Giovanni Paolo II
un pensiero per ogni giorno di maggio

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1 maggio
 
 La Chiesa celebra oggi la memoria di san Giuseppe. San Giuseppe uomo di lavoro, san Giuseppe uomo di Dio, che fu provvidenzialmente posto al centro di due grandi vicende umane: la famiglia e il lavoro. San Giuseppe, “uomo giusto”, passò gran parte della sua vita faticando accanto al banco del carpentiere, in un umile borgo della Palestina. Una esistenza apparentemente non diversa da quella di molti altri uomini del suo tempo, impegnati come lui nello stesso duro lavoro. Eppure, un’esistenza così singolare e degna di ammirazione, da indurre la Chiesa a proporla come modello esemplare a tutti i lavoratori del mondo. Noi tutti siamo al centro di queste realtà, specialmente coloro che vivono in famiglia, nel matrimonio, e coloro che lavorano per sostenere la propria famiglia. Così, san Giuseppe diviene quasi il patrono della maggioranza degli uomini e dei cristiani, diventa il patrono del mondo dei laici. Il suo esempio ci dà una viva immagine di quello che potrebbe essere la vocazione cristiana della vita in famiglia e nell’ambiente di lavoro. Così, avendo dinanzi ai nostri occhi questa splendida e, nel contempo, tanto semplice e tanto umile figura di san Giuseppe, preghiamo oggi, in questa circostanza, per tutti gli uomini che vivono nella famiglia e che guadagnano con il loro lavoro, specialmente con il lavoro delle proprie braccia, come san Giuseppe.
[Regina coeli, 1 maggio 1980]
2 maggio
 
 Fin dai tempi apostolici i cristiani, contemplando Gesù “Signore della gloria” (cf. 1 Cor 2, 8), e approfondendo il mistero della sua persona - Figlio di Dio e, per Maria, Figlio dell’uomo - hanno compreso il ruolo essenziale di Maria nell’opera della salvezza. Poi, via via, riflettendo sull’indissolubile associazione della Madre agli eventi salvifici della vita, morte e risurrezione di Gesù, hanno assunto nei confronti di lei un atteggiamento di commosso stupore, di fidente ossequio, di amorosa venerazione. Come sappiamo, il mistero di Cristo in cui si radica la pietà mariana, per l’azione dello Spirito, è stato tradotto in parole e consegnato alla divina Scrittura come annuncio di salvezza ed è realizzato e celebrato nella sacra liturgia come evento di grazia.
Infatti quando si esamina la documentazione antica e la sacra tradizione, si rileva che la pietà mariana ha la sua origine nella meditazione della Bibbia e nella celebrazione dei divini Misteri. Questa lieta constatazione si volge spontaneamente, cari fratelli e sorelle, in trepido augurio: che la nostra pietà verso la Madre di Gesù rimanga sempre ancorata a questa duplice, genuina, freschissima fonte: la Parola di Dio e la santa liturgia.
[Angelus, 5 febbraio 1984]
 
3 maggio
 
Maria, figlia d’Israele, tu hai proclamato la misericordia; offerta agli uomini, di epoca in epoca, mediante l’amore benevolo del Padre.
Maria, Vergine santa, serva del Signore, tu hai portato nel tuo seno il frutto prezioso della misericordia divina.
Maria, tu che hai custodito nel tuo cuore le Parole della salvezza, testimoni dinanzi al mondo l’assoluta fedeltà di Dio al suo amore.
Maria, tu che hai seguito tuo Figlio Gesù fino ai piedi della croce, nel “fiat” del tuo cuore di madre, hai aderito senza riserve al sacrificio redentore.
Maria, Madre di misericordia, mostra ai tuoi figli il cuore di Gesù, che hai visto aperto, per essere per sempre fonte di vita.
Maria, presente in mezzo ai discepoli, tu ci avvicini all’amore vivificante di tuo Figlio risorto.
Maria, Madre attenta ai pericoli e alle prove dei fratelli di tuo Figlio, non cessi di condurli sul cammino della salvezza.
Maria, tu che hai mostrato il cuore di tuo Figlio, donaci di seguire il tuo esempio di umile fedeltà al suo amore.
[Angelus, 5 ottobre 1986]
 
4 maggio
 
La nostra attenzione è attirata dalla scelta di colui che allora fu chiamato a diventare il figlio di Maria. Giovanni era un sacerdote! Poco prima del dramma del Calvario, egli aveva ricevuto il potere di celebrare l'Eucaristia in nome di Cristo: a lui, come agli altri apostoli, era stato rivolto il mandato: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19). Essendo stata proclamata da Gesù madre di un sacerdote, ed essendo, soprattutto, la madre di Gesù, sommo sacerdote, Maria è diventata in modo specialissimo la madre dei sacerdoti. Ella è incaricata di vigilare sullo sviluppo della vita sacerdotale nella Chiesa, sviluppo intimamente legato a quello della vita cristiana. Gesù non si limitò ad affidare a Maria questa missione nei riguardi dei sacerdoti. Egli si rivolse anche a Giovanni per introdurlo in un rapporto filiale con Maria: "Ecco la tua madre!". Egli desiderava che il discepolo riconoscesse in Maria la propria madre e che le riservasse un profondo affetto.
A questo desiderio del maestro crocifisso il discepolo prediletto rispose subito prendendo Maria con sé. Stando alla tradizione, egli visse i primi anni del suo ministero apostolico in compagnia di colei che gli era stata data per madre, trovando in lei un aiuto incomparabile. "Prendere Maria con sé": ecco il dovere e il privilegio di ogni sacerdote. Per il fatto che egli riceve il potere di parlare e di agire in nome di Cristo, deve amare Maria come l'ha amata Gesù. In nome di questo vincolo di amore filiale, egli può affidarle tutto il suo ministero sacerdotale, i suoi progetti e le difficoltà che incontra sulla sua strada.
[Angelus,11 febbraio 1990]
 
