Giovanni Paolo II
un pensiero per ogni giorno di aprile

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1 aprile
 
 
Durante tutto il periodo pasquale, la Chiesa non cessa di invitarci a partecipare alla gioia di Maria, madre del Signore risorto. La sua gioia concentra in sé tutto ciò, di cui gioisce la Chiesa: ogni bene della natura e della grazia, il bene che si manifesta nelle opere del pensiero umano e dell’arte, e soprattutto il bene che fruttifica nelle coscienze e nei cuori di tutti gli uomini. In ogni aspetto di tale bene è presente il mistero pasquale, in ognuno di essi “la vita vince la morte”, e la risurrezione di nostro Signore vi imprime la sua durevole traccia. La Chiesa gioisce in mezzo alle sofferenze, che non mancano mai nella sua vita, e in mezzo alle fatiche e alle minacce, tra cui si sviluppa l’opera del Vangelo in tutta la terra. Lo testimoniano gli Atti degli Apostoli, che in questo periodo pasquale costituiscono una particolare fonte per le letture liturgiche del Popolo di Dio. Questa più antica registrazione degli avvenimenti della vita della Chiesa apostolica coglie il mistero pasquale, che si riflette nelle fatiche dei primi testimoni di Cristo sulle vie del mondo.
[Regina Coeli, 27 aprile 1980]
 
2 aprile
 
Lo Spirito Santo è l’autore della nostra santificazione: Egli trasforma l’uomo nel suo intimo, lo divinizza, lo rende partecipe della natura divina (cf. 2Pt 1,4), come il fuoco rende incandescente il metallo, come l’acqua sorgiva disseta: “fons vivus, ignis, caritas”. La grazia è comunicata dallo Spirito Santo per il tramite dei sacramenti, che accompagnano l’uomo durante tutto l’arco della sua esistenza. E, mediante la grazia, Egli diventa il dolce ospite dell’anima: “dulcis hospes animae”: inabita nel nostro cuore; è l’animatore delle energie segrete, delle scelte coraggiose, della fedeltà incrollabile. Egli ci fa vivere nell’abbondanza della vita: della stessa vita divina.
E proprio per questa sollecitudine circa l’abbondanza della vita Cristo rivela se stesso come Buon Pastore delle anime umane: Pastore che prevede l’avvenire definitivo dell’uomo in Dio; Pastore che conosce le sue pecore (cf. Gv 10,14) fino al fondo stesso della verità interiore dell’uomo, il quale può parlare di se stesso con le parole di sant’Agostino: “Inquieto è il mio cuore, finché non riposi in Te” (cf. S. Agostino, Confessiones I, 1).
[Regina Coeli, 10 mnaggio 1981]
 
3 aprile
 
Gesù ha detto agli apostoli: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20,21). Queste parole ha pronunciato Cristo la sera del primo giorno dopo il sabato. Furono le prime, che gli apostoli sentirono dalla bocca del Risorto. In queste parole Cristo si è manifestato come il Buon Pastore ed insieme come il Principe dei Pastori. È il Buon Pastore, perché dice: “Ricevete lo Spirito Santo”, l’invisibile cibo e rafforzamento delle anime. È il Principe dei Pastori, perché dice: “Anch’io mando voi...”.  Nella domenica odierna la Chiesa prega in particolare per le vocazioni sacerdotali. Seguendo le indicazioni del suo Maestro prega il Signore della messe perché mandi operai per la sua messe” (cf. Mt 9,38; Lc 10,2).
Ritornando al cenacolo il giorno della risurrezione, la Chiesa prega perché il Buon Pastore mandi e continui a mandare le nuove schiere dei suoi discepoli in questa missione, che egli stesso ha ricevuto dal Padre.
La Chiesa prega:
– perché a molti cuori giovani giunga questo invito: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,22-23);
– perché nella potenza dello Spirito Santo nascano, tra tutti i popoli e le nazioni del globo terrestre, i servi di Cristo e gli amministratori dei misteri di Dio.
[Regina Coeli, 2 maggio 1982]
 
4 aprile
 
“Siano benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell’eterno Amore!
Siano benedetti tutti coloro che, giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo figlio Gesù (cf. Gv 2,5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo.
Sii benedetta sopra ogni cosa tu, Serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisci alla divina chiamata! Sii salutata tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del tuo Figlio! Madre della Chiesa! Illumina il Popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Aiutaci a vivere con tutta la verità della consacrazione di Cristo per l’intera famiglia umana del mondo contemporaneo. Affidandoti, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, ti affidiamo anche la stessa consacrazione per il mondo, mettendola nel tuo Cuore materno. Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli stessi uomini d’oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla nostra contemporaneità e sembra chiudere le vie verso il futuro!”.
[Regina Coeli, 16 maggio 1982]
 
