Lettera di san Paolo apostolo ai Galati
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Premessa
Questa riflessione non ha certo la pretesa di essere un approfondimento scritturistico-esegetico, ma solamente uno strumento catechistico/pastorale, attraverso il quale provocare nel lettore il desiderio di conoscenza e l’interesse per scoprire le meraviglie degli scritti dell’Apostolo Paolo.
La Galazia era una regione interna dell'Asia Minore che corrisponde alla pianura della parte centrale dell'attuale Turchia.
Nel suo primo viaggio apostolico (anni 45-49) Paolo era entrato in contatto con gli abitanti della Galazia. Ma fu soprattutto nel secondo viaggio (50-53) che predicò direttamente tra loro. L'accoglienza fu estremamente calorosa e accattivante. Lo stesso Apostolo fu di nuovo in Galazia nell'anno 53 o 54.
La Lettera ai Galati è una preziosa fonte di informazioni sui primi passi del Vangelo in Galazia. Grazie a essa conosciamo l'attività svolta da Paolo in una regione che copriva gran parte dell'area centrale dell'Asia Minore.
La Lettera ai Galati è una preziosa fonte di informazioni sui primi passi del Vangelo in Galazia. Grazie a essa conosciamo l'attività svolta da Paolo in una regione che copriva gran parte dell'area centrale dell'Asia Minore.
I credenti della Galazia dapprima mostrarono grande soddisfazione per il vangelo; e per un tempo avevano vissuto la loro fede cristiana con la stessa gioia e fiducia con cui avevano accolto anche loro la presenza dell'apostolo. Ma, non molto tempo dopo, quella prima gioia e quel fervore sembrarono raffreddarsi.
Il che coincise con la comparsa di alcuni giudeo-cristiani, aderenti alle loro tradizioni nazionali e religiose, che vollero porre il fondamento della salvezza dell'uomo nel compimento delle opere della Legge di Mosè.
È probabile che alcuni di costoro abbiano voluto correggere la dottrina di san Paolo nelle comunità cristiane da lui fondate nel suo secondo viaggio apostolico, come avevano già fatto prima del Concilio di Gerusalemme. La verità è che essi costituivano una minaccia costante ed esercitavano pressioni sugli stessi Apostoli, poiché ad Antiochia avevano indotto lo stesso Pietro all'inganno.
Per questo motivo Paolo si è sentito spinto a scrivere questa lettera, nella quale, da un lato, rimprovera la fragile fede dei Galati e, dall'altro, denuncia le attività di certi «falsi fratelli intrusi, i quali si erano infiltrati a spiare la nostra libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi» (2,4 ).
Coloro che Paolo chiama "falsi fratelli" cercavano di convincere i Galati che il vangelo di Gesù Cristo, per essere perfetto, avrebbe dovuto rimanere soggetto alla legge di Mosè e mantenere in vigore alcune pratiche tipiche del giudaismo, in modo particolarissimo la circoncisione. Erano, quindi, giudaizzanti che, cercando di perpetuare la validità di norme che in Cristo erano state superate, incoraggiavano i credenti ad allontanarsi dalla «verità del Vangelo», che invece è il fondamento «della libertà con cui Cristo ci ha resi liberi».
La Lettera ai Galati è stata definita proprio come un grido di amore e di dolore.
Il che coincise con la comparsa di alcuni giudeo-cristiani, aderenti alle loro tradizioni nazionali e religiose, che vollero porre il fondamento della salvezza dell'uomo nel compimento delle opere della Legge di Mosè.
È probabile che alcuni di costoro abbiano voluto correggere la dottrina di san Paolo nelle comunità cristiane da lui fondate nel suo secondo viaggio apostolico, come avevano già fatto prima del Concilio di Gerusalemme. La verità è che essi costituivano una minaccia costante ed esercitavano pressioni sugli stessi Apostoli, poiché ad Antiochia avevano indotto lo stesso Pietro all'inganno.
Per questo motivo Paolo si è sentito spinto a scrivere questa lettera, nella quale, da un lato, rimprovera la fragile fede dei Galati e, dall'altro, denuncia le attività di certi «falsi fratelli intrusi, i quali si erano infiltrati a spiare la nostra libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi» (2,4 ).
Coloro che Paolo chiama "falsi fratelli" cercavano di convincere i Galati che il vangelo di Gesù Cristo, per essere perfetto, avrebbe dovuto rimanere soggetto alla legge di Mosè e mantenere in vigore alcune pratiche tipiche del giudaismo, in modo particolarissimo la circoncisione. Erano, quindi, giudaizzanti che, cercando di perpetuare la validità di norme che in Cristo erano state superate, incoraggiavano i credenti ad allontanarsi dalla «verità del Vangelo», che invece è il fondamento «della libertà con cui Cristo ci ha resi liberi».
