Il nostro incontro con la Santa e Beata Trinità
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Il Dio cristiano ha due caratteristiche essenziali. È un Dio personale ed è un Dio che esiste nella comunione di tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo.
Se siamo arrivati a questa conoscenza di Dio, non è attraverso l'indagine della nostra intelligenza, ma attraverso la rivelazione di Gesù Cristo, l'Unigenito di Dio, come lo chiama il prologo del quarto vangelo.
Questa rivelazione è iniziata nel primo dialogo con l'uomo, secondo il libro della Genesi, è proseguita con i patriarchi, i giudici, i re e i profeti di Israele, ed è culminata con Gesù, che si è incarnato per darci la pienezza di questa conoscenza.
Anche se spesso si dice che quando si parla di Dio ci si riferisce tutti allo stesso, all'unico esistente, non è vero che sia proprio così. Per molti credenti, Dio è un essere astratto, senza volto né nome, o la personificazione di un'idea, quella che l'uomo si forma di lui — la perfezione, la bellezza, la bontà — o, se ci addentriamo nella mistica delle religioni, un tutto che si ricrea e si dissolve alla maniera del mare con il suo andare e venire delle onde.
I panteismi non sono religioni in senso stretto, poiché mancano dell'individualità di Dio e dell'uomo, soggetti che costituiscono la relazione o la religione.
La Chiesa ha coniato il concetto di Dio Trinità basandosi sull'insegnamento di Gesù, che ha rivelato il Padre e, una volta risorto, ha inviato lo Spirito che unisce nell'amore e noi a loro.
Gli studi sulla rivelazione biblica mostrano che sia la Parola che lo Spirito si distinguono progressivamente in Dio. Da attributi divini diventano una "personificazione", cioè avere la consistenza delle persone, che è ciò che Cristo rivela.
Chi legge il Vangelo di Giovanni capirà che Gesù parla del Padre e dello Spirito, diversi da lui. Nonostante gli sforzi della teologia contemporanea che insiste su questa ricchezza della comunione delle tre persone, noi cristiani impoveriamo la nostra vita spirituale ogni volta che escludiamo una delle tre persone dalla nostra preghiera.
Così come il Padre, il Figlio e lo Spirito si relazionano tra loro senza perdere la loro identità, così i cristiani devono mantenere un rapporto personale con ciascuno di loro.
Se con il battesimo siamo stati resi templi di Dio e dimora della sua gloria, dobbiamo relazionarci con ogni persona, arricchendoci di ciò che la contraddistingue.
Ciò appare chiaramente nelle preghiere liturgiche dell'Eucaristia: ci rivolgiamo al Padre, mediante la mediazione del Figlio, nello Spirito che prega e geme in noi, secondo san Paolo, con gemiti ineffabili.
Come figli, invochiamo il Padre.
Come fratelli di Gesù, sappiamo che è lui il primogenito che ci precede in tutto.
E quando abbiamo bisogno di verità, di conforto, di forza o di qualsiasi altro dono, riconosciamo lo Spirito che abita in noi e ci insegna a chiedere sempre il meglio per noi.
Come fratelli di Gesù, sappiamo che è lui il primogenito che ci precede in tutto.
E quando abbiamo bisogno di verità, di conforto, di forza o di qualsiasi altro dono, riconosciamo lo Spirito che abita in noi e ci insegna a chiedere sempre il meglio per noi.
Come cambia la prospettiva se valutiamo la realtà di ogni persona nella loro unità armoniosa! La nostra vita si arricchirà se comprenderemo — come diceva Sant'Anselmo — che Dio è sempre più grande di quanto l'uomo possa immaginare.
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