Sempre più verso una società senza Dio?

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La modernità è stata contraddistinta dalla cifra della speranza di un mondo migliore. Tuttavia la frustrazione cresce sempre più con aspettative insoddisfatte. Il mito illuminato dal progresso indefinito verso un'umanità piena di felicità ha fallito nella sua pretesa di soppiantare Dio come significato ultimo di tutta la realtà, della storia, della società e dell'uomo stesso.
 
Gli attuali criteri di "felicità" trascurano completamente il fondamento della piena realizzazione dell'uomo: cioè Dio! E nella società sempre più secolarizzata di oggi la maggioranza delle persone, non credenti, ma anche cattolici non praticanti e atei devoti, vivono di fatto non «come se Dio ci fosse», ma, al contrario, «come se Dio non ci fosse». Vivono senza Dio, e, di conseguenza, senza-Chiesa, e, a quanto sembra, molti ci riescono anche bene. Assai pochi tengono conto del fatto che l'unico in grado di renderci felici in pienezza è Gesù Cristo che ci ha liberati dalla schiavitù del peccato, della morte e della dannazione eterna.
 
Oggi purtroppo l’essere felici si misura sulla base del reddito economico e di una vita lunga e sana. L'ateismo, che considera l'uomo come materia senza trascendenza, la pensa così. Ma questo è falso; e la realtà lo dimostra. Un paese come l'Inghilterra, assai felice secondo l'indice delle Nazioni Unite, ha dovuto istituire un Ministero della solitudine, poiché la persona si è chiusa in una forma preoccupante di individualismo, mentre ha tutto assicurato da parte dello Stato, che è divenuto un  sostituto di Dio. Il risultato è tristezza, depressione e, in molti casi, il suicidio. Nei Paesi più ricchi le persone morire, ma possono trascorrere mesi senza che nessuno se ne accorga.
 
Quello che viviamo oggi viene da lontano ed era iscritto nella natura delle cose. Il ‘900 è stato il secolo che in ambito culturale ha visto avanzare – con preoccupante forza – i sostenitori della cosiddetta “morte di Dio”. Si trattò di un movimento di idee che ha avuto origine nei secoli precedenti. Tuttavia la causa ultima e principale non è da ricercare nella disuguaglianza sociale, nella cultura liquida, nella precarietà economica, ma è l'effetto di qualcosa di più profondo.

Ciò che sta accadendo è dovuto alla costruzione di una società senza Dio. Solo Lui, il Dio vivente e vero, trascendente e sovrano, può essere il fondamento della pace sociale, della giustizia, dei rapporti cordiali tra gli
uomini. La coesistenza basata sulla garanzia del diritto, sulla giustizia sociale, sul nuovo umanesimo, sull’etica della vita politica può essere assicurata solo nel riconoscimento, nel rispetto e nella promozione della legge di Dio.
 
Quando la società rifiuta Dio diviene disumana perché una simile scelta porta l’uomo a separarsi dalla sua radice originaria e a rinnegare la propria natura. E questa porta a dimenticare che la vita delle persone fin dal suo concepimento appartiene al Signore; è del Signore la coscienza, la quale deve essere formata perché sia luce capace di illuminare il cammino della vita. L'eclissi di Dio ha portato allo sfaldamento della famiglia. Il cammino è stato costante: contraccezione, interruzione volontaria della gravidanza, divorzio, l'ideologia genere …
 
Stiamo raccogliendo quello che abbiamo seminato per decine di anni: "Chi semina vento raccoglierà tempesta" (Os 8,7).
Solo se ci convertiamo a Cristo sarà possibile una migliore umanità. L’uomo necessariamente deve compiere un atto di vera rivoluzione, se vuole ribaltare un contesto che gli sta sfuggendo dalle mani. Non gli resta che affidarsi al Vangelo e non certo per limitare il suo percorso e “confessionalizzare” il suo impegno quotidiano, ma per bonificare i suoi pensieri e renderli strumenti di effettivo progresso per il suo tempo.

L’uomo deve comprendere e vivere l’assoluto di Dio; deve trovare il modo di tornare a far conoscere Dio, farlo presente alle persone e al mondo, perché in una società se Dio manca, se si prescinde da Dio, se Dio è assente, manca la bussola per mostrare l'insieme di tutte le relazioni per trovare la strada, l'orientamento dove andare.
 
 

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