Si evangelizza solo se si è innamorati di Gesù Cristo, per far innamorare di Lui

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Assai spesso vengo sollecitato a riflettere sulla evangelizzazione e sull’impegno che la Chiesa dovrebbe profondervi. Lo Spirito ci guidi sui passi dell’approfondimento della evangelizzazione soprattutto quale mezzo per conoscere, amare, servire Gesù Cristo e vivere da suoi discepoli nella Chiesa e sulle vie del mondo.
 
Dopo aver dedicato tutta la mia esistenza alla evangelizzazione e alla catechesi, sono contento di raccogliere questo invito anche se lo faccio con il cuore stretto. Sono infatti convinto che la catechesi e l’evangelizzazione siano diventate in questi ultimi 2 decenni la cenerentola della pastorale. Non c’è più quell’iniziale entusiasmo che aveva accompagnato il rinnovamento della catechesi. Sono scomparsi quei laboratori di pastorale che anche in Italia avevano rimuginato i temi della catechesi, della evangelizzazione, del primo annuncio, del modello di iniziazione cristiana in prospettiva catecumenale …. Ora sembra che tutto sia scomparso o collocato nelle pieghe di qualche catecheta o qual gruppo di specialisti. Eppure nel 2012 è stato celebrato un Sinodo dei Vescovi su la nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede.
 
E’ difficile individuare quali siano la causa e l’effetto di questa situazione. Ma è un dato di fatto che oltre all’affievolimento dell’impegno catechistico è da registrare una crisi di fede che attanaglia le nostre comunità e i singoli battezzati unita a una forte crisi antropologica per cui la persona umana si ritrova confusa e smarrita come un viandante che vaga senza meta verso cui destinare la sua esistenza. Oltre all’eclissi di Dio e di Cristo nella società contemporanea vi è anche l’eclissi dei cristiani in quanto discepoli di Cristo.
Sono troppi i battezzati che intendo essere cristiani senza Cristo!
Pertanto è urgente e improrogabile la riproposta della evangelizzazione che sappia dare risposte alla questione antropologica così da renderla capace di ricollegare l’uomo con Dio. La cultura contemporanea va ri-orientata al Vangelo!
 
L’aveva ben compreso il papa Giovanni Paolo II che a vescovi latino-americani che si preparavano a celebrare il V centenario di evangelizzazione del loro continente, disse: “La commemorazione del mezzo millennio di evangelizzazione avrà il suo pieno significato se sarà un impegno (…) non certo di ri-evangelizzazione, bensì di una nuova evangelizzazione. Nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nelle sue espressioni”. Ormai è un dato ecclesiologicamente accettato: la nuova evangelizzazione non è una reduplicazione della prima; non è una semplice ripetizione, ma è il coraggio di osare sentieri nuovi, di fronte alle mutate condizioni dentro la quali la Chiesa è chiamata a vivere oggi l’annuncio del Vangelo.
 
Pertanto la Chiesa deve urgentemente ritrovare l’occasione propizia per rianimare l’impegno apostolico dei cristiani in tutti gli ambiti della società a partire da una riformulazione di un amichevole e attraente invito a riscoprire Cristo e ad appartenere o ri-appartenere alla Chiesa riscoprendo le proprie radici personali. “Nuova evangelizzazione” è sinonimo:
      di rilancio spirituale della vita di fede;
    avvio di percorsi di discernimento dei mutamenti che stanno interessando la vita cristiana nei vari contesti culturali e sociali;
      rilettura della memoria di fede;
   assunzione di nuove responsabilità e di nuove energie in vista di una proclamazione gioiosa e contagiosa del Vangelo di Gesù Cristo.
 
Nell’enciclica Evangelii nuntiandi Paolo VI scrisse che “evangelizzare è il compito e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda... costituisce la sua missione essenziale;... la Chiesa esiste per evangelizzare" (14).
E Benedetto XVI scrisse intorno a «una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia di credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede»; «la fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia. Essa rende fecondi, perché allarga il cuore nella speranza e consente di offrire una testimonianza capace di generare: apre, infatti, il cuore e la mente di quanti ascoltano ad accogliere l’invito del Signore ad aderire alla sua Parola per diventare suoi discepoli» (Porta fidei 7).
 
