La vita nello Spirito
L’amore, primo frutto dello Spirito

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Il primo dei frutti dello Spirito che san Paolo enumera nella lettera ai Galati è l'amore (Gal 5,22). Nella mente dell'Apostolo è, prima di tutto, l'amore di Dio che lo Spirito Santo ha riversato nei nostri cuori (Rm 5,5) e che costituisce il nucleo della vita cristiana. Tutti gli altri "frutti" non sono altro che una manifestazione di esso.
 
Una fede professata e vissuta senza amore per Dio rischia di diventare un peso insopportabile: preghiera e liturgia diventano ritualismo e formalismo esteriore; le esigenze morali si percepiscono come una legge pesante che uccide la gioia che dovrebbe provare il credente che è diventato una nuova creatura in Cristo. Invece di aspirare a crescere ogni giorno nella vita di grazia, cadiamo nel pericolo di conformarci a un cristianesimo minimale e, in questo modo, la fede si indebolisce di giorno in giorno. Per chi non ama Dio, la minima esigenza diventa un pesante fardello.
 
E’ lo Spirito Santo che risveglia nel cuore del credente una dinamica che lo porta a camminare in una direzione radicalmente diversa. La preghiera sincera scaturisce dall'amore di Dio, dal desiderio di vivere, nella sua grazia, la vita vissuta come incontro con Dio che ci ha amati fino all'estremo nel suo Figlio Gesù Cristo. 
 
La legge cristiana tende alla sua pienezza perché è vivificata dalla carità, e il credente sente in sé il desiderio profondo di piacere a Dio, di crescere nella sua amicizia e di progredire nella santità. A chi vive nell'amore per Dio sembra sempre poco quello che può fare per Lui ed è disposto a dare tutto ciò che gli viene richiesto.
 
Questo amore di Dio è la sorgente dell'amore per il prossimo, che è il primo requisito della legge. La fede autentica è quella che «opera per mezzo della carità» (Gal 5,6). In essa scopriamo la «pienezza della legge» (Rm 13,10). Pertanto, il credente che vive secondo lo Spirito non separa né oppone l'amore di Dio all’amore del prossimo. Sa che quanto più ama Dio, tanto più grande sarà il suo amore per gli altri, perché li guarderà con lo stesso amore del Padre e sentirà che sono suoi fratelli.
 
Senza amore per Dio, la tristezza invade il cuore del credente. Grazie allo Spirito Santo che fa scoprire la grandezza della sequela di Cristo, possiamo viverla con gioia. Per questo il secondo “frutto” di cui parla san Paolo è la gioia (Gal 5,22), la “gioia della fede” (Fil 1,25), che è “gioia nel Signore” (Fil 3,1), il segno distintivo di una fede autentica. 
 
Papa Francesco ha iniziato la sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium con queste parole: «riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (1). E nella sua esortazione Gaudete et exultate ha ricordato che la gioia, anche in mezzo alla sofferenza, è segno di vera santità.
 
Lo Spirito risvegli in noi il desiderio di non accontentarci di una vita cristiana tiepida, disaffezionata e formalistica, e ci conceda il dono di vivere con gioia nel Signore.

 

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