comunicazione sociale hanno raggiunto una tale importanza da essere per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali. Più di un quarto di secolo dopo la promulgazione del Decreto del Concilio Vaticano II sulle comunicazioni sociali, Inter mirifica, e due decenni dopo l'Istruzione pastorale Communio et progressio, il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali desidera riflettere sulle conseguenze pastorali di questa nuova situazione. Lo fa nello spirito della conclusione di Communio et progressio: "Il Popolo di Dio, avanzando nei tempi in cui si svolge la storia umana, ... già scorge con immensa fiducia e caldo amore le meraviglie che a piene mani gli promette la già iniziata epoca spaziale della comunicazione sociale ". Ritenendo che i principi e le idee di questi documenti conciliari e postconciliari abbiano valore durevole, desideriamo applicarli al contesto attuale. Non pretendiamo di pronunciare parole definitive su una situazione complessa, in movimento e in continua evoluzione ma soltanto offrire uno strumento di lavoro e degli incoraggiamenti a coloro, uomini e donne, che si trovano di fronte alle conseguenze pastorali di queste nuove realtà.

 &AeN1

 

Mass media e comunione ecclesiale

A tutto ciò che è stato appena detto, non può non aggiungersi il richiamo importante del diritto fondamentale al dialogo ed all'informazione in seno alla Chiesa, così come è affermato da Communio et progressio, e la necessità di continuare a ricercare quali siano i modi efficaci per favorire e proteggere questo diritto, in particolare con un'utilizzazione responsabile dei mezzi di comunicazione. Pensiamo, tra le altre, alle affermazioni del Codice di Diritto Canonico secondo cui, pur manifestando la loro obbedienza verso i pastori della Chiesa, i fedeli "hanno il diritto di manifestare ... le proprie necessità, soprattutto spirituali, ed i propri desideri", e in funzione della loro scienza, competenza e prestigio, hanno "il diritto, e anzi talvolta anche il dovere , di esprimere ai loro pastori la propria opinione sulle questioni riguardanti il bene della Chiesa. Vi è qui un mezzo per mantenere e rafforzare la credibilità e l'efficacia della Chiesa. In modo ancor più fondamentale, questo può essere il mezzo per realizzare concretamente il carattere di "comunione" della Chiesa, che trova il suo fondamento nella comunione intima della Trinità di cui è un riflesso. Tra i membri di questa comunità che costituisce la Chiesa, esiste una innata uguaglianza di dignità e di missione che proviene dal battesimo e che è alla base della struttura gerarchica e della diversità delle mansioni. Questa uguaglianza si esprimerà in uno scambio onesto e rispettoso dell'informazione e delle opinioni. In caso di disaccordo, però, è importante sapere che "non è esercitando ... una pressione sull'opinione pubblica che si può contribuire alla chiarificazione dei problemi dottrinali e servire la verità". Infatti, "le idee dei fedeli non possono essere puramente e semplicemente identificate con il sensus fidei". Perché la Chiesa insiste tanto sul diritto che ha la gente di avere una informazione corretta? Perché sottolinea il proprio diritto ad annunciare l'autentica verità evangelica? Perché insiste sulla responsabilità che hanno i suoi pastori di comunicare la verità e di educare i fedeli a fare altrettanto? E per motivo che, nella Chiesa, una completa comprensione della comunicazione si basa sul fatto che il Verbo di Dio comunica se stesso.

&AeN10

 

Mass media, comunità umana e progresso sociale

La comunicazione che avviene nella Chiesa e attraverso la Chiesa consiste essenzialmente nell'annuncio della Buona Novella di Gesù Cristo. E la proclamazione del Vangelo come parola profetica e liberatrice rivolta agli uomini ed alle donne del nostro tempo; è la testimonianza resa, di fronte ad una secolarizzazione radicale, alla verità divina ed al destino trascendente della persona umana; è, di fronte ai conflitti ed alle divisioni, la scelta della giustizia, in solidarietà con tutti i credenti, al servizio della comunione tra i popoli, le nazioni e le culture. Il senso dato così dalla Chiesa alla comunicazione illumina in maniera eccezionale i mezzi di comunicazione ed il ruolo che essi debbono giocare, secondo il piano provvidenziale di Dio, nella promozione dello sviluppo integrale delle persone e delle società umane.

 &AeN9

 

Mass Media e contesto culturale e sociale

Lo sconvolgimento che si verifica oggi nella comunicazione presuppone, più che una semplice rivoluzione tecnologica, il rimaneggiamento completo di ciò attraverso cui l'umanità apprende il mondo che la circonda, e ne verifica ed esprime la percezione. La disponibilità costante di immagini e di idee, così come la loro rapida trasmissione, anche da un continente all'altro, hanno delle conseguenze, positive e negative insieme, sullo sviluppo psicologico, morale e sociale delle persone, sulla struttura e sul funzionamento delle società, sugli scambi fra una cultura e l'altra, sulla percezione e la trasmissione dei valori, sulle idee del mondo, sulle ideologie e le convinzioni religiose. La rivoluzione della comunicazione influisce anche sulla percezione che si può avere della Chiesa e contribuisce a modellarne le strutture e il loro funzionamento. Tutto ciò ha importanti conseguenze pastorali. Si può, infatti, ricorrere ai media, tanto per proclamare il Vangelo, quanto per allontanarlo dal cuore dell'uomo. L'intrecciarsi sempre più serrato dei media nella vita quotidiana influenza la comprensione che si può avere del senso della vita. I media hanno la capacità di pesare non solo sulle modalità, ma anche sui contenuti del pensiero. Per molte persone, la realtà corrisponde a ciò che i media definiscono come tale; ciò che i media non riconoscono esplicitamente appare insignificante. Il silenzio può anche essere imposto de facto a individui o a gruppi che i media ignorano; la voce del Vangelo può, così anch'essa, ritrovarsi ridotta al silenzio, senza essere tuttavia interamente soffocata. E' dunque importante che i cristiani siano capaci di fornire un'informazione che "crea le notizie", dando la parola a coloro che non hanno voce. Il potere che hanno i media di rafforzare o di distruggere i punti di riferimento tradizionali in materia di religione, di cultura e di famiglia sottolinea bene la pertinente attualità delle parole del Concilio: "Per usare rettamente questi strumenti è assolutamente necessario che coloro i quali se ne servono conoscano le norme della legge morale e le osservino fedelmente in questo settore".

 &AeN4

 

Mass media e contesto politico ed economico

Le strutture economiche delle nazioni sono fortemente dipendenti dai sistemi di comunicazione contemporanei. Si ritiene generalmente necessario allo sviluppo economico e politico che lo Stato investa in una efficace infrastruttura di comunicazioni. Il rialzo del costo di questo investimento ha d'altronde costituito un fattore di primaria importanza che ha indotto i governi di numerosi Paesi ad adottare politiche tendenti ad aumentare la concorrenza. E' in particolare per questa ragione che, in molti casi, i sistemi pubblici di telecomunicazioni e di diffusione sono stati sottoposti a delle politiche di deregolamentazione e di privatizzazione. Così come il cattivo uso del servizio pubblico può portare alla manipolazione ideologica e politica, ugualmente la commercializzazione non regolamentata e la privatizzazione della diffusione hanno profonde conseguenze. In pratica, e spesso in modo ufficiale, la responsabilità pubblica dell'emittenza si trova svalutata. E' in funzione del profitto, e non del servizio, che si tende a valutare il suo successo. I motivi di profitto e gli interessi dei pubblicitari esercitano una influenza anormale sul contenuto dei media: si preferisce la popolarità alla qualità e ci si allinea sul denominatore comune più piccolo. I pubblicitari oltrepassano il loro ruolo legittimo, consistente nell'identificare i bisogni reali e nel rispondervi, e, spinti da motivi di mercato, si sforzano di creare bisogni e modelli artificiali di consumo. Le pressioni commerciali si esercitano anche al di là delle frontiere nazionali, a spese di alcuni popoli e della loro cultura. Di fronte all'aumento della concorrenza ed alla necessità di trovare nuovi mercati, le imprese di comunicazioni rivestono un carattere sempre più "multinazionale"; nello stesso tempo la mancanza di possibilità locali di produzione rende alcuni Paesi più dipendenti dalle nazioni straniere. E' così che le realizzazioni di certi media popolari, caratteristici di una cultura, si diffondono in un'altra cultura, spesso a detrimento delle forme artistiche e mediatiche che vi si trovano e dei valori che esse contengono. La soluzione dei problemi nati da questa commercializzazione e da questa privatizzazione non regolamentate non consiste tuttavia in un controllo dello Stato sui media, ma in una regolamentazione più importante, conforme alle norme del servizio pubblico, così come in una maggiore responsabilità pubblica. Bisogna sottolineare a questo proposito che, se i quadri di riferimento giuridico e politico all'interno dei quali funzionano i media di alcuni Paesi sono attualmente in netto miglioramento, vi sono altri luoghi in cui l'intervento governativo rimane uno strumento d'oppressione e di esclusione.

 &AeN5

 

Mass media e difesa delle culture umane

Data la situazione che esiste in numerosi luoghi, la sensibilità per i diritti e per gli interessi degli individui può spesso indurre la Chiesa a favorire altri mezzi di comunicazione. Nel campo dell'evangelizzazione e della catechesi, la Chiesa dovrà spesso prendere delle misure miranti a preservare ed a favorire i "media popolari" ed altre forme tradizionali di espressione, riconoscendo che, in certe società, possono essere più efficaci per la diffusione del Vangelo che non i media più recenti, perché rendono possibile una maggiore partecipazione personale e possono toccare livelli più profondi di sensibilità umana e di motivazione. L'onnipresenza dei mass-media nel mondo contemporaneo non diminuisce in nulla l'importanza di altri media che permettono alle persone di impegnarsi e di avere una parte attiva nella produzione ed anche nella concezione della comunicazione. I media popolari e tradizionali, infatti, non rappresentano soltanto un importante crocevia d'espressione della cultura locale, ma permettono anche di sviluppare competenza nella creazione e nella utilizzazione attiva dei media. Allo stesso modo consideriamo positivamente il desiderio di numerosi popoli e gruppi umani di disporre di sistemi di comunicazione e di informazione più giusti e più equi, per garantirsi dalla dominazione, o dalla manipolazione, sia da parte dello straniero che dai propri compatrioti. I Paesi in via di sviluppo hanno questo timore di fronte ai Paesi sviluppati; così come vivono la stessa preoccupazione le minoranze di certe nazioni sviluppate o in via di sviluppo. Qualunque sia la situazione, i cittadini debbono poter avere una parte attiva, autonoma e responsabile nei processi di comunicazione, poiché essi influenzano in molti modi le loro condizioni di vita.

 &AeN16

 

Mass media e famiglia

E' necessario sottolineare l'influenza crescente che i mass-media, e tra questi specialmente la televisione, esercitano sul processo di socializzazione dei ragazzi, fornendo una visione dell'uomo, del mondo e dei rapporti con gli altri, che spesso differisce profondamente da quella che la famiglia intende trasmettere. I genitori in molti casi non se ne preoccupano abbastanza. Attenti in genere a vigilare sulle amicizie che i loro figli intrattengono, essi non lo sono altrettanto nei confronti dei messaggi che la radio, la televisione, i dischi, la stampa ed i «fumetti» recano nell'intimità «protetta» e «sicura» della loro casa. In tal modo i mass-media entrano spesso nella vita dei più giovani senza quella necessaria mediazione orientatrice da parte dei genitori e degli altri educatori, che potrebbe neutralizzare eventuali loro elementi negativi e valorizzare invece convenientemente i non piccoli apporti positivi, capaci di servire allo sviluppo armonioso del processo educativo. E' indubbio, per altro, che gli strumenti della comunicazione sociale rappresentano anche una fonte preziosa di arricchimento culturale per il singolo e per l'intera famiglia. Dal punto di vista di quest'ultima, in particolare, non va dimenticato che essi possono contribuire a stimolare il dialogo e l'interscambio nella piccola comunità e ad ampliarne gli interessi, aprendola ai problemi della più grande famiglia umana; essi consentono, inoltre, una certa partecipazione ad avvenimenti religiosi lontani, che possono costituire un motivo di singolare conforto per gli ammalati e per gli impediti; il senso dell'universalità della Chiesa e della sua attiva presenza nell'impegno per la soluzione dei problemi dei popoli diviene più profondo. Cosi gli strumenti della comunicazione sociale possono molto contribuire ad avvicinare i cuori degli uomini nella simpatia, nella comprensione e nella fraternità. La famiglia può aprirsi, col loro aiuto, a sentimenti più stretti e più profondi verso tutto il genere umano. Benefici questi che non devono essere sottovalutati. Affinché, tuttavia, la famiglia possa trarre tali benefici dall'uso dei mass-media, senza subirne i condizionamenti mortificanti, è necessario che i suoi componenti, ed in primo luogo i genitori, si pongano in un atteggiamento attivo di fronte ad essi, impegnandosi nell'affinamento delle facoltà critiche e non assumendo passivamente ogni messaggio trasmesso, ma cercando di comprenderne e di giudicarne il contenuto. Sarà necessario, altresì, decidere in modo autonomo lo spazio da assegnare alla loro utilizzazione, in rapporto anche alle attività ed agli impegni che la famiglia come tale ed i vari suoi membri devono affrontare.

& Messaggio 1980

 

Mass media e nuova evangelizzazione

Oltre i numerosi mezzi tradizionali in vigore, come la testimonianza di vita, l'insegnamento del catechismo, il contatto personale, la pietà popolare, la liturgia ed altre celebrazioni simili, l'utilizzazione dei media è diventata essenziale all'evangelizzazione ed alla catechesi. Infatti "la Chiesa si sentirebbe colpevole davanti al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi, che l'intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati". I mezzi di comunicazione sociale possono e devono essere strumenti al servizio del programma di ri-evangelizzazione e di nuova evangelizzazione della Chiesa nel mondo contemporaneo. In vista della nuova evangelizzazione, un'attenzione particolare dovrà essere data all'impatto audiovisivo dei mezzi di comunicazione, secondo l'aforisma "vedere, valutare, agire". Così, per l'atteggiamento che la Chiesa deve adottare verso i media e la cultura che essi contribuiscono ad elaborare, è molto importante avere sempre presente che "non basta usarli (i media) per diffondere il messaggio cristiano e il magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso nella "nuova cultura" creata dalla comunicazione moderna ... con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici". L'evangelizzazione attuale dovrebbe trovare delle risorse nella presenza attiva ed aperta della Chiesa in seno al mondo delle comunicazioni.

 &AeN11

 

Mass media e presenza dei genitori

Sarà poi molto utile ai genitori e agli educatori assistere ai programmi televisivi e cinematografici che godano di alto gradimento da parte dei giovani, come pure leggere le pubblicazioni da loro preferite; potranno così discuterne con loro cercando di acuirne il giudizio critico. Quando sono prese in esame produzioni, che possono suscitare incertezze o perplessità, i genitori cerchino di guidare con pazienza e gradualismo i loro figli a rilevarne gli aspetti positivi ed a considerarne tutte le componenti in una visione globale del contesto.

& CP 68

 

Mass media per la promozione della donna

Il progredire dell'emancipazione reale delle donne è una questione di giustizia, che non può essere ulteriormente trascurata; è una questione di benessere per la società. Fortunatamente c'è una crescente consapevolezza sull'esigenza che la donna sia messa in grado di avere la sua parte nella soluzione dei seri problemi della società e del suo futuro. In ogni ambito, una maggiore presenza delle donne nella società si rivelerebbe più preziosa perché aiuterebbe a rendere manifeste le contraddizioni che sono presenti in una società organizzata unicamente secondo il criterio dell'efficienza della produttività costringendo a riprogettare i sistemi in modo da favorire il processo di umanizzazione che contraddistingue la civiltà dell'amore. La "civiltà dell'amore" consiste, in definitiva, in una radicale affermazione del valore della vita e del valore dell'amore. Le donne sono particolarmente qualificate e privilegiate in entrambi i casi. Riguardo alla vita esse, sebbene responsabili non da sole dell'affermazione del suo valore intrinseco, godono di una funzione unica grazie all'intima connessione che le lega al mistero della trasmissione della vita. Riguardo all'amore, poi, sanno apportare ad ogni aspetto dell'esistenza, ivi compresi i momenti decisionali di più alta responsabilità, quell'essenziale qualità del genio femminile che consiste nell'obiettività di giudizio temperata dalla capacità di comprendere a fondo le esigenze proprie di ogni relazione interpersonale. I mass media (stampa, cinema, radio, televisione, industria musicale, reti informatiche), rappresentano il moderno areopago dove le informazioni si ricevono e si trasmettono rapidamente ad un "audience" universale, dove vengono scambiate idee, dove si forgiano comportamenti e dove di fatto va delineandosi una nuova cultura. Essi sono quindi destinati ad esercitare una potente influenza nel far si che la società riconosca ed apprezzi non solo i diritti ma anche le specifiche qualità delle donne. Con tristezza, spesso, assistiamo allo sfruttamento delle donne nei mass media invece che alla loro esaltazione. Quante volte le vediamo trattate non come persone con una dignità inviolabile ma come oggetti destinati a soddisfare la sete di piacere e di potere di altri? Quante volte vediamo sottovalutato e perfino ridicolizzato il ruolo della donna come moglie e madre? Quante volte il ruolo delle donne nel lavoro o nella vita professionale viene dipinto come una caricatura dell'uomo, con il rifiuto delle qualità specifiche dell'intuito femminile, la compassione e la comprensione, contributo essenziale alla "civiltà dell'amore"?  Le donne stesse possono fare molto per favorire un trattamento migliore della donna nei mass media: promovendo tramite i mezzi di comunicazione sociale programmi educativi, insegnando agli altri, specialmente ai propri familiari, ad essere consumatori critici nel mercato dei media, manifestando alle compagnie di produzione, agli editori, alle emittenti radio televisive, agli inserzionisti pubblicitari il proprio punto di vista circa i programmi e le pubblicazioni che insultano la dignità delle donne o che sviliscono il loro ruolo nella società. Inoltre, le donne possono e dovrebbero prepararsi ad assumere esse stesse posizioni di responsabilità e creatività nel mondo delle comunicazioni sociali, non in conflitto o ad imitazione dei ruoli maschili, ma imprimendo il loro personale "genio" nel proprio lavoro e nell'attività professionale. I mass media farebbero bene a mettere in luce le autentiche eroine della società, ivi comprese le donne Sante della tradizione cristiana, come modelli da seguire per le nuove generazioni e per quelle future. Né possiamo dimenticare, a questo riguardo, le tante donne consacrate che hanno sacrificato tutto per seguire Gesù e per dedicare se stesse alla preghiera ed al servizio dei poveri, dei malati, degli analfabeti, dei giovani, degli anziani e dei portatori di handicap; ve ne sono che operano nei mass - media e lavorano per "annunziare ai poveri un lieto messaggio" (cf. Lc 4,18).