5 aprile
 
La gioia spirituale della Pasqua, che pervade in questi giorni il nostro spirito, trae la sua ragione da questa profonda verità: Cristo è risorto. Ed in Lui anche noi siamo risorti, passando dalla morte alla vita, dalla schiavitù del peccato alla libertà dell' amore. Le suggestive celebrazioni del Triduo Santo ci hanno fatto rivivere questo mistero sconvolgente che ha trovato sul Calvario il suo epilogo drammatico. La solenne Veglia Pasquale ci ha, poi, permesso di partecipare al trionfo definitivo del Redentore sulla morte, riempiendo il nostro cuore di luce e di speranza.
Cristo è risorto! E' il grido della fede, che ha animato la testimonianza eroica di innumerevoli santi e martiri di tutti i tempi. E' il conforto dello spirito che ha sostenuto e continua a sostenere la tenace pazienza di numerose persone ammalate e sofferenti. E' il principio della vita nuova, della rinnovata rigenerazione dell'umanità. Cristo è risorto! E' la buona novella che la Chiesa proclama ed offre in dono a quanti sono alla ricerca della gioia, della vera felicità.
E' con noi Maria, testimone silenziosa della dolorosa passione del suo Figlio e fedele Madre degli Apostoli nel tempo della gioia pasquale. A Lei domandiamo, carissimi fratelli e sorelle, con la preghiera del "Regina Caeli", di vivere in pienezza questi giorni di grazia e di misericordia
[Regina Coeli, 20 aprile 1992]
6 aprile
 
"Pace a voi"! Gesù ci rivolge quest'augurio di speranza e di gioia. Ci dona la sua pace, mostrando i segni della dolorosa passione. E dalle sue mani trafitte, dal suo costato perforato sgorga per l'umanità intera il dono prezioso della pace e della divina misericordia. Egli rivela nel prodigio della sua risurrezione "il Dio dell'amore misericordioso, proprio perché ha accettato la croce come via alla risurrezione". Lo stesso Cristo - come ho avuto modo di scrivere nell'Enciclica Dives in misericordia - "al termine e, in certo senso, già oltre il termine, della sua missione messianica, rivela se stesso come fonte inesauribile della misericordia, del medesimo amore che, nella prospettiva ulteriore della storia della salvezza nella Chiesa, deve perennemente confermarsi più potente del peccato" (n. 8). Il Cristo pasquale è veramente "l'incarnazione definitiva della misericordia, il suo segno vivente: storico-salvifico ed insieme escatologico" (ib.).
[Regina Coeli, 26 aprile 1992]
 
7 aprile
 
Regina del cielo, rallegrati! Cristo è veramente risorto, allelujia! L'invito alla gioia scandisce l'itinerario spirituale di Maria di Nazareth. La prima parola che le rivolge l'angelo Gabriele è chiara, cioè gioisci, rallegrati, esulta. Tale invito è l'eco degli annunci profetici alla Figlia di Sion: "Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re" (Zc 9,9; cfr. So 3,14). Maria non è vista soltanto come persona singola, ma come rappresentante del popolo dell'antico patto, divenuta ormai tempio vivo della presenza regale del Signore. La descrizione del Messia che sta per nascere presenta già un tono pasquale: non è soltanto il Messia davidico (Lc 1,32), ma è lo stesso Figlio di Dio trascendente (Lc 1,35).
Maria accoglie l'invito alla gioia e lo esprime nel nobile inno del Magnificat: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio salvatore" (Lc 1,46-47). Tutto l'essere di Maria vibra di gioia profonda perché vede avverata in sé la legge storico-salvifica della bassezza-esaltazione nel mistero pasquale (Fil 2,6-11). Il culmine della gioia è da lei raggiunto quando vede adempiersi la promessa di Gesù: "Il Figlio dell'uomo... il terzo giorno risorgerà" (Mt 17,22-23). Tale esultanza della Madre del Risorto si prolungherà in tutta la Chiesa, coinvolgendo ognuno di noi.
[Regina Coeli, 3 maggio 1992]
 
8 aprile
 
"Gesù è risorto", annuncia l'angelo alle donne venute al sepolcro, "non è più qui". La vita ha vinto la morte. Anche se agli occhi dell'umana esperienza, essa sembra ancora vincitrice, Cristo, morendo e risorgendo, l'ha svuotata, per così dire, dall'interno. C'è bisogno di fede per aprirsi a questo meraviglioso e nuovo orizzonte. Lo dice Gesù all'apostolo Tommaso, assalito dal dubbio: "beati quelli che pur non avendo visto crederanno" (Gv 20,29). La fede non è illusione: essa è sguardo penetrante, che ci fa penetrare ad un livello più profondo della realtà. E' accoglienza della voce interiore dello Spirito di Dio, è fiducia ragionevolmente posta in una testimonianza storicamente fondata. Lasciamoci, dunque, raggiungere dal consolante messaggio della Pasqua ed avvolgere dal trionfo della sua luce, che dissipa le tenebre della paura e della tristezza. Gesù risorto cammina accanto a noi. Egli si rende, in qualche modo, sperimentabile a quanti lo invocano e lo amano. Oltre che nella preghiera, possiamo incontrarlo nei vari momenti della vita, se viviamo con fede e con amore. Luogo concreto dell'incontro con Cristo può essere pure la gioia semplice dello stare insieme, la cordialità dell'accoglienza, l'amicizia, il godimento della natura. Il lunedì dell'angelo, tradizionalmente caratterizzato dall'esperienza tonificante di un legittimo svago, serva a farci sperimentare questa presenza di Gesù risorto.
[Regina Coeli, 12 aprile 1993]
 
