Sinodo è il nome della Chiesa.
La sinodalità nel Magistero di Papa Francesco

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Quando si parla del rinnovamento o della riforma che Papa Francesco intende introdurre nella Chiesa, la parola sinodalità è quella fondamentale. Vi sono tre idee che sono come la struttura portante di tutto il pensiero del Papa sulla Chiesa.
Da un lato la missione o evangelizzazione: Papa Francesco vive, pensa e promuove una Chiesa dalla missione e per la missione.
Le altre due parole fondamentali sono una Chiesa battesimale e una Chiesa sinodale.
Sia il battesimo che la sinodalità sono orientati alla missione.
La sinodalità è così importante per comprendere la Chiesa che Papa Francesco ripete una frase che usò anche San Giovanni Crisostomo, nel IV secolo: la potremmo parafrasare così: Sinodo è il nome della Chiesa.

Papa Francesco rivalorizza la Chiesa della sinodalità; le dà un significato e una portata più precisi e al tempo stesso lo stabilisce come elemento fondamentale nella vita della Chiesa, sia per la esperienza che abbiamo di Chiesa, sia per la sua organizzazione e articolazione. La parola "camminare insieme", “fare il viaggio insieme”: la parola “percorso”, sono fonemi onnipresenti nelle dichiarazioni di papa Francesco. Il camminare lo attribuisce a Dio. Dio è un Dio che cammina. Dal battesimo inizia il cammino della fede. Lungo la strada, dobbiamo avanzare nel dialogo ecumenico e interreligioso. Pertanto, sinodo deve essere parola fondamentale per comprendere la Chiesa.
 
Il Santo Padre Francesco il 17 ottobre 2015, in occasione della Commemorazione del 50.mo anniversario della istituzione del Sinodo a opera di Paolo VI pronunciò un discorso davvero significativo e importante. Papa Francesco non ha mancato di sottolineare che “fin dall'inizio del mio ministero come Vescovo di Roma ho inteso valorizzare il Sinodo, che costituisce una delle eredità più preziose dell'ultima assise conciliare. E facendo memoria di Paolo VI, chiarì che, secondo il suo Predecessore “il Sinodo dei Vescovi doveva riproporre l'immagine del Concilio ecumenico e rifletterne lo spirito e il metodo. Lo stesso Pontefice prospettava che l'organismo sinodale «col passare del tempo potrà essere maggiormente perfezionato».
 
Naturalmente Papa Francesco ha fatto riferimento a San Giovanni Paolo II, che vent’anni più tardi chiarì: «forse questo strumento potrà essere ancora migliorato. Forse la collegiale responsabilità pastorale può esprimersi nel Sinodo ancor più pienamente». Infine, nel 2006, Benedetto XVI approvò alcune variazioni all'Ordo Synodi Episcoporum, anche alla luce delle disposizioni del Codice di Diritto Canonico e del Codice dei Canoni delle Chiese orientali, promulgati nel frattempo.
 
Dopo aver premesso che “proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”, il Santo Padre Francesco è entrato in medias res affermando: “quello che il Signore ci chiede, in un certo senso, è già tutto contenuto nella parola "Sinodo".
 
Camminare insieme – Laici, Pastori, Vescovo di Roma – è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica”. E riferendosi al Concilio Vaticano II ha ricordato che «la totalità dei fedeli, avendo l'unzione che viene dal Santo (cfr 1 Gv 2,20.27), non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il Popolo, quando "dai Vescovi fino agli ultimi Fedeli laici" mostra l'universale suo consenso in cose di fede e di morale». Quel famoso infallibile “in credendo”.
 
E riferendosi alla sua esortazione apostolica Evangelii gaudium ha ribadito come «il Popolo di Dio è santo in ragione di questa unzione che lo rende infallibile “in credendo”», aggiungendo che «ciascun Battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del Popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni». Il sensus fidei impedisce di separare rigidamente tra Ecclesia docens ed Ecclesia discens, giacché anche il Gregge possiede un proprio "fiuto" per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa.
 