5 maggio
 
Riflettiamo sulla presenza della beata Vergine nella celebrazione della liturgia. Ogni azione liturgica, ma soprattutto la celebrazione dell'Eucaristia, è un evento di comunione ed è sorgente di unità. Comunione con Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo…Ma comunione anche e in modo particolare con la Madre, l'umile e gloriosa Maria. Perché? Perché la liturgia è azione di Cristo e della Chiesa.  …Ora, la beata Vergine è intima sia a Cristo, sia alla Chiesa, e inseparabile dall'uno e dall'altra. Essa quindi è a loro unita in ciò che costituisce l'essenza stessa della liturgia: la celebrazione sacramentale della salvezza a gloria di Dio e per la santificazione dell'uomo. Maria è presente nel memoriale - l'azione liturgica - perché fu presente nell'evento salvifico. E' presso ogni fonte battesimale, dove nella fede e nello Spirito nascono alla vita divina le membra del Corpo mistico, perché con la fede e con l'energia dello Spirito, ne concepì il divin capo, Cristo; è presso ogni altare, dove si celebra il memoriale della passione-risurrezione, perché fu presente, aderendo con tutto il suo essere al disegno del Padre, al fatto storico-salvifico della morte di Cristo; è presso ogni cenacolo, dove con l'imposizione delle mani e la santa unzione viene dato lo Spirito ai fedeli, perché con Pietro e con gli altri apostoli, con la Chiesa nascente, fu presente all'effusione pentecostale dello Spirito.
 [Angelus, 12 febbraio 1084]
 
6 maggio
 
E' stata per me una grande gioia.. l'aver potuto incoronare l'icone della Vergine Odigitria. Ho voluto in tal modo rendere omaggio a un'immagine mariana antichissima e veneratissima .. e conosciuta e venerata anche dai fratelli ortodossi… Il rito dell'incoronazione delle immagini della Vergine, come sapete, è molto antico e tradizionale. Il suo significato simbolico è molto chiaro: intende esprimere il nostro riconoscimento di quella «regalità», spirituale e mistica, che Maria esercita, con Cristo e al di sotto di lui, su tutto l'universo creato, sia sulle creature celesti che su quelle terrestri. Si tratta di quella «regalità», di cui celebriamo ed esaltiamo le varie forme. Quando recitiamo le litanie del santo Rosario.
Come il suo Figlio divino, Maria non è «regina», di questo mondo, ma nel regno di Dio che, germinando quaggiù con realtà ecclesiale, dovrà compiersi nella Gerusalemme celeste. Per questo, il «regno» di Maria, come quello di Gesù, non è potenza effimera, non di rado basata sull'ingiustizia e l'oppressione, ma è - come dice san Paolo - «giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo» (Rm 14,17).
[Angelus, 26 febbraio 1984]
 
7 maggio
 
Riflettiamo ancora sulla presenza della Vergine nella celebrazione liturgica, azione di Cristo e della Chiesa, a cui Maria è indissolubilmente congiunta. La Chiesa ne ha l'intima persuasione, che le deriva dalla fede e, per così dire, dall'esperienza.  La Chiesa infatti crede che la beata Vergine, assunta in cielo, è accanto a Cristo, sempre vivo per intercedere a nostro favore (cfr. Eb 7,25), e che alla divina implorazione del Figlio si unisce l'incessante preghiera della Madre: in cielo la voce della Vergine è divenuta liturgia supplice in favore degli uomini suoi figli, che ella contempla nella luce di Dio e di cui conosce le necessità e il travaglio. La Chiesa poi possiede l'esperienza intima, vitale, maturata in lunghi secoli di consuetudine orante, della presenza attiva della Vergine, degli angeli e dei santi nella liturgia. E traduce tale esperienza, depositata soprattutto nella preghiera liturgica, in molteplici atteggiamenti culturali, fra i quali desidero ricordare la richiesta dell'intercessione materna della Vergine e la comunione con lei. Nell'ambito dell'unica mediazione di Cristo, Dio padre ha voluto che il materno amore della Vergine accompagnasse la Chiesa nel cammino verso la patria. Essa quindi vuole percorrere quel cammino con la Madre del Signore, la cui voce primeggia nella lode di Dio, il cui cuore trepida nella pura oblazione di sé ed esulta nel canto di riconoscenza all'Altissimo.
[Angelus, 4 marzo 1984]
 
