La Teologia della Storia
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Mentre commentiamo e meditiamo il Simbolo della nostra fede, ossia il Credo, nel 1700.mo anniversario del Concilio di Nicea, ho associato un tema che da sempre mi è caro e mi affascina: quello della Teologia della Storia, ossia il momento in cui la fede incontra la Storia e si incarna in essa, non solo il suo spazio vitale, ma essenzialmente come materia di significato.
Scrive Johann Baptist Metz nel suo La fede nella storia e nella società: «La fede cristiana è una prassi all'interno della storia e della società, che è concepita come una speranza nella solidarietà nel Dio di Gesù come Dio dei vivi e dei morti che chiama tutti ad essere sottomessi alla sua presenza».
Il primo vero teorico di una Teologia della Storia è S. Agostino, il cui pensiero sul tema è ancora oggi il più organico e completo. Agostino legge la storia come un costante progresso che parte dall’Atto libero e liberante di Dio che vuole entrare nel tempo e che trova il suo compimento nella persona di Gesù Cristo.
Il centro della storia è l’evento salvifico della morte e risurrezione di Gesù di Nazareth, che apre alla promessa escatologica.
La centralità dell’evento Gesù Cristo è dunque la base sulla quale si può costruire una Teologia della Storia. In Gesù di Nazareth, Dio stesso interviene direttamente nella Storia. Ma se l’inizio della storia è dovuto al libero intervento di Dio in essa, il suo fine ultimo, sarà che "Dio sia tutto in tutti" (1Cor 15.28).
Questo significa che una comprensione cristiana del tempo e della storia non può essere ridotta a mera interpretazione filosofica della temporalità. Una lettura che ha visto Dio relegato fuori da tempo, immobile nella sua eternità, non sarebbe fedele alle dinamiche bibliche, che concepiscono principalmente l’eternità non in modo negativo, come l’assenza di tempo. Dio è eterno ed è sempre presente negli eventi della storia del suo popolo. Perché egli è signore del tempo.
Senza Dio, non c'è modo di costruire una società conforme alla dignità della persona; e senza ciò che porta la fede, saremmo anche incapaci di costruire il bene comune temporale a cui è chiamata la comunità politica.
È importante e imprescindibile domandarsi: “Cosa porta la fede cattolica alla storia”?
È una domanda rivolta innanzitutto ai cattolici. Spesso non ci rendiamo conto che la luce della fede che abbiamo ricevuto è destinata a illuminare tutte le realtà temporali, non a restare confinata nei nostri salotti o nelle sacrestie.
Spesso ci manca una fede piccola quanto un granello di senape, e questo impedisce di riconoscere la natura essenziale della presenza di Dio, come Creatore e Redentore nella storia dell’umanità.
Se non abbiamo chiaro questo, è difficile per noi permettere alla grazia di agire dentro di noi e di illuminare la nostra società.
Come cattolici, ritengo indifferibile riflettere su queste realtà.
Ma occorre altresì domandarsi: cosa siamo chiamati a fare come cattolici?
In quest'ora stupenda e drammatica della storia, non dovremmo cedere a un esercizio di malinconia, ma piuttosto un invito, con la speranza propria dei credenti, a sostenere la Provvidenza e servire la nostra società, offrendole il meglio che abbiamo ricevuto: la nostra fede.
La domanda potrebbe essere posta anche al contrario: che contributo ha dato la Storia alla Chiesa?
Questo sarebbe certamente un’altra riflessione. Solo un accenno: la Chiesa è costituita da tutti i battezzati, cosa che a volte dimentichiamo. Tutti, pertanto dovremmo contribuire a rende salvata la nostra Storia ogni per la propria parte e nel proprio ruolo in unione con la salvezza che Gesù Cristo opera nella Storia, rendendola Storia Salvata
Noi credenti, ma soprattutto credenti coerenti dovremmo essere consapevoli che la fede non è un retaggio del passato; dovremmo essere consapevoli che senza Dio e la sua presenza vivificante nella Storia dell’umanità essa non può essere appagante.
Dio deve essere il pilastro su cui costruiamo la nostra Storia. E da qui si comprende che la fede cattolica è l'unica luce che può illuminare la nostra Storia in questi tempi stupendi e tremendi.
Se ripercorriamo la nostra storia più recente, possiamo vedere che nella vita europea sono stati credenti come Schumann, Adenauer e De Gasperi a portare alla luce una nuova unità europea, non basata sugli interessi, sull'economia, sul potere o persino sulla democrazia, ma basata sulla cultura, su ciò che veramente ci unisce e può continuare a tenerci uniti, sulla trascendenza, sullo spirituale e sull'umano, su Dio e sulla fede cristiana.
Anche gli aspetti più illustri del nostro recente passato corrispondono alla fede cattolica: le testimonianze di martiri e santi della porta accanto che sanno perdonare, tanti missionari che hanno raggiunto tutto il mondo portando la Buona Novella e promovendo il benessere spirituale e materiale dei più bisognosi. Si pensi solo al vastissimo e variegato campo del volontariato che si prodiga per gli altri...
La fede è una forza trainante per la Storia e per il bene comune. Infatti solo Cristo insegna all'uomo cosa è l'uomo. Solo attraverso la fede possiamo confermare che siamo una famiglia, che siamo tutti fratelli e sorelle, che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci separa... Perché la grazia non distrugge la natura, ma la perfeziona.
In questo modo, i principi che possiamo conoscere attraverso la ragione, ma che sono difficili da raggiungere a causa delle ferite che il peccato ha lasciato nella nostra natura, sono illuminati dalla fede in modo tale che possiamo giungere a conoscerli più facilmente, e la grazia aiuta anche a metterli in pratica.
Dalla gratuità della fede, come ha sottolineato Benedetto XVI nella Caritas in veritate, nascono numerose iniziative in favore del bene della persona e della Storia.
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