& Messaggio 1996

 

Mass media e scuola

L'insegnamento circa la comunicazione deve essere inserito regolarmente nelle stesse scuole per addestrare gli studenti dei vari gradi di studi, gradualmente, ma con sicurezza, ad orientarsi sui principi ed a fare una scelta consapevole nella lettura dei libri e nelle produzioni moderne e a comprenderli. Nei programmi scolastici trovi una buona collocazione anche questa disciplina, che sarà approfondita a parte in conferenze e riunioni, sempre sotto la guida di competenti.

& CP 69

 

Mass media e tecnologie

Durante gli anni successivi alla pubblicazione di Inter mirifica e di Communio et progressio, ci si è abituati ad espressioni come "società di informazione", "cultura dei media" e "generazione dei media". Questo tipo di espressione è da mettere in evidenza: essa sottolinea che ciò che gli uomini e le donne dei nostri tempi sanno e pensano della vita è in parte condizionato dai media; l'esperienza umana in quanto tale è diventata una esperienza mediatica. Gli ultimi decenni sono stati anche teatro di spettacolari novità nel campo delle tecnologie della comunicazione. Ciò ha comportato sia una rapida evoluzione delle vecchie tecnologie, sia la comparsa di nuove tecnologie della comunicazione tra le quali figurano i satelliti, la televisione via cavo, le fibre ottiche, le videocassette, i compact disc, la creazione di immagini con il calcolatore ed altre tecnologie digitali ed informatiche. L'utilizzazione di nuovi media ha dato origine a ciò che si è potuto chiamare "nuovi linguaggi", ed ha suscitato, da un lato, ulteriori possibilità per la missione della Chiesa, e dall'altro, nuovi problemi pastorali.

 &AeN2

 

Mass media, solidarietà e sviluppo integrale

Nella situazione attuale, accade che i media aggravino gli ostacoli individuali e sociali che impediscono la solidarietà e lo sviluppo integrale della persona umana. Tali ostacoli sono, in particolare, il secolarismo, il consumismo, il materialismo, la disumanizzazione e l'assenza di interesse per la condizione dei poveri e degli svantaggiati. In questa situazione, la Chiesa, che riconosce negli strumenti della comunicazione "la via attualmente privilegiata per la creazione e la trasmissione della cultura", si fa un dovere di proporre ai professionisti delle comunicazioni ed al pubblico una formazione che li conduca a considerare i media con "senso critico, animato dalla passione per la verità"; essa ritiene anche suo dovere intraprendere "un'opera di difesa della libertà, del rispetto alla dignità personale, dell'elevazione dell'autentica cultura dei popoli, mediante il rifiuto fermo e coraggioso di ogni forma di monopolizzazione e di manipolazione".

 &AeN13

 

Mezzi della comunicazione e pubblica opinione

Gli strumenti della comunicazione sono come un pubblico arengo, dove gli uomini possono interpellarsi e rispondersi. L'esposizione e il confronto aperto delle diverse opinioni hanno profondi riflessi nella vita della società, l'arricchiscono e ne affrettano lo sviluppo. Dal fatto che ogni individuo vuole spontaneamente comunicare ad altri i suoi sentimenti, le sue opinioni, le sue emozioni, così che il pensiero e la condotta di molti diventino norma comune, allora si ha la " pubblica opinione " che è una specifica proprietà e una nota distintiva della natura sociale dell'uomo. Già Pio XII aveva incisivamente descritto l'opinione pubblica definendola " l'eco naturale, la risonanza comune, più o meno spontanea, degli eventi e della situazione attuale negli spiriti e nei giudizi degli uomini ". La libertà di manifestare il proprio pensiero è una componente inderogabile per la formazione dell'opinione pubblica. Infatti le opinioni espresse pubblicamente fanno pervenire agli altri la mentalità critica dei gruppi di maggiore influenza in una società geograficamente, culturalmente e sociologicamente definita.

& CP 24-25

 

Mezzi di comunicazione e bene comune

Un bilancio di tutte le realizzazioni, che si possono ottenere, usando in una determinata area geografica i diversi mezzi di comunicazione, deve essere considerato positivo nella misura in cui queste realizzazioni contribuiscono al bene comune. I notiziari, le trasmissioni culturali e quelle ricreative devono servire alla vita e al progresso della comunità. L'informazione non deve limitarsi a propagare frammenti staccati dal contesto generale, ma deve inserire nella presentazione tutte le circostanze, perché i lettori o gli spettatori possano rendersi esatto conto dei problemi della società e lavorare per la loro soluzione. Bisogna quindi raggiungere una equilibrata proporzione fra la pubblica informazione, l'istruzione scolastica, gli spettacoli e i divertimenti di genere leggero e quelli di carattere più impegnativo.          

 &CP 16

 

Mezzi di comunicazione e libertà di pensiero

La libertà di manifestare il proprio sentimento e il proprio pensiero è certamente richiesta se si vuole formare una equilibrata "opinione pubblica". E' quindi opportuno riaffermare, con il Concilio Vaticano II, che questa libertà di manifestare il proprio pensiero va riconosciuta a tutti gli uomini tanto singoli quanto associati, sempre che siano rispettati i confini dell'onestà, della moralità e del bene comune. Poiché la vita sociale si rafforza nella collaborazione, è necessario un libero confronto di pareri, che rivestano una qualche importanza. Con la libertà di espressione, i pareri verranno sottoposti al vaglio: qualcuno verrà approvato o accettato; altri respinti o perfezionati, altri ancora coordinati o accolti con soluzioni di compromesso. I pareri più validi e sicuri saranno allora scelti per guidare un impegno comunitario di azione. Il compito dei comunicatori, alla luce di quanto sopra esposto, risulta molto impegnativo. Essi esercitano una grande influenza nel far nascere, nel raccogliere, nel diffondere le idee, mentre ne facilitano il libero e critico confronto.

& CP 26-27

 

Mezzi di comunicazione e requisiti fondamentali

Ogni comunicazione deve possedere alcuni requisiti fondamentali che sono la sincerità, l'onestà, la veracità. Non bastano quindi la buona disposizione e la retta intenzione per rendere attendibile una comunicazione; essa deve riferire le notizie secondo l'esatta visione della realtà e riflettere la verità in tutte le sue esigenze più profonde. La validità e la moralità di una comunicazione non derivano soltanto dalla bontà dell'argomento né dall'intento dottrinale di chi l'ha concepita. Sono fattori essenziali anche il modo di impostare la comunicazione, le tecniche del linguaggio e della persuasione, le circostanze concrete, la stessa grande platea umana a cui la comunicazione è diretta. Una più profonda comprensione e una maggiore tolleranza fra gli uomini, la fruttuosa collaborazione di tutti, che la comunicazione può favorire in modo meraviglioso, collimano con le finalità del Popolo di Dio, dalle quali traggono conferma e perfezionamento. "Promuovere l'unità corrisponde infatti all'intima missione della Chiesa, la quale è appunto in Cristo come un sacramento, ossia segno e strumento di intima unione con Dio e di unità di tutto il genere umano".

 & CP 17-18

 

Mezzi e sussidi in favore degli strumenti della comunicazione cattolici

Essendo del tutto sconveniente per i figli della Chiesa tollerare che la parola della salvezza resti inceppata e ostacolata da difficoltà tecniche o dalle spese, indubbiamente ingentissime, che questi strumenti richiedono, questo sacro Concilio ricorda che essi hanno il dovere di sostenere e di aiutare i giornali e periodici, le iniziative nel settore cinematografico, le stazioni e i programmi radiofonici e televisivi cattolici, il cui fine principale sia quello di diffondere e difendere la verità e curare la formazione cristiana della società umana. Esorta, inoltre, insistentemente quanti - associazioni e singoli - dispongono di rilevanti possibilità economiche o tecniche, ad aiutare volentieri e generosamente con i loro mezzi e con la loro competenza le iniziative di questo settore che si propongano scopi genuinamente culturali e apostolici.

& IM 17

 

 

Morale e arte

Una questione che merita attenzione riguarda le relazioni tra i diritti - come si suol dire - dell'arte e le norme della legge morale. Poiché il moltiplicarsi di controversie su questo argomento non di rado trae origine da dottrine erronee in materia di etica e di estetica, il Concilio proclama che il primato dell'ordine morale oggettivo deve essere rispettato assolutamente da tutti poiché solo esso supera ed armonizza tutti gli altri ordini umani, per quanto nobili, non eccettuato quello dell'arte. Solo l'ordine morale, infatti, investe nella totalità del suo essere l'uomo, creatura di Dio, dotato di intelligenza e chiamato ad un fine soprannaturale, e lo stesso ordine morale, se integralmente e fedelmente osservato, porta l'uomo a raggiungere la perfezione e la pienezza della felicità.

 & IM 6

 

N

 

 

Natura della comunicazione sociale

La comunicazione sociale, per sua stessa natura, tende a far sì che l'uomo, moltiplicando gli scambi vicendevoli, raggiunga una maggiore consapevolezza nell'impegno comunitario della vita. Così ogni individuo, collegato con gli altri uomini suoi fratelli, si sente come condotto dalla mano di Dio a realizzare nella storia il piano divino. La fede cristiana ci ricorda che l'unione fraterna fra gli uomini (fine primario di ogni comunicazione) trova la sua fonte e quasi un modello nell'altissimo mistero dell'eterna comunione trinitaria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, uniti in un'unica vita divina.

 & CP 8

 

Necessità dell'informazione

Anche la società, in tutte le sue strutture, ha bisogno dell'informazione per esplicare le sue attività, come ha bisogno di cittadini bene informati; il diritto all'informazione quindi non può oggi limitarsi alla sfera individuale ma deve essere ritenuto essenziale per il bene comune.

& CP 35

 

Nuova evangelizzazione e mass media

Oltre i numerosi mezzi tradizionali in vigore, come la testimonianza di vita, l'insegnamento del catechismo, il contatto personale, la pietà popolare, la liturgia ed altre celebrazioni simili, l'utilizzazione dei media è diventata essenziale all'evangelizzazione ed alla catechesi. Infatti "la Chiesa si sentirebbe colpevole davanti al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi, che l'intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati". I mezzi di comunicazione sociale possono e devono essere strumenti al servizio del programma di ri-evangelizzazione e di nuova evangelizzazione della Chiesa nel mondo contemporaneo. In vista della nuova evangelizzazione, un'attenzione particolare dovrà essere data all'impatto audiovisivo dei mezzi di comunicazione, secondo l'aforisma "vedere, valutare, agire". Così, per l'atteggiamento che la Chiesa deve adottare verso i media e la cultura che essi contribuiscono ad elaborare, è molto importante avere sempre presente che "non basta usarli (i media) per diffondere il messaggio cristiano e il magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso nella "nuova cultura" creata dalla comunicazione moderna ... con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici". L'evangelizzazione attuale dovrebbe trovare delle risorse nella presenza attiva ed aperta della Chiesa in seno al mondo delle comunicazioni.

 &AeN11

 

O

 

Omelie e conferenze religiose

Le omelie e le conferenze religiose devono adattarsi al linguaggio, o modo espressivo, del mezzo utilizzato. Coloro che dovranno adempiere questi incarichi vengano scelti con molta attenzione e non prima che abbiano acquistato una seria preparazione e una conoscenza pratica delle tecniche di trasmissione.

& CP 152

 

Opinione pubblica e dialogo nella Chiesa

La Chiesa è un corpo vivo e ha bisogno dell'opinione pubblica, che è alimentata dal colloquio fra le diverse membra. Solo a questa condizione essa può diffondere la sua dottrina e allargare il cerchio della sua influenza. Mancherebbe qualcosa alla sua vita, se l'opinione pubblica le venisse a mancare; la colpa di questa carenza ricadrebbe sui pastori e sui fedeli. Perciò è necessario che i cattolici siano pienamente coscienti di avere quella vera libertà di parola e di espressione, che si fonda sul "senso della fede" e sulla carità. Sul "senso della fede" che è suscitato e alimentato dallo Spirito di verità, perché il Popolo di Dio, sotto la guida del Sacro Magistero e rispettoso dei suoi insegnamenti, aderisca indefettibilmente alla fede trasmessa e con retto giudizio penetri in essa più a fondo e più pienamente l'applichi alla vita. Sulla carità poi che viene sublimata dalla comunione con la libertà di Cristo, il quale, liberandoci dal peccato, ci ha fatti capaci di giudicare ogni cosa con libertà in armonia con la Sua volontà. Chi ha responsabilità nella Chiesa procuri d'intensificare nella comunità il libero scambio di parola e di legittime opinioni ed emani pertanto norme che favoriscano le condizioni necessarie per questo scopo.  & CP 115-116

 

Ordinari diocesani e le comunicazioni sociali

I Vescovi delle singole diocesi devono curare intensamente l'apostolato della comunicazione, con l'aiuto di consiglieri ecclesiastici e laici. Si costituisca là dove è possibile un ufficio diocesano o almeno interdiocesano. Uno dei suoi compiti principali sarà di studiare un piano pastorale diocesano e di curarne l'attuazione fino a livello parrocchiale, oltre al dovere di preparare in diocesi l'annuale celebrazione della Giornata Mondiale.

& CP 168

 

Organizzazioni cinematografiche cattoliche

Le organizzazioni cinematografiche cattoliche collaboreranno strettamente con le parallele organizzazioni, che si occupano degli altri mezzi di comunicazione, perché vengano messe in opera, distribuite e proiettate delle pellicole ispirate ai principii religiosi. A questo impegno uniranno anche quello di utilizzare nella catechesi quei molteplici e nuovi sussidi che hanno un prezzo d'acquisto molto minore, quali sono i dischi, i nastri magnetici, le video-cassette, gli apparecchi di proiezione a immagini fisse o mobili, i registratori.

& CP 145

 

Organizzazioni Internazionali per le comunicazioni sociali

Gli uffici nazionali e gli uffici centrali degli Istituti religiosi daranno la loro collaborazione alle organizzazioni internazionali cattoliche per la stampa (U.C.I.P.), per il cinema (O.C.I.C.) e per la radiotelevisione (UNDA), in armonia con gli statuti approvati dalla Santa Sede per le singole organizzazioni. Queste organizzazioni internazionali cattoliche per le comunicazioni sociali - ognuna nella propria sfera di competenza e nelle modalità fissate dal proprio statuto - si propongono di sostenere le associazioni cattoliche professionali del settore nelle singole nazioni. Tale sostegno è molteplice: - favorire la ricerca e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione; - rafforzare l'impegno di mutua comprensione e di interscambio di aiuto fra le nazioni; - fare inchieste aggiornate sull'apporto dei cattolici nel campo delle comunicazioni; - favorire il coordinamento e la cooperazione fra le diverse iniziative internazionali; - prendere procedimenti comuni a favore dei paesi in via di sviluppo; - stimolare nuove produzioni artistiche. Si aggiunga la produzione e la distribuzione di film, di programmi radiotelevisivi, di ogni genere di materiale audiovisivo, come pure di scritti che possano giovare al progresso sociale e alla vita stessa del Popolo di Dio. Queste organizzazioni cattoliche internazionali sono infine esortate ad assumere insieme e a coordinare lo studio e la ricerca per la soluzione dei loro problemi comuni. Le Conferenze Episcopali, che si avvalgono soprattutto della solerte attività degli Uffici nazionali, e le associazioni cattoliche impegnate in questo settore, assicureranno alle Organizzazioni Internazionali l'aiuto economico necessario per svolgere il loro compito.

& CP 178-180

 

Orientamento professionale e comunicazioni sociali. I genitori e gli educatori, i sacerdoti e i dirigenti delle associazioni cattoliche non esitino a indirizzare verso una delle professioni della comunicazione sociale quei giovani che dimostrino di avere una spiccata inclinazione e siano provvisti delle necessarie qualità intellettuali. Per preparare coscientemente questi giovani e per aiutare i candidati migliori, occorrono dei mezzi finanziari e delle borse di studio. E molto importante aiutare i Vescovi dei paesi in via di sviluppo e mettere a loro disposizione finanziamenti per la formazione tecnico-culturale degli aspiranti con la possibilità di istruirsi ed esercitarsi nell'uso dei mezzi di comunicazione, nel loro stesso paese.