8 maggio
 
Il nostro sguardo si volge a Maria, immagine perfetta della Chiesa. In lei infatti contempliamo la creatura dal cuore nuovo, la donna attenta e premurosa, la discepola
che sa ascoltare e pregare incessantemente, la Vergine del sacrificio silenzioso.  Maria è la creatura dal «cuore nuovo», annunciato dai profeti. Dio l'aveva promesso: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo» (Ez 36,26). La vicenda storica di Maria, a partire dall'immacolato concepimento, si svolse tutta all'ombra dello Spirito; ma soprattutto nell'Annunciazione ricevette dallo Spirito Santo quel «cuore nuovo» che la rese docile a Dio, capace di accogliere il suo progetto di salvezza e di corrispondervi con assoluta fedeltà, per tutta la vita. E' la «Virgo fidelis»: colei che compendia l'antico Israele e prefigura la Chiesa, sposata a Dio per sempre, nella fedeltà e nell'amore (cfr. Os 2,21-22).
Maria è ancora la donna attenta e premurosa alle necessità spirituali e materiali dei fratelli. Il Vangelo ne pone in evidenza la sollecitudine verso l'anziana Elisabetta, il discreto intervento alle nozze di Cana per la gioia di due giovani sposi, l'accoglienza materna del discepolo e di tutti i redenti ai piedi della Croce. Siamo certi che ella dal cielo prolunga ancora verso gli esuli figli di Eva la sua mediazione.  Maria inoltre è discepola che ha incarnato il Vangelo fino al sacrificio e al martirio della «spada» incruenta, che Simeone le aveva predetto nel tempio, congiungendo la sua sorte al sacrificio cruento del Figlio. Davanti alla proposta sconcertante di Dio, ella non dubitò di ripetere ogni giorno il «sì» dell'Annunciazione, perché diventasse il «sì» della Pasqua, per sé e per tutto il genere umano.
[Angelus, 11 marzo 1984]
 
9 maggio
 
«Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l'amate, riunitevi!».
In questa antifona .. mi è caro intravedere, attraverso le parole di Isaia, che la liturgia applica alla Chiesa il mistero della Vergine Madre, della sua gioia e del suo materno dolore. Poiché Maria è la vera figlia di Sion, compendio spirituale dell'antica Gerusalemme, inizio e vertice della Chiesa di  Cristo; anzi, è la nuova Eva, la vera madre di tutti i viventi.  Essa, come figlia di Sion, e come nuova Eva, oggi è invitata a gioire. Non si può infatti capire il dolore umano, se non nel contesto di una felicità perduta; e non ha senso il dolore, se non in vista di una felicità promessa. «Rallegrati, Gerusalemme!».  Il dolore della Gerusalemme cantata dai profeti era la conseguenza delle infedeltà dei suoi figli, che avevano provocato il castigo di Dio e l'esilio dalla patria. Il dolore di questa misteriosa nuova figlia di Sion, Maria, è conseguenza delle innumerevoli colpe di tutti i figli di Adamo, colpe che hanno causato la nostra espulsione dal paradiso.
[Angelus, 1 aprile 1984]

 
10 maggio
 
In Maria  in modo unico, si rivela il mistero salvifico della sofferenza, e il significato e l'ampiezza della solidarietà umana. Perché la Vergine non soffrì per sé, essendo la tutta bella, la sempre immacolata: soffrì per noi, in quanto è la madre di tutti. Come Cristo «si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori» (Is 53,4), così anche lei fu gravata come da dolori da parto per un'immensa maternità che ci rigenera a Dio. La sofferenza di Maria, nuova Eva, accanto al nuovo Adamo, Cristo, fu e rimane la via regale della riconciliazione del mondo. «Rallegrati, Gerusalemme! Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza!».
Nella figura della Vergine Madre, segnata dal dolore per la infedeltà dei figli, ma invitata ad esultare di gioia in vista della loro redenzione, si inserisce il nostro dolore: anche noi possiamo diventare «una particella dell'infinito tesoro della redenzione del
mondo» («Salvifici Doloris», 27), perché altri possano condividere questo tesoro e giungere alla pienezza della gioia che esso ci ha meritato.
[Angelus, 1 aprile 1984]
 
11 maggio
 
Nelle Chiese di rito bizantino ha luogo una significativa celebrazione liturgica mariana: la celebrazione dell'Akathistos, celebre inno che da molti secoli ovunque si canta, «in piedi», in onore della Madre di Dio. Monasteri e parrocchie, soprattutto delle Chiese ortodosse nostre sorelle, vivono con profonda pietà e con intensa partecipazione questa liturgia, cantando la Vergine nel cuore del mistero che salva: il
mistero del Verbo incarnato e della sua Chiesa.
«Ave, per te sorge la gioia; ave, per te tramonta il dolore».
Così inizia quell'inno antico. La presenza della Vergine infatti, nell'economia di Dio, si estende quanto si estende il mistero dell'umanità di Cristo, sacramento vivo dell'unità e della salvezza del genere umano. Ovunque Cristo irradia la sua azione salvifica, ivi misteriosamente è presente la Madre, che lo ha vestito di carne e lo ha donato al mondo.  
[Angelus, 8 aprile 1984]
 
