Se lottiamo possiamo perdere,
se non lo facciamo siamo perduti

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Passeggiando lungo una splendida “avenida marina” ho letto queste parole scritte su un misero telo, steso tra due supporti, a difesa di una povera vecchia casa, incastonata in una urbanizzazione modernissima.

Probabilmente i legittimi proprietari hanno qualche difficoltà con l’Ufficio pertinente del Comune di residenza e lottano per conservare la loro casa che – sta sempre scritto – è del secolo XIX.

 

Al di là del fatto, che merita tutta la mia considerazione, è la frase che ha attirato la mia attenzione e che subito ho applicato alla vita spirituale.

 

Se lottiamo possiamo perdere, se non lottiamo siamo perduti!

 

Credo proprio sia così per le cose dello spirito.

“Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni!” (1Tm 6,12)

Lo ricordava San Paolo al discepolo prediletto Timoteo.

E l’Apostolo stesso, alla fine della propria vita terrena, ha lasciato scritto: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede.” (2Tm 4,7).

 

La vita del cristiano è, allora, una lotta?

Tutto propende per il sì.

 

Nel nostro cammino di fede ci sono sempre delle difficoltà. Ma abbiamo mai pensato di viverle come dei lottatori o dei combattimenti?

In verità la vita cristiana è proprio una lotta del bene contro il male.

Nella nostra vita abbiamo incontrato Cristo, la luce con cui le tenebre vanno via, l’eterna luce.

E la battaglia è proprio contro le tenebre, contro il male, contro il maligno, contro il diavolo!

 

Sì amici cari; non ridete.

Non sorridete se in questa estate accenno al diavolo che “come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare” (1 Pt 5,8).

E siamone certi: il diavolo è uno che il proprio lavoro lo fa bene: tenta le anime buone, cercando di indurle in tentazione e far loro preferire il male al bene.

 

Il Catechismo della Chiesa Cattolica espone chiaramente la dottrina sulla esistenza del diavolo che riassumiamo brevemente (cfr. CCC 391-395)

Dietro la scelta disobbediente dei nostri progenitori c'è una voce seduttrice, che si oppone a Dio, la quale, per invidia, li fa cadere nella morte. La Scrittura e la Tradizione della Chiesa vedono in questo essere un angelo caduto, chiamato Satana o diavolo. La Chiesa insegna che all'inizio era un angelo buono, creato da Dio

La Scrittura parla di un peccato di questi angeli.  Tale « caduta » consiste nell'avere, questi spiriti creati, con libera scelta, radicalmente ed irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno. « Il diavolo è peccatore fin dal principio » (1 Gv 3,8), « padre della menzogna » (Gv 8,44). La Scrittura attesta la nefasta influenza di colui che Gesù chiama « omicida fin dal principio » (Gv 8,44), e che ha perfino tentato di distogliere Gesù dalla missione affidatagli dal Padre. Tra le opere del diavolo, la più grave nelle sue conseguenze è stata la seduzione menzognera che ha indotto l'uomo a disobbedire a Dio.

 

Occorre perseverare nel combattere il nostro buon combattimento, la nostra lotta per vivere secondo la volontà del Padre ogni giorno, confermare il nostro Si.

E non è da stupirci se diciamo a chiare lettere che il nostro vero è il Maligno, il diavolo, Satana!

E’ il diavolo che tenta la creatura umana ed esulta quando l’uomo è prigioniero del peccato, quando vive come se Dio non esistesse (etsi Deus non daretur!), e tutto gli è lecito.

 

In realtà al combattimento spirituale fanno costante riferimento i Padri della Chiesa, i mistici, i gradi asceti e finalmente il Catechismo della Chiesa Cattolica, che riprende a piene mani dalla spiritualità dei Padri del deserto.

 

San Giovanni Crisostomo, nel suo commento alla Prima Lettera di S. Paolo a Timoteo, a proposito del combattimento per la fede scrive: “Combatti la buona battaglia della fede; è necessario, infatti affrontare una grande battaglia e molti sudori per non essere travolti. Innumerevoli sono gli scandali e gli ostacoli da affrontare e superare ... Da ogni parte incombe il pericolo del combattimento, giacché da ogni parte si vedono innumerevoli seduzioni, che attraggono irresistibilmente gli occhi dell'anima: i piaceri carnali, le ricchezze, le gioie sfrenate, l'oziosità, la gloria, l'ira, il potere e l'ambizione. Tutte queste cose mostrano, in verità, un aspetto così amabile e seducente da poter ingannare coloro che le ammirano, che, in una parola, non amano la verità, perché questa è troppo severa e non concede nulla al piacere. Perché? Perché mentre essa promette la pienezza dei piaceri nella vita futura, invece le seduzioni della terra offrono onori, gioie e una tranquillità che, in verità, non è autentica ma falsa.

 

E San Paolo non va per il sottile e lo ricorda a chiare lettere: “Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti”. (Ef 6, 10-12).

 

Per combattere le nostre sfide Paolo suggerisce di acquisire l’armatura di Dio, piena di Spirito Santo. Questa armatura ha tre strumenti fondamentali. Scrive Paolo: “Prendete l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza ...” (Ef 6, 13-18)

 

«Una vita senza prova (anexétastos bìos) non merita di essere vissu­ta» leggiamo nell'Apologia di Socrate.

 

Se lottiamo possiamo perdere, se non lottiamo siamo perduti!

 

Quindi, non ti arrendere mai:

Neanche quando la fatica si fa sentire,

Neanche quando il tuo piede inciampa,

Neanche quando i tuoi occhi bruciano,

Neanche quando i tuoi sforzi sono ignorati,

Neanche quando la delusione ti avvilisce,

Neanche quando l'errore ti scoraggia,

Neanche quando il tradimento ti ferisce,

Neanche quando il successo ti abbandona,

Neanche quando l'ingratitudine ti sgomenta,

Neanche quando l'incomprensione ti circonda,

Neanche quando la noia ti atterra,

Neanche quando tutto ha l'aria del niente,

Neanche quando il peso dei peccati ti schiaccia...

Invoca il tuo Dio nella preghiera e nel digiuno!

 

Stringi i pugni,

Sorridi...

E ricomincia!