Testimoniare un Dio bello e amico dell'uomo

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Uno dei temi che mi hanno accompagnato nel corso degli ultimi giorni è stata la riflessione sullo smarrimento del senso religioso, del calo dei fedeli frequentanti l’eucarestia, e i sacramenti in genere, lo scarso significato che i cristiani danno alla parola di Dio, l’indifferenza nei confronti del magistero della Chiesa. L'ho constatato durante le celebrazioni e riti della Settimana Santa e della Pasqua.
 
Non v’è dubbio che dietro tutto questo vi sia una generale crisi di fede che attanaglia soprattutto il mondo occidentale.
Qualche teologo pastoralista attribuisce a questa disaffezione e abbandono al fatto che si è avuto un cristianesimo di devozione per molti secoli e non un cristianesimo alimentato dalla Parola di Dio.
Un cristianesimo di devozione e di riti che avevano molta importanza nella vita delle persone, ma che non è mai stato e non è, ora, sufficiente.
Viviamo in una società critica, che vuole comprendere il significato delle cose e in questo senso è possibile che molta gente abbia abbandonato pratiche religiose che non dicono nulla all’uomo critico e tecnologico di oggi.
 
Mentre si fa urgente e indispensabile la ripresa di una autentica, chiara, pratica evangelizzazione occorre recuperare il senso vivo della testimonianza da parte dei credenti.
 
Ho l’impressione che coloro che credono vivano la propria fede dentro un processo individuale, intimistico sottratto alla vista dei più. Insomma chi crede interiorizza la propria fede in termini personalistici. In tal modo che avremo sì delle comunità cristiane vive, ma certamente minoritarie.
 
Allora, mentre si irrobustisce la propria fede, è indispensabile assumere un impegno di aperta e pubblica testimonianza. Un a testimonianza gioiosa e felice. Una testimonianza del Dio dell’amore, del Dio della verità, del Dio della vita, di un Dio vicino all’uomo, a ogni uomo.
 
Tante volte mi domando se, forse, per lungo tempo non abbiamo predicato più un “Dio lontano”, forse un“Dio giudice”, un “Dio nemico della vita dell’uomo” invece che un Dio amore e misericordia.
Credo che si debba tornare al Dio che ama ogni uomo che viene in questo mondo; al Dio che per amore ha sacrificato il proprio Figlio, il quale ha dato la sua vita “solo per amore”!
Tornare a un Dio che amando l’uomo, dall’uomo attende e si aspetta una risposta d’amore.
E l’uomo risponde con amore all’amore di Dio osservando le dieci parole (i comandamenti) che non sono un giogo pesante, ma l’itinerario di buon cammino per giungere al regno che Gesù a preparato per ciascuno di noi.
 
La parola di Dio orienta una vita cristiana fatta di testimonianza della fede. Per questo la lettura della Sacra Scrittura è davvero opportuna purché accostata con l’atteggiamento e la predisposizione di chi crede. Quando parliamo di leggere la Bibbia parliamo evidentemente di una “lettura credente” .

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