12 maggio
 
Nell’Akathistos, celebre inno che da molti secoli ovunque si canta, «in piedi», in onore della Madre di Dio, Maria è presente al mistero che si è compiuto un giorno nel suo grembo, costituendola trono di Dio più fulgido di un trono di angeli: «Ave, o trono santissimo di colui che siede sui cherubini»; è presente nell'effusione di pace e di perdono che Dio per suo mezzo elargisce al mondo: «Ave, clemenza di Dio verso l'uomo». E' presente nella misericordia che continua ad effondersi copiosa, nella grazia che ci riveste di luce: «Ave, campo che produci abbondanza di misericordie». E' presente sulla bocca degli apostoli che annunciano la parola e nella testimonianza dei martiri, che per Cristo vanno alla morte: «Ave, tu degli apostoli la voce perenne; ave, dei martiri l'indomito ardire». E' presente nell'itinerario di fede che porta i catecumeni al Battesimo, nei sacramenti che generano e alimentano la Chiesa: «Ave, tu sei la fonte dei santi martiri, tu la sorgente delle acque abbondanti, tu vita del sacro banchetto». E' presente nel pellegrinaggio della Chiesa verso la patria dei cieli, lungo il deserto del mondo. «Ave, per te innalziamo i trofei; ave, per te cadon vinti i nemici». E' presente accanto a ciascuno di noi, che in lei confidiamo: «Ave, tu medicina del mio corpo, tu salvezza dell'anima mia!».
[Angelus, 8 aprile 1984]
 
 
13 maggio
 
«Stava presso la croce di Gesù la Madre». Il lungo silenzioso itinerario della Vergine, iniziato col «Fiat» gioioso di Nazaret, copertosi di oscuri presagi nell'offerta del primogenito nel tempio, trovò sul Calvario il suo coronamento salvifico. «La Madre mirava con occhio pietoso le piaghe del Figlio, dal quale sapeva che sarebbe venuta la redenzione del mondo» (Ambrogio, «De institutione virginis», 49).
Crocifissa col Figlio crocifisso (cfr. Gal 2,20), contemplava con angoscia di madre e con eroica fede di discepola la morte del suo Dio; «e acconsentiva con amore all'immolazione della vittima, che lei stessa aveva generato» («Lumen Gentium», 58), per quel sacrificio. Pronunciò allora il suo ultimo «fiat», facendo la volontà del Padre in nostro favore e accogliendoci tutti come figli, per testamento di Cristo: «Donna, ecco il tuo figlio!» (Gv 19,26). 2. «Ecco la tua Madre!», disse Gesù al discepolo; «e da quell'ora il discepolo la prese con sé» (Gv 19,27): il discepolo vergine accolse la Vergine madre come sua luce, suo tesoro, suo bene, come il dono più caro ereditato dal Signore. E l'amò teneramente con cuore di figlio. «Perciò non mi meraviglio - scrive Ambrogio («De institutione virginis», 50) - che abbia narrato i divini misteri meglio degli altri colui che ebbe accanto a sé la dimora dei celesti misteri».
[Angelus, 15 aprile 1984]
 
14 maggio
 
La Vergine Maria non è forse il modello per eccellenza dell'apertura del cuore allo Spirito Santo? Secondo una felice tradizione della Chiesa cattolica, l'Angelus ricorda ogni giorno l'aurora della nostra salvezza: l'annuncio a Maria, la sua risposta il suo «fiat» e l'incarnazione del Figlio di Dio nel suo seno. Il suo «fiat» gioioso di Nazaret testimonia la sua libertà interiore, fatta di fiducia e di serenità.  Ella non sapeva come si sarebbe dovuto svolgere il servizio al Signore, né quale sarebbe stata la vita di suo Figlio. Ma, lungi dalla paura e dall'angoscia, ella appariva sovranamente libera e disponibile. Ella agisce già secondo la grazia di Cristo che «ci insegna che il miglior uso della libertà consiste nella carità che si realizza nel dono e nel servizio» («Redemptor Hominis», 21). «Ecco la serva del Signore». E' la volontà del Signore che sarà la luce della sua vita, la sua pace nella sofferenza e la sua gioia. Con lo stesso cuore ella è serva del Signore e attenta ai suoi fratelli.  Così, mettendosi a servizio dei fratelli, con un'attenzione tutta particolare ai più poveri di essi, l'uomo non solo contribuisce a rendere più ospitale e più giusta la nostra terra, ma riesce a superare le angosce e le paure, derivate dal cattivo uso della libertà. In mezzo a tanti uomini che servono se stessi, invece di servire il loro prossimo, il cristiano contempla in Cristo colui che si è fatto uomo per servire, e in Maria la serva del Signore.
[Angelus, 17 giugno 1984]
 