& CP 109

P

 

 

Pace e comunicazioni sociali

In che modo la comunicazione sociale potrà promuovere la pace? Anzitutto mediante la realizzazione, sul piano istituzionale, di un ordine della comunicazione che garantisca un uso retto, giusto e costruttivo dell'informazione, rimuovendo sopraffazioni, abusi e discriminazioni fondate sul potere politico, economico e ideologico. Non si tratta qui in primo luogo di pensare a nuove applicazioni tecnologiche, quanto piuttosto di ripensare i principi fondamentali e le finalità che devono presiedere alla comunicazione sociale, in un mondo che è divenuto come una sola famiglia e dove il legittimo pluralismo deve essere assicurato su una base comune di consenso intorno ai valori essenziali della convivenza umana. A questo fine si esige una sapiente maturazione della coscienza tanto per gli operatori della comunicazione quanto per i recettori e si rendono necessarie scelte oculate, giuste e coraggiose da parte dei pubblici poteri, della società e delle istituzioni internazionali. Un retto ordine della comunicazione sociale e un'equa partecipazione ai suoi benefici, nel pieno rispetto dei diritti di tutti, creano un ambiente e condizioni favorevoli per un dialogo mutuamente arricchente tra i cittadini, i popoli e le diverse culture, mentre le ingiustizie ed i disordini in questo settore favoriscono situazioni conflittuali. Così, l'informazione a senso unico, impostata arbitrariamente dall'alto o dalle leggi del mercato e della pubblicità; la concentrazione monopolistica; le manipolazioni di qualsiasi genere non sono solo attentati al retto ordine della comunicazione sociale, ma finiscono anche per ledere i diritti all'informazione responsabile e mettere in pericolo la pace. La comunicazione, in secondo luogo, promuove la pace quando nei suoi contenuti educa costruttivamente allo spirito di pace. L'informazione, a ben riflettere, non è mai neutra, ma risponde sempre, almeno implicitamente e nelle intenzioni, a scelte di fondo. Un intimo nesso lega comunicazione ed educazione ai valori. Abili sottolineature o forzature, come pure dosati silenzi rivestono, nella comunicazione, un profondo significato. Pertanto, le forme e i modi con cui sono presentati situazioni e problemi quali lo sviluppo, i diritti umani, le relazioni tra i popoli, i conflitti ideologici, sociali e politici, le rivendicazioni nazionali, la corsa agli armamenti, per fare solo alcuni esempi, influiscono direttamente o indirettamente nel formare l'opinione pubblica e creare mentalità orientate nel senso della pace o aperte invece verso soluzioni di forza. La comunicazione sociale, se vuole essere strumento di pace, dovrà superare le considerazioni unilaterali e parziali, rimuovendo pregiudizi, creando invece uno spirito di comprensione e di reciproca solidarietà. L'accettazione leale della logica della pacifica convivenza nella diversità esige la costante applicazione del metodo del dialogo, il quale, mentre riconosce il diritto all'esistenza e all'espressione di tutte le parti, afferma il dovere che esse hanno di integrarsi con tutte le altre, per conseguire quel bene superiore, che è la pace, a cui oggi si contrappone, come drammatica alternativa, la minaccia della distruzione atomica della civiltà umana. Come conseguenza, si rende oggi tanto più necessario ed urgente proporre i valori di un umanesimo plenario, fondato sul riconoscimento della vera dignità e dei diritti dell'uomo, aperto alla solidarietà culturale, sociale ed economica tra persone, gruppi e nazioni, nella consapevolezza che una medesima vocazione accomuna tutta l'umanità. La comunicazione sociale, infine, promuove la pace se i professionisti dell'informazione sono operatori di pace. La peculiare responsabilità e gli insostituibili compiti che i comunicatori hanno in ordine alla pace si deducono dalla considerazione sulla capacità ed il potere che essi detengono di influenzare, talora in modo decisivo, l'opinione pubblica e gli stessi governanti. Agli operatori della comunicazione dovranno certamente essere assicurati, per l'esercizio delle loro importanti funzioni, diritti fondamentali, quali l'accesso alle fonti di informazione e la facoltà di presentare i fatti in modo obiettivo. Ma, d'altro canto, è anche necessario che gli operatori della comunicazione trascendano le richieste di un'etica concepita in chiave meramente individualistica e soprattutto non si lascino asservire ai gruppi di potere, palesi e occulti. Essi devono invece tener presente che, al di là e al di sopra delle responsabilità contrattuali nei confronti degli organi di informazione e delle responsabilità legali, hanno anche precisi doveri verso la verità, verso il pubblico e verso il bene comune della società. Se nell'esercizio del loro compito, che è una vera missione, i comunicatori sociali sapranno promuovere l'informazione serena e imparziale, favorire le intese e il dialogo, rafforzare la comprensione e la solidarietà, essi avranno dato un magnifico contributo alla causa della pace.

& Messaggio 1983

 

Partecipanti alle trasmissioni religiose radio-televisive

Il pubblico vede automaticamente in coloro che prendono parte alle trasmissioni religiose - siano essi ecclesiastici o laici - dei portavoce ufficiali della Chiesa. Essi devono quindi rendersi conto di questa situazione di fatto e compiere ogni sforzo per evitare possibili confusioni. Avranno coscienza della responsabilità del loro incarico nelle opinioni che esprimono, nel modo di esporle e in tutto il loro atteggiamento e infine chiederanno consiglio alle competenti autorità ecclesiastiche, quando ci sarà il tempo per farlo.

& CP 154

 

Pastorale degli operatori delle comunicazioni sociali

Il lavoro nei mezzi di comunicazione implica pressioni psicologiche e dilemmi etici particolari. Se si considera l'importanza del ruolo giocato dai media nella formazione della cultura contemporanea e nell'organizzazione della vita di innumerevoli individui e società, appare essenziale che coloro che sono impegnati professionalmente nei media profani e nelle industrie della comunicazione considerino le loro responsabilità con una forte carica ideale e il proposito di servire l'umanità. Ciò comporta per la Chiesa una responsabilità corrispondente che la impegna ad elaborare e a proporre programmi pastorali che rispondano con precisione alle condizioni particolari di lavoro e alle sfide etiche di fronte alle quali sono messi i professionisti della comunicazione; programmi pastorali in grado di garantire una formazione permanente capace di aiutare questi uomini e donne - molti dei quali sono sinceramente desiderosi di sapere e di praticare ciò che è giusto in campo etico e morale - ad essere sempre più compenetrati da criteri morali tanto nella loro vita professionale che in quella privata.

 &AeN19

 

 

Piano pastorale per le comunicazioni sociali

Raccomandiamo dunque particolarmente che le diocesi e le Conferenze o le Assemblee episcopali veglino affinché il problema dei media sia affrontato in ogni piano pastorale. Spetta a loro, inoltre, redigere piani pastorali particolari riguardanti le comunicazioni sociali, oppure rivedere e aggiornare i piani già esistenti in modo da garantire un processo di riesame e di aggiornamento periodici. Per far questo i vescovi ricerchino la collaborazione di professionisti che lavorano nei media secolari o negli organismi della Chiesa legati al campo della comunicazione, e specialmente delle organizzazioni nazionali e internazionali del cinema, della radio, della televisione e della stampa. Ci sono Conferenze episcopali che hanno già ricevuto profitto da piani pastorali adeguati nel delineare concretamente i bisogni esistenti e gli obiettivi da raggiungere, e nell'incoraggiare il coordinamento degli sforzi. I risultati dello studio, così come le valutazioni e le consultazioni che hanno permesso la redazione di questi documenti, potrebbero e dovrebbero circolare a tutti i livelli della Chiesa, perché in grado di fornire dati utili per la pastorale. E possibile anche adattare piani realistici e pratici ai bisogni delle Chiese locali. Dovrebbero essere fatti permanentemente oggetto di revisione e adeguamenti in rapporto all'evoluzione delle esigenze.

&AeN21

 

Persone, culture e mass media

Parallelamente a tutto il bene che fanno e sono capaci di fare, i mezzi di comunicazione che "possono essere effettivi strumenti di unità e di mutua comprensione, d'altro canto, possono farsi veicoli di una visione deformata dell'esistenza, della famiglia, dei valori religiosi ed etici; di una visione non rispettosa dell'autentica dignità e del destino della persona umana". E' imperativo che i media rispettino e partecipino allo sviluppo integrale della persona, che comporta "le dimensioni culturali, trascendenti e religiose dell'uomo e della società". La fonte di alcuni problemi individuali e sociali risiede anche nel fatto che alle relazioni interpersonali si è sostituito l'uso sempre più importante dei media e nel notevole attaccamento affettivo che viene accordato ai personaggi mediatici di finzione. I media non possono sostituire né il contatto personale immediato né i rapporti tra membri di una famiglia o tra amici. Ma possono dare il loro contributo alla soluzione di questa difficoltà: attraverso gruppi di discussione, dibattiti su films o trasmissioni, stimolando la comunicazione interpersonale, piuttosto che sostituendosi ad essa.

 &AeN7

 

Politiche e strutture dei media

Alcuni problemi sono frutto di determinate politiche e strutture dei media: citiamo a titolo di esempio il fatto che taluni gruppi o classi si vedano rifiutare l'accesso ai mezzi di comunicazione, la riduzione sistematica in certi luoghi del diritto fondamentale all'informazione, l'accrescimento del controllo che alcuni gruppi economici, sociali e politici esercitano sui media. Tutto ciò è contrario agli obiettivi fondamentali ed alla natura stessa dei media il cui ruolo sociale specifico e necessario è di contribuire a garantire il diritto dell'uomo all'informazione, a promuovere la giustizia nella ricerca del bene comune, ad assistere gli individui, i gruppi ed i popoli nella loro ricerca della verità. I media esercitano queste funzioni fondamentali quando favoriscono lo scambio di idee e di informazioni tra tutte le classi ed i settori della società ed offrono a tutte le opinioni responsabili l'occasione di farsi ascoltare.

 &AeN14

 

Potere della pubblicità

Il potere della pubblicità si fa sempre più sentire nella nostra moderna organizzazione di vita e nessuno ormai può sfuggire alla sua suggestione. Essa è senza dubbio fonte di molti vantaggi sociali. Con la pubblicità infatti gli acquirenti vengono a conoscenza dei beni necessari e dei servizi, che sono a disposizione, con la conseguenza di far aumentare la circolazione dei prodotti. Così il commercio si sviluppa, a beneficio della comunità. Non si può che riconoscere il valore di questo elemento del processo economico, purché sia tutelata la libertà di scelta dell'acquirente e nell'opera di persuasione venga data la preferenza ai beni di prima necessità piuttosto che ad altri prodotti. La pubblicità deve poi essere veritiera, tenendo conto naturalmente delle sue specifiche forme espressive. Se tuttavia vengono reclamizzati i prodotti nocivi o del tutto inutili, se circa la qualità degli oggetti in vendita si asseriscono cose false, se si tenta di sfruttare le basse tendenze dell'uomo, i responsabili di questa pubblicità recano danno alla società e perdono essi stessi credibilità e reputazione. Si reca poi danno agli individui e alle famiglie, quando si cerca di creare in essi delle necessità fittizie, quando si insiste pesantemente per fare acquistare degli articoli voluttuari, mettendo il compratore nel rischio di non poter provvedere alle necessità primarie. Per questo i pubblicitari stessi dovranno imporsi giusti limiti per non trasformare il metodo commerciale in un attentato alla dignità umana e in un procedimento ingiusto verso la società. Si devono soprattutto evitare quegli avvisi pubblicitari nei quali si sfrutta in ogni senso, senza pudore, il richiamo sessuale per ragioni di lucro o quelli che penetrano nell'inconscio dell'anima umana, così da mettere in pericolo la libertà degli acquirenti. L'uso prudente della pubblicità invece può dare nuovo impulso all'attività dei popoli per aumentare il loro tenore di vita. Si produce tuttavia grave danno quando la pubblicità e la pressante persuasione commerciale si rivolgono, senza nessun discernimento, ai popoli di fragile struttura economica, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Questo sviluppo infatti non può consistere nel soddisfare necessità che sono state create artificialmente, con la conseguenza di dilapidare le poche risorse locali, senza tenere conto delle reali necessità e dell'aumento di beni indispensabili. Gli ingenti capitali impiegati nella pubblicità possono minacciare i fondamentali scopi degli strumenti di comunicazione. La strutturazione stessa e l'impostazione dell'apparato pubblicitario possono infatti condurre il pubblico a credere che la ragione suprema della comunicazione sia soltanto quella di stimolare le richieste dell'uomo per l'acquisto dei beni di consumo. La libertà inoltre degli strumenti di comunicazione sociale può essere messa in serio pericolo dalle forti spinte degli interessi economici. Poiché è chiaro che tali strumenti non possono esistere senza una solida base finanziaria, ne risulta che hanno possibilità di sopravvivere soltanto quelli che riescono a trarre un maggiore utile dalla pubblicità. Si apre così la strada a concentrazioni monopolistiche, che sono un ostacolo all'esercizio del diritto di dare e ricevere informazioni e alla libera circolazione di idee nella società. Bisogna quindi salvare ad ogni costo, in questo campo, un equilibrato "pluralismo", se occorre anche con appropriati interventi legislativi, per impedire che le risorse provenienti dalla pubblicità vadano soltanto alle grosse concentrazioni degli strumenti di comunicazione.

& CP 59-62

 

Preghiera e comunicazioni sociali

Tutti i fedeli dovranno con la preghiera e con l'aiuto - individuale e comunitario - procurare le condizioni migliori perché la Chiesa possa oggi compiere la sua missione avendo a disposizione i più recenti strumenti di comunicazione, quanto mai utili alla diffusione del messaggio evangelico, a illuminare la coscienza degli uomini a promuovere una collaborazione che serva realmente al progresso delle realtà umane permeandole di spirito cristiano.

& CP 163

 

Principi morali e strumenti della comunicazione

I principi morali che regolano gli strumenti della comunicazione devono fondarsi su una giusta considerazione della dignità dell'uomo, poiché chi sceglie il modo di utilizzarli è l'uomo stesso, il quale è chiamato a diventare corresponsabile della comunità dei figli adottivi di Dio. Per altro verso, questi principi derivano dalla natura specifica della comunicazione sociale e dalle caratteristiche proprie dei singoli mezzi. Questo insegnamento viene confermato dalla Costituzione Gaudium et spes: "E in virtù della creazione stessa che tutte le cose ricevono la propria consistenza, verità, bontà, le loro leggi proprie e il loro ordine. L'uomo è tenuto a rispettare tutto ciò riconoscendo le esigenze di metodo proprie di ogni singola scienza o arte". Se si vuole dare una esatta collocazione nella storia della Creazione e dell'Incarnazione redentrice ai mezzi di comunicazione e valutare il loro valore morale, bisogna considerare l'uomo nella sua totalità, premettendo una ricerca accurata sulla natura della comunicazione sociale e dei suoi strumenti. Per questo è dovere di coscienza per tutti i comunicatori (coloro cioè che per impegno professionale ne fanno uso) procurarsi una seria competenza in materia; dovere tanto più grave quanto più grande è l'influenza del comunicatore, per motivo del suo ufficio, sulla moralità della comunicazione. Lo stesso si deve dire, a maggior ragione, per quanti hanno incombenze educative o divulgative e quindi influiscono sui gusti e sulle inclinazioni degli altri, soprattutto dei giovani immaturi o di coloro che sono provvisti di cultura inferiore. Questo impegno morale abbraccia tutti quei comportamenti che possono in un modo o nell'altro esaltare o sminuire i valori umani dell'individuo o di un gruppo. Bisogna allora tentare ogni via, perché i recettori (coloro cioè che leggendo, ascoltando, guardando, usano questi strumenti) raggiungano una tale formazione che consenta loro di interpretare i diversi messaggi, di ricavarne il maggiore arricchimento possibile e di assumere infine il proprio ruolo attivo nella vita sociale. Soltanto in questo modo i mezzi di comunicazione raggiungeranno la loro piena efficacia.                 

 & CP 14-15

 

Programmi audiovisivi

Con ogni aiuto opportuno si promuova e si assicuri la produzione e la programmazione di film atti ad un sano divertimento e pregevoli in valori culturali ed artistici, e innanzi tutto di film per la gioventù; tale aiuto viene dato soprattutto sostenendo e coordinando imprese e iniziative di produttori e di distributori onesti, curando il lancio dei film meritevoli con l'appoggio dei critici e con premi, promovendo e consociando le sale cinematografiche di gestori cattolici e onesti.

Parimenti, si sostengano efficacemente i programmi radiofonici e televisivi convenienti, soprattutto quelli adatti all'ambiente familiare. Si promuovano poi con impegno le trasmissioni cattoliche, mediante le quali gli uditori e gli spettatori vengono orientati a partecipare alla vita della Chiesa e ad assimilare le verità religiose. Là dove se ne giudichi la convenienza, si creino sollecitamente anche emittenti cattoliche e si procuri che le loro trasmissioni si raccomandino per la loro perfezione ed efficacia. Si procuri inoltre che l'antica e nobile arte del teatro, la quale oggi viene diffusa largamente dagli strumenti della comunicazione sociale, contribuisca alla formazione culturale e morale degli spettatori.

 & IM 14

 

Progresso della società umana e comunicazione sociale

La comunione e il progresso della società umana costituiscono lo scopo primario della comunicazione sociale e dei suoi strumenti, quali la stampa, il cinema, la radio e la televisione. Il loro continuo perfezionamento infatti ne estende la diffusione a nuove moltitudini di persone e li rende più accessibili ai singoli, favorendo una sempre maggiore e profonda incidenza di questi strumenti nella mentalità e nel modo di vivere degli uomini.

 & CP 1

 

Progresso umano e cinema

Poiché coloro che lavorano nel mondo dell'arte cinematografica si trovano di fronte a una complicata problematica nell'attendere al loro compito, i cattolici, e in primo luogo le organizzazioni cattoliche che operano nel settore, devono cercare e facilitare le occasioni di dialogo con gli uomini del cinema. Questi incontri dimostreranno che la loro arte è stimata come una professione nobile e bella e persuaderanno tutti che questo mezzo tecnico può giovare moltissimo al progresso umano.

& CP 147

 

Progresso umano e comunicazioni sociali

Le comunicazioni sociali sono strumenti validissimi per il progresso umano, e che bisogna con coraggio superare le difficoltà che esse comportano. Proprio queste difficoltà devono indurre tanto i comunicatori che i recettori ad affrontare la soluzione di molti problemi. Come si potrà ottenere che le notizie, numerose e in continuo aggiornamento, diffuse a grandissima velocità, spesso in clima di eccitazione, possano essere vagliate e redatte accuratamente? Si sa che i mezzi di comunicazione sociale si rivolgono per loro natura ad un grosso pubblico indiscriminato e che, per non correre il rischio di danneggiare gli interessi di molti recettori, si attestano spesso su posizioni di disimpegno: in questi casi, come si potrà, dove esiste nella vita sociale una impostazione pluralistica, sceverare facilmente quello che è vero o falso, onesto o disonesto? Come si potrà evitare, in regime di libera concorrenza, che la ricerca del favore del pubblico costringa o spinga i mezzi di comunicazione ad accendere e provocare le tendenze meno nobili della natura umana? Come si potrà impedire che un monopolio dominato da pochi finisca per far ammutolire un autentico colloquio nella società? Quali accorgimenti si dovranno seguire perché nelle comunicazioni trasmesse con queste tecniche, soprattutto televisive, non vengano lesi i rapporti umani? Poiché essi spesso invitano l'uomo ad evadere dalla realtà, quasi come in un sogno, come si può evitare questa alienazione dall'impegno quotidiano della vita? Come si potrà impedire che s'ingeneri nell'individuo indolenza e pigrizia mentale? Quale rimedio infine escogitare perché il continuo, abnorme richiamo al sentimento non ostacoli l'attività della ragione?                                  