Evangelizzazione, allora, è quell’azione pastorale che aiuta queste persone a uscire dal loro «deserto interiore», a porsi nuovamente la domanda su Dio, e desiderare di incontrarsi con Cristo.
Incontrare Gesù Cristo significa, innanzitutto, imparare a prendere Dio sul serio, assumere in qualche modo una passione per Dio, cioè un amore autentico e radicale. Dobbiamo incrociare lo sguardo di Cristo. Abbiamo bisogno di incontrarlo. Abbiamo bisogno di conoscerlo per poterlo amare. In codesto incontro, ci sarà dato di scoprire il volto incomparabile di un uomo che ci apre al mistero di Dio, e al contempo ci è donato di scoprire noi stessi. Gesù è il nostro umanesimo. Infatti, contemplando quel volto la nostra vita si ritroverà e verrà illuminata in modo decisivo per poter annunciare Cristo al mondo.
 
Papa Francesco parla spesso di una nuova parresìa, cioè uno stile audace di annuncio che richiede fatalmente un ripensamento della pastorale. E osa alcune definizioni: la nuova evangelizzazione è:
      «Un movimento rinnovato verso chi ha smarrito la fede e il senso profondo della vita».
     «Nuova evangelizzazione significa risvegliare nel cuore e nella mente dei nostri contemporanei la vita della fede».
    «La nuova evangelizzazione è un movimento rinnovato verso chi ha smarrito la fede e il senso profondo della vita».
 
Entrando nel concreto della sua proposta papa Francesco in Evangelii gaudium indica gli ambiti della nuova evangelizzazione:
1.    Incendiare i cuori dei fedeli che regolarmente frequentano la Comunità e che si riuniscono nel giorno del Signore per nutrirsi della sua Parola e del Pane di vita eterna. Vanno inclusi in quest’ambito anche i fedeli che conservano una fede cattolica intensa e sincera, esprimendola in diversi modi, benché non partecipino frequentemente al culto.
2.   L’ambito delle persone battezzate che però non vivono le esigenze del Battesimo», non hanno un’appartenenza cordiale alla Chiesa e non sperimentano più la consolazione della fede.
3.    L’evangelizzazione è essenzialmente connessa con la proclamazione del Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato. Molti di loro cercano Dio segretamente, mossi dalla nostalgia del suo volto, anche in paesi di antica tradizione cristiana. Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. (cfr. EG 14)
 
Evangelizzazione è, in buona sostanza, rinarrare il Vangelo nella cultura di oggi, raccontare Gesù Cristo all’interno delle domande di senso e dei bisogni di salvezza. Già Paolo VI aveva avvertito che «la rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca» (EN 20). Evangelizzare la cultura è collaborare per trasformare l’umanità accompagnandone le scelte, le svolte, gli insuccessi. Evangelizzare la cultura mira a far sì che il Vangelo impregni la realtà concreta della vita delle persone.
 
In un mondo scristianizzato come l’attuale, l'evangelizzazione deve quasi partire da zero. Nuova evangelizzazione significa che il Vangelo, nel mondo moderno, debba misurarsi con urgenze mai incontrate e rispondere a domande inedite. Nuova evangelizzazione significa dunque mostrare che il Vangelo sa rispondere ai problemi della post/modernità. Il nocciolo della questione della nuova evangelizzazione sta nella centralità di Dio nella nostra vita.
 
E il Papa indica anche un modo pastorale: “La Chiesa non cresce per proselitismo ma «per attrazione». (ivi) E lancia un invito: “La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello diretto ad ogni cristiano, perché nessuno rinunci al proprio impegno di evangelizzazione, dal momento che, se uno ha realmente fatto esperienza dell’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo, non può attendere che gli vengano impartite molte lezioni o lunghe istruzioni”. (EG 120).
 
Questo compito di rinnovamento e di rivitalizzazione delle nostre comunità cristiane, questa crescita delle identità cristiana ed ecclesiale dei nostri battezzati è fondamentalmente. E’ urgente l'implantatio e il rinnovamento della vita dei cristiani che sempre più spesso vivono etsi Deus non daretur (come se Dio non ci fosse).
Si riconduce a questo, in definitiva, il compito della evangelizzazione: rivitalizzare e rinvigorire la vita cristiana e la vita ecclesiale strutturando dalla base la personalità di ogni battezzato, impiantando e educando la sua fede, insegnandogli a vivere come cristiano. Facendo questo la Chiesa porrà le basi della vita cristiana, per “edificarsi” nelle situazioni storiche e culturali del presente.
 
