Vita mutatur, non tollitur!

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Ricorre l’annuale Commemorazione dei fedeli defunti.

Nel Credo noi proclamiamo: Dio verrà a giudicare i vivi e i morti ed il suo Regno non avrà fine. La fede nella risurrezione dei corpi deve sorreggerci oggi con certezza incrollabile. Con morte la vita non è tolta, ma trasformata e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno viene preparata una abitazione eterna nel cielo.

 

Per questo la liturgia è ancora avvolta dalla gioia della celebrazione dei Santi; la liturgia oggi non piange, perché non fa memoria della morte, ma della risurrezio­ne. E le lacrime che versiamo dovute alla nostra fragilità umana sono asciugate dalla mano di Dio. Ascoltiamo le parole della Chiesa; essa non pronuncia paro­le sulla fine, ma sulla vita.

 

I luoghi del silenzio, i cimiteri, oggi si trasformano quasi in luoghi di feste. Tanta gente percorre i viali portando fiori, lumini, accarezza foto, sosta a pregare davanti ai resti mortali dei propri cari e partecipa alla santa Messa, anch'essa celebrata nel cimitero.

I nostri cimiteri sono i luoghi ove conserviamo i resti mortali dei nostri cari in attesa della definitiva risurrezione; ma sono anche il punto di riferimento, il richiamo costante alla realtà della nostra vita che ha nella morte il suo penultimo appuntamento, perché è il passaggio obbligatorio, da cui nessuno è esente, verso l’eternità.

 

Il ricordo annuale dei nostri cari ci porta a pensare meglio in prospettiva di eternità e di risurrezione. Purtroppo i più distratti compiono il loro freddo dovere della semplice visita e poi subito si tuffano nel tram tram della frenetica quotidianità, senza nemmeno pensare o interrogarsi sul senso della vita oltre la morte, sembra che a loro queste cose non appartengono oppure sono sicuri di vivere per sempre.


San Paolo apostolo, nel brano della sua lettera ai Romani che ascoltiamo quest’oggi, ci ricorda che nel mistero del Cristo morto e risorto noi siamo stati salvati. La nostra speranza di una salvezza che dura per sempre è fondata su Cristo morto, ma soprattutto risorto

 

Dalla fede nella morte e risurrezione di Cristo bisogna partire per il nostro viaggio con la speranza nel cuore che quando sarà il tempo di partire per l’ultimo viaggio ci sia dentro di noi questa speranza e certezza.

Il Signore ci insegna ad ave­re più paura di una vita sbagliata che della morte. A temere di più una vita vuota e inutile che non l’ultima frontiera che pas­seremo aggrappandoci forte al cuore che non ci lascerà cadere.

 

Eleviamo al Signore per i nostri de­funti la preghiera forse più bella: ammettili a godere la luce del tuo volto.

E con tutta la Chiesa eleviamo le nostre invocazioni: “Ascolta, o Dio, la preghiera che la comunità dei credenti innalza a te nella fede del Signore risorto, e conferma in noi la beata speranza che insieme ai nostri fratelli defunti risorgeremo in Cristo a vita nuova”. Amen.