9 aprile
 
"E’ risorto!".
Questa parola - "Risorto" - era così difficile da dire, da esprimere, alla persona umana. Anche le donne che sono andate al sepolcro l'hanno trovato vuoto, ma non potevano dire: "E’ risorto", ma solo che il sepolcro era vuoto. L'Angelo dice di più: "non è qui, è risorto!" Questo lo poteva dire solamente l'Angelo, così come aveva potuto dire una volta a Maria: "concepirai un figlio, sarà figlio di Dio". Non era pensabile per la persona umana, un Dio-uomo, un Dio fattosi uomo. Doveva essere un Angelo inviato dal Padre per dire questo a Maria.
E’ interessante che al sepolcro, la domenica di Pasqua, vanno le donne, ma non va Maria. Uno scrittore polacco dice che probabilmente era molto affaticata dagli avvenimenti, dalle preghiere comuni, e nel momento in cui uscivano queste tre donne per andare al sepolcro, Maria non poteva andare insieme. Ma lo stesso scrittore aggiunge che lei certamente è la prima che ha ricevuto quella grande notizia. Lei per prima ha ricevuto l'annuncio dall'Angelo della Incarnazione e lei è anche la prima a ricevere l'annuncio della Risurrezione. Non parla di questo la Scrittura, ma è una convinzione basata sul fatto che Maria era la Madre di Cristo, Madre fedele, Madre prediletta, e che Cristo era il Figlio fedele a sua Madre. Cristo sapeva bene quanto la sua morte, la sua passione, è costata a sua Madre, non voleva lasciarla sola e così, sotto la Croce, ha pensato subito a dare a sua Madre un altro figlio, un figlio per proteggerla, per difenderla. Certamente lo stesso Cristo nel momento della Risurrezione pensava prima di dare questa notizia, questo annuncio, a sua Madre.
[Regina coeli, 4 aprile 1994]
 
10 aprile
 
"Pace a voi!". Ecco il saluto del Risorto. Sulle labbra di Gesù tale saluto va ben oltre la prospettiva e l'augurio di una pace esteriore, pur tanto necessaria. La pace recata da Gesù è la pienezza del dono pasquale. Cristo stesso è la nostra pace (cfr. Ef 2,14). Apparendo agli Apostoli dopo la risurrezione, Egli, l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (cfr. Gv 1,29), inaugura il tempo del grande perdono, offerto agli uomini attraverso il dono dello Spirito e i sacramenti della Chiesa: "A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi" (Gv 20,23). La pace donata dal Risorto è, così, il trionfo della Divina Misericordia. Che cosa infatti è la misericordia, se non l'amore sconfinato di Dio, che di fronte al peccato dell'uomo, frenando il sentimento di una severa giustizia, quasi si lascia intenerire dalla miseria della sua creatura, e si spinge fino al dono totale di sé, nella croce del Figlio? "O felice colpa che ci hai meritato un così grande Redentore!". Per cogliere la profondità di questo mistero, dobbiamo prendere sul serio la sconcertante rivelazione di Gesù: "Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione" (Lc 15,7).
[Regina Coeli, 10 aprile 1994]

11 aprile
 
"Pace a voi!". Ecco il saluto del Risorto.
Dio è veramente il Pastore che lascia le novantanove pecore per andare alla ricerca di quella smarrita (cfr. Lc 15,4-6); è il Padre sempre in attesa del figlio perduto (cfr. Lc 15,11-31). Chi può dire di essere senza peccato e di non aver bisogno della misericordia di Dio? Noi, uomini di questo nostro tempo così inquieto, oscillante tra il vuoto dell'auto-esaltazione e l'avvilimento della disperazione, abbiamo più che mai bisogno di una rigenerante esperienza di misericordia. Dobbiamo imparare a ripetere a Dio, con fiducia e semplicità di figli: "Grande è il nostro peccato, ma più grande è il tuo amore!" Aprendoci alla misericordia, non intendiamo certo trarne motivo per adagiarci nella mediocrità e nel peccato, ma al contrario ci sentiamo rianimati a propositi di vita nuova. O Maria, Madre di misericordia! Tu conosci come nessun altro il cuore del tuo Figlio divino. Instillaci nei confronti di Gesù la confidenza filiale vissuta dai Santi, quella confidenza che animò la Beata Faustina Kowalska, grande apostola della Divina Misericordia nel nostro tempo.
[Regina Coeli, 10 aprile 1994]
 
12 aprile
 
Regina del cielo, rallegrati!
La Chiesa nell'invitare la Madre di Cristo alla gioia ha in mente le parole pronunciate dal Signore nel cenacolo, alla vigilia della sua passione. Disse Gesù: "La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell'afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora - diceva Gesù agli Apostoli - siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia" (Gv 16,21-23). La Chiesa che, dopo gli Apostoli, ha fatto sue queste parole di Cristo, le rivolge durante il tempo di Pasqua prima di tutto a Colei che ha messo al mondo il Salvatore: "Regina del cielo, rallegrati!". Parole che esprimono la gioia materna della Chiesa, la quale esulta insieme alla Madre del suo Signore, con la stessa gioia, la gioia della vita, che si è rivelata nella risurrezione e che perdura in eterno in Dio. Tra l'immagine della madre che dà alla luce il figlio e quella del buon Pastore che offre la vita per le sue pecore (cfr. Gv 10,11) esiste un profondo legame. Chi dà la vita nell'amore, la riceve di nuovo. L'amore infatti è forte come la morte (cfr. Ct 8,6). Ecco perché la verità sulla risurrezione si esprime anche attraverso il mistero del grano che cade in terra e muore per produrre il frutto (cfr. Gv 12,24).
[Regina Coeli, 24 aprile 1994]
 
