Amnesia dell'eternità

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Una riflessione che potrebbe essere interessante per chi intenda accelerare il proprio processo di conversione potrebbe essere proprio: la questione dell’eternità.
 
Diceva il grande poeta e scrittore francese Charles Péguy: "Oggi - purtroppo - si sta diffondendo una vera amnesia dell'eternità".
 
Siamo tanto assillati dalle problematiche terrene, da perdere di vista spesso queste verità di fede: la vita celeste, la vita eterna; eppure è la cosa più importante, la più seria.
A che servirebbe un’esistenza di molti anni se poi tutto dovesse finire nel nulla?
Oggi sembra che l’umanità abbia dimenticato il destino ultimo.
Per questo, quando si dimentica il Paradiso il mondo diventa inferno, il mondo diventa invivibile. Il richiamo dell’Aldilà è indispensabile non per alienarci, ma per farci vivere bene l’”aldiquà”.
 
L'eternità è la verità capace di fermare l'angoscia originaria dell'uomo rispetto alla morte. La fine provoca sempre angoscia.
Il percorso che si affaccia per chi voglia avvicinarsi al concetto di eternità è arduo.
Il concetto dell'eternità lo si comprende dopo aver sperimentato nella propria vita un attimo di eternità.

L'uomo nella sua paradossalità riesce a vivere infatti anche solo per un momento l'eternità.
Fin dall'antichità: la religione, la filosofia, oggi la scienza, hanno cercato di concretizzare l'eternità. Oggi, tuttavia, sembra che tale concetto sia  in vera fase calante.
 
Nessuno o quasi si pone domande sull’eternità.
In questo nostro tempo, più che nel passato, si è talmente assorbiti dalle cose terrene, che talora riesce difficile pensare a Dio come protagonista della storia e della nostra stessa vita.
 
L'umanità occidentale si preoccupa essenzialmente di vivere bene; lo sviluppo tecnologico ed economico permette di tendere quasi esclusivamente alla "Qualità della vita".
Nonostante qualche difficoltà siamo comune oberati dalla quantità di cibo. Si pensi alla stoltezza di spendere danaro per mangiare bene e poi spendere danaro per calare di peso!
 
Siamo circondati da innumerevoli possibilità di divertimenti, di possibilità di spendere il proprio denaro quando e come si vuole …
I programmi radio e TV ci martellano il cervello con scontate banalità su come vivere meglio, come prolungare la vita; salvo poi avvertire il disagio e il peso delle persone anziane che non si sa mai dove collocare (il vecchietto dove lo metto?)
 
Insomma sembra che l’uomo abbia perso l’intelligenza del cuore che non gli permetta più di far di conto con il proprio limite.
E’ il limite iscritto nella esistenza umana che urla la finitezza dell’essere vivente. E’ appena sufficiente una visita ai nostri cimiteri per capire che nessuno può scappare dal limite dell'umanità.
 
E allora è nel pensiero, anzi nella certezza dell’eternità che riusciremo a trovare l'autentico senso della vita.
Sapendo di finire, sappiamo anche che  continueremo a vivere.
Sarebbe tristissimo se non avessimo questo convincimento.
 
L'eternità è un'attesa/prospettiva a cui l'uomo non può rinunciare e l'uomo non può che portare dentro di sé tale progettualità, tale destino.
Certo; la fede può aiutare.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che “Il cielo è il fine ultimo dell'uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva”. (1024).
A me piace molto ricordare l’antica formula del Catechismo della mia fanciullezza. Alla domanda: “Perché siamo stati creati?” La risposta era: “Per conoscere, amare, servire Dio in questa vita e goderlo poi nell’eternità”.
 
E’ il percorso della vita cristiana che da senso alla vita di quaggiù nella prospettiva della vita di “lassù”.
E torniamo alla domanda d’inizio: L'uomo moderno l'aspetta ancora questa vita eterna, o ritiene che essa appartenga a una mitologia ormai superata?
L'esistenza umana ci dice che l’uomo, per sua natura, è proteso a qualcosa lo trascenda, che non decida la sua fine; è insopprimibile nell'essere umano l'anelito alla felicità piena.
 
Dinanzi all'enigma della morte, sono vivi in molti il desiderio e la speranza che tutto non finisca!
 
Per i cristiani la vita eterna non è solo una qualificazione quantitativa, come "una vita che dura per sempre", ma in realtà è "una nuova qualità di esistenza, pienamente immersa nell'amore di Dio, che libera dal male e dalla morte e ci pone in comunione senza fine con tutti i fratelli e le sorelle che partecipano dello stesso Amore.
 
La "vita eterna", potremmo dire, inizia qui; non è qualcosa di staccato dalla vita di tutti giorni e in fondo inutile.
Essa  è il nostro ultimo e definitivo destino, che dà senso alle situazioni quotidiane.
 
Altro che amnesia dell’eternità!