Venerdì Santo
o Crux, ave, spes unica

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La Settimana Santa assume la sua maggior intensità spirituale e il suo dramma a partire dal Getsemani. Nell’orto degli olivi Gesù vive uno dei momenti più angoscianti. L’oscurità della notte, illuminata dal bagliore della prima luna piena di primavera, fa presagire la tragedia.
 
La notte cederà il passo al giorno; e la passione alla Pasqua.

Nella tradizione popolare questo giorno assume una dimensione di profonda tristezza, quasi di lutto; è giorno di digiuno e di astinenza, ma la liturgia, pur nella sua emotività, esprime una serena e maestosa solennità. I paramenti sono di colore rosso come nel giorno in cui si commemora l’ingresso regale di Gesù a Gerusalemme, l’ingresso trionfale dei martiri nella Gerusalemme del cielo, la Pentecoste, quando si celebra il trionfo del Risorto che invia lo Spirito alla sua Chiesa, quale massimo frutto della Pasqua.

Nel venerdì santo la Chiesa non fa un funerale, ma celebra la passione e morte vittoriosa del Signore. Per questo motivo si parla di “beata” e “gloriosa” passione. Questo è un giorno cosiddetto “a-liturgico”, nel quale cioè non c’è la celebrazione della santa Messa, in quanto la Chiesa commemora il giorno della morte storica di Cristo
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Quel giorno, quel 14 di Nisan, l'Eucaristia, istituita il giorno precedente era più che mai offerta, sacrificio e  banchetto: Gesù stesso si è offerto sull'altare del Calvario, sull'altare della croce. Pertanto, la liturgia del Venerdì santo rende impossibile la celebrazione della Eucarestia e propone, in cambio, una intensa, sincera, dolorosa e piena di speranza celebrazione della Passione e Morte del Signore.
 
Tutto è diverso nei suoi riti, cerimonie e sviluppo. Anche l’ora ideale per la celebrazione che dovrebbe essere più vicina possibile all’ora nona  (le 15, ora solare). L'altare deve essere spoglio, le luci spente, senza croce, senza candelieri, senza tovaglie. La celebrazione inizia nel silenzio - un silenzio che si dovrebbe poter "sentire" - e il sacerdote non bacia l'altare, ma si prostra a terra, mentre lui e la assemblea pregano in silenzio. Veste la casula di colore rosso, il colore della passione e del martirio.

 La celebrazione inizia con una preghiera e prosegue con la Liturgia della Parola. Nella prima lettura, Isaia profetizza sul Servo di Jahvè, sfigurato, senza un volto umano, oggetto di vessazioni, come un agnello condotto al macello. Pieno di piaghe: "delle sue piaghe noi siamo stati guariti".

Il silenzio eloquente della croce

Il Vangelo è la passione di Giovanni. Colpisce e impressione il silenzio e la dignità di Gesù Cristo. Segue l'omelia, necessariamente breve, mesta e sostanziosa. Non c’è la preghiera dei fedeli poiché c’è la così detta preghiera, universale, diviso in due parti: un monito e la preghiera. Si prega per la Chiesa, il Papa, i sacri ministri e i fedeli; per i catecumeni, per l'unità dei cristiani, per il popolo ebraico, per i non-cristiani, i non credenti, i governanti e per gli afflitti.

Dopo la preghiera universale si conclude la prima parte della liturgia del Venerdì Santo. La seconda è l'Adorazione della Santa Croce. Tre volte il Cristo crocifisso è mostrato al popolo all’annuncio: "Ecco il legno della croce, dove è stato appesa la salvezza del mondo. / Venite ad adorarlo".
Il popolo fedele si accosta a baciare il legno della Croce mentre il cantico proclama: "Adoriamo la tua Croce, o Signore, e glorifichiamo la tua santa resurrezione. Per la tu santa croce è venuta la gioia al mondo intero”. “Vittoria, tu rgnerai. Oh corce, ti tu ci salverai.”

La distribuzione della Santa Comunione è la terza e ultima parte di questa liturgia severa, serena e dolente. Dopo la comunione, di nuovo, il silenzio. Abbiamo celebrato la morte di Cristo. Ora tocca accompagnarlo al suo sepolcro. A Lui e a Maria, sua Madre, la Madre del Giustiziato, l’Addolorata, la Vergine della Solitudine. E con il silenzio, appare, ancora una volta, la religiosità popolare, che diventa magnifica, nella seconda metà del Venerdì.

Durante il Sabato Santo fino all’ultima ora possibile della sera, non ci può essere celebrazione liturgica alcuna. La Chiesa continua il lutto. La Chiesa attende e aspetta. L'intera liturgia, la spiritualità e l’azione pastorale della Quaresima e della Settimana Santa si incammina a attende la grande notte che sarà il grande giorno per sempre, il Giorno dei Giorni.
 
La Via Crucis cederà il passo alla Via Lucis. La Croce esploderà nella Luce. È l'albero della vita, la fonte della rigenerazione nuova e definitiva. L'amore del Crocifisso -  amore senza limiti - ha fatto nuove tute le cose.
Noi lo siamo solo nella sua Croce trasfigurata, nel suo costato aperto dalla lancia, sorgente di acqua e sangue: sorgente di vita.


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