Benedetto XVI
* 1927 - ✠ 2022

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Joseph Ratzinger è stato eletto papa il 19 aprile 2005, con il nome di Benedetto XVI. Aveva 78 anni. Nacque il 16 aprile 1927 in un piccolo paese della Baviera chiamato Marktl, vicino al fiume Inn, che lì segna il confine tra Germania e Austria. 
 
L'11 febbraio 2013 ha sorpreso il mondo con l'annuncio della sua rinuncia alla Sede di Pietro, che sarebbe diventata vacante il 28 dello stesso mese. 
 
Il pontificato di Benedetto XVI è stato relativamente breve: 7 anni e nove mesi. Ma Ratzinger aveva lavorato per molti anni e a stretto contatto con san Giovanni Paolo II, che nel novembre 1981 lo aveva nominato Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. Quindi potremmo dire che la teologia di Joseph Ratzinger ha ispirato il governo della Chiesa per 31 anni.
 
Quando fu nominato arcivescovo di Monaco di Baviera da San Paolo VI nel marzo 1977, Joseph Ratzinger era già un noto e rispettato teologo. Quell'appuntamento diede una svolta inaspettata alla sua vita. 
 
Ha accettato incarichi di governo per obbedienza e servizio alla Chiesa. Ma ha sempre detto che la sua vocazione originaria era la teologia. Non aveva ancora 50 anni quando fu nominato arcivescovo. Ma aveva già avuto una carriera teologica molto importante. 
 
Le cronache sulla morte del Papa emerito Benedetto XVI mi hanno sorpreso non poco. Ore di riflessioni, commenti, racconti di aneddoti. Quando era in vita e soprattutto quando governava la Chiesa da Pontefice Romano non molti hanno condiviso il suo Magistero e il suo governo.
 
Certamente è stato difficoltoso per lui succedere a Giovanni Paolo II che al momento della morte tutti hanno chiesto che fosse riconosciuto “Santo subito”. Ma certe etichette sono state severe e assolutamente ingiuste. Gli è stato dato dell’intransigente e del conservatore; di uno che scosse la storia della Chiesa dimettendosi da Papa. Ricordo che il Diario de Argentina definì senza pudore Joseph Ratzinger, il pastore tedesco.
 
Un ecclesiastico coltissimo, stagionato nelle più complicate dispute teologiche, ma incapace di relazionarsi serenamente con la gente comune è l'immagine di Benedetto XVI proiettata da Anthony Hopkins nel film "I due papi" dove si contrappone la l’impegno culturale di Papa Benedetto alla spontaneità e all'umanità di Papa Francesco.
 
Per esperienza diretta posso affermare che Benedetto XVI è stato un vero signore, riservato, ma assolutamente rispettoso dell’altro. Incontrando il suo interlocutore puntava dritto i suoi occhi azzurri negli occhi dell’altro come se in quel momento fosse interessato solo alla persona che aveva di fronte, ed era capace di ascolto vero.
 
La grandezza del pensiero e della persona del cardinale Ratzinger contrastava con la sua riservatezza e umiltà. Ho potuto constatare più volte e di persona, che il cardinale Ratzinger era rispettoso di ogni interlocutore che incontrava sul suo cammino; come se in quel momento fosse interessato solo alla persona che aveva di fronte. Egli trasformava la sua timidezza in gesti di tenerezza e delicatezza con ogni persona.
 
Benedetto XVI può, a ragione, essere considerato davvero un grande Padre della Chiesa. Le sue opere di teologia, che sempre fondano nella Sacra Scrittura, lo stanno a testimoniare. La sintesi più riuscita di questo lavoro teologico e pastorale si trova nell'opera Gesù di Nazareth, pubblicata da Ratzinger tra il 2007 e il 2012, già Papa, ma come testo personale. Contiene il lavoro di una vita. 
Benedetto XVI ha svelato in quest'opera qualcosa di decisivo per la Chiesa. Il grande teologo Ratzinger ha mostrato qui, in un mirabile esercizio di teologia, che il Gesù in cui la Chiesa crede come il Cristo, il Figlio del Dio vivente, è il Gesù della storia, e viceversa. 
 