& CP 21

 

Promozione della donna e mass media

Il progredire dell'emancipazione reale delle donne è una questione di giustizia, che non può essere ulteriormente trascurata; è una questione di benessere per la società. Fortunatamente c'è una crescente consapevolezza sull'esigenza che la donna sia messa in grado di avere la sua parte nella soluzione dei seri problemi della società e del suo futuro. In ogni ambito, una maggiore presenza delle donne nella società si rivelerebbe più preziosa perché aiuterebbe a rendere manifeste le contraddizioni che sono presenti in una società organizzata unicamente secondo il criterio dell'efficienza della produttività costringendo a riprogettare i sistemi in modo da favorire il processo di umanizzazione che contraddistingue la civiltà dell'amore. La "civiltà dell'amore" consiste, in definitiva, in una radicale affermazione del valore della vita e del valore dell'amore. Le donne sono particolarmente qualificate e privilegiate in entrambi i casi. Riguardo alla vita esse, sebbene responsabili non da sole dell'affermazione del suo valore intrinseco, godono di una funzione unica grazie all'intima connessione che le lega al mistero della trasmissione della vita. Riguardo all'amore, poi, sanno apportare ad ogni aspetto dell'esistenza, ivi compresi i momenti decisionali di più alta responsabilità, quell'essenziale qualità del genio femminile che consiste nell'obiettività di giudizio temperata dalla capacità di comprendere a fondo le esigenze proprie di ogni relazione interpersonale. I mass media (stampa, cinema, radio, televisione, industria musicale, reti informatiche), rappresentano il moderno areopago dove le informazioni si ricevono e si trasmettono rapidamente ad un "audience" universale, dove vengono scambiate idee, dove si forgiano comportamenti e dove di fatto va delineandosi una nuova cultura. Essi sono quindi destinati ad esercitare una potente influenza nel far si che la società riconosca ed apprezzi non solo i diritti ma anche le specifiche qualità delle donne. Con tristezza, spesso, assistiamo allo sfruttamento delle donne nei mass media invece che alla loro esaltazione. Quante volte le vediamo trattate non come persone con una dignità inviolabile ma come oggetti destinati a soddisfare la sete di piacere e di potere di altri? Quante volte vediamo sottovalutato e perfino ridicolizzato il ruolo della donna come moglie e madre? Quante volte il ruolo delle donne nel lavoro o nella vita professionale viene dipinto come una caricatura dell'uomo, con il rifiuto delle qualità specifiche dell'intuito femminile, la compassione e la comprensione, contributo essenziale alla "civiltà dell'amore"?  Le donne stesse possono fare molto per favorire un trattamento migliore della donna nei mass media: promovendo tramite i mezzi di comunicazione sociale programmi educativi, insegnando agli altri, specialmente ai propri familiari, ad essere consumatori critici nel mercato dei media, manifestando alle compagnie di produzione, agli editori, alle emittenti radio televisive, agli inserzionisti pubblicitari il proprio punto di vista circa i programmi e le pubblicazioni che insultano la dignità delle donne o che sviliscono il loro ruolo nella società. Inoltre, le donne possono e dovrebbero prepararsi ad assumere esse stesse posizioni di responsabilità e creatività nel mondo delle comunicazioni sociali, non in conflitto o ad imitazione dei ruoli maschili, ma imprimendo il loro personale "genio" nel proprio lavoro e nell'attività professionale. I mass media farebbero bene a mettere in luce le autentiche eroine della società, ivi comprese le donne Sante della tradizione cristiana, come modelli da seguire per le nuove generazioni e per quelle future. Né possiamo dimenticare, a questo riguardo, le tante donne consacrate che hanno sacrificato tutto per seguire Gesù e per dedicare se stesse alla preghiera ed al servizio dei poveri, dei malati, degli analfabeti, dei giovani, degli anziani e dei portatori di handicap; ve ne sono che operano nei mass - media e lavorano per "annunziare ai poveri un lieto messaggio" (cf. LC. 4:18).  &   Messaggio 1996

 

Propaganda e mezzi della comunicazione

E' del tutto inammissibile un tipo di propaganda, che si opponga al bene comune, che tenda ad impedire una schietta e pubblica replica, che deliberatamente distorca la realtà delle situazioni o favorisca il sorgere di pregiudizi nella gente col diffondere notizie incomplete, tralasciando quelle più determinanti o trasmettendole secondo una interessata selezione; ciò infatti impedisce la legittima libertà di scelta da parte del popolo. La condanna deve essere ancora più esplicita per la conferma del sempre maggior potere di suggestione da parte di simili tecniche propagandistiche, conferma data dalle scienze positive, particolarmente dalla psicologia, che studiano il comportamento dell'uomo, e dallo stesso continuo sviluppo delle comunicazioni sociali. Non ogni opinione, per il fatto di essere divulgatissima, costituisce pubblica opinione, per la quale si richiede un numero significante di adesioni. Possono infatti circolare nello stesso tempo, e nella stessa area sociale, dei pareri contrastanti, anche se ognuno di essi è appoggiato da molti aderenti. Il parere poi della maggioranza non è necessariamente il migliore o il più vicino alla verità. D'altra parte l'opinione pubblica è continuamente fluida e l'uomo non deve fare subito suo il modo di sentire, che ispira la mentalità e il comportamento comune; anzi ci possono essere dei validi motivi per opporvisi. Tuttavia le libere e comuni opinioni per il fatto che riflettono il pensiero e la volontà del popolo, devono essere attentamente esaminate soprattutto dalle autorità sia religiose che civili.

& CP 30-32

 

Pubblica opinione e mezzi della comunicazione

Gli strumenti della comunicazione sono come un pubblico arengo, dove gli uomini possono interpellarsi e rispondersi. L'esposizione e il confronto aperto delle diverse opinioni hanno profondi riflessi nella vita della società, l'arricchiscono e ne affrettano lo sviluppo. Dal fatto che ogni individuo vuole spontaneamente comunicare ad altri i suoi sentimenti, le sue opinioni, le sue emozioni, così che il pensiero e la condotta di molti diventino norma comune, allora si ha la " pubblica opinione " che è una specifica proprietà e una nota distintiva della natura sociale dell'uomo. Già Pio XII aveva incisivamente descritto l'opinione pubblica definendola " l'eco naturale, la risonanza comune, più o meno spontanea, degli eventi e della situazione attuale negli spiriti e nei giudizi degli uomini ". La libertà di manifestare il proprio pensiero è una componente inderogabile per la formazione dell'opinione pubblica. Infatti le opinioni espresse pubblicamente fanno pervenire agli altri la mentalità critica dei gruppi di maggiore influenza in una società geograficamente, culturalmente e sociologicamente definita.

& CP 24-25

 

Pubblica opinione e mutua comunicazione nella vita della Chiesa

La Chiesa si adopera intensamente perché si moltiplichino e si rafforzino i vincoli di unione tra i suoi fedeli, ben sapendo che la comunicazione e il dialogo sono indispensabili per l'efficienza della vita cattolica; d'altra parte essa agisce nella stessa società umana, nella quale deve inserirsi sempre di più mediante il dialogo e un rapporto sempre più vivo. Ora, questi rapporti di dialogo e di comunione la Chiesa li può attuare scambiando notizie e informazioni, dedicando particolare attenzione all'opinione pubblica dentro e fuori della comunità ecclesiale, curando un colloquio con il mondo e nel mondo moderno e dar vita a un impegno di collaborazione per risolvere i gravi problemi dell'umanità.

& CP 114

 

Pubblicazioni cattoliche

Le pubblicazioni cattoliche, che sono ritenute organi ufficiali di autorità o di istituzioni della Chiesa, devono sforzarsi continuamente, secondo la prassi stabilita nell'ambito professionale, di dare esaurienti informazioni sul pensiero di quell'organismo di cui sono i portavoce. Ogni periodico riservi un congruo spazio per una libera tribuna, con effettiva possibilità di partecipazione, dove sia messo bene in evidenza che l'organizzazione editoriale non intende entrare nel merito di questioni lasciate ancora alla libera ricerca.

& CP 141

 

Pubblicità e strumenti della comunicazione

Il potere della pubblicità si fa sempre più sentire nella nostra moderna organizzazione di vita e nessuno ormai può sfuggire alla sua suggestione. Essa è senza dubbio fonte di molti vantaggi sociali. Con la pubblicità infatti gli acquirenti vengono a conoscenza dei beni necessari e dei servizi, che sono a disposizione, con la conseguenza di far aumentare la circolazione dei prodotti. Così il commercio si sviluppa, a beneficio della comunità. Non si può che riconoscere il valore di questo elemento del processo economico, purché sia tutelata la libertà di scelta dell'acquirente e nell'opera di persuasione venga data la preferenza ai beni di prima necessità piuttosto che ad altri prodotti. La pubblicità deve poi essere veritiera, tenendo conto naturalmente delle sue specifiche forme espressive. Se tuttavia vengono reclamizzati i prodotti nocivi o del tutto inutili, se circa la qualità degli oggetti in vendita si asseriscono cose false, se si tenta di sfruttare le basse tendenze dell'uomo, i responsabili di questa pubblicità recano danno alla società e perdono essi stessi credibilità e reputazione. Si reca poi danno agli individui e alle famiglie, quando si cerca di creare in essi delle necessità fittizie, quando si insiste pesantemente per fare acquistare degli articoli voluttuari, mettendo il compratore nel rischio di non poter provvedere alle necessità primarie. Per questo i pubblicitari stessi dovranno imporsi giusti limiti per non trasformare il metodo commerciale in un attentato alla dignità umana e in un procedimento ingiusto verso la società. Si devono soprattutto evitare quegli avvisi pubblicitari nei quali si sfrutta in ogni senso, senza pudore, il richiamo sessuale per ragioni di lucro o quelli che penetrano nell'inconscio dell'anima umana, così da mettere in pericolo la libertà degli acquirenti. L'uso prudente della pubblicità invece può dare nuovo impulso all'attività dei popoli per aumentare il loro tenore di vita. Si produce tuttavia grave danno quando la pubblicità e la pressante persuasione commerciale si rivolgono, senza nessun discernimento, ai popoli di fragile struttura economica, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Questo sviluppo infatti non può consistere nel soddisfare necessità che sono state create artificialmente, con la conseguenza di dilapidare le poche risorse locali, senza tenere conto delle reali necessità e dell'aumento di beni indispensabili. Gli ingenti capitali impiegati nella pubblicità possono minacciare i fondamentali scopi degli strumenti di comunicazione. La strutturazione stessa e l'impostazione dell'apparato pubblicitario possono infatti condurre il pubblico a credere che la ragione suprema della comunicazione sia soltanto quella di stimolare le richieste dell'uomo per l'acquisto dei beni di consumo. La libertà inoltre degli strumenti di comunicazione sociale può essere messa in serio pericolo dalle forti spinte degli interessi economici. Poiché è chiaro che tali strumenti non possono esistere senza una solida base finanziaria, ne risulta che hanno possibilità di sopravvivere soltanto quelli che riescono a trarre un maggiore utile dalla pubblicità. Si apre così la strada a concentrazioni monopolistiche, che sono un ostacolo all'esercizio del diritto di dare e ricevere informazioni e alla libera circolazione di idee nella società. Bisogna quindi salvare ad ogni costo, in questo campo, un equilibrato "pluralismo", se occorre anche con appropriati interventi legislativi, per impedire che le risorse provenienti dalla pubblicità vadano soltanto alle grosse concentrazioni degli strumenti di comunicazione.

& CP 59-62

 

R

 

 

Ragazzi e formazione ai mass media

Non sarà mai troppo presto iniziato il compito di sviluppare nei ragazzi il gusto artistico, il senso critico, la coscienza dei doveri morali nella scelta delle letture, delle proiezioni cinematografiche, delle trasmissioni radiofoniche e televisive.

A parte infatti la constatazione che i fanciulli sono più facilmente vulnerabili per la loro stessa immaturità, c'è da sottolineare che l'abitudine all'autocontrollo, acquisita in tenera età, servirà loro per tutta la vita.

& CP 67

 

Recensione critica

Le recensioni critiche delle trasmissioni radiotelevisive, delle pellicole cinematografiche, dei rotocalchi possono offrire un valido aiuto per la formazione culturale e religiosa come pure per un'oculata scelta, particolarmente da parte delle famiglie, nell'uso dei mezzi di comunicazione. In questo campo devono essere particolarmente seguiti i giudizi veramente autorevoli, che vengono dati nelle diverse regioni, per incarico dei Vescovi, da particolari organismi circa l'importanza, l'utilità, la moralità e la valutazione cristiana dei film, delle trasmissioni radiotelevisive e delle produzioni a stampa.

& CP 112

 

Recettori e doveri

Particolari doveri hanno tutti i recettori - vale a dire i lettori, gli spettatori, gli uditori - , che con scelta personale e libera ricevono le comunicazioni per tramite di questi strumenti. Infatti, una scelta retta richiede che essi favoriscano in ogni modo quanto eccelle per virtù, cultura ed arte; che, invece, evitino quanto costituisca per loro causa o occasione di danno spirituale, oppure con il cattivo esempio induca altri in pericolo, o contribuisca a ostacolare le buone comunicazioni e a incoraggiare quelle cattive: ciò che solitamente avviene versando il proprio denaro a quanti (editori, esercenti e produttori) adoperino questi strumenti con criteri esclusivamente di lucro. Perciò i recettori, per agire moralmente bene, non trascurino il loro dovere d'informarsi tempestivamente dei giudizi che a questo proposito vengono dati dalla competente autorità, e di attenervisi secondo le norme della retta coscienza. Al fine poi di resistere più facilmente alle suggestioni meno oneste e di favorire in ogni modo quelle buone, procurino di formare e di orientare la propria coscienza con i mezzi adatti.

 & IM 9

 

Recettori e loro formazione

Poiché il retto uso degli strumenti della comunicazione sociale, che sono a disposizione di recettori diversi per età e preparazione culturale, esige una loro adatta e specifica formazione teorica e pratica, le iniziative atte a questo scopo - soprattutto se destinate ai giovani - siano favorite e largamente diffuse nelle scuole cattoliche di ogni grado, nei seminari e nelle associazioni dell'apostolato dei laici, e vengano ispirate ai principi della morale cristiana. Per ottenere più prontamente questo scopo, vengano inserite nell'insegnamento catechistico l'esposizione e la spiegazione della dottrina e della disciplina cattolica su questo argomento.

 & IM 16

 

Relazioni umane e strumenti della comunicazione

Gli strumenti della comunicazione possono certamente dare un grande apporto al rafforzamento delle relazioni umane: ma se la preparazione morale e intellettuale è deficitaria, oppure manca la buona volontà, il loro uso può raggiungere l'effetto contrario, creare cioè maggiori incomprensioni e maggiori dissensi fra gli uomini, con conseguenze deleterie. Troppo spesso infatti si constata che mediante gli strumenti della comunicazione vengono negati o misconosciuti gli stessi valori fondamentali della vita umana. Dall'esperienza di queste deviazioni deriva chiaro l'impegno per il cristiano di liberare e salvare l'uomo dal peccato, che è entrato nella storia con la caduta del primo uomo. Quando l'uomo per propria colpa volta le spalle al suo Creatore, per il disordine che ogni errore produce, viene a trovarsi in discordia con se stesso, in rotta con i suoi fratelli, inibito nella facoltà di comunicare. Ma l'amore di Dio verso gli uomini non ammette di essere rifiutato. Egli infatti prese per primo l'iniziativa, dando corso alla storia della salvezza col ristabilire un dialogo con gli uomini: nella pienezza dei tempi entrò in comunione con loro e "il Verbo si fece carne". Procurata la salvezza al genere umano, per mezzo della Sua morte e risurrezione, Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, Parola e Immagine del Dio invisibile, ci ha fatto tutti partecipi della verità e della vita stessa divina, con una ricchezza e un'abbondanza incomparabili. Egli, unico mediatore tra il Padre e l'umanità, ristabilisce la pace e la comunione con Dio, mentre rinsalda la fraternità fra gli uomini. Da allora il più solido fondamento e il supremo modello di unione tra gli uomini si trovano in Dio, il quale è diventato loro Fratello e ha dato l'ordine ai suoi discepoli di portare l'annuncio di gioia a tutti i viventi, senza distinzione di epoca o di luogo, proclamandolo "nella luce" e "sopra i tetti".

 & CP 9-10

 

Religione e comunicazioni sociali

Nella sua azione pastorale, la Chiesa si interroga naturalmente sull'atteggiamento dei mass media nei confronti della «religione». Infatti, nello stesso periodo in cui si sviluppavano gli strumenti e le tecniche di comunicazione, il mondo industriale che ha dato loro uno slancio così grande, manifestava un «secolarismo» che sembrava comportare la scomparsa del senso religioso dell'«uomo moderno». Malgrado ciò, allo stato attuale si constata che l'informazione religiosa tende ad avere più spazio nei mezzi di comunicazione, a causa dell'interesse maggiore prestato alla dimensione religiosa delle realtà umane. Per analizzare questo fenomeno bisognerebbe interrogare i lettori dei giornali, i telespettatori e gli ascoltatori delle stazioni radio, poiché non si tratta di una presenza imposta dai mass media, ma di una richiesta specifica da parte del pubblico alla quale i responsabili della comunicazione di massa rispondono dando più spazio all'informazione ed al commento di tematiche religiose. Nel mondo intero, vi sono milioni di persone che ricorrono alla religione per conoscere il senso della loro vita, milioni di persone per le quali la relazione religiosa con Dio, creatore e Padre, è la realtà più felice dell'esistenza umana. Lo sanno bene i professionisti della comunicazione, i quali prendono atto di questo fatto e ne analizzano le implicazioni. E anche se questa dialettica tra operatori dell'informazione e pubblico della comunicazione sociale è segnata talvolta dall'incompiutezza e dalla parzialità, c'è un fatto positivo: la religione oggi è presente nella corrente di informazione dei mass media. Pio XII aveva già invitato a vedere nei mass media non una minaccia, ma un «dono» (cfr. «Miranda Prorsus»). Il Concilio Vaticano II a sua volta confermava solennemente questo atteggiamento positivo (cfr. «Inter Mirifica»). La commissione pontificia che nasceva allora, e che trova oggi, come consiglio pontificio, la sua dimensione completa, si è impegnata con perseveranza a promuovere nella Chiesa un atteggiamento di partecipazione e di creatività in questo settore, o meglio, in questo nuovo stile di vita e di condivisione dell'umanità. La questione posta oggi alla Chiesa non è più quella di sapere se l'uomo della strada può ancora recepire un messaggio religioso ma quella di trovare i linguaggi di comunicazione migliori per ottenere il maggior impatto possibile del messaggio evangelico. «Non temete... Quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti» (Mt 10,26-27). L'Evangelista lo riassume così: «Dichiararsi per Cristo davanti agli uomini» (cfr. Mt 10,32). Ecco dunque l'audacia nello stesso tempo umile e serena che ispira la presenza cristiana in seno al dialogo pubblico dei mass media! Lo dice san Paolo: «Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo; è per me un dovere» (1Cor 9,16). La stessa fedeltà si esprime lungo tutta la Scrittura: «Nella grande assemblea ho annunziato la salvezza, (Sal 40[39],10) e «ogni uomo è preso da timore, racconta quel che Dio ha fatto e comprende le sue opere» (Sal 64[63],10).

