Sinodalità per sanare la paralisi ecclesiale

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C'è nel Vangelo una storia di guarigione che, se la si interpreta a partire dal suo simbolismo e la si spoglia dalle concezioni mitologiche sulla rappresentazione di Gesù, può aiutare ad accogliere con entusiasmo la convocazione del Sinodo da parte di Papa Francesco.
Mi riferisco alla storia del paralitico che da 38 anni aspettava che qualcuno lo aiutasse a entrare nell'acqua della piscina (Gv 5,1-16). Propongo di utilizzare codesto simbolismo per riflettere sulla paralisi ecclesiale che la stragrande maggioranza dei credenti ha vissuto rispetto al Concilio Vaticano II, sedendosi con le braccia incrociate. È facile vedere che la diagnosi del Santo Padre Francesco nella sua Esortazione apostolica Evangelii gaudium sulla situazione ecclesiale è reale e preoccupante: «Alcuni resistono a provare fino in fondo il gusto della missione e sono immersi in un bruciore di stomaco paralizzante… che inaridisce l'anima» (EG 81 e 207).
 
"Paralizzato"
 
Paralizzato è colui che dovrebbe potersi muovere e, al contrario, è bloccato, sta fermo, fisicamente o interiormente. 
Paralitico è anche uno che si muove girando sempre su se stesso, senza progetti né sogni. 
Paralizzato è anche chi si rifiuta di prendere la propria barella sulla schiena a causa di limiti, fragilità, paure… e si rifiuta di essere protagonista della propria storia, aspettando che venga qualcuno da fuori a risolvere i problemi come l’angelo della piscina che «scendeva nella vasca e metteva l'acqua in movimento». (Gv 5,4)
 
La nostra organizzazione ecclesiale è ferma sostanzialmente agli anni ’50. La liturgia è rimasta in superficie: l’uso della lingua italiana, la messa celebrata verso il popolo: niente di più. La catechesi è divenuta la cenerentola della teologia pastorale: affidata a catechisti assolutamente impreparati, vede nella celebrazione del sacramento della cresima “la festa dell’addio”. La carità, la pietà popolare sono rimaste le stesse. Addirittura con forti rigurgiti di tradizionalismo e di rifiuto del Concilio Vaticano II. Da un punto di vista umano parrebbe che l’azione ecclesiale sia del tutto ininfluente soprattutto di fronte a una società sempre più dominata dal secolarismo e dalla dittatura del relativismo. Cosicché il divario tra sintesi religiosa e mondo sociale è diventata enorme.
 
Il simbolo del "paralitico" di Betesda può aiutarci a rialzarci e attivare le nostre capacità. È vero che i cambiamenti sono difficili e lenti, ma ciò che conta davvero è ciò che desideriamo profondamente: vuoi guarire? chiede Gesù. È quindi importante, e molto, la nostra disponibilità a collaborare con il suo Spirito vivificante, invece che cercare di addomesticarlo e distribuirlo a capriccio da parte di coloro che si considerano “divinamente autorizzati” a esserne gli unici interpreti.
 
38 anni "seduto"
 
Trentotto anni era l'età media della speranza di vita a quel tempo. Non è difficile vedere in questa immagine la Chiesa che Papa Francesco intende mettere in stato di sinodalità. Non dobbiamo dimenticare che questa stessa Chiesa ha già ricevuto lo Spirito, con forza straordinaria per alzarsi, in occasione del Concilio Vaticano II... e che, purtroppo, si è stabilizzata nell'immobilità, soprattutto in Europa e nei Paesi più sviluppati.
 
Ricordiamo solo alcune parole di quel evento:
Sul servizio: «Nessuna ambizione terrena spinge la Chiesa; essa mira a questo solo: continuare, sotto la guida dello Spirito consolatore, l'opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo a rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare, a servire e non ad essere servito» (Gaudium et spes, 3).
 
Sulla gerarchia e sui laici: «I pastori, da parte loro, riconoscano e promuovano la dignità e la responsabilità dei laici nella Chiesa; si servano volentieri del loro prudente consiglio, con fiducia affidino loro degli uffici in servizio della Chiesa e lascino loro libertà e margine di azione, anzi li incoraggino perché intraprendano delle opere anche di propria iniziativa. Considerino attentamente e con paterno affetto in Cristo le iniziative, le richieste e i desideri proposti dai laici e, infine, rispettino e riconoscano quella giusta libertà, che a tutti compete nella città terrestre». (Lumen Gentium, 37)
 
Sono passati molti anni da quegli "auspici" (65 anni post-conciliari) e due o più generazioni. È deludente vedere che la forza che Paolo VI ha manifestato nel chiudere il Concilio, si sia diluita fino a spegnersi nel tempo. Il Santo Pontefice scrisse: «d’ora in poi sarà invalido e nullo quello che si vorrà attentare altrimenti, su queste cose, da chiunque, da qualsiasi autorità, scientemente o per ignoranza». (Paolo VI, Lettera Apostolica ''In Spiritu Sancto'', 8 dicembre 1965 per la chiusura del Concilio Vaticano II).
 