E vero che Dio ha molteplici strade, mezzi e modi per raggiungere le donne e gli uomini di oggi con il suo amore e la sua salvezza, anche fuori dai circuiti ecclesiali e dal riconoscimento esplicito della Pur tuttavia – parafrasando il titolo di un antichissimo film – Dio ha bisogno degli uomini. Anzi: Dio vuole avere bisogno di uomini e donne che con gioia annuncino l’Evangelii gaudium! Ciò che motiva l’evangelizzazione e la rende nuova è il suo scaturire dalla gioia: la gioia di donare quanto di più prezioso noi stessi abbiamo ricevuto. In Evangelii Gaudium papa Francesco ha scritto: “In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr Mt 28,19). Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di ciascuno dei battezzati” (120).
 
E parlando ai membri della plenaria del Pontifico Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione ha dichiarato: «C’è bisogno di cristiani che rendano visibile agli uomini di oggi la misericordia di Dio, la sua tenerezza per ogni creatura. Sappiamo tutti che la crisi dell’umanità contemporanea non è superficiale ma profonda. Per questo la nuova evangelizzazione, mentre chiama ad avere il coraggio di andare controcorrente, di convertirsi dagli idoli all’unico vero Dio, non può che usare il linguaggio della misericordia, fatto di gesti e di atteggiamenti prima ancora che di parole». Ogni battezzato è «un “cristoforo”, portatore di Cristo, come dicevano gli antichi santi Padri. Chi ha incontrato Cristo, come la Samaritana al pozzo, non può tenere per sé questa esperienza... C’è da chiedersi tutti se chi ci incontra percepisce nella nostra vita il calore della fede, vede nel nostro volto la gioia di avere incontrato Cristo!»
 
Un ruolo importante lo riveste la parrocchia. È nella pastorale ordinaria di cui la parrocchia è “struttura fondamentale”, che si dovranno ricercare le forme più consone, vive e vivaci, quelle novità di ardore, di metodi e di espressioni perché l’intera comunità scopra il suo essere evangelizzatrice. Dove il “nuovo” è il modello evangelico che traspare dagli Atti degli Apostoli, la forza dello Spirito che rinnova tutta la comunità cristiana. Si tratta di una sfida autentica per la ricerca di un progetto che permetta alla comunità parrocchiale di essere testimone sul territorio. Tenendo sempre presente che “all'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (Deus Caritas est, 1). Similmente, alla radice di ogni evangelizzazione non vi è un progetto umano di espansione, bensì il desiderio di condividere l'inestimabile dono che Dio ha voluto farci, partecipandoci la sua stessa vita (una rinnovata attenzione mistico/ascetica).
 
Sulle orme di Pietro, di Giovanni, di Paolo e degli altri apostoli, anche noi non possiamo che evangelizzare, non possiamo fare altra cosa se non quella di annunciare Gesù Cristo, parlare come loro di ciò che abbiamo visto e udito, perché lui si è situato come centro e ragion d'essere di tutta la nostra vita. Fondamentalmente, la nuova evangelizzazione deve collocarsi in una chiara e profonda continuità con la prima evangelizzazione, con ciò che gli apostoli hanno fatto e con ciò che i testimoni della Chiesa di tutti tempi hanno fatto.
 
Solamente una Chiesa evangelizzata può evangelizzare. Solo una Chiesa rinnovata e rafforzata nella fede, una Chiesa i cui membri siano rivitalizzati interiormente, che vive immersa nel Vangelo di Gesù Cristo, possono presentare all'uomo di oggi la ragione della propria speranza e della salvezza. Altrimenti, si proporranno bei discorsi e parole a volte brillanti e suggestive, ma non la buona notizia del Vangelo.
 
L'azione dello Spirito Santo vuole, in un certo senso, disporre della mediazione dei credenti e quasi sottomettersi al vigore della identità cristiana ed ecclesiale dei testimoni della fede. Oggi come sempre, il punto di partenza e il presupposto basilare dell'evangelizzazione è: "venite e vedrete” (Gv 1,39); cioè venite, partecipate alla nostra gioia, alla nostra vita, alla nostra speranza.
Solo se si è innamorati di Cristo si può raccontare Gesù e far innamorare di lui. Questa è la nostra fede, questa è la ragione dalla nostra speranza: Gesù Cristo, lui il Signore, lui il Salvatore dell'uomo.
 

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