Il futuro della Chiesa dipende dalla sua capacità di sedurre i 'cercatori di Dio'

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Papa Francesco nell’omelia della Solennità dell’Epifania ha avuto parole severe affermando che: “Siamo stati parcheggiati per troppo tempo in una religione convenzionale, esteriore e formale che non scalda più il cuore o cambia la vita? Le nostre parole e i nostri rituali suscitano nel cuore delle persone il desiderio di avvicinarsi a Dio, o sono un 'linguaggio morto' che parla solo di sé e per sé? È triste quando una comunità di credenti non vuole più e, stanca, trascina i piedi nella gestione delle cose invece di essere spiazzata da Gesù, dalla gioia inquietante del Vangelo. È triste che un prete abbia chiuso la porta del desiderio; è triste cadere nel funzionalismo clericale, è molto triste”.
 
In verità, la Chiesa cattolica è da 60 anni in una fase di grande transizione verso una situazione ancora indefinita. I credenti del fecondo tempo conciliare e postconciliare non sono riusciti a trasmettere lo stesso impegno ed entusiasmo alle generazioni successive e, soprattutto, il processo del secolarismo è proseguito inesorabilmente e con effetti nefasti. Le famiglie non educano alla fede e i sacramenti soni sempre meno i riti di passaggio della vita personale e sociale.
 
La scristianizzazione dell'Europa e la perdita dell'identità cristiana in Occidente è assolutamente evidente. L'avanzata della scristianizzazione dell'Europa, la cui cultura e comprensione della vita, dell'origine e del destino dell'essere umano non potrebbe essere compresa senza il riferimento della propria storia al Vangelo. 
L'ideologia del materialismo relativista ha portato vasti settori della società all'agnosticismo e alla perdita di coscienza morale cristiana. 
 
Le società dei Paesi un tempo cristiani sono oggi al confine dell'indifferentismo, e nelle comunità cristiane confessionali la pratica religiosa è tanto diminuita.
 
Basti osservare un fenomeno doloroso e preoccupante: nel mondo secolarizzato occidentale, sono in costante aumento coloro che hanno lasciato la Chiesa cattolica senza clamore, senza sbattere le porte, sulla via della tranquilla indifferenza. Di conseguenza, cresce esponenzialmente il numero dei non praticanti. 
 
E le statistiche della sociologia religiosa fanno semplicemente tremare i polsi:
In Francia la partecipazione alla messa domenicale è del 3-4%, i sacerdoti sono scesi da 49.100 del 1965 a 11.350 nel 2017.
 
In Spagna solo il 10% dei fedeli va a messa la domenica, i sacerdoti sono scesi da 25.972 del 1965 a 16.334 nel 2017, ma il 10% proviene da altri paesi.
 
In Germania, dal 2000 al 2019, il numero dei sacerdoti è sceso da 17.129 a 12.893. Nonostante la forza dell'organizzazione ecclesiastica e l'impegno dei laici tedeschi, la partecipazione alle funzioni domenicali è crollata. Nel 1950 più della metà dei cattolici andava a messa, nel 2019 è solo il 9%. 
 
In Italia, che sostiene di essere ancora un Paese fortemente cattolico, le presenze domenicali si attestano al 16%, ma molti sociologi sostengono che la cifra sia in realtà assai più bassa.
 
E i Papi degli ultimi 50 anni non hanno saputo mettere fine a questo inverno di fede. Nessun pontefice - sia Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI o Papa Francesco - e qualunque sia il suo modo di agire, la sua cultura o la sua visione teologica, è riuscito ad attirare più fedeli alla Messa o alla confessione e alla comunione
 
Intanto il clero è in continua e galoppante discesa. I preti sono al lumicino; non hanno più un momento di sollievo. 
 
Nell'ambito della morale sessuale il pensiero e, in particolare, la morale della Chiesa hanno cessato di essere referenziali per la stragrande maggioranza della società. Quello che dice la Chiesa conta sempre meno e ha sempre meno senso.
 
Tutto ben considerato la crisi attuale è quella di una Chiesa che si rende conto che il mondo non è più un mondo cristiano, e che è necessaria una riforma strutturale e paziente, perché «noi non cambieranno la Chiesa in pochi anni.
 
Eppure, questo clima secolarizzato e preoccupante, non è riuscito a cancellare la spiritualità, come hanno ipotizzato alcuni esperti, e le persone continuano a cercare un significato profondo e profondo nelle loro vite. 
Sono tanti coloro che sostengono Cristo sì, la Chiesa no; Dio si Cristo no. Ma sono tanti coloro che sostengono: la religione no, ma la spiritualità sì. 
 
Allora, Dio non è proprio morto del tutto e sembra confermata la tendenza che non solo il numero degli agnostici e degli indifferenti, ma anche quello dei "cercatori di spiritualità" è in aumento.
 
La Chiesa non cambierà in pochi anni. Il cammino sarà inevitabilmente assai lungo. Occorrerà:
1.     Accettare la situazione senza posizionarsi contro una società che, di fatto, non è più cristiana.
2.  Orientarsi a una decisa conversione spirituale che riveda il 'cuore' della fede. La testimonianza ecclesiale e il comportamento cristiano potranno portare al mondo il grande tesoro di credere in Dio.
3.     Avere una mente che sia aperta al mondo e partecipi alle grandi sfide che l'umanità deve affrontare.
4.     Scommettere su una Chiesa modesta che non voglia imporsi, ma essere presente e vicina.
 
Forse è per questo che è stato scritto che il futuro del cristianesimo in Europa dipenderà probabilmente e soprattutto dalla capacità dei cristiani di raggiungere gli assetati e i cercatori di spiritualità.
 
Sì: il cristianesimo di oggi ha bisogno di un ecumenismo che sappia andare oltre se stesso.
 

 

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