Papa Leone XIV e la ricerca di Dio - quaerere Deum

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Papa Leone XIV presentandosi alla loggia della Basilica di San Pietro il giorno della sua elezione a Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale ha detto di sé stesso: «Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano, che ha detto: “Con voi sono cristiano e per voi vescovo”.».  Il primo settembre del 1977 il giovane Robert Prevost entrò nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino. Emise la prima professione il 2 settembre del 1978, e il 29 agosto 1981 pronunciò i voti solenni. Dopo gli studi, il padre Prevost dal 1985 al 1998 ha vissuto una lunga missione in Perù, tra Chulucanas e Trujillo. Nel 1998, padre Prevost è rientrato negli Stati Uniti, dove è stato eletto priore provinciale della Provincia Agostiniana del Buon Consiglio. Nel 2001 è diventato priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino, carica alla quae fu eletto per due mandati (6 anni+6 anni)fino al 2013. Il 3 novembre 2014, Papa Francesco lo ha nominato amministratore apostolico di Chiclayo, in Perù, elevandolo alla dignità episcopale. È diventato vescovo diocesano nel 2015. Dell’Ordine è stato per due mandati (6 anni+6 anni) Superiore Generale.
Provenendo da questo antico Ordine Religioso non sarà difficile cogliere nei gesti, nelle parole e negli scritti che il Santo Padre Leone XIV indirizzerà alla Chiesa i tratti di questa specifica spiritualità.
A puro titolo accademico ho pensato di scrutare quali sono i tratti fondamentali su cui poggia la spiritualità agostiniana e su questi formulare una riflessione nella speranza che questo aiuti a comprendere meglio la spiritualità e l’azione pastorale dei Papa Leone.
 
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La spiritualità agostiniana non si concepisce come un sistema di operazioni matematiche, ma come un atteggiamento permanente e interiore della mente e del cuore umano; come un itinerario che scaturisce dalla sequela di Cristo secondo i precetti evangelici e dall’azione dello Spirito Santo. Il suo punto di riferimento principale è l'esempio e gli insegnamenti di Sant'Agostino e la tradizione dell'Ordine stesso. 
 
Una nota fondamentale, caratteristica dell’identità agostiniana è la costante ricerca di Dio attraverso una profonda vita interiore e un amore concreto per il prossimo.
Provenendo da questo antico Ordine Religioso non sarà difficile cogliere nei gesti, nelle parole e nei prossimi scritti del Santo Padre Leone XIV i tratti di questa specifica spiritualità: cercare Dio e lasciarsi trovare da Lui.
 
Meditiamo insieme su questo tratto della spiritualità che potrebbe essere apportatore di vita cristiana autentica anche per noi. Senza mai dimenticare che la spiritualità cristiana è una vita guidata dallo Spirito di Dio.
 
“Quaerere deum”! è una formula che rilanciò papa Benedetto XVI, il 12 settembre 2008, parlando al mondo della cultura francese nel Collège des Bernardins di Parigi.
 
Essere alla ricerca di Dio. «Per molti, Dio è diventato veramente il grande Sconosciuto. Ma come allora dietro le numerose immagini degli dèi era nascosta e presente la domanda circa il Dio ignoto, così anche l’attuale assenza di Dio è tacitamente assillata dalla domanda che riguarda Lui. Quaerere Deum  cercare Dio e lasciarsi trovare da Lui: questo oggi non è meno necessario che in tempi passati». Parole importanti pronunciate da papa Benedetto a Parigi nella circostanza sopra descritta.
 
Non v’è dubbio alcuno che l’uomo contemporaneo è a dir poco immerso in situazioni che riflettono il suo malessere e il malessere della società odierna. Sempre più mancano punti di riferimento che producono una sensazione di vuoto. Gli esseri umani hanno molti desideri nel cuore, desideri di potere, desideri di essere importanti, ma tutto questo è un riflesso del grande bisogno di sentirsi amati e apprezzati. Soprattutto il mondo adolescenziale e giovanile è in ricerca spasmodica di surrogati che, però, conducono solo a una felicità effimera.
 
E le grandi domande sul senso della vita e il suo valore, della morte, della vita eterna non appartengono al vivere e al sentire dell’uomo contemporaneo che si accontenta, rassegnatissimo, del carpe diem!
Sembra proprio che l’uomo di oggi abbia censurato i propri desideri e abbia abdicato alla ricerca di qualcosa di più gratificante, di migliore, di più vero.
 
L’esperienza conferma che la ricerca non è un atto da iscrivere solo nella sfera del sacro, ma risponde alla preoccupazione più profonda dell'essere umano che è essenzialmente in ricerca.
 
Quaerere Deum è una ricerca che scaturisce dal profondo del cuore dell’uomo e della storia. Non si tratta di una tecnica psicologica, ma di una lotta permanente nella vita; di una conquista aperta all’assoluto e all’infinito, in una relazione dialogica con Dio, percepito al centro della vita. Per cui tutto si risolve nella dinamica dell'abbandono e dell'amore.
 
