Venerdì Santo
I “calvari” del nostro mondo

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Le sette parole che Gesù pronunciò sul Calvario/Golgota dove fu crocifisso continuano a risonare oggi in tanti “calvari” del nostro mondo.
 
1.    La prima delle parole di Gesù sulla croce: «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Luca 23,34) risuona, oggi, in coloro che sanno perdonare e in coloro che chiedono perdono. Sono i cristiani perseguitati nel Medio Oriente e in altre parti del mondo che, senza odio, prima di morire pregano per i loro carnefici.
Sono i crocifissi del nostro mondo che continuano a perdonare come ha fatto Gesù. E, come Egli ci chiese nel Discorso della Montagna, che così dobbiamo fare anche noi, e non una o due volte, ma "settanta volte sette". O come chiediamo nel Padre nostro. Questa parola di Gesù risuona in chi vive la propria vita cristiana centrata sul Vangelo, aperta alla dolcezza del perdono, nonostante tutte le circostanze avverse o i colpi che riserva la vita.
 
2.    La seconda delle Sette parole, «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». (Luca 23,43), è stata indirizzata al "buon ladrone" crocifisso accanto a Gesù. Anche oggi sono molti coloro che fanno il possibile perché anche le persone più emarginate abbiano un "paradiso", accogliendo i rifugiati, assistendo gli anziani, prendendosi cura dei bambini abbandonati, assicurando un riparo e donando amore agli ammalati e agli immigrati.
Per questo la Chiesa deve essere il luogo dove le persone che non hanno nulla siano accolte confortevolmente. Questa parola di Gesù sulla croce la possiamo scoprire in coloro che aprono orizzonti di speranza ai disperati, in coloro che rafforzano l'amore e in coloro che superano i dubbi che ogni giorno incontrano sul proprio cammino
 
3.    La terza delle parole di Gesù è duplice. Da un lato esprime la frase che Gesù rivolse a sua madre: «Donna, ecco il tuo figlio». E quella che indirizzò a Giovanni, il discepolo prediletto: «Ecco la tua madre» (Gv 19, 26-27). Nel nostro mondo sono molte le donne che si prendono cura di un bambino che non è il loro, adottando creature con disabilità fisiche o mentali, o respinte dai loro genitori naturali, offrendo loro una casa e soprattutto amando queste creature che non hanno mai conosciuto.
Sono donne che accolgono bambini abbandonati e che diventano madri per questi piccoli che non hanno conosciuto i loro genitori. E sono molti i bambini che per la sollecitudine di una famiglia, o, talvolta, di una donna sola, sono rinati nei loro cuori l'amore che non hanno mai avuto per il fatto di essere stati abbandonati o maltrattati. Queste due parole di Gesù si attualizzano in quelle famiglie che sono scuole di amore, spazi in cui si impara ad amare ogni giorno alla maniera di Dio. Sono le famiglie che sono radicate in quell’amore che spera anche quando la ragione dispera.
 
4.    La quarta frase di Gesù: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». (Mc 15,34 e Mt 27,46), è il grido pieno di dolore del crocifisso quando sente il silenzio di Dio: un grido che continua a risonare a causa di tante vittime innocenti che si sentono abbandonate da Dio e degli uomini.
E' il grido di dolore di donne maltrattate, di bambini che sono stati vittime di abusi sessuali, immigrati o rifugiati morti nel Mediterraneo. E' il grido di solitudine e disperazione di coloro che non arrivano a fine mese o di coloro che sono malati terminali.
In questo grido di Gesù sulla croce c’è il dolore di coloro che sono stati attaccati con armi chimiche in Siria, le vittime dell'Olocausto nazista o la guerra nei Balcani, coloro che sono morti in Rwanda nelle lotte tribali, coloro che hanno subito le recenti inondazioni in Colombia e tutti coloro che si sentono abbandonati da Dio e dagli uomini. Questa frase di Gesù si attualizza in tutti coloro che dal silenzio, senza comprendere "l’assenza" apparente di Dio, continuano a confidare in un Padre che è Abba e che sempre racchiude dentro di sé un mistero di amore.
 
5.    La quinta frase, «Ho sete». (Gv 19,28), esprime la stanchezza e l’affanno di Gesù alla croce. Ma anche la sete di giustizia, di pane e di libertà, di cultura e di fratellanza.
In questo grido di Gesù riconosciamo la sete di tutti coloro che lavorano e lottano per un mondo migliore e più giusto. E’ quel immenso mondo del volontariato che per mezzo di azioni che sembrano insignificanti vogliono costruire una società più fraterna e più accogliente, più libera e più aperta.
In queste parole di Gesù ci sono anche coloro che si sforzano di costruire l'unica Chiesa di Cristo; uno spazio dal quale possa irradiarsi la gioia del Vangelo e in cui le relazioni fraterne contribuiscano a far emergere la vera immagine di Dio-Amore.
Ubi caritas et amor Deus ibi est.
 
6.    Nella sesta frase, «Tutto è compiuto!». (Gv 19,30), vediamo coloro che cadono sconfitti, coloro che vengono uccisi, coloro che hanno perso la speranza e la gioia di vivere. Ma questa frase di Gesù caratterizza anche coloro che imparano ad amare; coloro che, radicati nell’amore, sperano anche quando la ragione dispera. Queste parole di Gesù rivivono in coloro che, con fermezza e coraggio, si rialzano (e aiutano altri a rialzarsi) allorquando inciampano nelle pietre che fanno parte del cammino di ciascuno.
 
7.    Infine l'ultima delle Sette parole di Gesù: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». (Lc 23,46). Gesù esprime la propria totale fiducia in Dio Abbà. Sono parole che si traducono in realtà in coloro che vivono e lavorano con fedeltà e si danno da fare fino alla morte per costruire la pace, per condividere l'amore, a costruire ponti e cammini di speranza nonostante le perdite di speranza e le autentiche disperazioni. Mettere nelle mani di Dio la propria vita è quello che fanno tanti sacerdoti, religiosi, coppie di sposi, famiglie, giovani e meno giovani e tutti coloro che, nonostante le difficoltà di ogni giorno, continuano ad avere fiducia in Dio.
 
Nelle sette parole di Gesù sulla croce è racchiusa la sintesi di tutta la sua vita: la fiducia in Dio, il perdono per gli altri e l’anelito di comunicare l’amore.
Nelle sette parole di Gesù riconosciamo coloro che, con un cuore grande e generoso, non dimenticano il bene che ricevono e non conservano rancore per alcun male ricevuto.
Nelle parole di Gesù sulla croce riconosciamo coloro che, pieni della saggezza di Dio, sanno quello che devono dire al momento opportuno e quello che è più opportuno e conveniente tacere.
 
Le sette parolte di Gesù sono le parole di coloro che mettono bontà nel loro sorriso che è molto meglio di una montagna di ragioni.

 

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