La solennità del Corpus Domini, prolungamento del Giovedì Santo

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La festa del Corpus Domini è come un prolungamento del Giovedì Santo. In quella memorabile Ultima Cena di Gesù Cristo si sono affollati tanti aspetti che sono emerse diverse feste per sottolineare qualche aspetto di quel primo Giovedì Santo della storia. Istituzione dell'Eucaristia (“prendete e mangiate, questo è il mio corpo”) e insieme istituzione del sacerdozio ministeriale (“fate questo in memoria di me”), in un clima di nuovo mandato (“amatevi gli uni gli altri, come ho amato”), resa palpabile nella lavanda dei piedi da Gesù agli apostoli.

La festa del Corpus Domini rimette l'Eucaristia al centro della nostra attenzione e al centro della vita della Chiesa. Che grande invenzione. Gesù è continuamente presente in mezzo alla sua Chiesa, rinfrescandone la memoria, promuovendo la missione che ha ricevuto dal Padre. Gesù Cristo vivo e glorioso, risorto, con cuore palpitante, in mezzo a noi. E dall'Eucaristia, con tutta la sua vitalità ed energia, ci invia costantemente lo Spirito Santo, che ci contagia di quella vitalità. Avvicinarsi all'Eucaristia non può essere una cosa di routine, già conosciuta. 

Si avvicina alla novità permanente di qualcuno che fa tutto di nuovo, che rinnova i nostri cuori e rinnova il mondo intero. E lo fa dall'interno, che è dove avvengono le vere riforme. L'importanza dell'Eucaristia nella vita della Chiesa è stata sintetizzata in questa doppia affermazione: l'Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l'Eucaristia. Le parole di Gesù nell'Ultima Cena sono parallele alla prima alleanza. Questa nuova alleanza ha diversi aspetti. 

L'Eucaristia è banchetto di comunione. Coloro che partecipano all'Eucaristia comunicano con il corpo e il sangue di Cristo. Cioè, diventano tutt'uno con esso. Questo banchetto, annunciato dai profeti, avrà la sua ultima consumazione nella gloria eterna. Mentre celebriamo la Cena del Signore ogni domenica, annunciamo che siamo orientati verso quel banchetto finale nella casa del Padre. Pertanto, la comunione con il Corpo e il Sangue del Signore richiede di vivere in comunione con Lui, in vera amicizia, essendo fedeli alla sua alleanza. Esige purezza di cuore e di vita per trasformarci in lui attraverso il cibo che ci offre e ci identifica con i suoi atteggiamenti più profondi.

L'Eucaristia è sacrificio, ossia un'offerta gradita a Dio, la più gradita perché è il proprio Figlio che si offre al Padre e agli uomini con amore infinito, libero e gioioso. La mensa del banchetto è anche l'altare della croce, il sacrificio perfetto. Cristo è venuto per questo scopo: offrirsi totalmente e radicalmente per amore a Dio e ai suoi simili.  Ciò che accadde sulla croce stabilì la nuova alleanza. Per questo noi ripetiamo quell'evento unico nella liturgia. Lo rendiamo memoriale, lo riproponiamo attraverso la forza dello Spirito e la preghiera della Chiesa.

L'Eucaristia, per questi motivi, è  festa che identifica la fede  cristiana. L'Eucaristia è sempre una celebrazione festosa perché in essa Cristo risorto ci introduce alla gioia della vita eterna. I cristiani celebrano persino la morte dei loro cari, trascendendo il dolore della separazione con la speranza della riunione nella vita eterna. Per questo è importante curare l'aspetto festivo della celebrazione, comprendere il messaggio gioioso dei gesti liturgici, partecipare al canto ed esprimere nella vita ordinaria che ci sentiamo salvati. 

La festa del Corpus Domini ci porta ad adorare quella presenza corporea di Cristo. È rimasto con noi in modo che sappiamo passare lunghi periodi con lui. La festa del Corpus Domini rinnova il nostro desiderio di adorare, di assistere alla presenza eucaristica e di trascorrere lunghi periodi con qualcuno che conosciamo e che ti ama. 
La presenza di Cristo nell'Eucaristia è permanente. Dopo la celebrazione eucaristica, il Signore è ancora vivo nel tabernacolo. Il pane e il vino diventano Corpo e Sangue di Cristo, e questa trasformazione non si ferma, ma continua fino a trasformare le persone e tutta la storia.

C'è una profonda relazione tra la celebrazione eucaristica e l'adorazione. Nell'Eucaristia non riceviamo qualcosa, ma Qualcuno. Ha luogo un incontro tra le persone. Ma la Persona che ci viene incontro è il Figlio di Dio. Questa unificazione si cristallizza nell'adorazione, che non è semplicemente un "essere" passivo, ma un "essere" alla presenza del Signore che ci ama e ci chiama.  San Giovanni Paolo II scriveva nell'Enciclica "Ecclesia de Eucharistia": "Se il cristianesimo si distingue nel nostro tempo soprattutto per l'"arte della preghiera", come non avvertire un rinnovato bisogno di trascorrere lunghi periodi nel dialogo spirituale, in silenziosa adorazione, in atteggiamento di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramento?». (25). 


L'adorazione precede l'attività, perché solo dopo l'adorazione possiamo pensare, sentire, vivere e agire secondo i criteri e il modello di vita di Gesù Cristo. Dobbiamo comprendere e vivere la priorità del culto. Non è un lusso, ma qualcosa di essenziale. Adorazione significa riconoscimento grato della presenza di Dio nella nostra vita e nella nostra storia.  

L'adorazione non è tempo perso, ma tempo per seminare, ascoltare, accogliere, assimilare. Nell'Eucaristia, Cristo è in noi e noi siamo in Lui. La sua vita ci penetra e vuole diffondersi agli altri e al mondo intero. Adorazione significa contatto, bacio, abbraccio, atteggiamento d'amore. Senza culto non c'è vita cristiana autentica. 

Adorare è andare all'essenziale. Nell'adorazione eucaristica acquisiamo forza, conforto e sostegno per una vita cristiana degna di questo nome. 

 

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