15 maggio
 
La disponibilità di Maria, la sua apertura di cuore, è opera dello Spirito Santo. «Lo Spirito Santo scenderà su di te». Ella ha come «sposato» lo Spirito Santo. Fin dai primi istanti dell'incarnazione, per ispirazione dello Spirito Santo, ella canta al Signore il Magnificat, che esprime lo slancio di un cuore nuovo. In lei si realizza in modo stupendo la profezia di Ezechiele: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo» (Ez 36,26). Insieme a lei, cari fratelli e sorelle dobbiamo senza posa chiedere allo Spirito Santo un cuore nuovo, la cui trasparenza lasci penetrare la verità che rende liberi e accolga l'amore di Dio per diffonderlo nel mondo, verso tutti gli uomini di cui Dio vuole la salvezza. Tale apertura di cuore permette a ciascuno di rispettare, considerare, amare e servire tutti i fratelli e le sorelle di tutte le nazioni; e di amarli a tal punto da fare qualsiasi cosa perché anch'essi possano beneficiare del Vangelo di Gesù Cristo. Anche in questo caso, Maria è il nostro modello e la nostra madre.  «Al mattino della Pentecoste, ella ha presieduto con la sua preghiera all'inizio dell'evangelizzazione sotto l'azione dello Spirito Santo: sia lei la stella dell'evangelizzazione!» («Evangelii Nuntiandi», 82).
Questa devozione alla Vergine Maria, tutta orientata verso Cristo, deve avere un posto nella vita di ognuno, per esempio nella preghiera della sera, e, se possibile, in ogni famiglia.
[Angelus, 17 giugno 1984]
 
16 maggio
 
«Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare» (Mt 11,25-27).
La prima persona, alla quale il Padre ha rivelato «queste cose», è Maria. E' lei la prima, perché a lei sono stati maggiormente rivelati i misteri di Dio. E in lei il Padre si è particolarmente compiaciuto; nessuno come lei conosce il Figlio eterno, perché proprio quel Figlio dell'eterno Padre è diventato, all'annunciazione, il Figlio suo; nessuno come lei conosce il Padre, perché a nessuno degli uomini il Figlio ha rivelato il Padre così come a lei, sua Madre; proprio lei - come insegna il Concilio - «primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza» («Lumen Gentium», 55).
 A lei pure - a Maria di Nazaret - desideriamo unirci in modo particolare, recitando l'Angelus, per avvicinarci nel suo cuore immacolato al Figlio-Cristo e, mediante il Figlio, al Padre.
[Angelus, 8 luglio 1984]
 
17 maggio
 
Durante la preghiera dell'Angelus ci uniamo in modo particolare a Maria, madre di Cristo. In essa si è compiuto nel modo più alto il mistero del regno dei cieli qui, sulla terra. In essa si compie nel modo più pieno il mistero del regno dei cieli. E anche per il suo tramite il Vangelo di Cristo parla alle generazioni sempre rinnovantisi degli uomini. Preghiamo dunque, perché cresca in ognuno di noi quell'amore di Dio, di cui scrive san Paolo. L'amore è la sorgente di tutti i beni, perché «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio». L'amore è un dono della grazia divina e nello stesso tempo contribuisce all'aumento della grazia. In questo modo si realizza anche la nostra vocazione secondo il disegno di Dio. Oggi, in unione con Maria, imploriamo soprattutto questo per noi stessi, per i nostri cari, per tutti gli uomini.
[Angelus, 29 luglio 1984]
 
 
18 maggio
 
La preghiera della chiesa consente spesso il privilegio di chiamare Dio Padre, proprio perché l'eterno Figlio, della stessa sostanza del Padre, si è fatto uomo, si è fatto uno di noi. E' stato concepito nel seno di Maria Vergine, nel momento dell'Annunciazione dell'Angelo, e da lei è nato. Proprio lui – Figlio di Maria - ci ha dato il privilegio di chiamare Dio col nome di Padre.  E ci ha dato questo privilegio, perché in lui e per lui siamo diventati figli e figlie adottivi di Dio. Abbiamo quest'adozione in Cristo, nato da una madre terrena, da Maria. Ed ella concorre costantemente, perché lo spirito di questa figliolanza adottiva divina non s'indebolisca in noi, ma si rafforzi.
La Madre di Cristo, Madre della grazia divina, concorre anche affinché noi, adottati nel Figlio, come figli e figlie di Dio, possiamo ottenere l'eredità promessaci da Dio: l'eredità dell'amore e della verità, l'eredità della grazia santificante, l'eredità della vita eterna.
[Angelus, 12 agosto 1984]
 
19 maggio
 
«L'Angelo del Signore portò l'annuncio a Maria...». La Vergine di Nazaret divenne la Madre di Cristo: l'Angelo del Signore portò l'annuncio a Maria. Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo.  In Cristo tutti riceveranno la vita. La Vergine di Nazaret – prima di diventare Madre di Cristo - ha già ricevuto la vita per mezzo ai Cristo, fin dal primo momento del suo concepimento. Era figlia di Adamo, esente dall'eredità del peccato di Adamo per i meriti di Cristo, del Redentore. Fu Immacolata. La Madre del Redentore doveva essere la prima tra i redenti.
Avendo ricevuto la vita in Cristo sin dal primo momento del suo concepimento terreno, ha pronunciato il suo «fiat»: «Avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Ha pronunciato questo «fiat» accogliendo tutta la pienezza della «vita in Cristo», a cui partecipano i figli e le figlie di Adamo per opera della redenzione di Gesù. E' quindi la prima dei «vivificati», poiché ella più di tutti appartiene a Cristo nel tempo della sua venuta. E' la prima dei «vivificati» per opera della risurrezione di
Cristo. Tutta la Chiesa venera e medita su questo mistero nella solennità dell'Assunzione.
[Angelus , 15 agosto 1984]
 
