«La Bibbia è la lettera d’amore di Dio a noi»

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E' indispensabile riaccendere la responsabilità dei credenti nella conoscenza della Sacra Scrittura, nonché mantenerla viva attraverso un lavoro permanente di trasmissione e comprensione, capace di dare senso alla vita della Chiesa e degli uomini nelle diverse condizioni di vita.
 
Occorre riscoprire davvero la necessità che la comunità cristiana cresca nella conoscenza della Parola di Dio. E’ un compito entusiasmante perché lasciarsi bagnare dalla Sacra Scrittura è rivestirsi di una nuova vita; lasciarsi andare per riempirsi di amore infinitamente buono.

Scriveva il grande pensatore danese Sören Kierkegaard: «La Bibbia è la lettera d’amore di Dio a noi». Per questo bisogna leggerla «come un giovane legge la lettera dell’amata: essa è scritta per me».
 
Il Santo Padre Francesco ci ha incoraggiato a "fare spazio" dentro di noi alla Parola di Dio. 
Perché "abbiamo bisogno di ascoltare in mezzo alle mille parole ogni giorno, quella Parola che non ci parla di cose, ma ci parla di vita".
Una vita attorno a una chiamata che si rinnova a ogni alba, e che trova in ogni angolo del Vangelo un dialogo con quel Dio che parla e ascolta, che si fa casa, che si veste di conforto e protegge ogni ultimo respiro della nostra vita.
 
Il cristianesimo, come diceva san Bernardo, è la "religione della Parola di Dio", non di "una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e vivente". 
E quanto è importante scoprire, sulla scia tracciata dall'amato papa Benedetto XVI nella sua Esortazione apostolica post-sinodale  Verbum Domini , che "solo Dio risponde alla sete che è nel cuore di ogni essere umano". 
 
Soprattutto ora, di fronte a tanta sete di luce e tanta fame di affetto, ora che dobbiamo essere canali di misericordia affinché Dio, quando ci vede con il Vangelo nelle nostre mani e gli occhi fissi alla sua presenza, possa accettare in silenzio le nostre povere parole di lode.
 
«Tutto io faccio per il vangelo», ha rivelato San Paolo nella sua Prima Lettera ai Corinti (1 Cor 9,23). 
Allo stesso modo, nella sua Lettera ai Romani, ha confessato: «Io non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede»
(Rm 1,16) di non essersi mai vergognato del Vangelo, perché «è il potere di salvezza per tutti coloro che credono».
 
E sebbene nelle nostre attività quotidiane manchi spesso il tempo, la nostra fede deve germogliare proprio nel contesto della ferialità.
Facciamo posto ogni giorno al lieve sussurro della Parola di Dio.
Con il Salmista possiamo cantare noi pure: «
Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (Sal 118, 105).
 

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