13 aprile
 
"Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso" (117[118],24).
Sconfiggendo la morte, Cristo ha fatto nuova ogni cosa (cfr. Ap 21,5). Dalla Pasqua scaturiscono per i credenti novità di vita, pace e gioia. La pace e la gioia della Pasqua però non sono solo per la Chiesa: sono per il mondo intero! La gioia è vittoria sulla paura, sulla violenza e sulla morte. La pace è l'opposto dell'angoscia. Salutando gli Apostoli spaventati e scoraggiati per la sua passione e morte, il Risorto dice: "Pace a voi!" (Gv 20,19). Quando Cristo appare a Giovanni sull'isola di Patmos, è ancora questo il suo invito: "Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi" (Ap 1,17-18). La Pasqua sconfigge la paura dell'uomo, perché dà l'unica vera risposta ad uno dei suoi più grandi problemi: la morte. Annunciando la Risurrezione di Gesù, la Chiesa vuole trasmettere all'umanità la fede nella risurrezione dei morti e nella vita eterna. L'annuncio cristiano è essenzialmente "vangelo della vita". "Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto, non è qui!" dice l'angelo alle donne recatesi al sepolcro di buon mattino. Con queste parole egli ci fa comprendere che quel "vuoto" è segno di una nuova presenza del Signore tra gli uomini; quella tomba aperta e priva del corpo di Gesù è testimonianza della vittoria della vita sulla morte.
[Regina Coeli, 23 aprile 1995]
 
14 aprile
 
La Liturgia ripete: «Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo!». L’alleluja della pasqua di risurrezione è recato dagli angeli. Gli angeli, dunque, sono al servizio dei disegni di Dio nei momenti fondamentali della storia della salvezza. Quali inviati di Dio, essi fungono da messaggeri della sua volontà redentrice. La loro presenza è vista dalla Scrittura e dall'ininterrotta fede ecclesiale come segno di uno speciale intervento della Provvidenza e come annuncio di realtà nuove, che portano con sé redenzione e salvezza.
L'annuncio pasquale, che il messaggero divino ha rivolto alle donne, viene ripetuto a ciascuno di noi dal nostro angelo custode: "Non temere! Apri il cuore a Cristo risorto". Ponendo accanto a noi il suo angelo, il Signore intende accompagnare ogni momento della nostra esistenza con il suo amore e con la sua protezione, perché possiamo combattere la buona battaglia della fede (cfr 1 Tm 6,12) e testimoniare senza timore e senza esitazione la nostra adesione a Lui, morto e risorto per la nostra redenzione. Invochiamo la Regina degli angeli e dei santi, affinché ci ottenga che, sorretti dal nostro angelo custode, sappiamo essere ogni giorno autentici testimoni della Pasqua del Signore.
[Regina Coeli, 31 marzo 1997]
 
15 aprile
 
"Pace a voi!" (Gv 20,19-21). Questo è il saluto del Signore risorto agli Apostoli.  Pace a voi! Era l'abituale saluto ebraico, ma sulle labbra di Gesù esso è riempito di un contenuto nuovo. Il Risorto si presenta come la sorgente della pace, di una pace che non è solo assenza di guerra, ma comunione piena con Dio e con i fratelli.
Possa questo saluto del Risorto echeggiare in ogni angolo della terra, in questo nostro tempo ancora così provato dalla violenza. Pace a voi! Non è soltanto un augurio, ma un dono. Gesù ci assicura che la pace è possibile, perché ce ne dà insieme il segreto e la forza. Egli viene a snidarci da quel pessimismo di comodo, che talvolta ci fa pensare che la guerra e la violenza siano ineluttabili, e ci fa arroccare dentro le nostre sicurezze e i nostri confini, quasi che la sofferenza dei fratelli lontani non ci appartenga, e si possa lecitamente abbandonarli al proprio destino. No, non è così! La pace offerta da Cristo è un compito che ci investe tutti, e ci impegna ad avere un cuore veramente "universale".
[Regina Coeli, 6 aprile 1997]
 
16 aprile
 
La pace offerta dal Cristo risorto è amore e misericordia. L'amore misericordioso di Dio rigenera ogni essere umano; è accogliendo il dono della misericordia del Signore risorto che è possibile costruire un mondo riconciliato, realmente aperto all'orizzonte della vita, della gioia piena e profonda in Dio Trinità. Dopo la Pasqua l'uomo non è più un essere per la morte, ma un essere per la vita. L'abisso della morte è stato annientato dall'esplosione di vita del Cristo risorto. Nell'icona orientale dell'anastasi, Gesù è raffigurato mentre solleva dal sepolcro Adamo ed Eva e li richiama alla vita. La glorificazione di Gesù è "premessa" e "promessa" della nostra glorificazione, purché non rifiutiamo il dono del suo amore misericordioso, grazie al quale possiamo partecipare alla festa della vita nel Cristo risorto. La Vergine Santa ci aiuti a far nostra la vita nuova del Figlio suo, accogliendo il dono della divina misericordia che ci rende costruttori di perdono, di riconciliazione e di pace. Ella ispiri a quanti hanno responsabilità di governo, nelle sedi nazionali e internazionali, il coraggio necessario per intervenire con tempestiva saggezza nelle situazioni difficili, prima che si giunga all'irreparabile, e altro sangue venga inutilmente versato.
[Regina Coeli, 6 aprile 1997]
 