 & Messaggio 1989

 

Requisiti fondamentali dei mezzi di comunicazione

Ogni comunicazione deve possedere alcuni requisiti fondamentali che sono la sincerità, l'onestà, la veracità. Non bastano quindi la buona disposizione e la retta intenzione per rendere attendibile una comunicazione; essa deve riferire le notizie secondo l'esatta visione della realtà e riflettere la verità in tutte le sue esigenze più profonde. La validità e la moralità di una comunicazione non derivano soltanto dalla bontà dell'argomento né dall'intento dottrinale di chi l'ha concepita. Sono fattori essenziali anche il modo di impostare la comunicazione, le tecniche del linguaggio e della persuasione, le circostanze concrete, la stessa grande platea umana a cui la comunicazione è diretta. Una più profonda comprensione e una maggiore tolleranza fra gli uomini, la fruttuosa collaborazione di tutti, che la comunicazione può favorire in modo meraviglioso, collimano con le finalità del Popolo di Dio, dalle quali traggono conferma e perfezionamento. "Promuovere l'unità corrisponde infatti all'intima missione della Chiesa, la quale è appunto in Cristo come un sacramento, ossia segno e strumento di intima unione con Dio e di unità di tutto il genere umano".

 & CP 17-18

 

Responsabile libertà dell'uomo e comunicazioni sociali

L'uomo è creato libero, ma tale deve crescere e formarsi con uno sforzo di superamento di sé, coadiuvato dalla grazia soprannaturale. La libertà è conquista. L'uomo deve liberarsi da tutto ciò che può fuorviarlo in questa conquista. Ora, i «mass media» vengono a collocarsi come fattori dotati di particolare «carica positiva» sullo sfondo di questo «sforzo» per la realizzazione della libertà responsabile: è una costatazione, che è stata presente costantemente all'attenzione della Chiesa. Questa possibilità, occorrendo, può anche essere dimostrata. Ma, qui, occorre soprattutto domandarci: dalla pura possibilità alla sua realizzazione c'è veramente un «passaggio positivo». Rispondono, di fatto, i «mass media» alle aspettative in essi riposte, come fattori che favoriscono la realizzazione dell'uomo nella sua «libertà responsabile»? Come questi mezzi si esprimono o sono adoperati per la realizzazione dell'uomo nella sua libertà e come la promuovono? Essi, di fatto, si presentano come realtà dalla «forza espressiva», e spesso, sotto certi aspetti, come «imposizione», non potendo l'uomo d'oggi creare intorno a sé il vuoto né trincerarsi nell'isolamento, perché questo equivarrebbe a privarsi di contatti da cui non può prescindere. Spesso i «mass media» sono espressione di potere che diventa «oppressione», specialmente là dove non viene ammesso il pluralismo. Ciò può avvenire non soltanto dove la libertà è di fatto inesistente, per ragioni di dittatura di qualsiasi segno, ma anche dove, pur conservandosi in qualche modo questa libertà, vengono esercitati in continuazione enormi interessi e manifeste od occulte «pressioni». Questo si riferisce particolarmente alla violazione dei diritti di libertà religiosa, ma vale anche per altre situazioni oppressive che, praticamente, si basano, per vari motivi, sulla strumentalizzazione dell'uomo. La «libertà responsabile» degli operatori della comunicazione sociale, che deve presiedere a determinate scelte, non può non tener conto dei fruitori di queste scelte anch'essi «liberi e responsabili»! Richiamare gli operatori dei «mass media» all'impegno che impongono l'amore, la giustizia e la verità, insieme alla libertà, è un dovere del mio «servizio pastorale». Non deve mai essere manipolata la verità, trascurata la giustizia, dimenticato l'amore, se si vuole corrispondere a quelle norme deontologiche che, dimenticate o disattese, producono partigianeria, scandalismo, sottomissione ai potenti o accondiscendimento alla ragion di Stato! Non sarà la Chiesa a suggerire edulcoramenti o nascondimenti della verità, anche se fosse dura: la Chiesa, proprio perché «esperta in umanità», un indulge ad un ingenuo ottimismo, ma predica la speranza e non si compiace dello scandalismo. Però, proprio perché rispetta la verità non può fare a meno di rilevare che certi modi di gestire i «mass media» sono pretestuosi nei confronti della verità e deleteri nei confronti della speranza! Ancora: si nota nei «mass media» una carica aggressiva nell'informazione e nelle immagini: dallo spettacolo ai «messaggi» politici, dalle prefabbricate «scoperte culturali» guidate che sono vero e proprio «indottrinamento» - agli stessi «messaggi pubblicitari». E' difficile nel nostro mondo ipotizzare operatori di «mass media» sradicati da proprie matrici culturali; ciò però non deve fare imporre a terzi l'ideologia personale. L'operatore deve svolgere un servizio il più possibile oggettivo e non trasformarsi in «persuasore occulto» per interesse di parte, per conformismo, per guadagno. Non si può omettere di parlare dell'effetto e dell'influenza che tutto ciò esercita in modo particolare sulla fantasia dei più giovani e dei bambini, grandi fruitori dei «mass media», sprovveduti e aperti ai messaggi e alle sensazioni. C'è una maturazione che deve essere aiutata senza traumatizzare artificiosamente un soggetto ancora in formazione. La Chiesa, in questo come negli altri campi, chiede responsabilità, non solo agli operatori dei mezzi di comunicazione sociale, ma a tutti e, in modo speciale, alle famiglie.

&  Messaggio 1981

 

 

Responsabilità dei pubblici poteri

La responsabilità dei pubblici poteri, nel settore dei mezzi delle comunicazioni sociali, ha oggi dimensioni mondiali: siano quindi stipulate delle convenzioni internazionali, per garantire il pieno sviluppo della comunicazione, senza discriminazione di razze ed esclusa qualsiasi forma di monopolio. Negli accordi internazionali vengano contemplate le modalità per l'utilizzazione dei satelliti artificiali. Saranno così riconosciuti ad ogni popolo il diritto e la possibilità di far sentire la propria voce nel colloquio mondiale.

& CP 91

 

Responsabilità morale delle comunicazioni sociali

Il crollo delle norme morali, che si verifica in diversi campi della vita di oggi, è una grossa preoccupazione per gli uomini onesti. Ora l'indice di questo mutamento si riscontra facilmente in tutti gli strumenti della comunicazione. Quanta parte di colpa di questa situazione sia da imputarsi ad essi è argomento di ricerca. Molti esperti, infatti, con validi motivi asseriscono che questi strumenti non fanno altro che rispecchiare e registrare i costumi già in atto nella società; altri invece ritengono che essi contribuiscono ad esaltare e più largamente propagandare quelle nuove tendenze; così mentre esse sono presentate come ormai invalse nel comune comportamento, a poco a poco s'introducono nel costume sociale. Ci sono poi altri che fanno ricadere la massima responsabilità di questa situazione proprio sugli stessi strumenti. Una cosa è certa, che la nostra società è minata dal vizio: per trovare un efficace rimedio, è necessaria la collaborazione dei genitori e maestri, dei pastori di anime e di quanti hanno a cuore il bene comune. In questo lodevole tentativo, i mezzi di comunicazione possono offrire un valido aiuto, anche se non è possibile che il loro influsso prescinda dalle abitudini e dalla vita stessa della gente. Per approfondire la conoscenza e le possibilità di applicazione dei reali vantaggi offerti alla società dalle comunicazioni sociali, cercando di evitarne quanto più è possibile gli ostacoli, è opportuno sottoporre ad attento esame gli aspetti principali del loro influsso sui rapporti umani.  

& CP 22-23

 

Retta informazione

Il diritto di essere rettamente informato è inseparabile dalla libertà della comunicazione. Di fatto tutta la vita sociale si fonda sopra un continuo interscambio e un ininterrotto colloquio sia individuale che comunitario; lo esige la mutua comprensione e la collaborazione fra gli uomini. Da quando l'umanità ha potuto fare uso dei mezzi di comunicazione, essa ha acquistato una nuova dimensione, poiché un sempre maggior numero di uomini viene cointeressato alla vita e al progresso della società.

& CP 44

 

Ricerca della verità e comunicazioni sociali

Tutti gli uomini di buona volontà devono quindi sentire l'urgenza di unire i loro sforzi perché le comunicazioni sociali diano un valido apporto alla ricerca fruttuosa della verità e al continuo progresso umano. Nel realizzare questo programma il cristiano riceve una forza particolare dalla sua fede, pensando che il messaggio evangelico, diffuso per loro tramite, tende al grande ideale di ristabilire la fraternità degli uomini sotto la paternità di Dio. L'intesa e la cooperazione efficace fra gli uomini derivano in ultima analisi dalla loro libera volontà, che fa le sue scelte sotto la spinta di fattori psicologici, sociologici e tecnici. Perciò l'importanza e il significato ultimo degli strumenti della comunicazione dipendono dall'uso che ne fa la libertà umana.

 & CP 13

 

Ricerca scientifica

Occorre fare una chiara distinzione fra il campo della ricerca scientifica e quello dell'istruzione dei fedeli. Nel primo gli studiosi devono avere la libertà necessaria alla loro attività e la possibilità di mettere a disposizione degli altri i risultati delle loro ricerche, con la pubblicazione di articoli su riviste e di libri. Nel campo dell'insegnamento religioso devono essere solamente proposte come dottrine della Chiesa quelle che sono riconosciute come tali dal Magistero autentico e inoltre quelle sentenze teologiche che possano essere affermate con certezza. Poiché spesso avviene, per la struttura funzionale stessa dei mezzi di comunicazione, che a nuove opinioni teologiche non sufficientemente maturate e sovente avulse dal loro contesto venga data larga diffusione, i recettori devono valutare con spirito critico e non confonderle con la dottrina autentica della Chiesa, tenendo conto inoltre della grave deformazione che spesso può subire il senso genuino di tali opinioni per lo stile di presentazione e per il linguaggio proprio di certi strumenti di comunicazione.

& CP 118

 

Ri-creazione e strumenti della comunicazione

Numerosi capolavori del genio umano - soprattutto in campo musicale, letterario e teatrale - ebbero origine come forme ricreative. E' chiaro quindi che tali divertimenti comportano un vero arricchimento culturale. Oggi, attraverso i mezzi di comunicazione, le più nobili forme dell'espressione artistica offrono un'autentica "ri-creazione", nel significato più profondo del termine, a un sempre maggior numero di uomini. Questo è oggi indispensabile nel nostro così complicato modo di vivere. Anche una semplice ricreazione acquista un suo valore, perché solleva l'animo dalle quotidiane sollecitudini e fa impiegare utilmente il tempo libero. Perciò la grande varietà di produzioni, che i mezzi di comunicazione offrono per l'impiego del tempo libero, costituisce un valido servizio alla nostra società. I recettori devono però esercitare un serio autocontrollo, per evitare il pericolo che, attratti dal richiamo estetico delle opere presentate o dalla curiosità che esse suscitano, finiscano per tralasciare urgenti doveri o per sprecare inutilmente il tempo.

& CP 52

S

 

 

Segreto ecclesiale

Ogni volta che i casi trattati nell'ambito ecclesiale richiedono il segreto, dovranno essere osservate le norme generali che regolano questa materia nell'ambito delle istituzioni civili. D'altra parte per le ricchezze spirituali della Chiesa nell'ampiezza della sua missione, si esige che ogni informazione circa i suoi programmi e il suo molteplice apostolato risplenda per esattezza, per verità, per sincerità. Infatti quando le autorità ecclesiastiche non vogliono o non riescono a trasmettere informazioni, che rispondano alle esigenze sopra richieste, favoriscono piuttosto la circolazione di voci dannose che non la presentazione della verità. 11 segreto quindi deve essere conservato soltanto nella stretta misura necessaria per salvaguardare la fama e la reputazione di qualcuno o rispettare diritti di singoli e di gruppi.

& CP 121

 

Società e strumenti della comunicazione sociale

Gli strumenti della comunicazione sociale, anche se sono usati dagli operatori della comunicazione stessa in funzione dei singoli, raggiungono e muovono la società intera, poiché trasmettono celermente informazioni sulle condizioni della vita nel mondo di oggi a moltitudini innumerevoli e danno la chiave per comprendere la mentalità del tempo presente. Essi sono quindi giustamente ritenuti necessari per le attività e i profondi e sempre più complessi rapporti della nostra società. In questa prospettiva si riflettono sugli strumenti della comunicazione sociale i medesimi principi dottrinali, che regolano, secondo la visione cristiana, la vita degli uomini. Il più nobile scopo, infatti, di queste invenzioni consiste nel richiamare l'attenzione sulle attese e sui problemi della umanità, per cercare di risolverli nel più breve tempo possibile, e unire gli uomini in una solidarietà sempre più stretta. Su questo principio di fondo si basa la stima dei cristiani verso le ampie possibilità che gli stessi strumenti offrono al benessere umano.                                        

 & CP 6

 

Solidarietà, sviluppo integrale e media

Nella situazione attuale, accade che i media aggravino gli ostacoli individuali e sociali che impediscono la solidarietà e lo sviluppo integrale della persona umana. Tali ostacoli sono, in particolare, il secolarismo, il consumismo, il materialismo, la disumanizzazione e l'assenza di interesse per la condizione dei poveri e degli svantaggiati. In questa situazione, la Chiesa, che riconosce negli strumenti della comunicazione "la via attualmente privilegiata per la creazione e la trasmissione della cultura", si fa un dovere di proporre ai professionisti delle comunicazioni ed al pubblico una formazione che li conduca a considerare i media con "senso critico, animato dalla passione per la verità"; essa ritiene anche suo dovere intraprendere "un'opera di difesa della libertà, del rispetto alla dignità personale, dell'elevazione dell'autentica cultura dei popoli, mediante il rifiuto fermo e coraggioso di ogni forma di monopolizzazione e di manipolazione".

 &AeN13

 

Solidarietà umana e comunicazione

La Chiesa non considera la fraternità e la solidarietà come valori esclusivamente suoi. Viceversa, ha sempre presente il modo in cui Gesù ha lodato il buon Samaritano, che ha riconosciuto un fratello nell'uomo ferito, meglio che il sacerdote e il levita (cfr. Lc 10,29-37). Similmente l'apostolo Paolo invita a non disprezzare i doni degli altri, ma a rallegrarsi dell'opera dello Spirito in ciascuno dei nostri fratelli (cfr. 1Cor 12,14-30). La fraternità e la solidarietà sono fondamentali e urgenti: dovrebbero oggi contrassegnare i popoli e le culture. La scoperta, nella gioia, di rapporti felici tra popoli e tra culture non sarebbe la più bella «festa» offerta dalle comunicazioni di massa, il loro «spettacolo» più riuscito nella migliore accezione di questi termini? Dato che oggi le comunicazioni di massa si sviluppano vertiginosamente, i legami che esse instaurano tra popoli e culture rappresentano il loro apporto più prezioso. La fraternità e la solidarietà superano ogni spirito di clan, di corporazione, ogni nazionalismo, ogni razzismo, ogni abuso di potere, ogni fanatismo individuale, culturale o religioso. Spetta agli artefici della comunicazione di massa utilizzare le tecniche e i mezzi a loro disposizione con costante riferimento ad una coscienza chiara di questi valori primari. Eccone alcune applicazioni concrete:

- le agenzie di informazione e l'insieme della stampa manifestano il loro rispetto verso gli altri tramite un'informazione completa ed equilibrata;

- la diffusione radiofonica della parola raggiunge meglio il suo scopo se viene offerta a tutti la possibilità di dialogare;

- i media che sono l'espressione di gruppi particolari contribuiscono a rafforzare la giustizia, allorché fanno ascoltare la voce di coloro che ne sono privi;

- i programmi della televisione riguardano quasi tutti gli aspetti della vita e le reti si prestano a innumerevoli interconnessioni: quanto più si considera la loro influenza, tanto più si impone ai loro responsabili l'istanza etica, per offrire alle persone e alle comunità delle immagini che favoriscano l'integrazione delle culture, senza intolleranza né violenza, al servizio dell'unità;

- le possibilità di comunicazioni personali per telefono, la loro estensione telematica, la loro diffusione sempre più estesa attraverso i satelliti fanno ipotizzare un supplemento di uguaglianza tra le persone, in quanto facilitano l'accesso a questi mezzi del maggior numero di esse, consentendo veri scambi;

- l'informatica si diffonde sempre più nelle attività economiche e culturali, le banche dati accumulano una quantità finora inimmaginabile di informazioni diverse: si sa che la loro utilizzazione può comportare ogni sorta di pressioni o di violenze sulla vita privata o collettiva, mentre una gestione saggia di questi mezzi diviene una vera condizione di pace;

- concepire «spettacoli» da diffondere attraverso i vari audiovisivi implica il rispetto delle coscienze degli innumerevoli «spettatori»;

- la comunicazione pubblicitaria risveglia e sviluppa dei desideri e crea dei bisogni: coloro che la commissionano o che la realizzano devono ricordarsi delle persone meno favorite per le quali i beni proposti restano irraggiungibili.

Quale sia il modo di intervento, è necessario che i comunicatori osservino un codice d'onore, che siano consapevoli della responsabilità di diffondere la verità sull'uomo, che contribuiscano a un nuovo ordine morale dell'informazione e della comunicazione.  Di fronte alla rete sempre più fitta e attiva delle comunicazioni sociali attraverso il mondo, la Chiesa si preoccupa soltanto, quale «esperta di umanità», di ricordare incessantemente i valori che fanno la grandezza dell'uomo. Per il cristiano la rivelazione di Dio in Cristo è una luce sull'uomo stesso. La fede nel messaggio della salvezza costituisce la più profonda delle motivazioni a servire l'uomo. I doni dello Spirito Santo impegnano a servire l'uomo in una solidarietà fraterna.