Per Papa Francesco “Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell'ascolto, nella consapevolezza che ascoltare è più che sentire. È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l'uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo «Spirito della verità» (Gv 14,17), per conoscere ciò che Egli «dice alle Chiese» (Ap 2,7). E, richiamando la “sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa”, ha citato san Giovanni Crisostomo che affermò: «Chiesa e Sinodo sono sinonimi» (Explicatio in Ps. 149: PG 55, 493), perché la Chiesa non è altro che il "camminare insieme" del Gregge di Dio sui sentieri della storia incontro a Cristo».
 
 San Cipriano nell'anno 250 ha scritto ai suoi sacerdoti che egli intende di: "non prendere nessuna decisione da me stesso senza il vostro consiglio e senza il consenso del popolo". Per san Giovanni Crisostomo il sinodo è stare insieme nell'assemblea e offrire lode allo stesso tempo e con tutti.
 
Riflettendo sul citato discorso del Santo Padre Francesco è facile ravvisare che l’espressione “sinodo” sia comprensiva di tre categorie di elementi
 
Ecclesiologico
 
Si riferisce alla dignità comune di tutti i fedeli, al sensus fidei e alla corresponsabilità ecclesiale. Il riferimento a Lumen Gentium appare evidente: tutti i battezzati costituiscono il popolo di Dio (LG 11). Sono importanti: l'unione spirituale di tutti i fedeli, l'infallibilità nel credere o il consensus fidelium e la partecipazione del popolo di Dio alla funzione profetica di Cristo. Pertanto, tutti i battezzati sono soggetti qualificati nell'evangelizzazione (LG 12).
 
Il primo grado di sinodalità è da attuarsi nelle Chiese particolari: consiglio pastorale, consiglio presbiterale, consiglio dei consultori. Ma possono essere aperti altri spazi di consultazione, come le assemblee straordinarie.

Il secondo livello sono i concili particolari e
le conferenze episcopali. Il terzo livello è la Chiesa universale e si realizza nella modalità dei sinodi dei vescovi.
 
Spirituale
 
Si tratta di discernimento spirituale e pastorale. È necessario aprire nuove strade e ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Discernere i problemi regionali. L'elemento fondamentale è ricercare la volontà di Dio per la sua Chiesa oggi. E questo viene fatto in un'atmosfera di preghiera.
 
Elementi Formali: la Prassi Sinodale

Tutto il popolo di Dio dovrebbe essere ampiamente consultato. È l’ascoplto del sensus fidei. Devono, poi, essere ascoltati i pastori. E, ovviamente il vescovo di Roma: pastore e dottore di tutti i cristiani: pastor aeternus del Concilio Vaticano I.
 
Qual è il valore teologico della consultazione e non solo del voto? La forma è espressa da San Cipriano: “nihil sine episcopo… nihil sine consensu vestro”, “niente senza il vescovo, niente senza il vosto consenso”. E aggiunge: niente senza il consenso della gente.
 
Ma qual è il consensus fidelium? John Henry Newmann, canonizzato il 13 ottobre 2019, di fronte alla crisi ariana del secolo IV disse che ciò che salvò l'integrità della fede non furono solo i Concili o i Vescovi o la Santa Sede, ma grazie al consensus fidelium.
 
E afferma che il consensus fidelium può essere considerato:
 
    Una testimonianza di fatto del dogma apostolico.
    Una sorta di istinto profondamente presente nel Corpo mistico di Cristo.
    Un frutto della guida che lo Spirito esercita sulla Chiesa.
    Una risposta alla preghiera.
 
La cosa fondamentale è ascoltare tutti all'interno del popolo di Dio, ma contano anche la virtù della prudenza, del rispetto e della corresponsabilità missionaria.
 