17 aprile
 
Cristo, nostra Pasqua, è immolato….. «Perché cercate un vivo tra i morti?», dice un angelo alle donne che si erano recate al sepolcro (cfr Lc 24, 5). La stessa domanda, da quel giorno, percorre i secoli e giunge fino a noi.
L'Angelo ci invita a non cercare un vivo tra i morti. Possiamo raccogliere, da queste sue parole, due insegnamenti. Anzitutto, l'esortazione a non stancarci mai di cercare il Cristo risorto, che dona la vita in abbondanza a quanti lo incontrano. Trovare Cristo significa scoprire la pace del cuore, come conferma l'esperienza di tanti convertiti. Le stesse donne del Vangelo, dopo un iniziale timore, provano una grande gioia nel ritrovare vivo il Maestro (cfr Mt 28,8-9). Auguro a tutti di fare la medesima esperienza spirituale, accogliendo nel cuore, nelle case e nelle famiglie il lieto annuncio della Pasqua: "Cristo risorto più non muore, la morte non ha più potere su di Lui. Alleluja!" .
Ma vi è un secondo insegnamento, che possiamo trarre dalle parole dell'Angelo. Quando egli spinge le donne a non cercare "un vivo tra i morti", vuole farci capire che Cristo - il Vivente che risplende di gloria - può essere conosciuto dai suoi discepoli meglio ora che prima della passione e morte. Adesso, infatti, egli dona ai discepoli lo Spirito Santo, che può guidarli "alla verità tutta intera" (Gv 16,13). Lo Spirito, primo dono del Risorto ai credenti (cfr Gv 20,22), soccorre alla loro fragilità, portandoli a "conoscere compiutamente il mistero della redenzione e a predicare in tutta verità la regola della fede».
[Regina Coeli 13 aprile 1998]
 
18 aprile
 
"Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi" (Gv 20,22-23). Con queste parole, il Cristo risorto chiama gli Apostoli ad essere messaggeri e ministri del suo amore misericordioso e da quel giorno, di generazione in generazione, risuona nel cuore della Chiesa quest'annuncio di speranza per ogni credente. Beati coloro che aprono l'animo alla misericordia divina! L'amore misericordioso del Signore precede ed accompagna ogni azione evangelizzatrice e l'arricchisce di straordinari frutti di conversione e di rinnovamento spirituale.  Il cammino del popolo cristiano in ogni angolo della terra è segnato dall'azione costante della misericordia divina. Così nella prime comunità, così nei successivi sviluppi della Chiesa nei vari continenti.
Ella, che fu al centro della comunità apostolica come maestra di preghiera e di comunione, ottenga un'abbondante effusione dello Spirito Santo su tutte le Comunità cristiane sparse in ogni parte del continente asiatico. La Madonna, Madre della divina Misericordia, ci ottenga, altresì, di accogliere con animo aperto il dono dell'amore misericordioso che Cristo risorto offre a tutti i credenti, perché la sua misericordia e la sua pace segnino il presente ed il futuro dell'intera umanità.
[Regina coeli 19 aprile 1998]
 
19 aprile
 
Nel tempo liturgico della Pasqua, che va dalla Domenica di Risurrezione a quella di Pentecoste, risuona più frequente nell'assemblea dei credenti il canto gioioso dell'Alleluia. Esso è invito alla lode per la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Questo tempo è anche il periodo dell'anno nel quale facciamo memoria delle origini della Chiesa, riandando alle vicende del gruppo dei discepoli che, dopo aver incontrato Gesù risorto, ricevettero con potenza il suo Spirito e diventarono coraggiosi annunciatori del Vangelo nel mondo.
Mentre, leggendo il Libro degli Atti degli Apostoli, ripercorriamo i primi passi della Chiesa, (….) ci è detto che al centro della nascente Comunità apostolica vi è la presenza della Madre del Risorto: "Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù" (At 1,14).
Come sotto la croce, intimamente unita al sacrificio redentore di Cristo, così nel Cenacolo Maria è sua silenziosa testimone fra gli Apostoli. In un certo senso, essa è l'animatrice della loro fede e della loro preghiera. Li sostiene e li incoraggia, mentre invocano unanimi lo Spirito Santo promesso da Gesù. Quest'icona della prima Comunità orante in attesa della Pentecoste deve restare sempre dinanzi ai nostri occhi, specialmente in questo anno dedicato allo Spirito Santo, per sostenere il nostro itinerario di fede e di apostolato.
[Regina Coeli, 26 aprile 1998]
 
