Occhi e cuore nuovi per comprendere Evangelii gaudium

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Ho sempre sostenuto e ho sempre insegnato ai miei studenti che il miglior commento di un testo è la lettura tranquilla e obiettiva dello stesso testo. L'Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, appena pubblicata da Papa Francisco, mi conferma in questo principio indefettibile. Senza una lettura siffatta si corre il rischio di non penetrare il pensiero dell’Autore, di fermarsi alla superficie e di non comprendere la filosofia che soggiace alle riflessioni che vengono esposte a partire dai convincimenti che superano la dinamica puramente concettuale.
 
Leggere della crisi attuale, dei beni di questo mondo, della solidarietà, dell'amore per i poveri e della promozione umana con riferimento alla crisi economico-finanziaria del momento significa far perdere la freschezza e la forza delle parole con cui il Papa esprime tali concetti. Questo è il compito che spetta a ciascuno di noi: leggere e meditare il Papa e quello che dice e che scrive e da ciò trarre ogni considerazione.
 
Ma c’era da aspettarselo: l'opposizione a papa Francesco si è mossa lentamente e subdolamente e da posizioni lontane e distanti dalla Chiesa e incentrate nelll’ultra-liberalismo politico ed economico. Se all’inizio le critiche al nuovo Papa erano riferite ai suoi gesti, al suo modo di esprimersi e alla sua apertura, ora la critica tocca il suo pensiero espresso nel suo primo documento programmatico, appunto Evangelii Gaudium. E senza mezzi termini alcune scuole di dottrina sostengono che il pensiero del Papa Francesco è puro marxismo.
 
Non v’è dubbio alcuno che papa Francesco affronta temi con decisione e senza peli sulla lingua, tuttavia la lettera non può mai essere disgiunta dallo spirito, dal pensiero e dalla complessiva architettura del ragionamento. E’ l’impianto teologico e pastorale che da il senso esatto anche ai concetti sociologici, economici, finanziari e politici che mai possono essere estrapolati dal contesto generale e dal pensiero dell’Autore.     
 
Riferendosi alla crisi che ci affligge il Papa non può essere più schietto: "Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della iniquità”. Questa economia uccide" (EG 53).
Perché uccide questa economia? Perché, per esempio, "non è una notizia quella di un anziano che muore dal freddo sul ciglio della strada, mentre è una notizia da prima pagina la caduta di punti della borsa?”
"O che "si getti va del cibo quando c’è gente che muore di fame?”  Queste e mille altre cose succedono perché "oggi tutto entra nel gioco della competitività del più forte, dove il forte mangia il debole”. Le conseguenze, segnala il Papa, non potrebbero essere più disastrose: "grandi masse della popolazione sono escluse ed emarginate, senza lavoro, senza orizzonte, senza prospettiva. Si considera l'essere umano come un bene di consumo che è possibile utilizzare e poi gettare via".
 
E’ forse pensiero marxista questo?

Non meno sorprendente è Papa Francisco quando si riferisce ai beni della terra. "Dobbiamo sempre ricordare che il pianeta è di tutta l'umanità e per tutta l'umanità e che il semplice fatto di essere nati in un posto con meno risorse o meno sviluppo non giustifica che alcune persone vivano con meno dignità" (EG 192).
Sapendo che questo si verifica in molti paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America, ecc. e che vi sono interi popoli che vivono in una situazione indegna dell'uomo, il Papa afferma con voce profetica che è un "obbligo ascoltare il grido dei poveri". Ascoltare per "assicurare a tutti il necessario per mangiare e una vita dignitosa", ma senza fermarsi qui! Perché si tratta che "tutti abbiano prosperità senza eccezione alcuna. Ciò comporta l'educazione, l'accesso alle cure sanitarie e soprattutto al lavoro... Il giusto salario consente un accesso adeguato ad altri beni che sono destinati all’uso comune".
 
Forse qualcuno si chiederà se il Papa non esageri. La risposta è data dal Papa stesso con queste parole sulla solidarietà. "La solidarietà è una reazione spontanea di chi riconosce la funzione sociale della proprietà e la destinazione universale dei beni come realtà anteriori alla proprietà privata. Il possesso privato dei beni si giustifica per custodirli e accrescerli in modo che servano meglio al bene comune, per cui la solidarietà si deve vivere come la decisione di restituire al povero quello che gli corrisponde. (198)
 
Questo è il pensiero del Papa, per cui anche dalla Esortazione apostolica Evangelii gaudium non possono essere estrapolate frasi a se stanti. Occorre esaminare un tutto organico adeguando la nostra mentalità alle autentiche affermazione del Santo Padre. E papa Francesco è talmente convinto di tutto ciò che non esita a dire: "Un cambiamento nelle strutture che non generi nuove convinzioni e atteggiamenti farà sì che quelle stesse strutture presto o tardi diventino corrotte, pesanti e inefficaci." (EG 189)