Corpus Domini: l'Eucaristia e l’imborghesimento dei cuori

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Celebrare il Corpo e Sangue di Cristo significa rimeditare il significato teologico ecclesiale e comunitario dell’Eucarestia.
 
I cristiani affermano spesso e amano ripetere che l'Eucaristia è il centro vitale della Chiesa e l'esperienza nucleare della vita cristiana. Ed è realmente così!  Ricordava con particolare forza del Vaticano II: "Nessuna comunità cristiana può essere costruita se non ha come radice e come cardine la celebrazione dell'Eucaristia".

Tuttavia, nel corso dei secoli, si è fatto di tutto con la Cena del Signore. Si sono dimenticate belle e significative celebrazioni che hanno caratterizzato per secoli la vita liturgica della Chiesa (la liturgia delle ore, il rosario, il mese di maggio, il mese di ottobre, le novene, le rogazioni, ecc.) disseminando celebrazioni di sante Messe ovunque e per ogni occasione. Questo ha impoverito la celebrazione della eucarestia, rendendola rituale, abituale, rapida. Si è persa così un po’ la ieraticità del rito e soprattutto è venuta meno la celebrazione del "memoriale del Signore".
 
Inoltre l’abitudinarietà ha portato a numerosi abusi liturgici. In un documento, ahimé assai poco conosciuto, è scritto: «L'Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuzioni». E ha aggiunto: «Occorre purtroppo lamentare che, soprattutto a partire dagli anni della riforma liturgica post-conciliare, per un malinteso senso di creatività e di adattamento, non sono mancati abusi, che sono stati motivo di sofferenza per molti. Una certa reazione al "formalismo" ha portato qualcuno, specie in alcune regioni, a ritenere non obbliganti le "forme" scelte dalla grande tradizione liturgica della Chiesa e dal suo Magistero e a introdurre innovazioni non autorizzate e spesso del tutto sconvenienti ... La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante, né della comunità nella quale si celebrano i misteri» [Ecclesia de Eucharistia, 52].
 
Ma senza soffermarsi sul tema degli abusi, l'Eucaristia è anche svuotata della sua sostanza quando diventa pratica di routine, senza alcun impatto sulla nostra vita. Queste messe non costruiscono comunità e non alimentano la vita cristiana!
   È una grave contraddizione la comunione con Cristo ogni domenica nella più raccolta intimità e non preoccuparsi durante la settimana della comunione con i fratelli.
   È una grave contraddizione condividere il pane eucaristico e ignorare la fame di milioni di esseri umani privi di pane, di giustizia e di pace.
   È una grave contraddizione celebrare il "sacramento dell'amore" e non controllare i nostri egoismi individuali e collettivi o la nostra apatia di fronte alle situazioni di ingiustizia e di abbandono dei più svantaggiati.
  È una grave contraddizione ascoltare la Parola di Dio nella Scrittura, e non sentire le grida dei figli di Dio bisognosi; scambiarci ogni domenica l'abbraccio di pace e non lavorare per renderla reale tra di noi.

Vissuta così l'Eucaristia non provoca la conversione né suscita la sequela Christi. Al contrario, può convertirsi in un "alibi religioso" che, assicurando una certa soddisfazione al dovere religioso, inconsciamente rafforza l’ "imborghesimento dei cuori."
 
I cristiani sono spesso esortati a non trascurare la partecipazione alla eucarestia domenicale. Nella festa del Corpo e del Sangue del Signore dovremmo ascoltare un monito assai più preoccupante: siamo molto attenti a non vivere l’Eucaristia con abitudine e per abitudine!
 
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