20 maggio
 
«Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). Queste parole, indirizzate a Maria da Elisabetta durante la visitazione, penetrano la nostra preghiera del Rosario. ..00
Recitiamo le singole «decine», meditiamo uno dopo l'altro i misteri: gaudiosi, dolorosi, gloriosi, e nel corso di ciascuno di essi gridiamo a Maria come ha fatto Elisabetta durante la visitazione: «Beata colei che ha creduto»!
Tu che hai creduto con fede piena di gioia: all'annunciazione, alla visitazione, alla natività, alla presentazione al tempio, al ritrovamento nel tempio. Tu che hai creduto con fede piena di dolore; durante tutta la passione del Getsemani, della flagellazione, della coronazione di spine, della via Crucis: tu che hai creduto sotto la croce al Calvario. Tu che hai creduto, con la fede di una gloria incipiente, nella glorificazione di tuo Figlio: alla risurrezione, all'ascensione, nel giorno della Pentecoste. Tu, la cui fede si compiva nell'Assunzione: Madre nostra, ornata con la corona della gloria celeste!
[Angelus, 14 ottobre 1984]
 
21 maggio
 
«E beata colei che ha creduto» (Lc 1,45).
 Tra poco reciteremo l'Angelus. Beata sei, o Maria, che hai creduto, quando il Messaggero di Dio ti ha parlato. Beata sei tu, che hai creduto «nell'adempimento delle parole del Signore». Benedice la tua fede Elisabetta. Benedice la tua fede tutta la Chiesa. Benedice la tua fede l'umanità intera.
Tutti noi che recitiamo il santo Rosario, benediciamo la fede di Maria, in ogni suo
mistero. Preghiamo lei. E insieme preghiamo con lei.  Crediamo che in questi misteri lei prega insieme con noi. Maria ci permette di ritrovarci in mezzo alle grandi cose che l'Onnipotente ha fatto in lei, in mezzo alle «grandi opere di Dio» con cui vive la
Chiesa. Lei guida maternamente la vita, nella quale si esprime la fede, la speranza e la carità della Chiesa. E questo avviene - in un particolare modo - mediante il santo Rosario.  Ringraziamo per tutti i frutti di questa preghiera, mediante la quale la Madre di Cristo è stata con noi.
[Angelus, 28 ottobre 1984]
 
22 maggio
 
 Recitando l'Angelus ci uniamo innanzitutto alla fede della Vergine di Nazaret, a quella fede che ha trovato una particolare espressione salvifica nel momento dell'Annunciazione: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Ci uniamo pure alla fede di tutti i santi: apostoli, martiri, confessori, vergini, dottori della Chiesa, uomini e donne che nel corso dei secoli si sono distinti nel campo della santità.  Questa fede fu la via e la luce di ciascuno di essi. Ha illuminato la via e ha condotto alla Gerusalemme celeste. Così unita nel mistero della comunione di tutti i santi, a Maria e a tutti i figli e figlie del popolo di Dio nel corso dei secoli, la Chiesa non cessa di confessare: «Credo la risurrezione dei morti, credo la vita eterna».
[Angelus, 18 novembre 1984]
 
23 maggio
 
«Cantate al Signore un canto nuovo» (Sal 97,1). «Il canto nuovo» è l’Immacolata Concezione di colei che è stata predestinata a essere la Madre del Figlio di Dio nel mistero dell'Incarnazione. «Cantate al Signore un canto nuovo, / perché ha compiuto prodigi. / Gli ha dato vittoria la sua destra / e il suo braccio santo». Un tempo le parole di questo canto testimoniarono l'uscita dalla schiavitù d'Egitto. Oggi proclamano la preservazione dalla schiavitù del peccato. Raccontano il miracolo della grazia di Dio. Questo miracolo è una vittoria ancora più grande di quella che il Dio d'Israele riportò sugli oppressi del suo popolo. Il miracolo dell'Immacolata Concezione è la vittoria di Cristo-Redentore. Il peccato, quale retaggio di Adamo - il peccato originale - è vinto nel primo istante della concezione di colei, che è stata scelta per essere la Madre del Redentore. Questo miracolo della grazia è stato fatto dalla «destra» e dal «braccio santo» di colui che fu inchiodato alla croce per la redenzione dei peccati dell'intera umanità. Colei che è stata eternamente scelta per essere sua Madre, è stata redenta in modo privilegiato!
[Angelus, 8 dicembre 1984]
 
24 maggio
 
«Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace / per il suo popolo, per i suoi fedeli, / per chi ritorna a lui con tutto il cuore. / La sua salvezza è vicina a chi lo teme / e la sua gloria abiterà la nostra terra» (Sal 84,9-10).
Ecco, la Vergine di Nazaret sente ciò che Dio le dice per il tramite del suo Messaggero: «Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù... Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo: colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,31-35).
 La Vergine di Nazaret sente ciò che Dio le dice. Ella ascolta: non solo accoglie la parola, ma è obbediente alla parola, e risponde: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). In questo modo si compie l'Avvento: il primo Avvento dell'umanità.  Ecco, insieme col Verbo che si fece carne nel seno della Vergine, scende la giustizia. Viene da Dio. Viene come grazia e pace: grazia e
pace della riconciliazione con Dio nel Figlio eterno.  Che cosa chiede come corrispondenza quella giustizia offerta all'uomo in Cristo? Che cosa l'uomo deve portare nel suo cuore? Deve portare la fedeltà perché: «la verità germoglierà dalla terra / e la giustizia si affaccerà dal cielo» (Sal 84,12).   
[Angelus, 9 dicembre 1984]
 
