Omelia nell'8 domenica per annum
Il nuovo spirito di Gesù

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Dal Vangelo secondo Marco   2, 18-22

In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. 

Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si pèrdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi».

 

Gli scritti delle prime comunità cristiane sottolineano fortemente la novità che il messaggio e l'azione di Cristo hanno rappresentato per loro. Con lui iniziò una "nuova alleanza" con Dio. Introdusse nel mondo il "nuovo comandamento dell'amore". Trasportò un "nuovo spirito" e una "nuova vita". Rese possibile la speranza di un giorno conoscere un "nuovo cielo" e una "nuova terra". Solo lui ha potuto dire: "Faccio nuove tutte le cose" (Ap 21, 5).

 
Questa novità richiede nuovi concetti e schemi mentali, nuove modalità di azione, nuove forme e strutture, in sintonia con la nuova vita e lo spirito che Cristo ha portato e porta con sé: «Nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si pèrdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi». Il nuovo non dovrebbe essere mescolato con il vecchio in un tentativo errato di armonizzazione. Un nuovo spirito deve permeare tutto.

Tuttavia, è facile constatare che molti cristiani non hanno un'immagine unitaria di Dio. La loro idea della Divinità è piuttosto un "conglomerato religioso" in cui si mescolano rabbia e amore, giustizia e perdono, vendetta e bontà, giustizia e grazia. Questa vaga immagine, fatta di elementi eterogenei, dà spesso origine a forme religiose che sono lontane da ciò che Gesù ha annunciato.


E tutto ciò non può che provocare una forma di regressione nei confronti di Gesù, rendendo complesso la corretta comprensione del suo potere salvifico, del suo annuncio di Dio e del suo Regno. Il modo migliore per purificare la fede è, senza dubbio, conoscere Gesù, in un incontro personale e credere fermamente nella sua parola. Dobbiamo rinnovare la nostra vita alla radice.

 

Cari Amici,

In verità, oggi non è facile avere un'idea chiara di quale sia stata la prima esperienza cristiana. Durante questi venti secoli attorno al messaggio di Gesù sono state accumulate così tante teorie che è necessario liberarlo da ogni libera interpretazione se si vuole salvare la fede cristiana nella sua vera originalità.

  
Il messaggio di Gesù, è liberante e si concentra sulla venuta di un Dio che è salvezza, perdono, misericordia, tenerezza per tutti. Gesù non si è mai nascosto il rischio di un rifiuto della salvezza da parte dell’uomo, ma chi si converte e crede non troverà un giudice severo, ma un Padre che cerca solo il bene dell'essere umano.  

 

La chiamata alla conversione quasi sempre dispiace e dà fastidio. Ed è così tanto spiacevole che lo stesso fonema "conversione" sia scomparso dal nostro vocabolario di vita cristiana come qualcosa che è meglio dimenticare. Tuttavia, è difficile che una nuova corrente di vita e di gioia rinfreschi la nostra esistenza se non inizieremo a trasformare le nostre vite. La conversione è sempre il punto di partenza necessario per iniziare una vita più intensa, profonda e gioiosa. E la religione di Gesù è proprio quella di un itinerario verso il Padre, appunto,  vuole rendere le nostre vite più belle, più felici, più giuste e liberate.

 
Come risulta dal Vangelo narrato da Marco, per Gesù ciò che conta per Dio non è il digiuno, ma la fiducia e l'amore. Ecco perché, mentre i discepoli di Giovanni digiunano, Gesù parla di un "vino nuovo" da scoprire con lui. La preoccupazione non è quella se il digiuno abbia un senso e un valore  e quale sia, ma soltanto «perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».

 

La risposta di Gesù mira a far capire che il digiuno non è tanto un esercizio di pura ascesi personale, ma esprimere un rapporto con qualcuno che dà senso a delle scelte. Infatti Gesù spiega che il digiuno deve avere un senso. «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?». Lo sposo, secondo l’espressione dei profeti di Israele indica lo stesso Dio, è la manifestazione dell’amore divino verso gli uomini. Per questo Gesù ci prospetta una intimità di relazione profonda.

 

Nel contesto del racconto evangelico è molto chiaro l’esempio dello sposo alla cui presenza si fa festa. Il digiuno non farà altro che nutrire desiderio di una gioia ancor più grande, al momento assaporata dalla speranza che non delude e dalla fede che aiuta a vincere ogni attesa.

 

Siamo in tempi di attesa. Cosicché dovremmo rinnovarci ogni giorno con il nuovo spirito di Gesù, per camminare verso una piena identificazione con Cristo, verso la santità. 

 

O Padre,

che in Cristo sposo e Signore

chiami l'umanità intera all'alleanza nuova ed eterna,

 fa' che nella tua Chiesa,

radunata per la celebrazione del banchetto nuziale,

 tutti gli uomini possano conoscere e gustare

la novità gioiosa del Vangelo.


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