Infatti, cercare Dio è abbandonarsi a Lui, con la rinuncia di sé stessi, combattendo l’egoismo e l’orgoglio.
Cercare Dio conduce all'unione con Lui, fino ad avere una sola vita e una sola volontà.
Cercare Dio spinge a cercare la presenza di Dio e a penetrare meglio la totalità di Dio e il vuoto di ogni atto che non conduca direttamente all'incontro con Dio.
La ricerca di Dio è imperativo ineludibile e cosa predominante, o unica, nella vita di un cristiano.
Per una vera spiritualità, la ricerca di Dio è necessaria e indispensabile per ogni essere umano.
 
La spiritualità agostiniana fonda sulla certezza che nutrì Agostino dopo la sua conversione: «Fecisti nos ad te, Domine, et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te. Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposerà in te». (Confess. 1, 1, 1)    
 
Il “quaerere deum” è un modo di vivere e di essere proprio di chi cerca davvero Dio! Se scaviamo bene nel fondo della nostra coscienza, non sarà difficile ritrovarvi quella “nostalgia di Dio” che ci sospinge continuamente e insaziabilmente verso Dio per godere del bene infinito con cui può essere soddisfatto il nostro desiderio di felicità.,
 
La “nostalgia di Dio” ci permetterà di cercalo se lo abbiamo perduto, o di ritrovarlo se lo abbiamo abbandonato lungo la strada della nostra vita o perché abbiamo corso troppo in avanti alla ricerca di surrogati e di miraggi insoddisfacenti, o perché non siamo stati al suo passo perché le sue proposte di vita vera non ci convincevano.
 
Questo pellegrinaggio alla ricerca di Dio è tipico di ogni cristiano e di ogni consacrato dal Battesimo. Ma non possiamo cercare Dio se non in Cristo Gesù, il Verbo che si è fatto carne per noi, per diventare per noi la via, la verità e la vita.
 
Le Sacre Scritture si presentano sono una via d’accesso a Dio. La Parola di Dio è la manifestazione scritta della storia di Dio con gli uomini. Prestando attenzione a un fatto: il cristianesimo non è la religione del libro, ma piuttosto coglie la Parola definitiva di Dio, Gesù Cristo, nelle Sacre Scritture.
E il cristianesimo non è neppure la proclamazione di idee, ma di un fatto, soprattutto di un evento: l’incarnazione e la risurrezione di Gesù Cristo, in cui si dipana la storia dell’umanità tra creazione ed escatologia.
 
È questa la novità del cristianesimo: non una religione in cui si cerca di trovare Dio, ma una fede in cui Dio si è già rivelato e viene a cercare l'uomo. E la via per arrivare a Lui è Gesù Cristo. 
Gesù è l’incontro con il Padre! L’ascolto della sua Parola, la celebrazione della Eucarestia, la preghiera personale comunitaria per mezzo di Lui, nell’unità dello Spirito Santo, sono il motore che ci conduce a Cristo e, attraverso Lui, al Padre.
 
La preghiera e la contemplazione sono i luoghi più adeguati per accogliere la Parola di Dio, ma, allo stesso tempo, sia la preghiera sia la contemplazione scaturiscono dall’ascolto della Parola. La Parola di Dio è la «prima fonte di ogni spiritualità» (Giovanni Paolo II in Vita consecrata (25 marzo 1996).
 
Al riguardo, sempre nelle confessioni, S. Agostino, richiamando l’esperienza della conversione, la motivò con le parole: “"Vulnerasti cor meum verbo tuo", "Hai trafitto il mio cuore con la tua Parola". E nello stemma del Santo Padre Leone XIV nella parte bassa su sfondo chiaro vi è rappresentata l’immagine che ricorda l’Ordine di sant’Agostino: un libro chiuso sul quale vi è un cuore trafitto da una freccia.
La liturgia, infine, è la manifestazione del desiderio di cercare Dio. È nel cuore della celebrazione liturgica che avviene l'incontro con Dio.
 
Scrive Giovanni nel suo Vangelo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16)
 
La rivelazione cristiana attesta che Cristo viene sempre all’incontro con noi, con ciascuno di noi. Il racconto di Emmaus (Lc 24,13-35) mostra come Gesù a poco a poco, dopo averli ascoltati, svela il senso della storia attraverso la Scrittura. Il loro cuore non è più inquieto, ma il loro "cuore arde". S. Agostino, nelle Confessioni, afferma che «Dio è più vicino a noi di quanto lo siamo noi stessi» (Volume III, Capitolo 6, n. 11).
 
La spiritualità, per finire, è una riflessione sull'evento della rivelazione di Dio in Gesù Cristo, volto del Padre. Si tratta di una ricerca che avviene attraverso le Sacre Scritture, interpretate all’interno della Chiesa. 
 
Quaerere Deum – cercare Dio e lasciarci trovare da Lui: questo non è meno necessario oggi di quanto lo sia stato in passato.

 

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