25 maggio
 
«...Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e santo è il suo nome» (Lc 1,49). Le parole pronunziate nella visita a Elisabetta rendono pienamente ciò che il cuore della Vergine di Nazaret sta vivendo dopo l'Annunciazione.  L'adorazione di Dio piena di gioia e la gioia piena dell'adorazione di Dio: ecco lo stato della sua anima beata, ecco i sentimenti più profondi che nutre il suo cuore. Essi si manifestano soprattutto nelle
parole del Magnificat.  Appare nel Magnificat quella gratitudine piena di umiltà che è segno infallibile dell'incontro col Dio vivente. Maria risponde al dono dall'alto non solo con le parole, ma anche con tutto il silenzio del mistero dell'Avvento che in lei si compie. Essa infatti è colei in cui l'Avvento dell'intera umanità ha assunto la forma più piena: in lei ha raggiunto il suo «zenit». La Chiesa canta con la Madonna ogni giorno il Magnificat nella sua liturgia. In questo modo l'Avvento compiutosi nella Madre di Dio si diffonde lungo tutti i giorni della vita della Chiesa.  Nel periodo dell'Avvento liturgico la Chiesa rilegge e rivive nelle parole del Magnificat quell'unica e irripetibile «Attesa» della Madre per il Bambino che deve nascere dal suo seno, che deve venire al mondo.  
[Angelus, 16 dicembre 1984]
 
26 maggio
 
«L'angelo del Signore portò l'annuncio a Maria, ed ella concepì per opera dello Spirito Santo». Maria concepì il Figlio eterno di Dio, «E il Verbo di Dio si è fatto uomo, e venne ad abitare in mezzo a noi».
E' questo grande mistero che meditiamo ogni giorno all'Angelus: Dio si è fatto uomo nel grembo di Maria. Attraverso questo grande mistero, tutta la vita umana è cambiata. L'umanità ha ricevuto una nuova dignità. Dio ha condiviso tutte le cose con noi eccetto il peccato, di modo che noi potessimo diventare una sola cosa con Dio. Nel momento in cui Maria disse «Sì, avvenga di me quello che hai detto», Dio è sceso sulla terra, e la vita di ogni uomo e donna è stata innalzata. Noi esseri umani siamo stati portati vicino a Dio perché Dio si è avvicinato a noi. Ma non solo questo, siamo anche stati portati più vicino l'uno all'altro.  Il Verbo Eterno, il Figlio di Dio, si è fatto uomo ed è divenuto nostro fratello nella carne. Di conseguenza, siamo strettamente legati l'uno all'altro come fratelli e sorelle nel Signore. Nell'incarnazione
ogni uomo è divenuto nostro fratello, ogni donna è divenuta nostra sorella. E' per questo che san Giovanni scrive: «Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama  Dio, ami anche il suo fratello» (1Gv 4,20-21).  In questo Angelus, dunque, ci uniamo a Maria, nostra Madre, nel lodare Dio per l'Incarnazione e chiediamo al nostro Padre celeste la grazia di amare tutti i nostri fratelli e sorelle così come Cristo ci ha amato.
[Angelus, 2 febbraio 1986]
 
27 maggio
 
L'angelo del Signore portò l'annuncio a Maria. / Ed ella concepì per opera dello Spirito Santo». Questo concepimento dà inizio alla vita umana del Verbo Eterno. Viene concepito nel seno della Vergine-Madre colui che è generato eternamente dal Padre come Figlio a lui consostanziale.  Il concepimento per opera dello Spirito Santo è condizione per la nascita di Dio. Nel tempo a ciò stabilito il Figlio di Dio, concepito nel seno della Vergine, viene al mondo nella notte di Betlemme e si rivela come uomo. Con la nascita di Gesù di Nazaret giunge a feconda pienezza in mezzo all'umanità questa famiglia meravigliosa, in cui al Figlio di Dio è stato dato di diventare uomo.  Maria, già prima del concepimento per opera dello Spirito Santo, era la sposa di Giuseppe; e dopo la nascita - anch'essa per opera dello Spirito Santo - egli, lo sposo della Vergine, divenne dinanzi agli uomini «padre putativo» di Gesù. A lui è stato dato di partecipare alla sollecitudine dello stesso Padre Eterno per l'Eterno
Figlio che, quale uomo, è nato a Betlemme.
[Angelus, 30 dicembre 1984]
 