20 aprile
 
Nel tempo pasquale, i testi biblici della Liturgia mettono in risalto la presenza e l'azione dello Spirito Santo nella prima comunità cristiana. La Chiesa, fondata sulla testimonianza degli Apostoli, è guidata nel suo cammino attraverso i secoli dallo Spirito Santo, che la spinge sulle vie della missione incontro a tutte le nazioni ed a tutte le culture del pianeta. Ad esse non impone leggi o tradizioni umane, ma annuncia la Buona Notizia di Cristo Salvatore e il suo comandamento: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato" (cfr Gv 15,12), con grande rispetto per il loro patrimonio culturale e per il loro impegno religioso.
… Siamo invitati a meditare con maggiore attenzione su questa realtà, e soprattutto ad elevare una corale invocazione a Dio, perché mandi il suo Spirito a rinnovare la terra ed a confortare il suo popolo pellegrino nella storia.
Invochiamo l'intercessione di Maria, figura della Chiesa, sempre guidata dallo Spirito. La presenza di Maria nella Chiesa è pegno e garanzia del dono dello Spirito, che a Nazaret generò in Lei il Salvatore e a Pentecoste animò la Chiesa nascente, perché l'opera della Redenzione fosse propagata fino agli estremi confini della terra. A Lei affidiamo la missione dei credenti … insieme alle attese ed alle speranze dell'intera umanità.
[Regina Coeli, 17 maggio 1998]
 
21 aprile
 
L'annuncio "Cristo, mia speranza, è risorto!" continua a risuonare nella Liturgia del tempo pasquale. Si prolunga così e si dilata, nella Chiesa e nel cuore dei fedeli, il gaudio spirituale della Pasqua.
La risurrezione di Cristo costituisce l'evento più sconvolgente della storia umana. E quell'evento a tutti ha donato una nuova speranza: sperare, ora, non è più attendere che qualcosa avvenga. E' essere certi che qualcosa è avvenuto, perché "il Signore è risorto e vive immortale"! Per la prima volta le parole che proclamavano la Risurrezione furono pronunciate da un Angelo accanto alla tomba vuota di Cristo. Alle donne, recatesi al sepolcro all'alba del primo giorno dopo il sabato, egli disse: "Non è qui. E' risorto" (Mt 28, 5). Ed esse "con gioia grande corsero" (Mt 28, 8) a ripeterle ai discepoli. Per i discepoli, paurosi e sconfortati, l'annuncio del messaggero celeste, reso ancor più evidente dalle apparizioni del Risorto, offrì la conferma di quanto il Signore aveva preannunciato. Confortati da questa certezza e ripieni di Spirito Santo, essi percorreranno poi i sentieri del mondo per far risuonare il gioioso annuncio pasquale. Cristo, mia speranza, è risorto!", ripetiamo quest'oggi, invocando da lui il coraggio della fedeltà e la perseveranza nel bene. Invochiamo soprattutto la pace, dono che egli ci ha ottenuto con la sua morte e risurrezione. Affidiamo a Maria questa nostra accorata invocazione. "Regina del cielo", Tu che ti allieti perché "colui che portasti nel grembo è risorto", ottieni conforto e sostegno. Ottieni serenità e pace per tutto il mondo.
[Regina Coeli, 5 aprile 1999]
 
22 aprile
 
La gioia pasquale pervade ancora i nostri cuori. Dopo il tempo quaresimale, dopo le forti emozioni del Triduo Santo, sostiamo in meditazione davanti alla tomba vuota, attratti dal radioso mistero della risurrezione del Signore. La vita ha vinto la morte. C'è bisogno di fede per aprirsi a questo nuovo e meraviglioso orizzonte. Lasciamoci penetrare dai pensieri e dalle emozioni che vibrano nella sequenza pasquale: "Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto". Questa verità contrassegnò la vita degli Apostoli che, dopo la risurrezione, sentirono riaccendersi nell'animo la volontà di seguire il loro Maestro e, ricevuto lo Spirito Santo, andarono senza indugio ad annunziare a tutti quanto avevano personalmente visto e sperimentato.
Ancora una volta è risuonato per noi il confortante annuncio della risurrezione: "Cristo, mia speranza, è risorto!". Se Cristo è risuscitato, possiamo guardare con occhi e cuore nuovi ad ogni evento della nostra esistenza. E’ la liturgia pasuqale che ci fa ricordare le parole dell'angelo alle tre donne piangenti accanto alla tomba vuota. Esse, come ricorda il Vangelo, si recarono di buon mattino al sepolcro e là ricevettero da "un giovane... vestito d'una veste bianca" la notizia che ha cambiato il corso della storia: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E' risorto, non è qui» (cfr Mc 16,6). E' risorto. Ecco il centro della nostra fede. Testimone silenziosa di tutti questi eventi fu Maria. DomandiamoLe che aiuti anche noi ad accogliere in pienezza quest'annuncio pasquale.
[Regina Coeli, 24 aprile 2000]
 