Nel linguaggio più tecnico della teologia Ratzinger ha mostrato che una buona teologia dogmatica non può essere fatta al di fuori di una buona esegesi storico-critica e, viceversa: che una buona esegesi deve tenere conto dei principi ermeneutici richiesti dal proprio oggetto: il Cristo della fede della Chiesa. Non sarà facile trovare un'altra opera in cui questa integrazione di esegesi e teologia abbia tanto successo
 
Sono certo che sulla teologia di Joseph Ratzinger si tornerà nei prossimi anni e si scoprirà agevolmente che lungi dall’essere un conservatore egli è stato un uomo fedele alla tradizione (tradere!). Egli era convinto che prima di scartare o superare l’antico si sarebbe dovuto prendere il meglio dell’antico per incarnarlo nell’oggi con novità di ardore, novità di metodinovità di espressione.
 
Le sue opere riempiono i 25 spessi volumi delle Gesammelte Schrifftene. Il teologo Joseph Ratzinger, Papa Benedetto XVI, è riuscito ad esprimere con grande forza argomentativa e, al tempo stesso, con grande unzione spirituale ciò che costituisce il cuore della fede cristiana e la missione della Chiesa. Vale a dire: che, in Gesù Cristo, Dio stesso si è reso visibile e ha mostrato agli uomini il suo Amore salvifico. E questa rivelazione di Dio non è un semplice fatto del passato, ma una forza divina di oggi, per il futuro, accessibile nella Chiesa dei santi, abilitati come testimoni della risurrezione dallo Spirito Santo.
 
Sia sufficiente fare riferimento alle sue encicliche Deus caritas est, Spe Salvi  e Caritas in veritate  tre meraviglie della dottrina cristiana. E che dire della Esortazione Verbum Domini, un'esortazione scritta dopo il Sinodo sulla Parola di Dio, che è un testo di grande valore teologico e di grande levatura.
 
Un tema centrale negli studi di Joseph Ratzingher è stato quello della “dittatura del relativismo”. Nell’omelia che, il 18 aprile 2005, il Cardinale Joseph Ratzinger fece durante la Missa pro eligendo Romano Pontifice espresse una chiara descrizione della situazione dottrinale presente nella Chiesa. Egli richiamò l’attenzione sul problema del relativismo e, riferendosi alla Lettera di Paolo agli Efesini (Ef 4,11-16), fece notare che «avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi trasportare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni». Il rovescio della medaglia di questa «fede chiara» porta a uno stato in cui «si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie».
 
Un tema che mi piace porre in evidenza è quello dell’amore di Papa Benedetto per la Liturgia. Nel suo volume Introduzione allo spirito della liturgia (Edizioni San Paolo, 2014) Papa Benedetto ha cercato di aiutare i fedeli, resi insicuri da decenni di sperimentazioni postconciliari, a guardare all'importanza della liturgia. sottolineando come la celebrazione liturgica realizzasse «contemporaneamente un'epifania del Signore e un'epifania della Chiesa, due dimensioni che si coniugano in unità nell'assemblea liturgica, ove il Cristo attualizza il Mistero pasquale di morte e di risurrezione e il popolo dei battezzati attinge più abbondantemente alle fonti della salvezza. Nell'azione liturgica della Chiesa sussiste la presenza attiva di Cristo: ciò che ha compiuto nel suo passaggio in mezzo agli uomini, Egli continua a renderlo operante attraverso la sua personale azione sacramentale, il cui centro è costituito dall'Eucaristia».
 
La sua passione è sempre stata la ricerca della verità, che è indissolubilmente legata alla fede. Scelse come motto episcopale Cooperatores veritatis. Il suo convincimento fu: senza verità e senza fede, il mondo è destinato a crollare, a smarrirsi. Nessuno come Benedetto XVI ha colto l'urgenza di promuovere un’antropologia cristiana poiché essa è l'unica che comprenda fino in fondo cosa significhi la dignità dell'essere umano e il suo valore intrinseco, e lo ha fatto sempre in una prospettiva di dialogo tra ragione e rivelazione.
Il suo Magistero fu altissimo e la storia dovrà scoprirne la portata e le coraggiose anticipazioni. Non temo di essere smentito se oso definire quello di papa Benedetto un magistrale magistero!
 
