La vocazione del catechista
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Il catechista è chiamato a essere discepolo del Signore
II catechista è chiamato ad essere discepolo del Signore: a questo tutti siamo chiamati nel battesimo, legati a Cristo come tralci alla stessa vite, come le membra al capo dello stesso corpo. Il catechista vive in prima persona questo suo essere discepolo, questa vocazione che è, tra l'altro, propria di ogni battezzato. Il carisma profetico dell'annuncio è già embrionalmente presente con quello sacerdotale e regale fin dal giorno del battesimo.
Il servizio ecclesiale del catechista - come tutti gli altri ministeri - non può fondarsi solo o esclusivamente sull'entusiasmo, sulla emotività fugace e passeggera del primo momento. Egli è chiamato da Cristo a essere testimone della fede con la parola e con l'esempio. Una fede adulta è quindi requisito ineludibile per assumere responsabilmente la diaconia-servizio della catechesi.
Per questo è indispensabile ascoltare Dio che incessantemente chiama e dona il suo Spirito, per vivere fino in fondo questo discepolato, come figli nel Figlio. È la Parola di Dio, Gesù il Verbo di Dio che vive in noi, che .da forza e fa sì che il suo Vangelo porti frutto. Il catechista, chiamato a divenire discepolo di Cristo, fa un cammino di maturazione nella fede alla sequela del Maestro, tenendo presente che la catechesi è «parola, memoria e testimonianza» (CT 47).
E il Vangelo stesso la fonte a cui attingere la spiegazione di «discepolo del Signore». Discepolo è il termine con cui Gesù designa coloro che vivono in comunione con lui e sono partecipi della sua stessa vita. L'atteggiamento del discepolo è quello di conformarsi al maestro, di porsi alla sua sequela instancabilmente, senza incertezze o ostacoli, con quella libertà richiesta da Gesù stesso.
È Dio che chiama, è lui che apre il dialogo con l'uomo, è sua l'iniziativa: l'uomo, però, è capace ontologicamente di rispondere all'appello di Dio con la fede, aderendo alla sua Parola. Il discepolo è colui che condivide fino in fondo la sorte del Maestro: gli Apostoli seguirono Gesù fino alla croce, condividendo con Cristo anche il dolore, fino alla morte, per poter, un giorno, risorgere con lui a nuova vita.
Essere discepolo è anche riconoscere che la chiamata di Gesù è un suo dono, è una sua grazia. La vocazione è un dono che Gesù invoca dal Padre suo, al fine di non far mancare alla comunità cristiana gli annunciatori del suo messaggio per la costruzione del regno di Dio.
Il catechista è chiamato a un cammino di amore con Gesù
Questo cammino di amore con Gesù è fatto di ascolto, meditazione, preghiera e proclamazione della Parola.
È seguire Cristo nel servizio al prossimo: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27). E Gesù che insegna a porsi a servizio degli altri, per amore: «Mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso» (Gv 5,13-14).
Questa comunione di vita in Cristo e con i fratelli è quel cammino di amore a cui il catechista è chiamato e nel quale ascolta, medita e proclama la Parola. Infatti, la stessa Parola di Dio, è strumento di annuncio, mezzo di comunicazione del messaggio della salvezza; così parola e annuncio diventano per chi l'accoglie riferimento e approfondimento per la crescita della fede battesimale.
Il catechista, chiamato a porsi al servizio della Parola, deve far sì che questa, sia per lui un pane, quale presenza reale e al quale sempre si attinge per la propria sussistenza. Segno del pane della Parola può essere considerato il miracolo della moltiplicazione dei pani (Mc 6,30-44). È Gesù il pane che da la vita. Oggi, vivente nella Chiesa, egli da all'uomo il pane della Parola, dei sacramenti e dell'amore.
Le dodici ceste avanzate, dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani sono il segno della permanenza nella Chiesa dell'evento della predicazione e dell'Eucaristia, sotto l'azione dello Spirito.
Il Vangelo che il catechista è chiamato ad annunciare è il Vangelo che la Chiesa dona. Infatti, il catechista deve agire «in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa» (EN 60) e, quindi essere «consapevole portavoce della Chiesa» (RdC 184), imparando che il suo servizio è «luogo» privilegiato dell'incontro con Cristo: mentre annuncia la parola di Dio, parla a Dio, prega, cioè si pone in atteggiamento di dialogo con lui.
Gesù, infatti, ha insegnato ai suoi Apostoli ad essere, come lui, «familiari» con il Padre. Perciò il catechista «deve impartire un insegnamento vivo, che lo renda interprete del colloquio di Dio con gli uomini» (RdC 187).
Il catechista è chiamato a essere testimone del Risorto
Gli Apostoli, testimoni oculari della risurrezione, hanno annunciato l'evento salvifico al mondo. Il catechista, pur non essendo testimone oculare del Risorto, è chiamato ad annunciare lo stesso evento salvifico, quale gli è stato trasmesso fedelmente nel depositum fidei.
Il catechista è, quindi, chiamato ad annunciare la Pasqua di Gesù: via di salvezza., redenzione per tutti gli uomini. È un messaggio di gioia che soltanto colui che vive la Pasqua riesce a trasmettere, riesce a far entrare nel cuore dell'uomo. Il catechista è, innanzitutto, chiamato a vivere questa Pasqua, a incontrarsi col Risorto nella Chiesa, considerando luogo privilegiato l'assemblea liturgica, riunita nel suo nome, che proclama la sua Parola e rende presente, reale l'azione di salvezza.
È Cristo risorto che chiama san Paolo ad essere suo discepolo; è sempre il Risorto che appare agli Apostoli e, fedele alla promessa, non li abbandona, ma lascia loro il suo Spirito: «Nessuno può dire: Gesù è il Signore, se non è veramente guidato dallo Spirito» (1 Cor 12,3).
Gesù è presente nella Chiesa e nella storia degli uomini, conducendo l'umanità alla gloria di Dio. «I catechisti sono testimoni e partecipi di un mistero che essi stessi vivono...; testimone di Cristo Salvatore, ogni catechista deve sentirsi e apparire, lui pure, un salvato» (RdC 185).
Il catechista è chiamato a essere un compagno di viaggio
Il catechista è chiamato a diventare un compagno, un amico, un fratello maggiore che accompagna colui che, battezzato, cresce nella fede; è colui che si accosta alla fede ancora non battezzato. Questo essere compagno di viaggio, in un cammino, apre il cuore alla pienezza della vita, che è Cristo. Il catechista è chiamato ad essere tutto questo nella Chiesa e per la Chiesa.
Il catechista deve essere nella Chiesa voce della tradizione viva, in comunione col Vescovo e con tutta la Chiesa.
«La Tradizione apostolica cresce in lei (nella Chiesa) per l'assistenza dello Spirito Santo che la rende feconda, sviluppando in vari modi la comprensione della Rivelazione e di tutto ciò che è stato trasmesso in nome di Cristo...; momento vivo della Tradizione è ogni atto di catechesi» (RdC 109). Dunque, «il catechista è chiamato a rendere esplicita tutta la ricchezza del mistero di Cristo, colta in modo globale, fin dall'inizio nell'atto di fede» (RdC 187).
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