19 domenica per annum
«Uomo di poca fede, perché hai dubitato?»
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✠ Dal Vangelo secondo Matteo 14, 22-33
Avere fame di Dio per essere cristiani presenti;
per essere Chiesa che scandalizza;
Chiesa segno di contraddizione;
Chiesa che parli di Dio:
e di conseguenza cristiani che scandalizzino con il loro comportamento di fede;
cristiani che siano segni di contraddizione nella società, nella famiglia, nella scuola, nella cultura.
Oggi lo stesso vangelo di Matteo ci tiene ancora sulla corda con un tema assordante. Come fu assordante la fame di Dio, è altrettanto assordante il tema di oggi: la fatica del credere. Il Vangelo infatti ci mette di fronte a questa realtà per la quale ciascuno di noi si gioca la propria vita cristiana.
Credere è sempre stato difficile. La fede è difficile; perché si crede ciò che non si conosce: si crede ciò che non si vede, ciò che non si constata.
Se, invece, tutto questo fosse possibile non avremmo bisogno di dire “io credo”, ma “io so, io conosco”.
La fede è ciò che è assolutamente altro dalla ragione.
Credere è diventato più difficile, perché il mondo in cui ci troviamo è fatto completamente da noi stessi e in esso Dio, per così dire, non ha più posto!
Cari Amici,
L'invito a credere è destinato a tutti noi.
Non a credere in una teoria o in una filosofia.
La fede cristiana è credere in una persona e alla sua storia, e questa persona si chiama Gesù Cristo, il “Verbo fatto carne” che parla le parole di Dio attraverso il linguaggio degli uomini.
Il cristiano non crede in un Libro, in un Catechismo, in un manuale di teologia. Il Catechismo, il libro di teologia, per dirla con le parole di San Tommaso d'Aquino, sono strumenti per l'intelligenza della fede, poiché attraverso la conoscenza e l'intelligenza si possano accostare le verità della fede.
La fede è amica dell’intelligenza.
Ma dopo questo percorso di intelligenza e di conoscenza della fede l'uomo si trova nudo e solo di fronte all'atto personale della propria fede quando deve ripetere convintamente: "Mio Signore è mio Dio".
Ed è proprio di fronte a questo Signore e Dio che ciascuno di noi è chiamato a rinnovare la propria fede.
Siamo tutti chiamati a "camminare verso Gesù" senza essere spaventati dal "vento contrario", ma lasciandoci guidare dal suo Spirito consolatore. Dobbiamo accogliere acuta e profonda la voce tranquilla del Maestro che assicura: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Non dobbiamo consentire che i nostri orecchi sentano solo il fragore delle onde e il sibilo del vento.
Questo è il nostro errore.
Se non avvertiamo l'invito di Gesù a riporre la nostra fiducia incondizionata in lui, dove andremo?
Come Pietro siamo invitati anche noi ogni giorno a camminare non sulla terra, ma sull’acqua basandoci solo sulla debolezza della nostra fede. Non ci sosterrà né il potere, né il prestigio e neppure le assicurazioni del passato, ma solo il desiderio vivissimo di incontrare Gesù pur in mezzo alle tenebre e alle incertezze di questi tempi.
In qualsiasi momento siamo in grado di affondare se si guarda solo alla "forza del vento" dimenticando la presenza di Gesù. Se come Pietro grideremo anche noi: «Signore, salvami!» saremo in grado di vivere un'esperienza difficile da raccontare, ma viva e vera perché percepiremo nella nostra vita Gesù come una "mano tesa" che sostiene la nostra fede. È anche (forse soprattutto) nei momenti di crisi che impariamo veramente a credere in Dio e in Gesù pur sperimentando la fatica di credere.
Ci sia salutare il monito che Gesù ha rivolto a Pietro: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Perché continui a cercare falsi assicurazioni per "sopravvivere" in un cristianesimo altalenante?
Potrebbe essere lo scossone per purificare il cuore, liberarci dagli interessi mondani, dal trionfalismo ingannevole e dalle distorsioni che ci hanno allontanato da Gesù e, finalmente, professare con la mente e con il cuore: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
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