L’ottavo comandamento del Decalogo
«Non dire falsa testimonianza»

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E' piaciuto, anche perché lo credo fermamente, presentare i dieci comandamenti come un nostro grande «sì», al Dio della vita e dell'amore per una grande visione di vita. Infatti le dieci parole o decalogo sono:

un «sì» a un Dio che dà senso al vivere (i tre primi comandamenti);
«sì» alla famiglia (quarto comandamento);
«sì» alla vita (quinto comandamento);
«sì» all'amore responsabile (sesto comandamento);
«sì» alla solidarietà, alla responsabilità sociale, alla giustizia (settimo comandamento);
«sì» alla verità (ottavo comandamento); 
«sì» al rispetto dell’altro e di ciò che gli è proprio (nono e decimo comandamento).

 

"Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo" (Libro dell'Esodo 20,16).
«L’ottavo comandamento proibisce di falsare la verità nelle relazioni con gli altri […]. Le offese alla verità esprimono, con parole o azioni, un rifiuto ad impegnarsi nella rettitudine morale» (Catechismo della Chiesa Cattolica , 2464).

In questo comandamento sono comprese due leggi: una che proibisce di dire falsa testimonianza; l'altra comanda di pesare le nostre parole e le nostre azioni con la verità, eliminando ogni simulazione e menzogna.

 
La parola diventa falsa testimonianza quando arreca danno agli altri. Il contesto di questa ottava parola del decalogo è tipicamente giuridico: "Non deporre contro il tuo prossimo come testimone falso".

Da questo comandamento è proibita non solo la falsa testimonianza, ma anche l'abitudine di denigrare gli altri, molte sciagure provengono da questa peste. Il comandamento, non solo vieta la falsa testimonianza, ma impone anche di dichiarare la verità. Chi nasconde la verità e chi dice menzogna, sono ambedue colpevoli; il primo perché non vuol giovare ad altri; il secondo perché desidera di nuocere.

Il falso testimone è colui che, con la sua menzogna, intende distruggere la vita dell'altro.
L'ottava parola del decalogo, dunque, vieta la menzogna pronunciata per distruggere la vita degli altri.
 
La falsità è tanto più peccaminosa, quanto più nuoce al prossimo e offende Dio: "La gravità della menzogna si commisura alla natura della verità che essa deforma, alle circostanze, alle intenzioni del mentitore, ai danni subiti da coloro che ne sono le vittime. Se la menzogna, in sé, non costituisce che un peccato veniale, diventa mortale quando lede in modo grave le virtù della giustizia e della carità" (Catechismo della Chiesa Cattolica 2484).
 
Dio non sopporta il falso e il maldicente. Quando il falso diventa crudele uccide una stima, una vita, una speranza, una innocenza. Non ha pietà del suo prossimo e gli nuoce per odio, per vendetta, per avidità, per paura, per invidia, per gelosia, per superbia, per disprezzo.
 
Ci sono anche le bugie "che non portano danno", fatte per coprire un male, per nascondere una verità che è bene tener segreta, per evitare un danno o tranquillizzare una persona. Esse sono innocue, ma non bisogna farne un'abitudine, per non perdere fiducia e credibilità. Il Catechismo afferma: “Il bene e la sicurezza altrui, il rispetto della vita privata, il bene comune, sono motivi sufficienti per tacere ciò che è opportuno non sia conosciuto, oppure per usare un linguaggio discreto. Il dovere di evitare lo scandalo spesso esige una discrezione rigorosa. Nessuno è tenuto a palesare la verità a chi non ha il diritto di conoscerla" (Catechismo della Chiesa Cattolica 2489).
 
Inoltre l'ottavo comandamento vieta
 
Menzogna
La menzogna consiste nel dire il falso, con l’intenzione di ingannare. La menzogna, come la bugia, può distruggere la stima, l'innocenza e rovinare la vita di una persona. Chi agisce è preda dell'odio, della vendetta, dell'avidità oppure dell'invidia.«La gravità della menzogna si commisura alla natura della verità che essa deforma, alle circostanze, alle intenzioni del mentitore, ai danni subiti da coloro che ne sono le vittime» (Catechismo della Chiesa cattolica, 2484).
 
Calunnia
Dio ci ha fatto dono della parola. Spesso di questa grande qualità umana ne facciamo arma per offendere con la calunni che si compie quando si attribuisce al prossimo un male che non ha compiuto o un difetto che non ha. Molte volte una calunnia per scusare se stesso, in modo che il suo male non affiori, e scarica il danno compiuto su altri che non hanno fatto nulla. La calunnia è un grave peccato e obbliga il colpevole alla riparazione, ovvero a rettificare l’informazione calunniosa con gli stessi mezzi e nei confronti delle stesse persone a cui è pervenuta per colpa sua.
 
Diffamazione
La diffamazione: è qualunque attentato contro la buona fama del prossimo. Può essere di due tipi: la detrazione o maldicenza (“dire male”), che consiste nel rivelare peccati o difetti veri del prossimo senza che ci sia un motivo proporzionatamente grave (si chiama mormorazione quando è fatta alle spalle dell’accusato).
 
Maldicenza
Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, consiste nel comportamento di chi, “senza un motivo oggettivamente valido, rivela i difetti e le mancanze altrui alle persone che li ignorano” (Catechismo della Chiesa cattolica, 2477).
 
Giudizio temerario
Il giudizio temerario si ha quando si ammette come vera, senza sufficiente fondamento, una presunta colpa di un altro (per esempio, giudicare che abbia agito con cattive intenzioni.
 
Giuramento
Gesù insegna a non giurare, ma ad avere un solo linguaggio: "sì" o "no", cioè a non essere ambigui e ipocriti.
Il giuramento non è necessario per chi è onesto. Esso dev'essere fatto solo quando lo richiede la legge.
La parola del giusto è sempre creduta e rispettata, senza bisogno di essere difesa, poiché le opere parlano per essa.
 
Parola e vita
È falsa testimonianza anche quando alla parola non corrisponde la vita.
Bisogna quindi essere leali nelle parole e nelle opere, dentro e fuori la chiesa, da soli o in compagnia, fra amici o in una grande assemblea.
Lasciamo parlare le nostre opere e operiamo senza tante parole.


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