La notizia delle dimissioni di Benedetto XVI l'11 febbraio 2013 - giorno della memoria della Vergine Maria, Nostra Signora di Lourdes - ha colto tutti di sorpresa segnando per sempre la storia della Chiesa, con un gesto di coraggio e umiltà. Benedetto XVI, stava uscendo in punta di piedi dalle luci della cronaca. La sua rinuncia è stata un gesto davvero profetico. Ha cambiato il papato come nessun altro pontefice aveva fatto prima.
 
Benedetto XVI un rivoluzionario incompreso. La figura di Benedetto XVI passerà alla storia sotto molti punti di vista. Ma soprattutto passerà per la sua bontà, la sua semplicità, la sua umiltà.
 
Nel suo testamento spirituale ha chiesto, in modo chiaro e preciso, di rimanere saldi nella fede e di non lasciarsi confondere. Ha assicurato che Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita e che la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo. Ha chiesto umilmente di pregare per lui, così che il Signore, nonostante tutti i suoi peccati e le insufficienze, lo possa accogliere nelle dimore eterne.
 
Ed è tornato alla casa del Padre con sulle labbra la più splendida professione di fede e di amore: «Signore, ti amo!».

 

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ROGITO DI BENEDETTO XVI

 

All'interno della bara di cipresso che accoglierà la salma del papa emerito Benedetto XVI verrà inserito, oltre alle monete coniate durante il suo papato, le medaglie e i palli, anche il famoso rogito.

 

Si tratta di un breve testo che descrive il pontificato di Ratzinger, che viene inserito in un cilindro di metallo. La bara poi, al termine delle esequie, sarà messa in una bara di zinco e in una terza bara di rovere, prima di essere spostata nel luogo in precedenza occupato, fino alla beatificazione, dal feretro del suo predecessore, Giovanni Paolo II all'interno delle Grotte Vaticane.

 

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Benedetto XVI, le parole del Rogito: ha lasciato un patrimonio sulle verità  di fede - Vatican News
 

 

Nella luce di Cristo risorto dai morti, il 31 dicembre dell'anno del Signore 2022, alle 9:34 del mattino, mentre terminava l'anno ed eravamo pronti a cantare il Te Deum per i molteplici benefici concessi dal Signore, l'amato Pastore emerito della Chiesa, Benedetto XVI, è passato da questo mondo al Padre. Tutta la Chiesa insieme col Santo Padre Francesco in preghiera ha accompagnato il suo transito.

 

Benedetto XVI è stato il 265esimo Papa. La sua memoria rimane nel cuore della Chiesa e dell'intera umanità. Joseph Aloisius Ratzinger, eletto Papa il 19 aprile 2005, nacque a Marktl am Inn, nel territorio della Diocesi di Passau (Germania), il 16 aprile del 1927.

 

Suo padre era un commissario di gendarmeria e proveniva da una famiglia di agricoltori della bassa Baviera, le cui condizioni economiche erano piuttosto modeste. La madre era figlia di artigiani di Rimsting, sul lago di Chiem, e prima di sposarsi aveva fatto la cuoca in diversi alberghi. Trascorse la sua infanzia e la sua adolescenza a Traunstein, una piccola città vicino alla frontiera con l'Austria, a circa trenta chilometri da Salisburgo, dove ricevette la sua formazione cristiana, umana e culturale. Il tempo della sua giovinezza non fu facile.

 

La fede e l'educazione della sua famiglia lo prepararono alla dura esperienza dei problemi connessi al regime nazista, conoscendo il clima di forte ostilità nei confronti della Chiesa cattolica in Germania. In questa complessa situazione, egli scoprì la bellezza e la verità della fede in Cristo. Dal 1946 al 1951 studiò nella Scuola superiore di filosofia e teologia di Frisinga e all'Università di Monaco. Il 29 giugno 1951 fu ordinato sacerdote, iniziando l'anno successivo la sua attività didattica nella medesima Scuola di Frisinga.

