«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»

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Racchiuso nella fortezza di Macheronte, a sud-est della foce del fiume Giordano sulla riva est del Mar Morto, dove era stato incarcerato da Erode Antipa perché accusato da lui pubblicamente d’essersi impadronito della moglie di suo fratello, Giovanni il Battista viveva una profonda crisi interiore. Infatti fu preda del dubbio che quello stesso Gesù che lui aveva identificato come il Cristo non corrispondesse all’idea di Messia che il popolo di Israele stava aspettando. Lui che pure aveva riconosciuto in Gesù il Cristo, lui che aveva riconosciuto in Gesù il Messia e che lo aveva indicato come l'Agnello di Dio, è andato in crisi.

Il Battista aveva preannunciato un Messia di fuoco, che avrebbe bruciato la gramigna dei peccatori e degli infedeli. Ma dalle voci che gli arrivavno in carcere, il Messia Gesù non corrispondeva affatto al tipo dipinto da Giovanni. Il Messia non faceva uso della scure per tagliare alla radice la mala pianta dei peccatori e della ramazza per fare piazza pulita nell'aia della casa di Dio. Per questo le notizie che giungevano fino alla sua prigione circa Gesù di Nazaret lo lasciavano icredulo e perplesso: quando interverrà? Quando passerà all’azione, quando mostrerà la sua giustizia?

Fu così che, prima di essere giustiziato, Giovanni decide di inviare a Gesù alcuni discepoli per ottenere una risposta ai suoi dubbi che perseguitavano la sua mente e il suo cuore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù è il vero Messia, o bisognerà aspettare qualcuno più potente e deciso? La domanda conteneva una formula antica - molto in uso ai tempi di Gesù - secondo cui il Messia era denominato  «colui che deve venire», «il veniente», in quanto mandato da Dio nel mondo.

Era la domanda che sgorgava dalla delusione del “nulla è cambiato”, dallo smarrimento che tutto continui anzi peggiori, come se Lui non ci fosse.
 

Ai discepoli di Giovanni Gesù non ha risposto direttamente. Non si è attribuito alcun titolo messianico. L’indicazione per riconoscere la sua vera identità è stata più viva e concreta. Egli rinviò alle opere che egli compie. Per sapere come Dio vuole che sia il Suo Messaggero, occorre osservare bene come fa Gesù ed essere molto attenti al suo messaggio. Nessuna confessione astratta può sostituire questa conoscenza concreta. Tutto l’agire di Gesù è orientato a guarire e liberare, non a giudicare o condannare. E dice: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete».  «Udire e vedere» e « andare e annunciare» sono il  quadrinomio che fa da matrice di ogni testimonianza. Gesù dice la verità con le « opere», con i fatti e la sua verità si diffonde anzitutto tramite quanti ne sono testimoni che vanno e dicono ciò che hanno visto e udito. In primo luogo, si deve comunicare a Giovanni ciò che si era visto: «I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo». Questo Messia annuncia la salvezza guarendo.

Poi avrebbero dovutoi riferire a Giovanni quello che avevano udito da Gesù: «Ai poveri è annunciato il Vangelo», un messaggio di speranza rivolto proprio alle vittime di tutti i tipi di abusi e ingiustizie. Questo Messia annuncia la Buona Novella di Dio ai poveri.

Per conoscere Gesù era meglio vedere a chi si avvicinava e che cosa faceva. Per catturare bene la sua identità non basta confessare teoricamente che è il Cristo, il Figlio di Dio. È necessario entrare in sintonia con il suo modo di essere Messia, che altro non è che alleviare le sofferenze, guarire la vita e aprire un orizzonte di speranza. Gesù sa che la sua risposta può deludere coloro che sognano di un Messia potente, un giudice che condanna e castiga. Per quello aggiunse: «E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». Lo scandalo è quello della misericordia. Un Rabbì che annuncia un Dio che non premia più i buoni, né castiga i malvagi, ma a tutti, buoni e malvagi offre il suo amore. Questo era il motivo dello scandalo per coloro che erano abituati a una mentalità religiosa tradizionale.

Chi è Gesù? La domanda è stata fondamentale fin dai primi tempi del cristianesimo.
Che nessuno di noi attenda un altro Messia che realizzi un altro tipo di opere! Che nessuno inventi un altro Cristo a proprio gusto e piacere poiché il Figlio di Dio è stato inviato per rendere la vita degli uomini più degna e felice, salvarla dal peccato e dall’ombra della morte fino a raggiungere la festa senza fine nella casa del Padre. 

Anche noi come Giovanni spesso fatichiamo a credere. Se una roccia come lui, che sapeva sfidare il vento del deserto, e che per Gesù era più di un profeta, è stato preso dal dubbio, allora c’è spazio anche per noi davanti a Gesù.

Ma quale Messia seguono i cristiani di oggi?

Ci dedichiamo noi pure a compiere le "opere" che Gesù ha fatto?

E se non le compiamo, che cosa ne facciamo della nostra vita?

Una comunità di Gesù non è solo un luogo di iniziazione alla fede o uno spazio per la celebrazione liturgica. Deve essere, per molti versi, fonte di vita, luogo di accoglienza casa ideale per chi ha bisogno di un focolare.