San Paolo apostolo e testimone di unità

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La festa della Conversione di San Paolo ci pone alla presenza di questo grande Apostolo, scelto da Dio per essere il suo "testimone davanti a tutti gli uomini" (At 22,15). Per Saulo di Tarso il momento dell’incontro con Cristo risorto sulla via di Damasco segnò la svolta decisiva della vita. Si attuò allora la sua completa trasformazione, una vera e propria conversione spirituale. In un istante, per intervento divino, l’accanito persecutore della Chiesa di Dio si ritrovò cieco, brancolante nel buio, ma con nel cuore ormai una grande luce che lo avrebbe portato, di lì a poco, a essere un ardente apostolo del Vangelo.
 
Sulla via di Damasco, Saulo sentì lo sconvolgente interrogativo: "Perché mi perseguiti?". Caduto a terra e interiormente turbato, domandò: "Chi sei, o Signore?", ottenendo quella risposta che fu alla base della sua conversione: "Io sono Gesù, che tu perseguiti" (At 9, 4-5).
 
La celebrazione liturgica della conversione di Saulo di Tarso ci fa rivivere il momento drammatico del suo incontro personale con Cristo Signore, quando folgorato sulla via di Damasco dalla inconfondibile voce di quel Gesù che perseguitava senza conoscere, si aprì immediatamente all’ascolto della sua parola, e nel momento stesso in cui accoglieva docilmente l’accorato rimprovero del Maestro divino, ne veniva costituito “strumento eletto per portarne il nome dinanzi ai popoli, al re e ai figli di Israele(cf. At 9, 15), in qualità di suo “testimone davanti a tutti gli uomini” (At 22, 15).
 
Egli conservò una costante memoria di quell'evento che ha cambiato la sua esistenza, evento talmente importante per la Chiesa intera che negli Atti degli Apostoli vi si fa riferimento ben tre volte (cfr At 9, 3-9; 22, 6-11; 26, 12-18).
 
In seguito all’evento straordinario accaduto lungo la via di Damasco, Saulo, che si distingueva per lo zelo con cui perseguitava la Chiesa nascente, fu trasformato in un infaticabile apostolo del Vangelo di Gesù Cristo. Nella vicenda di questo straordinario evangelizzatore appare chiaro che tale trasformazione non è il risultato di una lunga riflessione interiore e nemmeno il frutto di uno sforzo personale. Essa è innanzitutto opera della grazia di Dio che ha agito secondo le sue imperscrutabili vie.
 
La consapevolezza che solo la grazia divina aveva potuto realizzare una simile conversione non abbandonò mai Paolo. Quando egli aveva già dato il meglio di sé, consacrandosi instancabilmente alla predicazione del Vangelo, scrisse con rinnovato fervore: "Ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me" (1 Cor 15,10). Infaticabile come se l’opera della missione dipendesse interamente dai suoi sforzi, San Paolo fu tuttavia animato sempre dalla profonda persuasione che tutta la sua forza proveniva dalla grazia di Dio operante in lui.
 
Nella festa della conversione di S. Paolo si conclude la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. La Chiesa ha richiesto l’impegno da parte di tutto il popolo di Dio di rinnovare il proprio sforzo in favore dell’unità e a intensificare iniziative comuni nel cammino verso la perfetta comunione di tutti i discepoli di Gesù Cristo.
 
La personalità dell’Apostolo Paolo sarebbe incompleta senza il suo profilo ecumenico. L’unità della Chiesa e delle comunità da lui fondate è una idea quasi ossessiva nei suoi scritti, nei quali è sempre presente la volontà espressa dal Signore nell’ultima Cena: “che tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21).
 
Proprio per questo le indicazioni dell’Apostolo delle Genti sono molto pertinenti per alimentare la nostra responsabilità e sollecitudine ecumenica.
 
L’unità della Chiesa, per S. Paolo, ha la sua fonte e la sua ragion d’essere nell’unità trinitaria, unità alla quale deve tendere come al proprio fine; infatti è il Padre che ci convoca come popolo di Dio; è lo Spirito Santo che ci arricchisce con i suoi doni nell’unica Chiesa nata dal costato di Cristo trafitto sulla Croce per la quale Egli si è immolato e offerto al fine di purificarla e santificarla.
 
In questo modo, come afferma il Concilio Vaticano II citando San Cipriano, “la Chiesa universale si presenta come «un popolo che deriva la sua unità dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo»” (LG 4). La Chiesa intanto si realizza come Chiesa in quanto imita l’unità dalla quale procede. Di conseguenza, per l’Apostolo, l’unità non è qualcosa di marginale nella vita della Chiesa, ma ciò che appartiene alla sua essenza più genuina.
 
Le ragioni per cercare, promuovere e conservare l’unità sono di grande importanza: “per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui” (1 Cor 8,6). Una sola è la fede, una la speranza e la vocazione alla quale siamo stati chiamati; uno è il battesimo con il quale siamo stati consacrati dalla santa e indivisibile Trinità; “Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef. 4, 4‑6).
 
Altra ragione importantissima per promuovere, conservare e difendere l’unità è l’Eucarestia: il sacramento dell’unità. Lo esprime in modo mirabile lo stesso Paolo: “Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane” (1 Cor. 10, 17).
 
Quanto contrastano queste affermazioni di Paolo con il panorama delle chiese cristiane divise oggi in molteplici confessioni e gruppi! Quanto contrastano, soprattutto, con la volontà positiva di Cristo, il Quale la vigilia della sua Passione ha chiesto al Padre che tutti i discepoli siano una cosa sola! Le attuali divisioni sono uno scandalo de un freno per l’evangelizzazione. Il mondo crederà nei cristiani nella misura in cui essi saranno uniti.
 
Nasce da questi convincimenti il nostro impegno per l’unità.  Convinciamoci, tuttavia, che la tappa decisiva del cammino verso la piena comunione richiede una preghiera più intensa e l'adorazione di Dio.

-        Pregare ogni giorno e sacrificarci perché si realizzi presto l’anelito del Signore Gesù: ut unum sint!  
-        Trattare con simpatia, rispetto e affetto i cristiani non cattolici che incontriamo sul nostro cammino.
-        Essere umili artigiani di concordia, di unità e di pace nei nostri focolari e negli àmbiti in cui si dispiega la nostra di vita.
 
Si tratta di piccoli, magnifici modi di un lavoro concreto in favore dell’ecumenismo.

 

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