Il nostro Dio è il Dio dei viventi

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La commemorazione dei Fedeli Defunti ridona al cuore la memoria di tante persone che hanno avuto un posto speciale nella nostra vita e non sono più tra noi: genitori, fratelli e sorelle e altri membri della famiglia; amici e colleghi con i quali abbiamo condiviso momenti significativi; persone che ci hanno aiutato in momenti delicati; credenti che sono stati modello e stimolo di fede nel nostro cammino di cristiani. 

 

Questo ricordo ci sospinge a visitare i cimiteri, dove riposano le loro spoglie mortali, con atteggiamento di venerazione e rispetto. Per i credenti, la loro memoria deve essere permeata da un sentimento di gratitudine e di amore a Dio e, quindi, deve trasformarsi in preghiera, perché attraverso di loro abbiamo conosciuto il suo amore e, in molto casi, grazie a loro che hanno seminato i germi della fede nei nostri cuori, abbiamo conosciuto Dio nostro Padre.

 

Lo scopo del ricordo e della preghiera non è quello di nutrire il dolore, ma aiutarci a crescere nella fede e nella ertezza della risurrezione e nella speranza della Vita Eterna. 

 

L'esperienza della morte è l'orizzonte della vita di ogni essere umano. È come un nemico che è davanti a noi, che è più forte di noi e dal quale non possiamo sfuggire. Tutti dovremo affrontarlo, anche se non sappiamo né come né quando. 

E non troveremo una spiegazione razionale per questo. 

 

Il Concilio Vaticano II afferma con forza: «Ogni immaginazione viene meno di fronte alla morte» (GS 18). Tuttavia, la fede apre una finestra alla speranza. ha conosciuto l'amore di Dio e ha creduto in quell'amore non dubita della sua volontà di salvare tutti gli uomini, né della sua misericordia. 

 

Sappiamo che se Dio ci ha dato questa vita è perché vuole darcene una migliore. Lui è un buon Padre che non abbandona i suoi figli. Lui sa vedere il bene che c'è nel cuore di ciascuno di essi. Dio Padre nostro è pietoso e misericordioso, lento all'ira e ricco di pietà e di misericordia. Per questo confidiamo che i nostri fratelli che sono morti ai nostri occhi, stiano già vivendo in Dio.

 

Ricorda San Paolo: «Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini» (1 Cor 15,19). 

La Vita Eterna non è un premio di consolazione. 

Per un cristiano è il vero scopo della vita temporale; ciò per cui deve tendere e lottare. Per questo i cristiani che apprezzano la bellezza della vita presente e i doni che Dio dona ogni giorno, non possono essere egoisti.

 

Non possiamo chiudere gli occhi davanti alla sofferenza di tante vittime dell'ingiustizia, che hanno la sensazione che questa vita non meriti di essere vissuta. Non possiamo non comprometterci al fine di alleviare il loro dolore e la loro sofferenza. Non dobbiamo aggrapparci disperatamente a questa vita, perché sappiamo che ce n'è una certamente migliore. La testimonianza dei santi e dei martiri è un modello di speranza per tutti.

 

E questa speranza ha un fondamento: la nostra fede in Cristo, il primo sofferente e il primo risorto. Ha bevuto e ha fatto suo il calice del dolore di tutta l'umanità e ci mostra la grandezza della gloria a cui Dio ci chiama. 

 

Ricordiamo i nostri fratelli in modo tale che la fede ci porti a vederli uniti a Cristo.
 

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