& Messaggio 1988

 

Sostegno pubblico per gli strumenti della comunicazione

Le autorità pubbliche vengano invitate a sostenere finanziariamente tutte le iniziative, che riguardano gli strumenti della comunicazione sociale, perché essi contribuiscano decisamente al bene comune. In questo settore possiamo ricordare le agenzie per la diffusione di notizie, l'editoria di libri e pubblicazioni didattiche, la produzione di film e di trasmissioni radiotelevisive dedicate ai ragazzi, tutte iniziative che difficilmente possono registrare un bilancio attivo. L'intervento pubblico deve pure incoraggiare la produzione di pellicole cinematografiche di alto livello artistico, l'edizione di libri e l'allestimento di spettacoli di particolare valore, che, per essere destinati a una ristretta cerchia di pubblico, non potrebbero autofinanziarsi.

& CP 90

 

Spettacoli teatrali

Il teatro, che è una delle forme più antiche e più efficaci di comunicazione fra gli uomini, raggiunge oggi buoni livelli di frequenza di spettatori, tenendo conto di quelli presenti nelle sale e di quanti seguono le trasmissioni radiofoniche e televisive. Ci sono poi diversi esempi di riduzione cinematografica di lavori teatrali. L'attività teatrale, venendo a contatto con altre forme di comunicazione, ha dato vita a nuovi generi di spettacolo ad azione multiforme, indicati giustamente con l'espressione "multi media". Questi generi, pure nascendo dal solco teatrale tradizionale, posseggono una loro originalità e autonomia espressiva e offrono quasi una sintesi delle vaste possibilità offerte dai singoli mezzi di comunicazione. Il teatro moderno infine è spesso ideologicamente "impegnato" e diventa il trampolino di lancio di teorie d'avanguardia sull'uomo e sul suo comportamento sociale. L'influenza di queste nuove idee e degli orientamenti pratici, che ne derivano, si esercita fortemente sopra una massa di spettatori sempre in aumento e condiziona anche gli altri strumenti. La Chiesa segue con simpatia e attenzione l'arte scenica, che nelle sue origini era strettamente legata a temi di carattere religioso. Questo antico interesse per i problemi del teatro deve animare anche i cristiani di oggi, per ricavarne tutto l'arricchimento possibile. Gli autori di teatro devono essere sostenuti e incoraggiati a portare sul palcoscenico la problematica religiosa moderna; questo è spesso un efficace incentivo a una ulteriore diffusione attraverso gli altri strumenti della comunicazione.

& CP 158-159

 

Stampa cattolica

Si incrementi la stampa onesta. Al fine poi di formare i lettori a un genuino spirito cristiano si promuova e si sostenga una stampa specificamente cattolica, tale cioè che - sia essa promossa o dipenda direttamente dalla stessa autorità ecclesiastica, oppure da singoli cattolici - venga pubblicata con l'esplicito scopo di formare, favorire e promuovere opinioni pubbliche conformi al diritto naturale, alla dottrina e alla morale cattolica, e di far conoscere nella giusta luce i fatti che riguardano la vita della Chiesa. Vengano infine richiamati i fedeli sulla necessità di leggere e di diffondere la stampa cattolica al fine di poter giudicare cristianamente ogni avvenimento.                                  

 & IM 14

 

 

Stampa cattolica e impegno dei cattolici

Ai fedeli viene rivolta una pressante esortazione a leggere regolarmente la stampa di ispirazione cattolica che sia veramente degna di questa qualifica, non solo per conoscere le notizie di attualità sulla Chiesa, ma per formarsi una mentalità cristiana leggendone i commenti. Non si intende qui interferire in nessun modo sulla libertà dell'individuo di leggere quello che gli pare conveniente e nemmeno di misconoscere un legittimo pluralismo di organi di informazione legati a tradizioni locali, come pure di opinioni proposte da giornalisti di estrazione diversa. E chiaro peraltro che gli scrittori cattolici per avere un largo seguito devono dimostrare di possedere una preparazione culturale e tecnica di alto livello.

& CP 140

 

Stampa e impegno dei cattolici

La stampa, per la sua peculiare struttura, costituisce un mezzo di enorme importanza. Con la sua molteplice varietà e la ricchezza degli argomenti che può trattare, la stampa, scrutando gli avvenimenti fin nei più minuti particolari e nelle nascoste scaturigini, ne amplia la conoscenza e la comprensione, mentre nello stesso tempo provoca l'attenzione del lettore e accende in lui il desiderio di sapere. Essa resta perciò un validissimo complemento degli strumenti audiovisivi, riuscendo ad affinare il senso critico degli utenti e ad aiutarli a formulare un equilibrato giudizio. Per la vastità dei temi che può trattare e per la conoscenza più profonda degli avvenimenti che favorisce, la stampa è una sede privilegiata per il dialogo sociale. Inoltre attraverso le fragili pagine di un opuscolo o di un "tascabile", ai nostri giorni sono alla portata di tutti capolavori della cultura religiosa e della letteratura mondiale, opere tecniche e scientifiche, e soprattutto letture di indole ricreativa. I fumetti inoltre e i racconti illustrati possono essere utilissimi e offrire spunti per la volgarizzazione biblica e agiografica. Per questi apporti, la funzione della stampa deve essere meglio conosciuta e appoggiata. Una organizzazione editoriale cattolica - che si dedichi alla pubblicazione di quotidiani, di riviste, di periodici - può diventare un mezzo efficacissimo per la mutua comprensione fra la Chiesa e il mondo, facilitando lo scambio di informazioni e stimolando il crearsi dell'opinione pubblica. Bisogna però evitare il pericolo di indebolire la consistenza delle attività già in atto, dando vita a nuove imprese senza la necessaria prudenza. L'attività degli scrittori cattolici si rivolge a tutto il vasto campo dell'informazione, della critica, dell'interpretazione di ogni settore ed aspetto della vita odierna, e di ogni problema che preoccupa l'uomo d'oggi, ma sempre nella visione cristiana della vita. Essi devono anche curare e, se necessario, rettificare la presentazione di notizie che tocchino argomenti religiosi e riguardino la vita della Chiesa. La stampa cattolica sarà quindi come uno specchio fedele del mondo, e nello stesso tempo un faro che lo illumini; sarà inoltre un luogo di incontro per un fecondo scambio di vedute. Occorrono perciò uomini di valore e sufficienti fondi per raggiungere un indiscusso livello di competenza professionale e di perfezione tecnica.

& CP 136-138

 

Storia letteraria e strumenti della comunicazione

Chi vuol comprendere a fondo le dimensioni spirituali di una epoca deve consultare, oltre alla storia politica, anche quella letteraria ed artistica. I capolavori dell'arte creativa possono infatti dare, in modo spesso più profondo ed accurato di una ricerca concettuale, la misura precisa del temperamento, delle aspirazioni, del pensiero, della sensibilità di un popolo. Anche quando gli artisti, quasi uscendo da questo mondo, si abbandonano all'estro della fantasia, aprono preziosi spiragli sulla natura e sul comportamento dell'uomo. Gli stessi romanzi, creati dal fervido genio di un autore e che presentano vicende umane in uno scenario di finzione, possono insegnare la verità. Anche se si tratta di fatti immaginari, essi si riferiscono a problemi vissuti, poiché fanno entrare in gioco elementi della natura umana; anzi queste produzioni affondano le loro radici nelle cause profonde da cui sgorga l'iniziativa costruttrice dell'uomo. Gettando infatti luce su queste cause, fanno sì che gli uomini più sensibili intravedano e quasi presagiscano in quali direzioni si svilupperà il progresso umano.

Il papa Pio XII insegna che la vita umana "non potrebbe comprendersi, almeno nei grandi e gravi conflitti, se si chiudessero gli occhi alle colpe che ne sono spesso la causa (...). Orbene, può un film assumere come contenuto un tale oggetto? I più grandi poeti e scrittori di tutti i tempi e di tutti i popoli si sono occupati di questa difficile e cruda materia, e lo faranno anche in avvenire (...) quando il conflitto col male, ed anche la temporanea sua vittoria, in rapporto con tutto l'insieme, serve alla più profonda comprensione della vita, della retta sua direzione, del controllo della propria condotta, del chiarimento e consolidamento nel giudizio e nell'azione; allora una tale materia può essere scelta e intrecciata, come parziale contenuto, nella intera azione del film stesso. Si applica a questo il medesimo criterio che deve sovraintendere ad ogni simile genere artistico". Un tale modo di comportarsi serve al progresso morale. Così infatti l'autentica ispirazione artistica e il superiore impegno morale, benché siano distinti fra di loro, non possono in nessun modo trovarsi in conflitto; anzi ognuno di essi richiama e conferma la validità dell'altro. Dal punto di vista morale può talora creare difficoltà una produzione che presenti il male ed il peccato ad un pubblico impreparato, o quasi, a comprenderne il significato positivo nel contesto generale dell'opera. Vi possono essere infatti degli spettatori o giovanissimi o sforniti di sufficiente cultura o di educazione. L'artista ha ben chiaro dinanzi a sé il quadro della vita con tutti i suoi aspetti positivi e negativi; ma non così tutti gli spettatori. Diventa perciò necessario un criterio ispirato a maggiore prudenza, quando l'opera artistica è destinata ad un pubblico indiscriminato nel quale possono trovarsi spettatori di ogni ceto. Ciò vale soprattutto quando l'assunto della produzione artistica è la lotta dell'uomo contro il male.

& CP 56-58

 

Strumenti della comunicazione sociale doni di Dio per la Chiesa

La Chiesa riconosce in questi strumenti dei "doni di Dio", destinati, secondo il disegno della Provvidenza, a unire gli uomini in vincoli fraterni, per renderli collaboratori dei Suoi disegni di salvezza. Una più ampia conoscenza e una più profonda penetrazione della dottrina che riguarda la "comunicazione sociale" e quindi anche del valore dei mezzi a sua disposizione per il bene della società di oggi, viene già offerta in alcuni documenti del Concilio Vaticano II, particolarmente nella Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, nel Decreto sull'ecumenismo, nella Dichiarazione sulla libertà religiosa, nel Decreto sull'attività missionaria della Chiesa, e nel Decreto sull'Ufficio pastorale dei Vescovi; ma in modo esplicito si trova nel Decreto dedicato ex professo alle comunicazioni sociali. Questa più approfondita conoscenza dell'argomento che promana dall'illuminata dottrina del Concilio insegnerà d'ora innanzi ai cristiani con quale spirito essi debbano comportarsi nell'uso degli strumenti della comunicazione e li impegnerà a dare un più valido contributo in questo campo.                                                 & CP 2             

 

Strumenti della comunicazione e apostolato

Tutti i figli della Chiesa si adoperino, in cordiale unità di intenti, senza indugio e con ogni impegno a che gli strumenti della comunicazione sociale, secondo che le circostanze lo richiederanno, vengano usati nelle varie forme di apostolato, prevenendo le iniziative dannose, soprattutto nelle regioni dove il progresso morale e religioso richiede una più urgente e attiva presenza.

Perciò i sacri Pastori siano solleciti nel compiere in questo settore un dovere intimamente connesso con il loro magistero ordinario; i laici, poi, impegnati professionalmente in questo campo, cerchino di rendere testimonianza a Cristo, anzitutto assolvendo i propri incarichi con competenza e con spirito apostolico, collaborando inoltre direttamente, ciascuno secondo le proprie possibilità, all'azione pastorale della Chiesa con il loro contributo tecnico, economico, culturale e artistico.                                             

& IM 13

 

Strumenti della comunicazione e cultura contemporanea

Le comunicazioni sociali costituiscono certamente un nuovo aspetto della cultura contemporanea, poiché riescono a influenzare innumerevoli masse di uomini. Possono certo arricchire questa cultura ma anche degradarla adattandosi alle possibilità intellettuali degli ascoltatori e dei lettori più sprovveduti. Gli strumenti di comunicazione possono facilmente allontanare l'uomo da più elevati e fruttuosi interessi culturali quand'egli vi dedicasse troppo tempo: la frequenza a spettacoli leggeri porterà inevitabilmente ad abbassare di tono il senso critico ed estetico di chi possiede una cultura superiore. Si può tuttavia eliminare questo pericolo, se i comunicatori stessi non avranno solo una grande stima dei valori autentici della cultura, ma a questo orientamento di fondo uniranno anche una vasta cognizione dell'arte di educare. Soprattutto non si deve dimenticare che i mezzi di comunicazione sono capaci di offrire produzioni di altissimo livello artistico, e che queste produzioni non necessariamente devono essere complicate e inaccessibili alla comprensione della massa.

& CP 53

 

Strumenti della comunicazione ed educazione

Nel vasto campo dell'educazione gli strumenti della comunicazione assumono un ruolo sempre più esteso e determinante. In molti luoghi, le attrezzature audio-visive, nonché le comodissime forme di registrazione sonora e visiva, chiamate "cassette" e gli apparecchi radiofonici e televisivi, sono diventati normali sussidi didattici degli insegnanti. Ne deriva che l'apporto di celebri studiosi può essere messo a disposizione di molti altri uomini in ogni parte del mondo. In altri posti tali strumenti formano già parte integrante dell'ordinamento scolastico, mentre offrono nello stesso tempo agli adolescenti e agli adulti la possibilità di perfezionare la loro formazione culturale. Nei luoghi dove mancano sussidi didattici adeguati, questi mezzi provvedono all'istruzione religiosa e offrono molteplici forme di educazione primaria e un rimedio all'analfabetismo. Danno anche la possibilità di un insegnamento relativo alla medicina, all'igiene e all'agricoltura, mentre forniscono molteplici indicazioni per lo sviluppo della comunità. Dove si è potuto realizzare, questo lavoro fatto con i mezzi di comunicazione ha assunto il tono di un autentico colloquio. In questo modo l'educando non è portato soltanto a ricevere passivamente delle nozioni, ma si abitua ad esprimere se stesso proprio usando questi mezzi.

& CP 48

 

Strumenti della comunicazione e cultura

Gli strumenti di comunicazione sociale, che hanno già un notevole peso nei riguardi della cultura moderna e della sua diffusione, riescono inoltre a portare, con una efficacia loro propria, i capolavori artistici e culturali a contatto di grandi masse di uomini e forse presto di tutto il genere umano. Questo contribuisce al progresso autentico della società, allo stesso titolo con cui si tende ad eliminare ogni disuguaglianza economica e sociale. Poiché questi mezzi possono arricchire la cultura contemporanea, i comunicatori devono avere piena coscienza che ogni uomo ha diritto di accedere a questa medesima cultura. Devono quindi approfittare delle larghe possibilità offerte dai cosiddetti " mass media " per raggiungere il maggior numero possibile di uomini e di gruppi. Questi "mass media" permettono anche di rispondere alle varie esigenze e interessi culturali, mentre, con una presentazione abile e attraente, trovano motivi di ricerca in tutto il settore delle arti liberali. Costituiscono essi un mezzo facile per il cittadino di arricchire il suo patrimonio culturale, purché egli vi aggiunga la prudente riflessione personale e uno scambio amichevole di impressioni con altri. Un esempio delle possibilità culturali offerte dai mezzi di comunicazione lo troviamo considerando il servizio ch'essi possono rendere alla letteratura e all'arte di molti paesi, che nei loro racconti, nelle rappresentazioni, nei canti, nelle danze conservano un antico patrimonio di cultura popolare.

A motivo della loro perfezione tecnica questi strumenti permettono ai valori originali della cultura di avere una larghissima diffusione, di venire registrati in modo che possano ripetutamente essere apprezzati e venire reintrodotti nei territori in cui già si estinsero; in questo modo essi aiutano ogni nazione a riprendere coscienza dei propri valori culturali e a comunicarne la conoscenza agli altri popoli, perché l'apprezzino e ne possano assimilare i valori positivi.

& CP 49-51

 

Strumenti della comunicazione ed espressioni artistiche

Le comunicazioni sociali irradiano nel mondo le forme tradizionali dell'espressione artistica, ma ne creano anche delle nuove, riuscendo ad abbracciare tutto il mondo e a raddoppiare i legami fra i popoli, mentre a creare le sue produzioni contribuiscono, con sempre maggior impegno, uomini dalle più svariate origini etniche. E' quindi naturale che gli autori e i recettori stessi siano alla ricerca di un comune denominatore veramente universale di sensibilità e di critica, non solo per conservare le forme artistiche tradizionali e moderne, ma per accogliere e apprezzare le produzioni di ogni popolo, di ogni cultura, di ogni gruppo etnico inserito nell'area della medesima civilizzazione. Le produzioni artistiche, che aiutano la crescita umana, devono essere riconosciute nel loro giusto valore. La bellezza infatti nobilita l'animo che la contempla. Ogni espressione artistica può scavare nel più profondo della natura umana, manifestare, attraverso la mediazione del gesto esteriore, la realtà spirituale interiore e procurare all'uomo una migliore conoscenza di se stesso che sia benefica non solo sul piano letterario ed artistico, ma anche nel campo morale e religioso.

& CP 54-55

 

Strumenti della comunicazione sociale e compiti della Chiesa

La Chiesa cattolica, essendo stata fondata da Cristo Signore per portare la salvezza a tutti gli uomini, ed essendo perciò spinta dalla necessità di diffondere il messaggio evangelico, ritiene suo dovere servirsi anche degli strumenti della comunicazione sociale per predicare l'annuncio di questa salvezza ed insegnare agli uomini il retto uso degli strumenti stessi. Compete pertanto alla Chiesa il diritto nativo di usare e di possedere siffatti strumenti, in quanto essi siano necessari o utili alla formazione cristiana ed alla sua universale opera salvifica delle anime; mentre è dovere dei Sacri Pastori istruire e guidare i fedeli perché essi, con l'aiuto anche di questi strumenti, perseguano la salvezza e perfezione propria e di tutta la famiglia umana. Per altro è compito anzitutto dei laici animare di valori umani e cristiani questi strumenti perché rispondano pienamente alla grande attesa dell'umanità e ai disegni di Dio.

