«Non essere più incredulo ma credente»

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Il brano del Vangelo è breve e conciso. Gesù risorto si rivolse a Tommaso con le parole che esprimono la profondità del suo amore e di una chiamata urgente. «Non essere più incredulo ma credente». Tommaso rispose con la più solenne confessione di fede presente nel Nuovo Testamento: «Mio Signore e mio Dio».
 
Quale percorso interiore ha fatto codesto uomo fino a quel momento esitante e vacillante? Quale è il cammino che porta dalla resistenza e dal dubbio fino al raggiungimento di una fiducia e di una confidenza piena? La questione non è superflua, poiché, prima o dopo, in modo del tutto inaspettato o come risultato di un processo interno, tutti noi possiamo avvertire più o meno chiaramente lo stesso invito: «Non essere incredulo, ma credente»

Forse la prima condizione per sentire un tale invito è quella di percepirsi amati da Dio, qualunque sia la posizione o il percorso religioso di ciascuno. "Io sono amato": è questa la verità più profonda della esistenza di ogni persona umana. Io sono amato da Dio così come sono, con i miei desideri inconfessabili, la mia insicurezza e le mie paure. Sono accettato e amato da Dio di un amore eterno. Dio mi ama da sempre e per sempre, al di là di ciò che gli altri possono vedere in me.
 
Ma si può fare un passo ulteriore. "Sono benedetto da Dio". Lui non ha mai smesso di amarmi anche quando io mi fossi condanno. Più di una volta ognuno percepisce delle voci interiori che chiamano e inclinano al male, alla mediocrità, alla inutilità o alla ipocrisia. Ma per Dio io sono qualcosa di prezioso e di ben voluto. Posso fidarmi e confidare in lui nonostante tutto.
In Dio io trovo qualcuno nel quale il mio essere può sentirsi al sicuro in mezzo a tanta oscurità, a tante calunnie e accuse. Posso fidarmi di lui senza timore e con gratitudine. Infatti, non è possibile tornare a Dio senza un profondo senso di gratitudine.

Mi domando spesso: come mai alcuni "decidono" di cui essere grati, generosi e fiduciosi? E perché altri sono inclini a essere amareggiati, egoisti e diffidenti? Non so darmi una risposta. In ogni caso, sono convinto che la nostra vita non è predeterminata o segnata fin dall’inizio. Ci sono sempre delle occasioni e delle opportunità attraverso le quali giunge l'invito a credere e ad avere fiducia.

Ciascuno può porsi alcune domande fondamentali:
Perché non credo, o credo superficialmente?
Perché non mi fido?
Che cosa, in fondo, sto respingendo e rifiutando?
 
Non dovrebbe trascorrere la vita senza chiedersi onestamente:
Quando sono più umano e realistico?
Quando cerco di salvare me stesso?
Quando intenderò invocare con fede: «Mio Signore e mio Dio»?
 
Cari Amici
Il brano evangelico di oggi va al di là dell’incontro con l’apostolo Tommaso ed è un forte richiamo per tutti.
Maria di Magdala aveva fatto partecipi i discepoli della sua esperienza e aveva loro annunciato di aver visto Gesù risorto e vivo. Ma i discepoli rimasero chiusi in una casa con le porte sbarrate per timore dei Giudei. L'annuncio della risurrezione non dissipò i loro timori. L’annuncio della risurrezione non ebbe alcun potere di risvegliare in loro la gioia.
 
L'evangelista evoca in poche parole l’impotenza dei discepoli nel bel mezzo di un ambiente ostile. Era scesa la sera. Ed essi avevo «chiuse le porte del luogo dove si trovavano per timore dei Giudei». La loro paura li portò a chiudersi in casa. Il loro intento principale fu solo quello di cercare la sicurezza. Fu la loro unica preoccupazione. Nessuno pensò più alla risurrezione di Gesù.
 
Non basta sapere che il Signore è risorto.
Non è sufficiente ascoltare il messaggio della Pasqua.
A quei discepoli fece difetto la cosa più importante: l'esperienza di sentire Gesù vivo in mezzo a loro.

Solo quando Gesù sarà al centro e il centro della nostra vita e delle nostre comunità diventerà fonte di vita, di gioia e di pace per i credenti.