Pasqua: perché i testimoni non hanno riconosciuto subito il Risorto?

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Nelle apparizioni del Risorto narrate dai Vangeli, Gesù ha inteso mettere in chiaro che Egli, dopo la sua risurrezione, ha mantenuto la stessa identità di quando visse tra gli uomini e morì sulla croce. 
 
Molte persone si chiedono perché, in alcune apparizioni, i testimoni non hanno riconosciuto subito il Risorto?
C'è una ragione teologica e una pedagogica. 

Quanto alla ragione teologica, è evidente che il corpo di Gesù ha subito una trasformazione radicale senza cessare di essere lo stesso. Il suo corpo è passato alla gloria di Dio e questo significa che il suo modo di esistere è radicalmente cambiato. Non è più soggetto alle leggi dello spazio e del tempo e la sua natura umana si è perfezionata diventando "spirituale". 
 
Lo spirituale non va inteso in un senso etereo. San Paolo parla di un "celeste", "spirituale", cioè il corpo che ha raggiunto la perfezione a cui Dio ci ha destinati fin dalla creazione. 
 
San Tommaso d'Aquino, sostenuto da testi biblici, ha riassunto le qualità del corpo risorto con queste parole: impassibilità, sottigliezza o spiritualità, agilità e chiarezza. 
 
Alcune di queste qualità sono presenti nei Vangeli quando Gesù è descritto come Colui che appare e scompare improvvisamente, varca porte e luoghi chiusi; oppure si parla di metafore legate alla luce, come il lampo che precede la rimozione della lapide (cfr Mt 28,3), o l'apparizione a Saulo di Tarso sulla via di Damasco (cfr At 9, 3).
 
Quanto al motivo pedagogico per cui Gesù non viene riconosciuto subito, come accade nell'apparizione a Maddalena, ai discepoli di Emmaus e al lago di Galilea, i teologi sostengono quanto segue: le apparizioni del Risorto non sono scoperte dei discepoli, ma iniziativa di Gesù che si fa vedere. 
 
È Gesù che vuole mostrarsi ai suoi in un determinato momento, poiché la fede nella sua risurrezione è un dono, una grazia che Egli concede. La sua presenza, quindi, è rivelata da lui stesso e questo spiega quel tipo di "gioco" che consiste nel manifestarsi a poco a poco, come in una crescita verso la fede che culmina nel riconoscimento della sua persona quando decide di farlo. 
 
Si può dire che Gesù, per condurre i suoi seguaci alla fede, utilizza pedagogicamente il metodo della rivelazione progressiva di sé. Questa pedagogia fa ricorso anche alla memoria della vita precedente.
 
·       Quando apparve a Maria Maddalena, il momento della rivelazione finale avvenne quando Gesù pronunciò il nome di Maria. 
·       Con i discepoli di Emmaus, Gesù ricorse allo spezzare il pane, gesto per lui indimenticabile. 
·       Nell'apparizione presso il lago di Galilea, Gesù ha evocato la pesca miracolosa della sua vita pubblica con un'altra pesca simile. 
·       E quando apparve agli apostoli e a Tommaso, Gesù mostrò loro i segni della sua passione sulle mani e sul costato. 
 
Questo può essere definito il principio di identità del proprio corpo, il quale, sebbene trasformato in un corpo "celeste" o glorioso, è rimasto lo stesso e può essere riconosciuto come tale. 
 
Pertanto, la risurrezione conferma che si tratta proprio del Crocifisso. Lo dice molto bene san Giovanni nell'Apocalisse quando Gesù Risorto si rivelò all’apostolo nell'isola di Patmos, gli disse: «Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi» (Ap 1,17-18). 
 
Il mistero della Resurrezione non potrebbe essere spiegato con un concetto migliore. È la stessa cosa che gli angeli hanno detto alle donne quando hanno trovato il sepolcro vuoto: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato» (Lc 24, 5-6). 
 

 

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