23 aprile
 
"Non abbiate paura! - disse l’angelo alle donne - ... E’ risorto non è qui" (Mc 16,6). E aggiunse: "Ora andate"ad annunciare questa notizia agli Apostoli (cfr ivi).
Anche per noi hanno grande valore queste parole dell’angelo, che riascoltiamo sempre con intima emozione. Se infatti Cristo è risorto, tutto cambia e acquistano senso nuovo la vita e la storia.
La liturgia pasquale propone alla nostra meditazione la predicazione dell'apostolo Pietro alle folle di Gerusalemme. Essa è centrata su questo annuncio: "Gesù, Dio l'ha resuscitato e noi tutti ne siamo testimoni" (At 2,32). Con semplicità e chiarezza, Pietro afferma che il Cristo crocifisso è vivo, è risorto, e "tutti noi ne siamo testimoni". Da allora la Chiesa non ha cessato di proclamare questa stessa "buona novella". E’ urgente che tutti gli uomini conoscano e incontrino Cristo, crocifisso e risorto, e da Lui si lascino conquistare. A quanti l’accolgono Egli apre il cuore a quella gioia vera che rende nuova, bella e ricca di speranza l'umana esistenza.
Regina caeli, laetare, Alleluia! Del gaudio pasquale gioisce particolarmente Maria, la Madre di Cristo, che con Lui ha condiviso la dura prova della passione. Sia Maria a rendere sempre più viva la nostra fede nella resurrezione del Signore e a guidarci nell’impegno di testimoniare il lieto e fondamentale messaggio della Pasqua agli uomini e alle donne del terzo millennio.
[Regina Coeli, 21 aprile 2003]

24 aprile
 
Il canto del "Regina caeli" esprime la gioia di Maria per la resurrezione del suo divin Figlio. Maria diventa così modello della comunità cristiana, che si "rallegra" per la Pasqua del suo Signore, fonte di autentica gioia per tutti i credenti. E’ il Risorto, infatti, la sorgente e la ragione ultima di questo gaudio spirituale, che nessuna ombra può e deve offuscare. La liturgia del tempo di Pasqua lo ripete costantemente: "Cristo è risorto come aveva promesso". Così proclamiamo anche nel "Regina caeli", preghiera tanto cara alla pietà popolare. Consapevole di quest’evento salvifico, che ha cambiato il corso della storia, la Chiesa si associa a Colei che ha vissuto più da vicino la passione, la morte e la resurrezione di Gesù. E a Lei chiede di sostenere la propria fede: "Ora pro nobis Deum - Prega per noi il Signore".
Ciascuno di noi si soffermi accanto al sepolcro vuoto per meditare sul sommo prodigio della resurrezione di Cristo. La Vergine Maria, silenziosa testimone di questo mistero, ci confermi nell’adesione personale a Colui che è morto e risorto per la salvezza d’ogni essere umano. Ci sia maestra e guida nella fede; ci sostenga nei momenti del dubbio e della tentazione; ci ottenga quella serenità interiore che nessuna paura può scuotere, perché radicata nella certezza che Cristo è davvero risorto.
[Regina Coeli, 12 aprile 2004]                   
 
 25 aprile
 
Il giorno della risurrezione il Signore, apparendo ai discepoli, li salutò così: "Pace a voi!", e mostrò le mani e il costato con i segni della passione. Otto giorni dopo, come leggiamo nell’odierna pagina evangelica, ritornò ad incontrarli nel Cenacolo e nuovamente disse: "Pace a voi!" (cfr Gv 20,19-26).
La pace è il dono per eccellenza di Cristo crocifisso e risorto, frutto della vittoria del suo amore sul peccato e sulla morte. Offrendo se stesso, immacolata vittima di espiazione sull’altare della Croce, Egli ha riversato sull’umanità l’onda benefica della Divina Misericordia.
Gesù, pertanto, è la nostra pace, perché è la manifestazione perfetta della Divina Misericordia. Egli infonde nel cuore umano, che è un abisso sempre esposto alla tentazione del male, l’amore misericordioso di Dio.
Il Signore invia anche noi a recare a tutti la sua pace, fondata sul perdono e sulla remissione dei peccati. Si tratta di un dono straordinario, che Egli ha voluto legare al Sacramento della penitenza e della riconciliazione. Quanto ha bisogno l’umanità di sperimentare l’efficacia della misericordia di Dio in questi tempi segnati da crescente incertezza e violenti conflitti!
Maria, Madre di Cristo nostra pace, che sul Calvario ha raccolto il suo testamento d’amore, ci aiuti a essere testimoni e apostoli della sua infinita misericordia.
[Regina Coeli, 18 aprile 2004]
 
26 aprile
 
Risuona ancora il gioioso Alleluja della Pasqua. La pagina del Vangelo di Giovanni sottolinea che il Risorto, la sera di quel giorno, apparve agli Apostoli e "mostrò loro le mani e il costato" (Gv 20,20), cioè i segni della dolorosa passione impressi in modo indelebile sul suo corpo anche dopo la risurrezione. Quelle piaghe gloriose, che otto giorni dopo fece toccare all’incredulo Tommaso, rivelano la misericordia di Dio, che "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3,16).
Questo mistero di amore sta al centro del culto della Divina Misericordia.
All’umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dell’egoismo e della paura, il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l’animo alla speranza. E’ amore che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e di accogliere la Divina Misericordia!
Signore, che con la tua morte e risurrezione riveli l’amore del Padre, noi crediamo in Te e con fiducia ti ripetiamo quest’oggi: Gesù, confido in Te, abbi misericordia di noi e del mondo intero.
[Regina Coeli, 3 aprile 2005]
 
