«E gli altri nove dove sono? Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!»

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L'episodio è noto. Il brano evangelico di Luca racconta che durante il suo viaggio verso Gerusalemme Gesù attraversò la Samaria e la Galilea, e mentre entrava in un villaggio gli vennero incontro dieci persone affette da lebbra. La legge vietava ai lebbrosi di avvicinarsi a chiunque a causa della loro malattia. Così, mantenendo la distanza prescritta, «dissero ad alta voce: Gesù, maestro, abbi pietà di noi!».  Al vederli così lontani e distanti, soli ed emarginati, supplicanti un gesto di compassione e di misericordia, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». I rappresentanti di Dio avrebbero dato ai lebbrosi l'autorizzazione di tornare in società, integrarsi in essa e, soprattutto, nella intimità delle loro case insieme ai loro familiari. Mentre erano in cammino furono purificati.

 

Il racconto sarebbe potuto finire qui. Luca, tuttavia, non si è fermato ai dettagli della guarigione; egli fu interessato a mettere in evidenza la reazione di uno dei lebbrosi dopo aver costatato la propria guarigione.

Una volta guariti i lebbrosi sono scomparsi dalla scena. Non sappiamo nulla di loro. Sembra che nulla fosse accaduto nella loro vita. Ma uno di essi, di origine samaritana, «vedendosi guarito» si rese conto che qualcosa di grande e di bello gli era stato regalato: Dio era stato la fonte di quella guarigione. E così, invece di presentarsi ai sacerdoti, tornò da Gesù. Aveva avvertito che una vita nuova non era potuta che iniziare da Lui. Da quel momento tutto sarebbe stato differente: avrebbe potuto avere una vita più dignitosa e umana. E ebbe immediata cosciente che avrebbe dovuto essere riconoscente solo a Gesù. Così, quando fu davanti a Lui «si prostrò ai suoi piedi per ringraziarlo».

 

Proprio per questo ha voluto incontrarsi con Lui. «Tornò indietro lodando Dio a gran voce». Egli aveva capito che la forza salvifica di Gesù non poteva che avere la sua origine in Dio. E percepiva che in lui era accaduto qualcosa di nuovo per opera di quel Padre Buono di cui parlava Gesù. E non lo avrebbe dimenticato mai! D'ora in avanti avrebbe vissuto rendendo grazie a Dio. Lo avrebbe lodato con tutta la sua forza. Tutti avrebbero dovuto sapere che lui si sentiva amato da Dio.

 

Di solito i commentatori interpretano la reazione del Samaritano guarito in chiave di rendimento di grazie: nove sono stati ingrati; solo colui che era tornato indietro aveva saputo ringraziare. E' certamente quello che sembra suggerire il racconto evangelico. Tuttavia, Gesù non ha parlato di gratitudine. Disse che il Samaritano era ritornato per «rendere gloria a Dio». E rendere gloria a Dio è molto più che dire grazie.

 

I suoi colleghi avevano seguito il loro cammino per incontrare i sacerdoti; egli, invece, intuì che Gesù è l'unico Salvatore. Ecco perché tornò sui suoi passi al fine di incontrare Gesù e «rendere gloria a Dio». In Gesù il Samaritano guarito ha incontrato il dono migliore e più grande di Dio: non solo la guarigione ma la salvezza!


Concludendo il racconto Gesù prese la parola e pose tre domande che esprimono lo stupore e la tristezza per quello che era accaduto. Esse non sono state indirizzate al samaritano che aveva ai suoi piedi.

Queste stesse domande oggi coinvolgono anche molti cristiani:

1. «Non ne sono stati purificati dieci? Perché facciamo così fatica anche noi a riconoscere ciò che abbiamo ricevuto e riceviamo continuamente da Gesù?

2. «E gli altri nove dove sono?».  Perché ci sono tanti cristiani che vivono senza ringraziare Dio quasi mai? Perché non percepiscono di dovere un ringraziamento speciale a Gesù? Forse non lo conoscono? Forse non significa nulla per loro?

3. «Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». Perché ci sono persone lontane dalla pratica religiosa che nutrono una vera ammirazione e gratitudine per Gesù, mentre alcuni cristiani non percepiscono qualcosa di speciale per lui?


Alla fine Gesù disse al Samaritano: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Tutti sono stati fisicamente “sanati” dalla lebbra, ma solo il lebbroso samaritano tornò da Gesù ringraziandolo per averlo "salvato".

 

Cari Amici

La salvezza è veramente tale se la si celebra: il dono di Dio è davvero accolto quando per esso si sa ringraziare, ossia riconoscerne e confessarne l’origine. Per questo il cuore della fede cristiana è l’eucaristia, che significa proprio «rendimento di grazie». Chi non è in grado di lodare, di benedire, di ringraziare vive un cristianesimo critico, negativo e pessimista. Una fede che non produce nei credenti gioia e gratitudine è una fede malata. Il rendimento di grazie è dunque l’atteggiamento radicale di chi apre ogni giorno la trama della propria esistenza all’azione di Dio. Ogni giorno è per noi un dono dell’amore di Dio in Gesù Cristo! 

Oggi o preghiamo così “Ti adoro mio Dio, ti amo con tutto il cuore, ti ringrazio di avermi creato …”.