Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

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Come ogni anno le Comunità cristiane celebrano la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani dal 18 al 25 gennaio. La data tradizionale fu  proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo.

E’  appena iniziato il nuovo anno e la Chiesa chiama tutti i credenti in Cristo a unirsi nella preghiera, al fine di prendere coscienza ancora una volta, del desiderio ardente del nostro Salvatore nell'ultima cena: "perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato." (Gv 17,21).


Il tema per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani 2023 è:  «Imparate a fare il bene, cercate la giustizia (Isaia 1,17)».  Isaia, ai suoi tempi, sfidò il popolo di Dio a imparare a fare il bene insieme; a cercare insieme la giustizia, ad aiutare insieme gli oppressi, a proteggere gli orfani e difendere le vedove insieme. La sfida del profeta si applica anche a noi oggi: come possiamo vivere la nostra unità di cristiani per affrontare i mali e le ingiustizie del nostro tempo? Come possiamo impegnarci nel dialogo e crescere nella reciproca consapevolezza, comprensione e condivisione delle esperienze vissute? La nostra preghiera e il nostro incontrarci con il cuore hanno il potere di trasformarci, come individui e come comunità. Apriamoci alla presenza di Dio in ogni nostro incontro, mentre chiediamo la grazia di essere trasformati, di smantellare i sistemi di oppressione e di guarire dal peccato del razzismo. Insieme, impegniamoci nella lotta per la giustizia nella nostra società. Tutti noi apparteniamo a Cristo”.

L'unità dei cristiani ha il valore di un decisivo segno perché il mondo creda in Gesù Cristo come inviato dal Padre e che ci dona lo Spirito Santo come espressione di comunione profonda del mistero del Dio vivo e vero. Da codesta unità, dalla quale il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo partecipano dello stessa divinità, scaturisce la comunione della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Questa è la realtà più arricchente della nostra vita di battezzati e figli di Dio per volontà di Cristo e grazie a lui, nonostante le differenze che ancora dividono le confessioni cristiane e certamente vengono da lontano nella storia e sono state causate da diverse cause, ma non supereremo confidando solamente nelle nostre forze.

Quindi dovremmo celebrare la Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani, un'iniziativa che ha più di un secolo di vita e alla quale si uniscono la stragrande maggioranza delle chiese e confessioni cristiane, e che ha assunto la dimensione di un evento annuale che richiede la nostra attenzione e richiede la nostra risposta.

Pertanto dal 18 gennaio al 25 gennaio in ogni comunità ecclesiale eleveremo a Dio onnipotente preghiere e supplice perché si compia l’anelito del Signore Gesù: che siano tutti una sola cosa!

Nell’anno
1909 il  Papa Pio X dette la sua approvazione e benedisse ufficialmente la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, invitando tutti i cattolici a unirsi al cosiddetto ecumenismo spirituale che consiste nella preghiera personale comunitaria e alla conversione a Gesù Cristo a favore dell’unità dei cristiani.
Quest’anno si celebrano i 105 anni di questa importante iniziativa in seno alla Chiesa Cattolica. 

La Settimana di Preghiera, il cui obbiettivo è universalizzare la preghiera per l’unità risponde all’obiettivo tracciato dal decreto conciliare Unitatis Redintegratio del Concilio Vaticano II quando afferma: “Questa conversione del cuore e questa santità di vita, insieme con le preghiere private e pubbliche per l'unità dei cristiani, devono essere considerate come l'anima di tutto il movimento ecumenico e si possono giustamente chiamare ecumenismo spirituale.” (UR 8).

L’amore di Cristo ci sollecita a pregare, ma anche ad andare oltre la nostra preghiera per l’unità dei cristiani. Le comunità e le chiese hanno bisogno del dono della riconciliazione di Dio quale sorgente di vita. Ma, soprattutto, esse ne hanno bisogno per poter dare la loro comune testimonianza al mondo: “Fa’ che siano tutti una cosa sola: come tu, Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi. Così il mondo crederà che tu mi hai mandato(Gv 17, 21).

Il mondo necessita di ambasciatori di riconciliazione, che facciano cadere barriere, costruiscano ponti, stabiliscano la pace, e aprano la porta a nuovi stili di vita, nel nome dell’Unico che ci ha riconciliati in Dio, Gesù Cristo.

In tutto il mondo cristiano è ormai felicemente consolidato il consenso implicito a considerare questa Settimana di  preghiera come un tempo forte di preghiera ecumenica. E’ la Settimana per eccellenza per pregare per quella unità che Gesù ha invocato nella notte dell’Ultima Cena poco prima della sua passione.

La fede ci conforta nel renderci consapevoli che l’unità appartiene alla proclamazione: “Credo la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica”. A conferma di tale verità di fede il Concilio Vaticano II afferma che “Coloro che credono in Cristo e hanno ricevuto validamente il battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa cattolica.” (UR 3).

Sono stati compiuti importanti passi sulla via dell’unità visibile dei cristiani, tuttavia dobbiamo riconoscere che molto cammino resta ancora da fare. Con alcune Chiese, come nel caso delle antiche chiese Orientali, condividiamo la successione apostolica nell’episcopato e la stessa fede nei sacramenti. 

Durante la Settimana de preghiera per l’unità dei cristiani, siamo tutti invitati a pregare per la promozione dell’unità e per la costruzione della pace, che sono importanti responsabilità per le quali tutti i cristiani del mondo devono impegnarsi. 

La speranza sulla quale si fonda questa preghiera è che tutti gli abitanti della terra si facciano popolo di Dio; che Dio sia il loro Dio; e che l’umanità abbia la grazia di conoscere la gioia, la prosperità e la pace superando divisioni e conflitti.

I cristiani devono pregare con pazienza fino a quando saranno raggiunti “cieli nuovi e terra nuova”; solo allora  “essi saranno mio popolo e io sarò il loro Dio” (Ez 37,23).

 

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