Verso Pentecoste
con la promessa e la benedizione di Gesù

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Gesù è asceso al cielo per abitare definitivamente nel mistero di Dio. Egli ora è assiso alla destra del Padre. Quando per riferirci all’Ascensione ricorriamo a termini come “salì al cielo, siede alla destra del Padre” facciamo uso di metafore che ci aiutano a dare un contenuto alla nostra fede. La fede, infatti, desidera comprendere proprio perché si riferisce a realtà decisive in merito a tutto ciò che concerne la vita umana e al suo destino ultimo. San Tommaso d’Aquino nel Commento al Simbolo degli Apostoli scrive: “il termine “destra” non si applica a Dio in senso materiale, ma metaforico”. Ciò che si intende asserire con questo termine è che Gesù è uguale al Padre e con la sua ascensione ha raggiunto il maggiore di tutti i beni che è la vita con Dio.
 
Dal momento dell’Ascensione al cielo del Signore nessuno può più accompagnarlo lungo le strade del mondo come avvenne in Galilea. La sua presenza non potrà essere sostituita da nessuno.
 
Gesù pensa solo che a tutti  i popoli e a tutte le genti giunga l’annuncio del perdono e della misericordia di Dio e che tutti accolgano la chiamata alla conversione. Nessuno deve sentirsi perduto. Nessuno deve vivere senza speranza. Tutti devono sapere che Dio conosce e ama tutti i propri figli.
 
Chi annuncerà questa buona notizia?
 
Secondo il racconto dell’evangelista Luca, Gesù vuole lasciare sulla terra dei "testimoni". Questo è il desiderio principale: "Dio questo voi sarete testimoni!". Saranno testimoni di Gesù coloro che comunicheranno la propria esperienza di un Dio buono e contageranno con il proprio stile di vita il mondo e la storia per renderli più umani.
 
Ma Gesù conosce bene i suoi discepoli. Essi sono deboli e codardi. Dove troveranno l’audacia di essere testimoni di qualcuno che è stato crocifisso dal rappresentante dell'Impero e dai notabili del Tempio? Gesù li rassicura: "Io vi manderò quello che il Padre mio ha promesso». Non mancherà loro la "potenza dall'alto". Lo Spirito di Dio li sosterrà!
Per illustrare graficamente come il desiderio di Gesù, l'evangelista Luca descrive la sua partenza da questo mondo in modo sorprendente: Gesù ritorna al Padre alzando le mani e benedicendo i suoi discepoli. È il suo ultimo gesto. Gesù entra nell'insondabile mistero di Dio e sul mondo scende la sua benedizione.
 
I cristiani si dimenticano spesso che sono destinatari della benedizione di Gesù. Il nostro primo compito è quello di testimoniare la bontà di Dio. Mantenere viva la speranza. Non arrendersi al male. Questo mondo che si presenta come un "maledetto inferno" non è perso. Dio lo protegge con infinita tenerezza, compassione e misericordia.

Anche oggi è possibile trovare il bene, fare il bene, difendere il bene, diffondere il bene. E' possibile lavorare per un mondo più umano e per uno stile di vita più sano. Possiamo essere più solidali e meno egoisti. Più sobri e meno schiavi del danaro. La stessa crisi economica potrebbe spingerci a promuovere e costruire una società meno corrotta.
 
Anche nella Chiesa di Cristo sembra che si sia dimenticato che la prima cosa è quella di promuovere una pastorale della bontà e della misericordia. Lo ricorda e lo sollecita pressoché quotidianamente l’amato papa Francesco con indomita audacia.  
 
Dobbiamo sentirci tutti testimoni e profeti di quel Gesù che ha trascorso la sua vita disseminando gesti e parole di bontà e facendo del bene. Così corroborò la gente di Galilea nella speranza di un Dio Salvatore.
 
Gesù è una benedizione e la gente lo deve sapere!

 
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