28 maggio
 
«Theotokos», Genitrice di Dio!  degnati di unirci tra noi col tuo cuore materno. Affidaci al tuo Figlio, affidavi al Verbo eterno e - insieme con noi, e immensamente meglio di noi volgi la tua adorazione a Dio, uno e trino, a «colui che è, che era e che viene» (Ap 1,8).  A gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo noi desideriamo esistere e agire, vivere e morire, gioire e soffrire, nel tuo cuore materno.
O «Theotokos», Genitrice di Dio! Affidiamo a te - in Gesù Cristo, tuo Figlio a Betlemme, a Nazaret e al Calvario - l'avvenire. Nel tuo cuore materno poniamo le nostre speranze e le nostre ansie; poniamo nel tuo cuore la nostra sollecitudine quotidiana, per l'intera umanità, per ogni uomo, per la pace nel mondo contemporaneo, per la vittoria della giustizia e dell'amore, per la Chiesa e per la sua
missione evangelizzatrice tra i popoli.  Iscriviamo nel tuo cuore materno tutti i giorni, tutte le giovani generazioni di ogni famiglia di ogni nazione, di tutto il mondo.
O «Theotokos», Genitrice di Dio! Che sia dato a noi tutti di vedere i frutti della conversione e della riconciliazione nella giustizia, nell'amore e nella pace.
[Angelus,  1 gennaio 1985]
 
29 maggio
 
Recitando l'Angelus Domini, ripetiamo le parole della Vergine di Nazaret: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). In seguito a ciò annunciamo la buona novella: «e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). In questo modo il Vangelo di Giovanni esprime la buona novella. Nell'insegnamento della Lettera agli Ebrei (10,7), invece, lo stesso mistero si fa sentire con un'eco delle parole del salmista: «Ecco io vengo. / Sul rotolo del libro di me è scritto / che io faccia il tuo volere. / Mio Dio, questo io desidero, / la tua legge è nel profondo del mio cuore» (Sal 39,8-9). «Ecco io vengo» - tali parole la Lettera agli Ebrei mette sulla bocca del Figlio eterno, sulla bocca del Verbo - quando questi  «diventa carne».… E ciò si compie per opera dello Spirito Santo. Si realizza mediante l'obbedienza della Vergine di Nazaret, la quale - chiamata a essere la Madre del Verbo - risponde: «Avvenga di me».
Tutto ciò è racchiuso nella preghiera all'Angelus Domini. A tutto ciò la Chiesa ci raccomanda di ritornare ogni giorno, anzi, tre volte al giorno. Infatti occorre che noi perseveriamo incessantemente nel cuore stesso del mistero, che ci ha svelato fino in fondo che «Dio è amore»; che ci ha unito a Dio nella stessa profondità di quell'amore che lui è. Occorre che noi perseveriamo in questo amore.
[Angelus, 20 gennaio 1985]
 
 
30 maggio
 
Nel Vangelo secondo san Marco Simon Pietro si avvicina a Gesù immerso nella preghiera, e gli dice: «Tutti ti cercano» (Mc 1,37).  E' necessaria la nostra preghiera frequente; è necessario tre volte al giorno l'Angelus Domini per dire a Cristo: «Tutti ti cercano»; per dire a lui ciò in unione con Maria, sua e nostra Madre!
Sì, «tutti ti cercano», o Gesù Cristo! Molti ti cercano direttamente, chiamandoti per nome, con la fede, la speranza e la carità. Vi sono alcuni che ti cercano indirettamente: attraverso gli altri. E ci sono altri che ti cercano senza saperlo... E ci sono pure coloro che ti cercano, anche se negano questa ricerca. Ciononostante, ti cercano tutti, ti cercano prima di tutto perché tu li cerchi per primo; perché tu sei diventato per tutti uomo, nel seno della vergine Madre; perché tu hai redento tutti a prezzo della tua croce.  In questo modo hai aperto, nelle vie intricate e impraticabili dei cuori umani e del destino dell'uomo, la via.
A te, che sei la via, la verità e la vita, ci rivolgiamo in questa preghiera attraverso il cuore della Madre tua, la Vergine, Maria santissima.
[Angelus 10 febbraio 1985]
 
31 maggio
 
La liturgia ci invita oggi a contemplare il mistero della Visitazione di Maria, venuta a condividere con sua cugina Elisabetta la gioia della Buona Novella del Salvatore e ad offrire i suoi servizi. Contempliamo Maria, la futura madre del Salvatore, piena di forza, di gioia, di fierezza, di umiltà ed anche di speranza, per l'amore di Dio che ha avuto verso di lei l'iniziativa del dono. La Visitazione di Maria a sua cugina Elisabetta è davvero un bell'episodio nel Vangelo di san Luca. E' l'incontro drammatico di due madri incinte, due donne il cui cuore è pieno di gioia nell'anticipazione del «miracolo umano» che si sta schiudendo nel loro corpo. Il racconto ha anche un importante messaggio teologico: esso mostra come Giovanni il Battista, il più grande tra i profeti dell'Antico Testamento, rese testimonianza a Gesù già dal grembo di sua madre. Esso richiama allo stesso modo l'attenzione sulla fede di Maria: «Beata colei che ha creduto all'adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,45). E' sul modello e sull'esempio della Madonna che dobbiamo portare al prossimo, a chi è nel bisogno, la presenza reale e letificante di Cristo, andando in aiuto delle necessità che si incontrano. Possa ella aiutarci a corrispondere alla nostra missione nella Chiesa, che è precisamente quella della condivisione!
[Angelus ricostruito]