Alcuni ci misero vero impegno, molti abbandonarono il campo, la maggior parte scelse di rassegnarsi accontentandosi di piccole riforme piuttosto formali, che cambiarono solo superficialmente la Chiesa. Qualcuno parlò giustamente di "inverno ecclesiale" (Karl Rahner). 
Oggi è facile vedere chiese vuote, laici senza alcun protagonismo e vocazioni così poche da minacciare la continuità di tante parrocchie e comunità religiose. La cosa triste è che tutto ciò è dovuto, in larga misura, all'abbandono della tabella di marcia stabilita dal Vaticano II.
 
Acque mosse
 
Papa Francesco ha nuovamente agitato le acqueRipete, più e più volte, espressioni che rimandano al Vangelo e al Concilio: gioia, Chiesa in uscita, aperta, in dialogo, serva, ospedale da campo, samaritana dove i poveri e i sofferenti sono la sua preoccupazione preferenziale, con pastori che hanno “l’odore di pecora”, Chiesa profetica di fronte al sistema economico che uccide... e sinodale. Le sue parole e i suoi gesti risvegliano la speranza in molti credenti.
 
La convocazione del Sinodo dei Vescovi, sulla "sinodalità" della Chiesa, potrebbe essere un'altra nuova opportunità per alzarsi in piedi e tuffarsi nelle profondità dell'acqua che guarisce tutti (acqua che non è altro che Gesù Cristo stesso, cfr. Giovanni 4,14). Papa Francesco ha introdotto importanti cambiamenti, il suo progetto ecclesiale (Evangelii gaudium) appare deciso e fermo. È felice di immaginare che siamo all'inizio della fine del lungo “inverno ecclesiale” e alle porte di una nuova “primavera”.
 
Piramide invertita
 
Con un'immagine grafica e audace, il Papa ha presentato il nuovo Sinodo: «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio… La sinodalità, come dimensione costitutiva della Chiesa, ci offre la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso ministero gerarchico. Se capiamo che, come dice san Giovanni Crisostomo, «Chiesa e Sinodo sono sinonimi» - perché la Chiesa non è altro che il "camminare insieme" del Gregge di Dio sui sentieri della storia incontro a Cristo …. Al suo interno nessuno può essere "elevato" al di sopra degli altri. Al contrario, nella Chiesa è necessario che qualcuno "si abbassi" per mettersi al servizio dei fratelli lungo il cammino. In questa Chiesa, come in una piramide capovolta, il vertice si trova al di sotto della base. Per questo coloro che esercitano l'autorità si chiamano "ministri": perché, secondo il significato originario della parola, sono i più piccoli tra tutti. È servendo il Popolo di Dio che ciascun Vescovo diviene, per la porzione del Gregge a lui affidata, vicarius Christi vicario di quel Gesù che nell'ultima cena si è chinato a lavare i piedi degli apostoli (cfr Gv 13,1-15). E, in un simile orizzonte, lo stesso Successore di Pietro altri non è che il  servus servorum Dei» (Discorso del Santo Padre Francesco, Aula Paolo VI, sabato 17 ottobre 2015 nella Commemorazione del 50° anniversario dell'istituzione del Sinodo dei Vescovi).
 
Queste parole non sono un'idea di Papa Francesco, né sono sospettose di alcuna ideologia politica; sono una traduzione diretta di qualcosa di nucleare nel Vangelo«Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.  Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,42-45).
 
È difficile capire come siamo riusciti ad andare così lontano. Molti si chiedono, dentro e fuori la Chiesa, come abbiamo potuto allontanarci così dalla volontà di Cristo? Ci costerà tornare alle origini e mantenere vivo il desiderio profondo del cuore di Gesù quando diede vita alla comunità ecclesiale.
 
Partiamo dal presupposto che e il Papa sa bene che ciò che esprimono le loro sue parole, deve inevitabilmente portare a profondi cambiamenti, come desiderano molti sacerdoti e vescovi, Ma sa anche che molti altri non sono disposti a "consentire". Diamo per scontato che il Papa sia accompagnato da persone di profonda fede e fiducia... Ci auguriamo che le sofferenze causate dalle opposizioni e dalle interdizioni personali siano mitigate dalla forza personale che accompagna sempre la vera fede e l'onestà.
 
Spetta ora a soprattutto i laici, più liberi e meno attaccati alle tradizioni e alle pratiche del passato, impegnarsi nel Sinodo non solo esprimendo la loro opinione, ma anche affermando il loro diritto di essere ascoltati, in ogni Diocesi e nella Chiesa Universale.
 
Nel Sinodo avremo una nuova opportunità per consolidare le intuizioni e i desideri del Papa Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II. Approfittarne permetterà di guardare al futuro con la speranza che la Chiesa si desti sempre, quando si lascia sedurre dallo Spirito.

 

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