Una Chiesa che parli di Dio

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La domanda è ancora appena sussurrata; ma sono in molti a porsela: perché la Chiesa parla agli uomini così poco di Dio?
Mi è venuto alla mente una domanda del poeta Thomas Eliot che si domandava: «È l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato l’umanità?». Ma non ho potuto fare a meno di ripensare al commento di Luigi Giussani, per il quale: «La Chiesa ha cominciato ad abbandonare l’umanità perché ha dimenticato chi era Cristo … ha avuto vergogna di Cristo».
 
Credo che il problema fondamentale della Chiesa del terzo millennio sia questo.
Detto con uno slogan, forse forte, si potrebbe dire che la Chiesa ha smesso di parlare di Dio ed è per questo che interessa sempre meno agli uomini.
Ho l’impressione che la Chiesa, nella sua costituzione gerarchica, ponga uno sforzo grande e un impegno esagerato nel difendersi dagli attacchi impliciti ed espliciti di una società secolarizzata. E’ vero che difende i diritti umani, la vita e la morte, la dignità dell’uomo, ma non ha saputo (è la questione tragica della evangelizzazione e della catechesi!) trovare il suo posto in questo mondo che sempre più si mostra indifferente al Dio che la Chiesa annuncia.
 
L’aconfessionalità promossa dalla maggioranza dei governi europei sembra aver lasciato la Chiesa fuori gioco, ed essa sembra arrancare al fine di recuperare il proprio luogo e spazio che fino a non molti anni fa le erano riconosciuti.
Una tale situazione ha provocato la Chiesa a cavalcare la strategia della difesa e a evidenziare le differenze con la prassi della laicità. Non che abbia fatto o faccia male a opporsi e contrapporsi alla legislazione civile che minerebbe l’etica e la morale in modo catastrofico. Fa bene a denunciare le vecchie e nuove povertà. E’ encomiabile che si preoccupi degli immigrati. Che dica la sua sulla fecondazione eterologa, sui flussi migratori …
 
Ma mi piacerebbe di più una Chiesa che arrivasse al prossimo partendo dalla predicazione del Vangelo, dal parlare di Dio e trasmettere una esperienza fortemente spirituale che sappia scuotere fortemente l’uomo contemporaneo perché egli si interroghi sul suo vero rapporto con Dio. Il grande assente oggi nel discorso della Chiesa sembra proprio essere Dio. Spero non sia una frase ad effetto o uno slogan. Stiamo diventando specialisti di tutto e in tutto, ma non parliamo direttamente di Dio. Vorrei dire: lasciamo stare, per un poco almeno, certe questioni anche scottanti e proviamo a parlare della paternità, della misericordia e dell’amore di Dio per l’umanità. Anche perché certe applicazioni concrete di vita hanno senso e significato solo se si fanno come risposta all’amore di Dio.

Ogni atto morale ha senso se lo si fa per amore di Dio. Ma non si possono insegnare i principi etici e morali, se non avendo prima parlato di Dio che è il destinatario del nostro vivere e agire morale. Come posso amare qualcuno che non conosco? Per chi devo vivere da cristiano? Perché devo osservare i comandamenti se prima non mi dici che sono stato creato per conoscere amare servire Dio in questa vita e goderlo poi nell’eternità. Parlami di Dio e dimmi cosa a lui è gradito, perché possa fare le cose gradite a Dio.
E’ questo il compito/dovere della Chiesa madre: colmare questa assenza attraverso un discorso che aiuti l’uomo a incontrare Dio.
 
Non è facile! Tutt’altro.
Ma mi viene in mente il passo di Atti in cui l’Etiope dice a Filippo: "Come posso capire quello che leggo, se nessuno mi istruisce?" (cf At 8, 31)
Ecco allora la domanda cruciale: dove sono oggi i Vescovi, maestri di preghiera e uomini di Dio? Vescovi maestri della Parola e santificatori del popolo loro affidato? Dove sono i Preti che fanno davvero del loro ministero un autentico Ministerium Verbi quale continuità con il sacrificium crucis?
Dove sono i battezzati che con fierezza testimoniano in parole e opere la loro fede in Dio?
Oggi è più che mai urgente Evangelizzare Gesù: ossia annunciare Gesù come significato e senso della vita. Nella situazione di povertà radicale dell'uomo contemporaneo, Gesù è la buona notizia. Ma per questo serve una Chiesa che sappia suscitare “la fame di Dio” e sappia dare “il pane” della Parola di Dio.
 
Papa Benedetto XVI, parlando ai preti della Polonia qualche anno fa, non ha esitato a dire chiaramente: “Dai sacerdoti i fedeli attendono soltanto una cosa: che siano degli specialisti nel promuovere l’incontro dell’uomo con Dio. Al sacerdote non si chiede di essere esperto in economia, in edilizia o in politica. Da lui ci si attende che sia esperto nella vita spirituale”.
E più un pastore è libero, più liberamente potrà parlare di Dio senza peli sulla lingua e saprà condividere l’esperienza dell’incontro con il Dio della vita e della misericordia. Non importa se anche egli farà, come tutti, l’esperienza del limite e del peccato. L’importante sarà rimettersi in piedi e cantare in eterno la misericordia di Dio.
Annunciare il nome di Gesù Cristo è ciò che davvero serve al mondo, perché il mondo ri-incontri la strada della salvezza. Senza Dio il mondo andrà alla deriva!
 

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