27 aprile
 
Dopo quaranta giorni dalla sua risurrezione, Egli fu elevato in alto sotto gli occhi dei discepoli e una nube lo sottrasse al loro sguardo (cfr At 1,9).
Quello dell'Ascensione di Gesù è un evento che ha lasciato un'impronta indelebile nella memoria dei primi discepoli, così che ne troviamo testimonianza nei Vangeli e nel Libro degli Atti degli Apostoli. Quaranta giorni dopo la sua risurrezione, Gesù condusse i suoi discepoli sul Monte degli Ulivi, "verso Betania", e, "mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo" (Lc 24,50-51). Naturalmente essi rimasero a guardare verso l'alto, ma furono subito richiamati da due angeli: "Perché state a guardare il cielo? Questo Gesù ... tornerà un giorno allo stesso modo "Come in cielo così in terra": queste parole, che ripetiamo ogni giorno nella preghiera del Padre nostro, esprimono bene la nuova condizione dei discepoli, trasformati dall'esperienza del mistero pasquale di Cristo. Essi sono al tempo stesso cittadini della terra e del cielo. Cristo, infatti, ha creato in se stesso il ponte tra cielo e terra: Egli è il Mediatore tra Dio e l'uomo, tra il Regno dei cieli e la storia del mondo. Uniti a Lui nel suo stesso Spirito, i credenti formano una comunità nuova, la Chiesa, la cui natura è al tempo stesso visibile e spirituale, pellegrinante nel mondo e partecipe della gloria celeste (cfr Lumen gentium, 8. 48-51).
Tra tutte le creature, Maria Santissima è stata più di ogni altra associata a questo mistero. Quale nuova Eva da cui è nato il nuovo Adamo, Ella indica la via del nostro impegno sulla terra; al tempo stesso, essendo stata assunta in cielo in anima e corpo, Ella ci invita a tendere verso la nostra vera patria, dove ci aspetta la pienezza della vita nell'amore di Dio Uno e Trino.
[Regina Coeli, 27 maggio 2001]
 
28 aprile
 
La Pentecoste è festa grande per la Chiesa ed anche per il mondo. A Gerusalemme, cinquanta giorni dopo la risurrezione di Cristo, sulla prima comunità dei suoi seguaci discese lo Spirito Santo manifestandosi col vigore del vento e del fuoco e diventando l'anima della Chiesa nascente, la sua forza, il segreto del suo cammino nei secoli.
Potrebbe essa esistere senza lo Spirito Santo, datore della vita, di ogni vita? La Bibbia ce lo presenta librato sulle acque della prima creazione (cfr. Gen 1,2), principio di esistenza per tutte le creature. Dalla sua speciale effusione nel giorno di Pentecoste prende vita anche la nuova creazione, la comunità dei salvati, redenti dal sangue di Cristo.
Vieni, Santo Spirito! Noi ti invochiamo per tutta la Chiesa: accresci la nostra fedeltà, consolida la nostra unità, infondi slancio alla nostra evangelizzazione.
Vieni, vieni Santo Spirito! Noi ti supplichiamo per il mondo. Mostrati "padre dei poveri" e "consolatore perfetto". Tocca i cuori, illumina le menti, suscita desideri e propositi di pace. Guardiamo alla Vergine Santa, che nel giorno di Pentecoste era nel Cenacolo, insieme con gli Apostoli. In Lei la forza dello Spirito Santo ha compiuto davvero cose grandi (Lc 1,49). Ella, Madre del Redentore, Madre della Chiesa, Madre dei sacerdoti, ottenga con la sua intercessione una rinnovata effusione dello Spirito di Dio sulla Chiesa e sul mondo.
 
29 aprile
 
L'evento straordinario della Pentecoste segna l'inizio della sua missione universale di evangelizzazione. L'evangelista Giovanni attesta che Cristo risorto, apparendo agli Apostoli nel cenacolo la sera stessa di Pasqua, "alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi..." (Gv 20, 22-23). Cristo stesso chiese poi agli Undici di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l'effusione dello Spirito, che il Padre avrebbe mandato "dall'alto" (cfr Lc 24,49). L'evento verificatosi cinquanta giorni dopo la Pasqua è dunque il compimento del dono di Cristo morto, risorto e asceso al Padre; è il compimento del mistero pasquale. Come Giovanni ritrae Maria ai piedi della croce, così Luca ne registra la presenza nel Cenacolo il giorno di Pentecoste, in preghiera con gli Apostoli. Questa duplice icona esprime compiutamente il ruolo di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, come insegna il Concilio Ecumenico Vaticano II (Lumen gentium, cap. VIII).
Maria è modello della Chiesa, che sa ascoltare in silenzio la parola d'amore di Dio ed invoca il dono dello Spirito Santo, fuoco divino che riscalda i cuori degli uomini ed illumina i loro passi sui sentieri della giustizia e della pace.
 
 
30 aprile
 
La solennità della Santissima Trinità presenta alla nostra orante contemplazione il mistero di Dio: Padre, Figlio, Spirito Santo. Nella Trinità si può scorgere il modello originario della famiglia umana, costituita da un uomo e da una donna chiamati a donarsi reciprocamente in una comunione d'amore aperta alla vita. Nella Trinità è anche il modello della famiglia ecclesiale, in cui tutti i cristiani sono chiamati a vivere rapporti di reale condivisione e solidarietà. E' l'amore il segno concreto della fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.
La seconda Persona della Santissima Trinità, che si è incarnata e fatta uomo in Cristo, è presente tra noi nel sacramento dell'Eucaristia. E', questo, il tesoro più grande della Chiesa, che lo custodisce con immensa gratitudine ed amore.
[Angelus, 7 giugno 1998]