La circolarità tra il sensus fidei, il sacerdozio comune dei fedeli e il discernimento dei pastori, è una caratteristica fondamentale della sinodalità. Questa circolarità onora la comune dignità e corresponsabilità di tutti i battezzati, così come le prestazioni dei pastori nella comunione gerarchica.
 
Sinodalità è Camminare Insieme
 
L’idea portante del servizio petrino di Papa Francesco pare proprio fondarsi sulla “sinodalità che è camminare insieme”. Il Documento preparatorio dell'Assemblea sinodale dell'ottobre 2019 ha posto un compito per tutta la Chiesa: “confidiamo che la Chiesa, radicata nella sua dimensione sinodale e missionaria, possa generare processi di ascolto (vedere-ascoltare), processi di discernimento (giudicare), per rispondere (agire) alle realtà concrete dei popoli amazzonici ”.
 
La categoria della sinodalità caratterizza bene la natura stessa della Chiesa. Risale al Nuovo Testamento (cfr. Atti 15. 15), raccoglie la proposta conciliare espressa nella nozione di 'popolo di Dio' che enfatizza l'uguaglianza e la dignità comune, prima della differenza di ministeri, carismi e servizi, e raccoglie le preoccupazioni comunitarie che sono state espresse in negli ultimi decenni, ed è un linguaggio teologico capace di essere seguito e compreso da tutta la Chiesa.
 
Nel discorso pronunciato il 17 ottobre 2015, in occasione della Commemorazione del 50.mo anniversario della istituzione del Sinodo a opera di Paolo VI il Santo Padre Francesco disse: “La via della sinodalità è la via che Dio attende dalla Chiesa nel terzo millennio ... per camminare insieme - laici, pastori, vescovo di Roma".

Rivolgendosi al presbiterio e ai fedeli della sua Diocesi, la diocesi di Roma, papa Francesco specificò: "Il tema della sinodalità non è il capitolo di un trattato di ecclesiologia, e tanto meno una moda, uno slogan, o il nuovo termine da usare o strumentalizzare nei nostri incontri. No! La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione. E quindi parliamo di Chiesa sinodale, evitando, però, di considerare che sia un titolo tra altri, un modo di pensarla che preveda alternative. Non lo dico sulla base di un’opinione teologica, neanche come un pensiero personale, ma seguendo quello che possiamo considerare il primo e il più importante “manuale” di ecclesiologia, che è il libro degli Atti degli Apostoli" (18 settembre 2021).
 
Da quanto fin qui considerato papa Francesco invita a superare il concetto ecclesiologicamnte fondamentale e pregnante di comunione. Tuttavia nella Chiesa dobbiamo cercare il "consenso", ossia l'integrazione di tutti, comprese le differenze. Proprio la parola sinodalità cerca di raccogliere il modo in cui articolare le differenze in modo tale che possa sgorgare una armonia o sinfonia. È il grande progetto di Papa Francesco che si impegna con tutte le sue forze perché la sinodalità sia vissuta come permanente esperienza ecclesiale, cioè come modalità di funzionamento quotidiano della Chiesa e, al tempo stesso, come articolazione, organizzazione o struttura nel funzionamento ecclesiale.
 
Il Papa Francesco indica che la sinodalità inizia con un atteggiamento di ascolto; ma ascoltare è più che “udire” e dice: perché vi sia ​​veramente un atteggiamento di ascolto e dialogo, occorre avere la libertà di parlare. Egli non teme che questa libertà di parola rifletta una differenza di posizioni perché, come commenta occasionalmente, "anche Pietro e Paolo hanno discusso, si sono affrontati e hanno alzato la voce". Ora, parlare liberamente significa essere disposti ad ascoltare con attenzione e umiltà.
 
E’ il concetto di parresia/ παρρησα: ovvero il parlare con schiettezza, con franchezza; la franchezza nell'esprimersi; dire ciò che si ritiene vero.

 

 

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