Il settimo comandamento del Decalogo
«Non rubare»

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I Dieci comandamenti hanno sempre un forte valore prioritario, nel quale possiamo vedere i grandi indentificatori di strada. I Dieci Comandamenti riletti e rivissuti nella luce di Cristo, nella luce della vita della Chiesa e delle sue esperienze, indicano alcuni valori fondamentali ed essenziali.
Tutto questo non funziona senza la comunione con Dio, senza il rispetto di Dio e la presenza di Dio nel mondo.

Un mondo dove Dio non c’è diventa in ogni caso un mondo dell’arbitrarietà e dell’egoismo.
Solo se appare Dio c’è luce, c’è speranza.


Il settimo comandamento «non rubare» segue immediatamente i precetti relativi ai genitori, alla vita del prossimo, al valore della famiglia e del matrimonio.
P
roibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni.

Scrive la Catechismo della Chiesa Cattolica: “Il settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo. Esso prescrive la giustizia e la carità nella gestione dei beni materiali e del frutto del lavoro umano”
(2401).

Il rubare è propriamente un impossessarsi delle proprietà altrui contro la ragionevole volontà del padrone ed è un'offesa alla giustizia e, ancor più, alla carità.
Il settimo comandamento è ordinato alla retta amministrazione del denaro e dei beni materiali ricevuti in dono da Dio.

Si tratta di un comandamento molto importante, che coinvolge tante questioni delicate: il problema della proprietà privata, la destinazione universale dei beni, la virtù cardinale della giustizia, i rapporti con lo Stato in ordine alla tassazione, etc.
 
Il furto
Si commette furto quando si prendono di nascosto beni altrui. La rapina è sottrarli con la violenza. La frode è il furto che si commette ingannando con imbrogli, documenti falsi, ecc., o negando il salario dovuto. L’usura consiste nel pretendere un interesse superiore al lecito per danaro dato in prestito (approfittando, in genere, di una situazione di necessità).
Il furto non è solo di cose, di denaro, di proprietà, di lavoro. Esso può anche riguardare il pensiero, la libertà, il cuore, la fede, la pace, l'amore. Così è furto levare l'onore a un uomo, la dignità a una donna, la tranquillità a un familiare, la fede a un credente, l'innocenza a un bambino, la paternità o la maternità a un nato, la speranza a un anziano, la moglie a un marito, l'affetto a un bisognoso.
 
Usura
L'usura si commette con l'esigere senza legittimo titolo un illecito interesse per una somma prestata, abusando del bisogno altrui.
 
Frode
La frode si commette ingannando il prossimo nel commercio con pesi, misure o monete false e con merci cattive; falsificando scritture e documenti; facendo inganni nelle compre, nelle vendite e in qualsiasi altro contratto e quando non si vuol dare il giusto e il convenuto.
 
Giustizia e solidarietà
La virtù morale della giustizia consiste nel dare a ciascuno ciò che gli è dovuto. La giustizia è l’atto di pagare un debito; è ciò che la comunità deve ai cittadini in proporzione alle loro prestazioni e ai loro bisogni; è quella del cittadino verso la comunità.
La virtù della solidarietà è la determinazione di impegnarsi per il bene comune di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti.
 
Doppio lavoro
Lo stesso doppio lavoro, fatto per ingordigia di guadagno, diventa una violazione del settimo comandamento, perché in questo modo si toglie l'impiego a un disoccupato e viene sacrificato il tempo che andrebbe destinato alla moglie, ai figli, a se stessi, a Dio, agli altri. Se abbiamo fatto un male a qualcuno, Dio ci ordina di riparare come possiamo al danno arrecato e di non farlo più. C'è vero pentimento solo quando c'è buon proponimento. Così fece anche Zaccheo: "Se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto" (Lc 19,8).
 
Bene comune
Come membri di una comunità civile abbiamo dei doveri anche verso lo Stato pagando le tasse per i servizi pubblici che ci vengono offerti. Altrimenti creiamo disagio, ingiustizia, disordine, povertà. "Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio" (Mc 12,17).
 
Avarizia
Gesù raccomanda di non attaccarci morbosamente alle cose materiali e di stare lontani dall'avarizia che è un furto verso chi è bisognoso. Nulla abbiamo portato in questo mondo e nulla possiamo portare nell'altro. Usiamo ciò che possediamo, ma senza esserne posseduti. Papa Francesco narra che la sua nonna ripeteva spesso: "Il sudario (ossia il velo che si stende sul defunto prima di chiudere la bara) non ha tasche" .... In realtà non portiamo via nulla ....

Beni della creazione
Anche il disprezzo e lo spreco dei beni della creazione, come il danno ecologico e lo sfruttamento esagerato delle risorse naturali, sono da considerarsi un'offesa a Dio e al prossimo. (cfr. Laudato sì'). È una verità della Chiesa che "il settimo comandamento esige il rispetto dell'integrità della creazione. Gli animali, come le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene comune dell'umanità. L'uso delle risorse minerali, vegetali e animali dell'universo non può essere separato dal rispetto delle esigenze morali. La signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all'uomo non è assoluta; deve misurarsi con la sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle generazioni future, ed esige un religioso rispetto dell'integrità della creazione" (Catechismo della Chiesa Cattolica 2415).
 
Il Concilio Vaticano II nella Gaudium et Spes dichiara: «L'uomo, usando dei beni del Creato, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede, non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possono giovare non unicamente a lui, ma anche agli altri» (69).
 
Chi ruba si deruba, poiché perde Dio.
Il settimo comandamento ordina di rispettare ciò che appartiene agli altri, di dare la giusta mercede agli operai, di osservare la giustizia in tutto quello che riguarda la proprietà altrui.
Aiutiamo chi ha bisogno, sia nelle necessità corporali che in quelle spirituali, procurandoci così un tesoro nel cielo.

 

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