Convertirsi per accogliere il Messia

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In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». <<< + >>>



È curioso il modo con cui il quarto vangelo presenta la figura di Giovanni Battista. Il personaggio - cerniera tra l’Antico e il Nuovo Testamento - è ridotto all'essenziale. Si tratta di un «uomo», senza ulteriori specificazioni e dettagli. Nulla si dice della sua origine o del suo status sociale. Nessun potere politico, non rivendica alcun titolo religioso. Non parla nel tempio o nella sinagoga. Egli dice di se stesso di non essere né il Messia, né Elia, e nemmeno il Profeta che tutti attendono. Si considera e si dichiara «Voce di uno che grida nel deserto: “Preparate la via del Signore».

 

Ma la predicazione del Battista ha scosso la coscienza di molti. Quel profeta del deserto stava dicendo ad alta voce che era necessario cambiare, tornare a Dio, pronti ad accogliere il Messia. Le folle, alcuni pubblicani, un piccolo drappello di soldati lo avvicinarono ponendogli una domanda assai concreta: «Che cosa dobbiamo fare?».

A tutti il Battista non propose nulla di eccezionale:

      non chiese di aggiungere alla vita dei suoi interlocutori nuove pratiche religiose.

     non propose di rimanere nel deserto per vivere una vita ascetica e di penitenza come lui.

     non suggerì altri nuovi precetti roboanti.

      non si perse in teorie sublimi o motivazioni profonde.

In maniera diretta, con indicazioni molto chiare e con uno stile assolutamente profetico disse: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

 

E noi che cosa possiamo e che cosa dobbiamo fare per accogliere Cristo in mezzo a questa società in crisi? Il modo migliore per preparare la via a Dio è semplicemente quello di rendere una società più solidale e fraterna; meno ingiusta e violenta. Il messaggio di Giovanni è chiaro: non bisogna trarre profitto da chiunque; non si può abusare dei deboli; non si deve vivere a spese degli altri; non è etico pensare solo al proprio  benessere …


Per Giovanni Battista il discorso finsce qui!; la proposta è chiara. Così si rivela la verità della nostra vita. E si manifesta la menzogna del nostro modo di vivere la religione.

Da dove cominciamo a cambiare la società? Che cosa possiamo fare per aprire percorsi di Dio nel mondo? Molte cose, ma niente di così efficace e realistico come quello di condividere ciò che abbiamo con chi è nel bisogno.

Papa Francesco, con profetico coraggio, ha denunciato: Non possiamo dimenticare che la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo vivono una quotidiana precarietà, con conseguenze funeste. Aumentano alcune patologie. Il timore e la disperazione si impadroniscono del cuore di numerose persone, persino nei cosiddetti paesi ricchi. La gioia di vivere frequentemente si spegne, crescono la mancanza di rispetto e la violenza, l’inequità diventa sempre più evidente. Bisogna lottare per vivere e, spesso, per vivere con poca dignità” (Evangelii gaudium 52).

 

Il cristianesimo, come lo stiamo vivendo, sembra aver perso il potere di trasformare la società nel senso indicato dal Papa. Ed è proprio questo che sta distorcendo la parte migliore della religione di Gesù svuotando la nostra sequela Christi dei valori autentici come la solidarietà, la compassione e la giustizia.

Riucorda ancora papa Francesco: La gioia del Vangelo è quella che niente e nessuno ci potrà mai togliere. I mali del nostro mondo – e quelli della Chiesa – non dovrebbero essere scuse per ridurre il nostro impegno e il nostro fervore. Consideriamoli come sfide per crescere. Inoltre, lo sguardo di fede è capace di riconoscere la luce che sempre lo Spirito Santo diffonde in mezzo all’oscurità” (Evangelii gaudium 52).


Le semplici parole del Battista, gli indirizzi di buon cammino di papa Francesco costringono a pensare che la radice delle ingiustizie è anche nei nostri cuori. Le strutture riflettono molto bene lo spirito che anima ciascuno di noi. Riproducono molto fedelmente l'ambizione, l'egoismo e la sete di potere che è in ognuno di noi. E' necessario e urgente convertirsi per accogliere il Messia!