 

Successivamente fu docente a Bonn, a Muenster, a Tubinga e a Ratisbona. Nel 1962 divenne perito ufficiale del Concilio Vaticano II, come assistente del Cardinale Joseph Frings. Il 25 marzo 1977 Papa Paolo VI lo nominò Arcivescovo di Munchen und Freising e ricevette l'ordinazione episcopale il 28 maggio dello stesso anno. Come motto episcopale scelse ‘Cooperatores Veritatis'.

 

Papa Montini lo creò e pubblicò Cardinale, del Titolo di Santa Maria Consolatrice al Tiburtino, nel Concistoro del 27 giugno 1977. Il 25 novembre 1981 Giovanni Paolo II lo nominò Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; e il 15 febbraio dell'anno successivo rinunciò al governo pastorale dell'Arcidiocesi di Munchen und Freising. Il 6 novembre 1998 fu nominato Vice-Decano del Collegio Cardinalizio e il 30 novembre 2002 divenne Decano, prendendo possesso del Titolo della Chiesa Suburbicaria di Ostia.

 

Venerdì 8 aprile 2005 presiedette la Santa Messa esequiale di Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro. Dai Cardinali riuniti in Conclave fu eletto Papa il 19 aprile 2005 e prese il nome di Benedetto XVI. Dalla loggia delle benedizioni si presentò come ‘umile lavoratore nella vigna del Signore'. Domenica 24 aprile 2005 iniziò solennemente il suo ministero Petrino.

 

Benedetto XVI pose al centro del suo pontificato il tema di Dio e della fede, nella continua ricerca del volto del Signore Gesù Cristo e aiutando tutti a conoscerlo, in particolare mediante la pubblicazione dell'opera Gesù di Nazaret, in tre volumi. Dotato di vaste e profonde conoscenze bibliche e teologiche, ebbe la straordinaria capacità di elaborare sintesi illuminanti sui principali temi dottrinali e spirituali, come pure sulle questioni cruciali della vita della Chiesa e della cultura contemporanea.

 

Promosse con successo il dialogo con gli anglicani, con gli ebrei e con i rappresentanti delle altre religioni; come pure riprese i contatti con i sacerdoti della Comunità San Pio X.

 

La mattina dell'11 febbraio 2013, durante un Concistoro convocato per ordinarie decisioni circa tre canonizzazioni, dopo il voto dei Cardinali, il Papa lesse la seguente dichiarazione in latino:

 

‘Bene conscius sum hoc munus secundum suam essentiam spiritualem non solum agendo et loquendo exerceri debere, sed non minus patiendo et orando. Attamen in mundo nostri temporis rapidis mutationibus subiecto et quaestionibus magni ponderis pro vita fidei perturbato ad navem Sancti Petri gubernandam et ad annuntiandum Evangelium etiam vigor quidam corporis et animae necessarius est, qui ultimis mensibus in me modo tali minuitur, ut incapacitatem meam ad ministerium mihi commissum bene administrandum agnoscere debeam. Quapropter bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 20, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse'.

 

Nell'ultima Udienza generale del pontificato, il 27 febbraio 2013, nel ringraziare tutti e ciascuno anche per il rispetto e la comprensione con cui era stata accolta la sua decisione, assicurò:
 

"Continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione, con quella dedizione al Signore e alla sua Sposa che ho cercato di vivere fino ad ora ogni giorno e che vorrei vivere sempre".


 

CORPUS

BENEDICTI XVI P.M.

VIXIT A. XCV M. VIII D. XV

ECCLESIÆ UNIVERSÆ PRÆFUIT A. VII M. X D. IX

A D. XIX M. APR. A. MMV AD D. XXVIII M. FEB. A. MMXIII

DECESSIT DIE XXXI M. DECEMBRIS ANNO DOMINI MMXXII

Semper in Christo vivas, Pater Sancte!


"Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!"

(Dall'omelia di Papa Francesco)