 & IM 3

 

Strumenti della comunicazione e Concilio Vaticano II

La Chiesa, nella sua sollecitudine materna, riconosce che questi strumenti, se bene adoperati, offrono alla famiglia umana grandi vantaggi, perché contribuiscono efficacemente a sollevare e ad arricchire lo spirito, nonché a diffondere e a consolidare il Regno di Dio; ma sa pure che l'uomo può adoperarli contro i disegni del Creatore e volgerli a propria rovina; anzi, il suo cuore di madre è addolorato per i danni che molto sovente il loro cattivo uso ha provocato all'umanità. Perciò questo Sacro Concilio, perseverando nelle sollecitudini dei Sommi Pontefici e dei Vescovi in un argomento di sì grande importanza, ritiene suo dovere trattare dei principali problemi relativi agli strumenti della comunicazione sociale. Confida poi che questa esposizione dei suoi principi dottrinali e delle sue norme non solo sarà di giovamento spirituale ai fedeli, ma contribuirà anche al progresso di tutta l'umanità.                                              & IM 2

 

Strumenti della comunicazione e formazione

Oggi è necessaria a tutti gli uomini una formazione che porti a comprendere a fondo i principi di base circa l'utilizzazione degli strumenti della comunicazione sociale nella comunità, e a seguire le direttive conseguenti, che qui verranno esaminate. Tali strumenti infatti arricchiscono intellettualmente e moralmente l'uomo, solo se si conoscono pienamente le loro caratteristiche e i loro funzionamenti; essi possono invece indebolire la libertà dell'individuo se non sufficientemente valutati. Questa formazione deve quindi abbracciare la descrizione chiara e precisa della natura caratteristica dei singoli mezzi; ragguagliare circa la sua presenza e utilizzazione in un determinato territorio; insegnare il modo della migliore utilizzazione, tenendo sempre ben presente il necessario riferimento all'individuo e alla società.

& CP 64

 

Strumenti di comunicazione sociale e formazione dell'opinione pubblica

Poiché le opinioni pubbliche esercitano oggi un enorme influsso nella vita privata e pubblica degli individui di ogni categoria sociale, è necessario che tutti i membri della società compiano, anche in questo campo, i loro doveri di giustizia e di carità; perciò tutti si adoperino, anche mediante l'uso di questi strumenti, alla formazione e diffusione di rette opinioni pubbliche.  & IM 8

 

Strumenti della comunicazioni e legge morale

Per usare rettamente questi strumenti è assolutamente necessario che coloro i quali se ne servono conoscano le norme della legge morale e le osservino fedelmente in questo settore. Tengano quindi presente il contenuto, comunicato secondo la natura propria di ciascuno strumento; considerino inoltre tutte le circostanze - quali il fine, le persone, il luogo, il tempo, ecc. - , nelle quali si attua la comunicazione stessa, capaci di modificarne, o addirittura di mutarne, il valore morale; e tra esse, in particolare, il modo di agire proprio di ogni strumento, come la loro forza di suggestione, che può essere tale che gli uomini, soprattutto se insufficientemente preparati, riescano con difficoltà ad avvertirla, a dominarla e, quando occorresse, a respingerla.

 & IM 4

 

Strumenti della comunicazione e principi morali

I principi morali che regolano gli strumenti della comunicazione devono fondarsi su una giusta considerazione della dignità dell'uomo, poiché chi sceglie il modo di utilizzarli è l'uomo stesso, il quale è chiamato a diventare corresponsabile della comunità dei figli adottivi di Dio. Per altro verso, questi principi derivano dalla natura specifica della comunicazione sociale e dalle caratteristiche proprie dei singoli mezzi. Questo insegnamento viene confermato dalla Costituzione Gaudium et spes: "E in virtù della creazione stessa che tutte le cose ricevono la propria consistenza, verità, bontà, le loro leggi proprie e il loro ordine. L'uomo è tenuto a rispettare tutto ciò riconoscendo le esigenze di metodo proprie di ogni singola scienza o arte". Se si vuole dare una esatta collocazione nella storia della Creazione e dell'Incarnazione redentrice ai mezzi di comunicazione e valutare il loro valore morale, bisogna considerare l'uomo nella sua totalità, premettendo una ricerca accurata sulla natura della comunicazione sociale e dei suoi strumenti. Per questo è dovere di coscienza per tutti i comunicatori (coloro cioè che per impegno professionale ne fanno uso) procurarsi una seria competenza in materia; dovere tanto più grave quanto più grande è l'influenza del comunicatore, per motivo del suo ufficio, sulla moralità della comunicazione. Lo stesso si deve dire, a maggior ragione, per quanti hanno incombenze educative o divulgative e quindi influiscono sui gusti e sulle inclinazioni degli altri, soprattutto dei giovani immaturi o di coloro che sono provvisti di cultura inferiore. Questo impegno morale abbraccia tutti quei comportamenti che possono in un modo o nell'altro esaltare o sminuire i valori umani dell'individuo o di un gruppo. Bisogna allora tentare ogni via, perché i recettori (coloro cioè che leggendo, ascoltando, guardando, usano questi strumenti) raggiungano una tale formazione che consenta loro di interpretare i diversi messaggi, di ricavarne il maggiore arricchimento possibile e di assumere infine il proprio ruolo attivo nella vita sociale. Soltanto in questo modo i mezzi di comunicazione raggiungeranno la loro piena efficacia.                 

 &CP 14-15

 

Strumenti della comunicazione e relazioni umane

Gli strumenti della comunicazione possono certamente dare un grande apporto al rafforzamento delle relazioni umane: ma se la preparazione morale e intellettuale è deficitaria, oppure manca la buona volontà, il loro uso può raggiungere l'effetto contrario, creare cioè maggiori incomprensioni e maggiori dissensi fra gli uomini, con conseguenze deleterie. Troppo spesso infatti si constata che mediante gli strumenti della comunicazione vengono negati o misconosciuti gli stessi valori fondamentali della vita umana. Dall'esperienza di queste deviazioni deriva chiaro l'impegno per il cristiano di liberare e salvare l'uomo dal peccato, che è entrato nella storia con la caduta del primo uomo. Quando l'uomo per propria colpa volta le spalle al suo Creatore, per il disordine che ogni errore produce, viene a trovarsi in discordia con se stesso, in rotta con i suoi fratelli, inibito nella facoltà di comunicare. Ma l'amore di Dio verso gli uomini non ammette di essere rifiutato. Egli infatti prese per primo l'iniziativa, dando corso alla storia della salvezza col ristabilire un dialogo con gli uomini: nella pienezza dei tempi entrò in comunione con loro e "il Verbo si fece carne". Procurata la salvezza al genere umano, per mezzo della Sua morte e risurrezione, Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, Parola e Immagine del Dio invisibile, ci ha fatto tutti partecipi della verità e della vita stessa divina, con una ricchezza e un'abbondanza incomparabili. Egli, unico mediatore tra il Padre e l'umanità, ristabilisce la pace e la comunione con Dio, mentre rinsalda la fraternità fra gli uomini. Da allora il più solido fondamento e il supremo modello di unione tra gli uomini si trovano in Dio, il quale è diventato loro Fratello e ha dato l'ordine ai suoi discepoli di portare l'annuncio di gioia a tutti i viventi, senza distinzione di epoca o di luogo, proclamandolo "nella luce" e "sopra i tetti".

 & CP 9-10

 

Strumenti della comunicazione e ri-creazione

Numerosi capolavori del genio umano - soprattutto in campo musicale, letterario e teatrale - ebbero origine come forme ricreative. E' chiaro quindi che tali divertimenti comportano un vero arricchimento culturale. Oggi, attraverso i mezzi di comunicazione, le più nobili forme dell'espressione artistica offrono un'autentica "ri-creazione", nel significato più profondo del termine, a un sempre maggior numero di uomini. Questo è oggi indispensabile nel nostro così complicato modo di vivere. Anche una semplice ricreazione acquista un suo valore, perché solleva l'animo dalle quotidiane sollecitudini e fa impiegare utilmente il tempo libero.Perciò la grande varietà di produzioni, che i mezzi di comunicazione offrono per l'impiego del tempo libero, costituisce un valido servizio alla nostra società. I recettori devono però esercitare un serio autocontrollo, per evitare il pericolo che, attratti dal richiamo estetico delle opere presentate o dalla curiosità che esse suscitano, finiscano per tralasciare urgenti doveri o per sprecare inutilmente il tempo.

& CP 52

 

Strumenti della comunicazione sociale e la società

Gli strumenti della comunicazione sociale, anche se sono usati dagli operatori della comunicazione stessa in funzione dei singoli, raggiungono e muovono la società intera, poiché trasmettono celermente informazioni sulle condizioni della vita nel mondo di oggi a moltitudini innumerevoli e danno la chiave per comprendere la mentalità del tempo presente. Essi sono quindi giustamente ritenuti necessari per le attività e i profondi e sempre più complessi rapporti della nostra società. In questa prospettiva si riflettono sugli strumenti della comunicazione sociale i medesimi principi dottrinali, che regolano, secondo la visione cristiana, la vita degli uomini. Il più nobile scopo, infatti, di queste invenzioni consiste nel richiamare l'attenzione sulle attese e sui problemi della umanità, per cercare di risolverli nel più breve tempo possibile, e unire gli uomini in una solidarietà sempre più stretta. Su questo principio di fondo si basa la stima dei cristiani verso le ampie possibilità che gli stessi strumenti offrono al benessere umano.                                         

 & CP 6

 

Strumenti della comunicazione e storia letteraria

Chi vuol comprendere a fondo le dimensioni spirituali di una epoca deve consultare, oltre alla storia politica, anche quella letteraria ed artistica. I capolavori dell'arte creativa possono infatti dare, in modo spesso più profondo ed accurato di una ricerca concettuale, la misura precisa del temperamento, delle aspirazioni, del pensiero, della sensibilità di un popolo. Anche quando gli artisti, quasi uscendo da questo mondo, si abbandonano all'estro della fantasia, aprono preziosi spiragli sulla natura e sul comportamento dell'uomo. Gli stessi romanzi, creati dal fervido genio di un autore e che presentano vicende umane in uno scenario di finzione, possono insegnare la verità. Anche se si tratta di fatti immaginari, essi si riferiscono a problemi vissuti, poiché fanno entrare in gioco elementi della natura umana; anzi queste produzioni affondano le loro radici nelle cause profonde da cui sgorga l'iniziativa costruttrice dell'uomo. Gettando infatti luce su queste cause, fanno sì che gli uomini più sensibili intravedano e quasi presagiscano in quali direzioni si svilupperà il progresso umano.

Il papa Pio XII insegna che la vita umana "non potrebbe comprendersi, almeno nei grandi e gravi conflitti, se si chiudessero gli occhi alle colpe che ne sono spesso la causa (...). Orbene, può un film assumere come contenuto un tale oggetto? I più grandi poeti e scrittori di tutti i tempi e di tutti i popoli si sono occupati di questa difficile e cruda materia, e lo faranno anche in avvenire (...) quando il conflitto col male, ed anche la temporanea sua vittoria, in rapporto con tutto l'insieme, serve alla più profonda comprensione della vita, della retta sua direzione, del controllo della propria condotta, del chiarimento e consolidamento nel giudizio e nell'azione; allora una tale materia può essere scelta e intrecciata, come parziale contenuto, nella intera azione del film stesso. Si applica a questo il medesimo criterio che deve sovraintendere ad ogni simile genere artistico". Un tale modo di comportarsi serve al progresso morale. Così infatti l'autentica ispirazione artistica e il superiore impegno morale, benché siano distinti fra di loro, non possono in nessun modo trovarsi in conflitto; anzi ognuno di essi richiama e conferma la validità dell'altro. Dal punto di vista morale può talora creare difficoltà una produzione che presenti il male ed il peccato ad un pubblico impreparato, o quasi, a comprenderne il significato positivo nel contesto generale dell'opera. Vi possono essere infatti degli spettatori o giovanissimi o sforniti di sufficiente cultura o di educazione. L'artista ha ben chiaro dinanzi a sé il quadro della vita con tutti i suoi aspetti positivi e negativi; ma non così tutti gli spettatori. Diventa perciò necessario un criterio ispirato a maggiore prudenza, quando l'opera artistica è destinata ad un pubblico indiscriminato nel quale possono trovarsi spettatori di ogni ceto. Ciò vale soprattutto quando l'assunto della produzione artistica è la lotta dell'uomo contro il male.

& CP 56-58

 

Strumenti di comunicazione e globalizzazione

I moderni strumenti di comunicazione fra gli uomini sembrano collegare i nostri contemporanei in un cerchio sempre più stretto nel quale tutti dialogano per ricostruire la fraternità e la collaborazione; i discorsi quotidiani dei singoli individui si diffondono e si incrociano nello spazio stabilendo un pubblico, universale colloquio.

Il torrente di informazioni e di opinioni, che scende da questi canali, fa sì che tutti gli uomini, in ogni parte della terra, diventino talmente partecipi dei gravi problemi e delle difficoltà che incombono su ciascun individuo e su tutta la società, da realizzare le condizioni necessarie alla mutua comprensione e condiscendenza, e perciò stesso al progresso generale di tutti. La crescente perfezione dei mezzi di comunicazione abbatte e distrugge le barriere, che circostanze di tempo e di luogo avevano eretto fra gli uomini. Si presentano quindi come artefici di un più stretto avvicinamento e di una più salda unità: le informazioni compiono in un attimo il giro del globo e consentono agli uomini di sentirsi molto più attivamente coinvolti negli avvenimenti vitali del mondo odierno. L'istruzione di qualsiasi grado trova pure un grande aiuto in questi strumenti dai quali dipenderà in gran parte la lotta contro l'analfabetismo e il progresso nel settore dell'educazione sia di base che di grado superiore. Essi inoltre possono dare un aiuto effettivo alla promozione e alla autentica liberazione degli uomini, particolarmente nei paesi in via di sviluppo; stabiliscono e rafforzano una maggiore uguaglianza fra i cittadini, procurando a tutte le classi sociali senza discriminazione la possibilità di godere dei beni intellettuali e delle possibilità ricreative. Arricchiscono infine le intelligenze, portandole per mezzo dei suoni e delle vive immagini a rendersi conto delle realtà positive e concrete ed a conoscere lontanissime regioni e antiche civiltà. Presso i popoli che non sono alfabetizzati, i mezzi di comunicazione servono a condurre gli abitanti, pure nel sincero riconoscimento dei valori della cultura nativa e del costume tradizionale, ad assimilare celermente la mentalità moderna e ad uniformarsi rapidamente all'attuale stile di comportamento sociale.                                        

& CP 19-20

 

Sviluppo e promozione dei mezzi di comunicazione della Chiesa

Pur continuando ad impegnarsi in diversi modi nel campo della comunicazione e dei media, malgrado le numerose difficoltà che incontra, la Chiesa deve continuare a sviluppare, conservare e favorire i propri strumenti e programmi cattolici di comunicazione. Questi comprendono la stampa e le pubblicazioni cattoliche, la radio e la televisione cattoliche, gli uffici di informazione e di relazioni pubbliche, gli istituti ed i programmi di formazione alla pratica e alle problematiche dei media, la ricerca mediatica, gli organismi di professionisti della comunicazione legati alla Chiesa - in particolare le organizzazioni cattoliche internazionali di comunicazioni -, i cui membri sono collaboratori qualificati e competenti delle conferenze episcopali e anche dei singoli vescovi. Il lavoro dei media cattolici non è soltanto un'attività supplementare che si aggiunge a tutte quelle della Chiesa: le comunicazioni sociali hanno infatti un ruolo da giocare in tutti gli aspetti della missione della Chiesa. Così non ci si deve accontentare di avere un piano pastorale per la comunicazione, ma è necessario che la comunicazione sia parte integrante di ogni piano pastorale perché esse di fatto ha un contributo da dare ad ogni altro apostolato, ministero o programma.

 &AeN17

 

 

T

 

Teatro

Il teatro, che è una delle forme più antiche e più efficaci di comunicazione fra gli uomini, raggiunge oggi buoni livelli di frequenza di spettatori, tenendo conto di quelli presenti nelle sale e di quanti seguono le trasmissioni radiofoniche e televisive. Ci sono poi diversi esempi di riduzione cinematografica di lavori teatrali. L'attività teatrale, venendo a contatto con altre forme di comunicazione, ha dato vita a nuovi generi di spettacolo ad azione multiforme, indicati giustamente con l'espressione "multi media". Questi generi, pure nascendo dal solco teatrale tradizionale, posseggono una loro originalità e autonomia espressiva e offrono quasi una sintesi delle vaste possibilità offerte dai singoli mezzi di comunicazione. Il teatro moderno infine è spesso ideologicamente "impegnato" e diventa il trampolino di lancio di teorie d'avanguardia sull'uomo e sul suo comportamento sociale. L'influenza di queste nuove idee e degli orientamenti pratici, che ne derivano, si esercita fortemente sopra una massa di spettatori sempre in aumento e condiziona anche gli altri strumenti. La Chiesa segue con simpatia e attenzione l'arte scenica, che nelle sue origini era strettamente legata a temi di carattere religioso. Questo antico interesse per i problemi del teatro deve animare anche i cristiani di oggi, per ricavarne tutto l'arricchimento possibile. Gli autori di teatro devono essere sostenuti e incoraggiati a portare sul palcoscenico la problematica religiosa moderna; questo è spesso un efficace incentivo a una ulteriore diffusione attraverso gli altri strumenti della comunicazione.