La Lettera ai Galati è stata definita proprio come un grido di amore e di dolore.
Fu scritta molto probabilmente a Efeso intorno all'anno 54/55, e risulta essere il miglior commento alle conclusioni del Concilio di Gerusalemme, dove si era deciso che i cristiani provenienti dai gentili non fossero obbligati a vivere le prescrizioni giudaiche.
Nella Lettera ai Galati Paolo proclama che solo Cristo ha il potere di salvare, e che, quindi, chiunque predica un altro vangelo, trasformando il Vangelo di Cristo, deve essere considerato anatema.
La Lettera ai Galati è divisa in tre sezioni.
Nella Lettera ai Galati Paolo proclama che solo Cristo ha il potere di salvare, e che, quindi, chiunque predica un altro vangelo, trasformando il Vangelo di Cristo, deve essere considerato anatema.
La Lettera ai Galati è divisa in tre sezioni.
Nella prima, Paolo difende l'autenticità del messaggio evangelico che aveva predicato nelle chiese della Galazia. In questo modo rivendica la legittimità della sua opera di apostolo chiamato e inviato da Dio ad annunciare Gesù Cristo tra le genti e mette in risalto il valore della fede, con la quale Dio giustifica il peccatore.
La seconda sezione inizia con un ammonimento a coloro che erano caduti nella trappola dell'adempimento esterno della legge e quindi disprezzavano la grazia di Dio. Il resto del brano è un invito a restare liberi: «Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù» (5,1 ).
Per i giudaizzanti l'identità cristiana, l'appartenenza al vero Israele, richiedeva la circoncisione. Contro tale concezione san Paolo reagisce con forza, quasi con veemenza: l'uomo - arriva a dire - è giusto davanti a Dio solo mediante la fede in Gesù Cristo. L’identità cristiana risiede nell’essere figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù. L'opera della salvezza è stata che "quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, affinché potessimo ricevere l'adozione di figli". E, poiché siete figli, Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, che grida: Abbà, Padre! Lì sta la libertà cristiana, la libertà dei figli di Dio, perché «per questa libertà Cristo ci ha liberati».
La terza parte della lettera ai Galati consiste in un'esortazione a valorizzare quella stessa libertà, che deve configurare la vita del cristiano secondo la misura dell'amore: «mediante l'amore siate invece a servizio gli uni degli altri» (5,13 ). ) e portare «i pesi gli uni degli altri» (6,2). Questa è la legge di Cristo e il percorso attraverso il quale lo Spirito di Dio guida la Chiesa. In questa sezione è inserito il catalogo dei vizi e delle virtù meglio conosciuti come opere della carne e i frutti dello Spirito.
La conclusione della Lettera comprende alcune osservazioni sommarie, una nota di Paolo scritta di suo pugno e una breve benedizione finale. La vita cristiana si sviluppa nella libertà, sul fondamento della filiazione divina e della fede in Gesù Cristo morto e risorto. I cristiani vivono secondo lo Spirito, e anche noi agiamo secondo lo Spirito, che produce in noi i suoi frutti.
La seconda sezione inizia con un ammonimento a coloro che erano caduti nella trappola dell'adempimento esterno della legge e quindi disprezzavano la grazia di Dio. Il resto del brano è un invito a restare liberi: «Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù» (5,1 ).
Per i giudaizzanti l'identità cristiana, l'appartenenza al vero Israele, richiedeva la circoncisione. Contro tale concezione san Paolo reagisce con forza, quasi con veemenza: l'uomo - arriva a dire - è giusto davanti a Dio solo mediante la fede in Gesù Cristo. L’identità cristiana risiede nell’essere figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù. L'opera della salvezza è stata che "quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, affinché potessimo ricevere l'adozione di figli". E, poiché siete figli, Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, che grida: Abbà, Padre! Lì sta la libertà cristiana, la libertà dei figli di Dio, perché «per questa libertà Cristo ci ha liberati».
La terza parte della lettera ai Galati consiste in un'esortazione a valorizzare quella stessa libertà, che deve configurare la vita del cristiano secondo la misura dell'amore: «mediante l'amore siate invece a servizio gli uni degli altri» (5,13 ). ) e portare «i pesi gli uni degli altri» (6,2). Questa è la legge di Cristo e il percorso attraverso il quale lo Spirito di Dio guida la Chiesa. In questa sezione è inserito il catalogo dei vizi e delle virtù meglio conosciuti come opere della carne e i frutti dello Spirito.
La conclusione della Lettera comprende alcune osservazioni sommarie, una nota di Paolo scritta di suo pugno e una breve benedizione finale. La vita cristiana si sviluppa nella libertà, sul fondamento della filiazione divina e della fede in Gesù Cristo morto e risorto. I cristiani vivono secondo lo Spirito, e anche noi agiamo secondo lo Spirito, che produce in noi i suoi frutti.
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