& CP 158-159

 

Tecnologie e mass media

Durante gli anni successivi alla pubblicazione di Inter mirifica e di Communio et progressio, ci si è abituati ad espressioni come "società di informazione", "cultura dei media" e "generazione dei media". Questo tipo di espressione è da mettere in evidenza: essa sottolinea che ciò che gli uomini e le donne dei nostri tempi sanno e pensano della vita è in parte condizionato dai media; l'esperienza umana in quanto tale è diventata una esperienza mediatica. Gli ultimi decenni sono stati anche teatro di spettacolari novità nel campo delle tecnologie della comunicazione. Ciò ha comportato sia una rapida evoluzione delle vecchie tecnologie, sia la comparsa di nuove tecnologie della comunicazione tra le quali figurano i satelliti, la televisione via cavo, le fibre ottiche, le videocassette, i compact disc, la creazione di immagini con il calcolatore ed altre tecnologie digitali ed informatiche. L'utilizzazione di nuovi media ha dato origine a ciò che si è potuto chiamare "nuovi linguaggi", ed ha suscitato, da un lato, ulteriori possibilità per la missione della Chiesa, e dall'altro, nuovi problemi pastorali.                                              &AeN2

 

Televisione e famiglia

Negli ultimi decenni, la televisione ha rivoluzionato le comunicazioni influenzando profondamente la vita familiare. Oggi, la televisione è una fonte primaria di notizie, di informazioni e di svago per innumerevoli famiglie fino a modellare i loro atteggiamenti e le loro opinioni, i loro valori e i prototipi di comportamento. La televisione può arricchire la vita familiare: può unire tra loro più strettamente i membri della famiglia e promuovere la loro solidarietà verso altre famiglie e verso la più vasta comunità umana; può accrescere in loro non solo la cultura generale, ma anche quella religiosa, permettendo ad essi di ascoltare la Parola di Dio, di rafforzare la propria identità religiosa e di nutrire la propria vita morale e spirituale. La televisione può anche danneggiare la vita familiare: diffondendo valori e modelli di comportamento falsati e degradanti, mandando in onda pornografia e immagini di brutale violenza; inculcando il relativismo morale e lo scetticismo religioso; diffondendo resoconti distorti o informazioni manipolate sui fatti ed i problemi di attualità; trasmettendo pubblicità profittatrice, affidata ai più bassi istinti; esaltando false visioni della vita che ostacolano l'attuazione del reciproco rispetto, della giustizia e della pace. La televisione può ancora avere effetti negativi sulla famiglia anche quando i programmi televisivi non sono di per se moralmente criticabili: essa può invogliare i membri della famiglia ad isolarsi nei loro mondi privati, tagliandoli fuori dagli autentici rapporti interpersonali, ed anche dividere la famiglia, allontanando i genitori dai figli e i figli dai genitori. Dio ha investito i genitori della grave responsabilità di aiutare i figli a cercare la verità ed a vivere in conformità ad essa, a cercare il bene e a promuoverlo. Essi hanno quindi il dovere di portare i loro figli ad apprezzare «tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato» (Fil 4,8). Quindi, oltre ad essere spettatori in grado di discernere per se stessi, i genitori dovrebbero attivamente contribuire a formare nei propri figli abitudini nel vedere la televisione che portino a un sano sviluppo umano, morale e religioso. I genitori dovrebbero anticipatamente informare i propri figli sul contenuto dei programmi e fare, di conseguenza, la scelta consapevole per il bene della famiglia se guardare o non guardare. A questo proposito possono essere di aiuto sia le recensioni ed i giudizi forniti da organismi religiosi e da altri gruppi responsabili, sia adeguati programmi educativi proposti dai mezzi di comunicazione sociale. I genitori dovrebbero anche discutere della televisione con i propri figli, mettendoli in grado di regolare la quantità e la qualità dei programmi che guardano e di percepire e giudicare i valori etici che stanno alla base di determinati programmi, poiché la famiglia è il veicolo privilegiato per la trasmissione di quei valori religiosi e culturali che aiutano la persona ad acquisire la propria identità. Formare le abitudini dei figli, a volte può semplicemente voler dire spegnere il televisore perché ci sono cose migliori da fare, o perché la considerazione verso altri membri della famiglia lo richiede o perché la visione indiscriminata della televisione può essere dannosa. I genitori che si servono abitualmente ed a lungo della televisione come di una specie di bambinaia elettronica, abdicano al loro ruolo di primari educatori dei propri figli. Tale dipendenza dalla televisione può privare i membri della famiglia dell'opportunità di interagire l'uno con l'altro attraverso la conversazione, le attività e la preghiera comuni. I genitori saggi sono inoltre consapevoli del fatto che anche i buoni programmi debbono essere integrati da altre fonti di informazione, intrattenimento, educazione e cultura.             

                & Messaggio 1994

 

Teologia e comunicazioni sociali

La trattazione teorica e pratica della comunicazione sociale dovrà trovare posto nell'ambito delle discipline teologiche, particolarmente della morale e della pastorale e, almeno per gli elementi essenziali, anche nei testi catechistici. Tanto meglio questo potrà realizzarsi quanto maggiore sarà l'impegno degli stessi teologi per una ricerca più approfondita circa i principi esposti nella prima parte di questa Istruzione.

& CP 108

 

Trasmettere la verità

Oltre alla difficoltà, propria di tutti gli uomini, di scoprire pienamente la verità e di trasmetterla agli altri, avviene che gli informatori, dovendo comunicare sempre qualcosa di nuovo, illustrino soltanto quei particolari che abbiano un interesse di bruciante attualità; essi infatti devono fare affidamento sul loro discernimento nella scelta, fra una colluvie di notizie, di quelle che ritengono di particolare importanza e di interesse per il pubblico. Ne consegue che le informazioni si frantumano, diventano inutili e non riproducono più nella loro interezza la gravità delle situazioni.

& CP 37

 

Trasmissione della Santa Messa

Un particolare rilievo spetta alle trasmissioni della Messa e di altre celebrazioni liturgiche; esse devono essere preparate con la massima diligenza sia dal punto di vista liturgico sia dal punto di vista tecnico. Bisogna anche tenere conto delle varie posizioni spirituali di coloro che si trovano nella zona di irradiamento delle trasmissioni e quando queste si fanno in collegamento internazionale si dovrà usare particolare riguardo alle concezioni e usanze religiose dei diversi paesi. La frequenza e la lunghezza di queste trasmissioni dovranno essere regolate anche in base alle motivate esigenze di quelli che le seguono.

& CP 151

 

Trasmissione delle notizie

La trasmissione di notizie deve essere agile, completa e intelligente. Per questo gli informatori si servono sempre più delle interviste a persone competenti nella materia trattata per avere commenti sulle origini e sulle circostanze degli avvenimenti riportati e confrontarli con le proprie osservazioni critiche. Questi commenti sono spesso richiesti a tamburo battente, anzi talvolta appena qualche minuto prima dell'avvenimento. Avviene peraltro che personaggi fidatissimi, che hanno piena coscienza dei loro doveri, soprattutto quando si trovano in posti di comando o di responsabilità morale, siano giustamente esitanti nel riassumere velocemente i fatti e nel darne una loro interpretazione, prima di avere preso contatto con gli avvenimenti stessi nella loro realtà e nel loro contesto. Ora, siccome i mezzi di comunicazione per loro natura esigono trasmissione e commento immediati, spesso si fanno avanti proprio i commentatori meno preparati, che accettano ancora più alla leggera di collaborare. Spetta a chi possiede una seria competenza nei problemi da trattare di impedire che ciò accada, procurando di tenere pronta, per quanto è possibile, una documentazione dei fatti più recenti perché siano loro i primi ad affrontare il compito di dare al pubblico un'informazione più completa possibile.

& CP 38

 

Trasmissioni radiofoniche e televisive

L'invenzione della radio e della televisione ha dato all'umanità nuove possibilità di comunicazione e ha introdotto un nuovo stile di vita. Le trasmissioni raggiungono quasi tutte le regioni della terra e in un attimo superano le antiche barriere fra stati e culture diverse. Entrano nell'intimo delle case e chi le irradia ha la possibilità di influire sul sentimento e sulla mentalità di innumerevoli uomini. I continui progressi tecnologici, soprattutto l'utilizzazione dei satelliti artificiali per le trasmissioni, come pure la possibilità di registrare le trasmissioni stesse e di riprodurle, hanno affrancato questi strumenti da ogni restrizione di tempo e di luogo. E fanno prevedere che in seguito il loro raggio d'azione aumenterà in ampiezza e in potenza.  La radio e il televisore offrono ampia possibilità di impiegare piacevolmente il tempo libero e servono a conoscere la cultura e la vita di tutto il mondo. Lo schermo televisivo presenta inoltre persone, avvenimenti, oggetti ad un ampio arco di spettatori, come se fossero presenti. Le tecniche radiotelevisive infine fanno nascere nuove espressioni artistiche, che possono dare altre dimensioni all'uomo.

& CP 148

 

Trasmissioni religiose

Le motivazioni e gli aspetti religiosi della vita umana devono avere un loro logico inserimento nel corso delle trasmissioni ordinarie. Le varie trasmissioni religiose, che le specifiche risorse della radio e della televisione consentono, favoriscono i contatti tra i fedeli e arricchiscono mirabilmente la loro devozione e la loro vita religiosa. Sono anche degli ottimi sussidi per la catechesi e possono formare i cattolici ad assumere responsabilmente il loro posto nel servizio della Chiesa e del mondo. Sono inoltre di aiuto agli ammalati e alle persone anziane che non possono partecipare direttamente alla vita della Chiesa. Queste trasmissioni possono infine attrarre l'attenzione di molti uomini i quali, benché lontani dalla Chiesa o anche del tutto agnostici, hanno un bisogno inconscio di nutrimento spirituale. Possono poi portare l'annunzio evangelico a quelle regioni in cui non è ancora presente la Chiesa. Per tutti questi motivi i cattolici devono sentire l'urgenza di condurre avanti una opportuna opera di animazione per il continuo perfezionamento contenutistico e tecnico di queste trasmissioni.

& CP 159-150

 

Trattazione del male morale

L'esposizione, la descrizione o la rappresentazione del male morale possono indubbiamente, anche per il tramite degli strumenti della comunicazione sociale, servire per una più approfondita conoscenza ed analisi dell'uomo, ad illustrare e ad esaltare lo splendore della verità e del bene, mediante appropriati effetti drammatici; tuttavia, se non si vuole che rechino più danno che vantaggio alle anime, è necessario attenersi fedelmente alla legge morale, soprattutto quando si tratti di cose che richiedono il dovuto rispetto, o che si prestino a favorire le disordinate passioni dell'uomo, vulnerato dalla colpa originale.

 & IM 7

 

 

U

 

Uffici Nazionali delle comunicazioni sociali

Poiché un'efficace attività apostolica nell'ambito di tutta la nazione richiede l'unione di intenti e di forze, questo sacro Concilio decreta e ordina che dappertutto vengano costituiti ed efficacemente aiutati gli Uffici nazionali per la stampa, il cinema, la radio e la televisione. Sarà compito principale di questi Uffici provvedere a che i fedeli si formino una retta coscienza circa l'uso di questi strumenti, come pure di incrementare e regolare tutte le iniziative dei cattolici in questo settore. In ciascuna nazione la vigilanza su questi Uffici venga affidata ad una Commissione di Vescovi, o a un Vescovo delegato; facciano poi parte degli stessi Uffici anche dei Laici, formati nella dottrina cattolica e periti in materia.  & IM 21

In ogni nazione sia costituito un ufficio nazionale preposto a tutti gli strumenti della comunicazione sociale, con sezioni riunite oppure anche distinte per ogni settore (stampa, cinema, radio, televisione), ma che collaborino strettamente tra di loro. In ogni caso, tutta l'impostazione e tutta l'esecuzione devono dipendere da una direzione unica. Gli uffici nazionali e diocesani devono fare opera di promozione, di stimolo, di coordinamento delle attività dei cattolici nel campo delle comunicazioni sociali. Un impegno particolare metteranno nella preparazione specifica del clero e dei laici; organizzeranno quindi conferenze, corsi, pubblici dibattiti, convegni di studio, presentazioni critiche di opere con l'apporto di veri competenti. Così il pubblico imparerà a fare delle scelte ragionate e prudenti. Offriranno poi la loro consulenza per le riprese e le trasmissioni di argomento religioso. Così pure gli uffici nazionali e diocesani si terranno in contatto e cercheranno di stabilire relazioni cordiali con i professionisti delle comunicazioni e con le rispettive organizzazioni. Verranno incontro ad ogni loro esigenza, fornendo materiale di documentazione, offrendo consigli e assistenza. Organizzeranno a livello nazionale la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali e cureranno la raccolta di fondi suggerita per questo giorno dal Decreto Conciliare.

& CP 169-171

 

Università cattolica e formazione ai mass media

Le Università cattoliche infine e gli altri istituti similari renderanno sempre più viva la loro formazione culturale, completandola con l'approfondimento scientifico e l'opera di ricerca nei riguardi della comunicazione sociale. Procureranno quindi di collezionare tutti gli studi compiuti in materia, di offrire gli strumenti per la ulteriore ricerca, e curare una larga diffusione dei risultati conseguiti, a servizio della cultura cristiana. Per realizzare questo programma sarà necessario trovare aiuti finanziari e collaborare con altre istituzioni culturali.

& CP 113

 

V

 

 

Valutazione critica da parte della Chiesa

Se la Chiesa adotta un atteggiamento positivo ed aperto verso i media, cercando di penetrare la nuova cultura creata dalla comunicazione allo scopo di evangelizzarla, è necessario che essa proponga anche una valutazione critica dei media e del loro impatto sulla cultura. La tecnologia della comunicazione costituisce una meravigliosa espressione del genio umano ed i media giovano considerevolmente alla società. Ma, come è stato ugualmente sottolineato, l'applicazione della tecnologia della comunicazione è stata solo in parte un beneficio, e la sua utilizzazione consapevole necessita di valori sani e di scelte avvedute da parte degli individui, del settore privato, dei governi e dell'insieme della società. La Chiesa non pretende di imporre queste decisioni e queste scelte, ma cerca di dare un aiuto reale indicando i criteri etici e morali applicabili in questo campo, criteri che si troveranno sia nei valori umani che nei valori cristiani.

 &AeN12

 

Vangelo nell'era della comunicazione globale

Il mondo dei mezzi di comunicazione sociale può a volte sembrare indifferente e perfino ostile alla fede e alla morale cristiana. Questo è dovuto in parte al fatto che la cultura dei mezzi di comunicazione sociale è così profondamente imbevuta di un senso tipicamente postmoderno che la sola verità assoluta è che non esistono verità assolute o che, se esistessero, sarebbero inaccessibili alla ragione umana e quindi irrilevanti. Da questo punto di vista ciò che conta non è la verità, ma «la storia». Se qualcosa è degno di essere divulgato o fonte di intrattenimento, la tentazione di accantonare le considerazioni sulla sua veridicità diventa quasi irresistibile. Di conseguenza il mondo dei mezzi di comunicazione sociale a volte appare come un ambiente ancor più ostile all'evangelizzazione di quello pagano in cui agivano gli apostoli. Tuttavia, proprio come i primi testimoni della Buona Novella non si tirarono indietro di fronte alle avversità, non dovrebbero farlo nemmeno gli attuali seguaci di Cristo. Il grido di san Paolo risuona ancora fra noi: «Guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16).  Tuttavia, per quanto il mondo dei mezzi di comunicazione sociale possa a volte sembrare in contrasto con il messaggio cristiano, offre anche opportunità uniche per proclamare la verità salvifica di Cristo a tutta la famiglia umana. Consideriamo, ad esempio, le trasmissioni satellitari di cerimonie religiose che spesso raggiungono un pubblico mondiale, o alla capacità positiva di Internet di trasmettere informazioni e insegnamenti di carattere religioso oltre le barriere e le frontiere. Quanti hanno predicato il Vangelo prima di noi non avrebbero mai potuto immaginare un pubblico così vasto. Nella nostra epoca è necessario un utilizzo attivo e creativo dei mezzi di comunicazione sociale da parte della Chiesa. I cattolici non dovrebbero aver paura di lasciare aperte le porte delle comunicazioni sociali a Cristo affinché la Sua Buona Novella possa essere udita dai tetti del mondo!  E' anche di vitale importanza che all'inizio di questo nuovo millennio si ricordi la missione ad gentes  che Cristo ha affidato alla Chiesa. Circa due terzi dei sei miliardi di abitanti del mondo non conoscono realmente Gesù Cristo e molti di loro vivono in Paesi con antiche radici cristiane, dove interi gruppi di battezzati hanno perso il senso vivo della fede o non si considerano più membri della Chiesa, conducendo una vita lontana dal Signore e dal Suo Vangelo (cfr Redemptoris missio 33). E' chiaro che una risposta efficace a questa situazione esige qualcosa di più dell'opera dei mezzi di comunicazione sociale, tuttavia nella lotta volta a far fronte a certe sfide i cristiani non possono ignorare il mondo delle comunicazioni sociali. Infatti, mezzi di comunicazione sociale di ogni tipo possono svolgere un ruolo essenziale nell'evangelizzazione diretta e nella trasmissione di verità e di valori che sostengono e accrescono la dignità dell'uomo. La presenza della Chiesa nei mezzi di comunicazione sociale è un aspetto importante dell'inculturazione del Vangelo richiesta dalla nuova evangelizzazione alla quale lo Spirito Santo esorta la Chiesa nel mondo. Mentre l'intera Chiesa cerca di tener conto di quest'esortazione dello Spirito, i comunicatori cristiani hanno «un compito profetico, una vocazione: parlare contro i falsi dei e idoli di oggi, il materialismo, l'edonismo, il consumismo, il gretto nazionalismo...» (Etica nella comunicazione, 31). Soprattutto hanno il dovere e il privilegio di dichiarare la verità, la verità gloriosa sulla vita e sul destino dell'uomo rivelati nel Verbo incarnato. Che i cattolici impegnati nel mondo delle comunicazioni sociali predichino la verità di Gesù ancor più gioiosamente e coraggiosamente dai tetti cosicché tutti gli uomini e tutte le donne possano conoscere l'amore che il centro della comunicazione che Dio fa di se stesso in Gesù Cristo, lo stesso ieri, oggi e sempre (cfr Eb 13, 8). 

&  Messaggio 2001 

 

Vescovi e comunicazioni sociali

Riconoscendo il valore ed anche l'urgenza delle esigenze suscitate dall'attività mediatica, i vescovi e le persone cui spetta di decidere circa la distribuzione delle risorse della Chiesa, che sono limitate sul piano umano come su quello materiale, dovrebbero adoperarsi per accordare una giusta priorità a questo settore, tenendo conto delle situazioni particolari della loro nazione, della loro regione e della loro diocesi. E' possibile che questa esigenza si faccia sentire in modo più acuto adesso più che in passato proprio perché, almeno in parte, il grande "Areopago" contemporaneo dei media è stato finora più o meno trascurato dalla Chiesa. Come fa notare il Santo Padre: "Si privilegiano generalmente altri strumenti per l'annunzio evangelico e per la formazione, mentre i mass-media sono lasciati all'iniziativa dei singoli o di piccoli gruppi che entrano nella programmazione pastorale in linea secondaria". Questa situazione richiede delle correzioni.

 &AeN20

 

 

 

 

Preghiera a Maria

Stella dell'Evangelizzazione

 

O Maria,
al mattino della Pentecoste,
Tu hai sostenuto con la preghiera
l'inizio dell'evangelizzazione,
intrapresa dagli apostoli
sotto l'azione dello Spirito Santo.

 

Con la tua costante protezione

continua a guidare anche oggi,
in questi tempi di apprensione

e di speranza,
i passi della Chiesa
che, docile al mandato del suo Signore,
si spinge con la "lieta notizia"

della salvezza
verso i popoli e le nazioni
di ogni angolo della terra.

 

Orienta le nostre scelte di vita,
confortaci nell'ora della prova,
affinché, fedeli a Dio e all'uomo,
affrontiamo con umile audacia
i sentieri misteriosi dell'etere,
per recare alla mente ed al cuore

di ogni persona
l'annuncio gioioso di Cristo
Redentore dell'uomo.

O Maria, Stella dell'Evangelizzazione,
cammina con noi!

Amen

Giovanni Paolo II