Riti e simboli della celebrazione del sacramento della penitenza

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Forse nessun sacramento, negli ultimi decenni, ha conosciuto una grande disaffezione da parte della gente più della confessione. Se, fino a quale tempo fa, era ancora normale che i buoni cristiani si confessassero almeno a Natale, a Pasqua e per i Defunti, oggi molte persone hanno detto addio al sacramento della riconciliazione. È raro vedere delle persone accanto ai confessionali; come è altrettanto raro vedere confessionali accoglienti per la mancanza di confessori. Questa allontanamento dalla confessione ha certamente a che fare con una carente catechesi del sacramento della penitenza.
 
Il sacramento della penitenza è un'offerta salvifica e sanante che Dio ci fa. Credere nel perdono di Dio significa avere fiducia nel fatto che Dio accetti tutto di noi, e che ciò che noi continuiamo a rimproverarci egli lo ha già da tempo cancellato. Di fronte agli occhi colmi di bontà di Dio possiamo trovare la pace con noi stessi. Nel profeta Isaia Dio parla così: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora diventeranno come lana» (Is 1,18).
 
Il discepolo di Cristo che, mosso dallo Spirito Santo, dopo il peccato si accosta al sacramento della Penitenza, deve anzitutto convertirsi di tutto cuore a Dio. Questa intima conversione del cuore, che comprende la contrizione del peccato e il proposito di una vita nuova, il peccatore la esprime mediante la confessione fatta alla Chiesa, la debita soddisfazione, e l'emendamento di vita. E Dio accorda la remissione dei peccati per mezzo della Chiesa, che agisce attraverso il ministero dei sacerdoti.
 
Importantissima è la parte del penitente nella celebrazione del sacramento: quando, debitamente preparato, si accosta a questo salutare rimedio istituito da Cristo, e confessa i suoi peccati, egli s'inserisce, con i suoi atti, nella celebrazione del sacramento, che si compie poi con le parole dell'assoluzione, pronunziate dal ministro nel nome di Cristo. In tal modo il fedele, mentre fa nella sua vita l'esperienza della misericordia di Dio e la proclama, celebra con il sacerdote la liturgia della Chiesa, che continuamente si converte e si rinnova. Di fatto però la misura dell’effetto del sacramento è proporzionale alle disposizioni di chi lo riceve; non che queste disposizioni producano la grazia, che proviene esclusivamente da Dio, ma costituiscono la previa disposizione materiale: in maniera simile, il sole, nell’ordine fisico, riscalda più il metallo che il fango, perché il metallo è migliore conduttore di calore.
 
Dunque quali sono i riti e i simboli del sacramento della riconciliazione? 
Li riassume opportunamente il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Come tutti i sacramenti, la Penitenza è un'azione liturgica. Questi sono ordinariamente gli elementi della celebrazione:
      il saluto e la benedizione del sacerdote;
      la lettura della Parola di Dio per illuminare la coscienza e suscitare la contrizione, e l'esortazione al pentimento;
      la confessione che riconosce i peccati e li manifesta al sacerdote;
      l'imposizione e l'accettazione della penitenza;
      l'assoluzione da parte del sacerdote;
      la lode con rendimento di grazie e il congedo con la benedizione da parte del sacerdote. (CCC 1480)
Esaminiamo allora singolarmente gli elementi della celebrazione:
 
1. La preghiera
 
Perché il sacramento della riconciliazione avvenga in un contesto celebrativo è necessario un atteggiamento e uno spirito vivo di preghiera. L’inizio e lo sviluppo di ogni conversione si colloca sempre nell’ambito di un incontro personale con Dio attraverso la preghiera.
Pregare prima di confessarsi è sempre un'ottima idea per assicurarsi che nulla sfugga alla memoria e per essere certo che la penitenza sia autentica e significativa. Occorre sempre accostarsi alla confessione con le migliori intenzioni. Una larga parte di una buona confessione implica il volerlo davvero, cercare il perdono mettendoci il cuore e l'anima.
Assai opportuna la preghiera del cuore: «Signore Gesù Cristo Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore».
 
2. La lettura della Parola di Dio
 
È opportuno che la celebrazione del Sacramento della riconciliazione sia sempre introdotta dalla lettura anche breve della Parola di Dio che costituisce la fonte di un autentico atteggiamento penitenziale. La Parola di Dio, suscitatrice di conversione, deve avere un posto molto rilevante nella celebrazione del sacramento della riconciliazione. La lettura della Parola di Dio, infatti:
      esprime la disponibilità ad accogliere il Dio dell’Alleanza;
      richiama la nostra autentica dignità di figli di Dio;
      fa comprendere le nostre infedeltà.
È proprio la Parola di Dio che illumina al fine di riconoscere i peccati, chiama a conversione, è annuncio della misericordia di Dio. Accogliamo sempre la buona notizia come rivolta proprio a noi.
 
3. La contrizione
 
E’ l’elemento essenziale della Confessione. Consiste nel rincrescimento interno, sommo, universale, soprannaturale di aver offeso Dio e di aver meritato i suoi castighi. Tra gli atti del penitente, occupa il primo posto la contrizione, che è il dolore e la detestazione del peccato commesso, con il proposito di non più peccare.
 
 
Il pentimento/contrizione è un rifiuto deciso del peccato con una rinnovata assunzione dell’impegno battesimale della vita nuova.
La contrizione può essere perfetta e imperfetta. Quella perfetta nasce nel cuore del peccatore che si duole del peccato in quanto è un'offesa recata a Dio.
La contrizione imperfetta sorge nell'animo di chi rinnega seriamente il peccato per il timore dell'inferno.
Infatti al regno di Cristo noi possiamo giungere soltanto con la metànoia, cioè con quel cambiamento intimo e radicale, per effetto del quale l'uomo comincia a pensare, a giudicare e a riordinare la sua vita, mosso dalla santità e dalla bontà di Dio, come si è manifestata ed è stata a noi data in pienezza nel Figlio suo. Dipende da questa contrizione del cuore la verità della penitenza. La conversione infatti deve coinvolgere l'uomo nel suo intimo, così da rischiarare sempre più il suo spirito e renderlo ogni giorno più conforme al Cristo.
 
Da ricordare: l’atto di dolore va celebrato prima di recarsi nel confessionale. Il dolore delle colpe, infatti, va espresso prima di denunciarle al confessore
 
«Mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati,
perché peccando ho meritato i tuoi castighi,
e molto più perché ho offeso te,
infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più
e di fuggire le occasioni prossime di peccato.
Signore, misericordia, perdonami.»
 
4. L’esame di coscienza
 
E’ la diligente ricerca dei peccati commessi contro Dio, il prossimo e noi stessi dopo l’ultima Confessione ben fatta.
A solo titolo indicativo:
Dopo aver invocato lo Spirito Santo chiediti che cosa hai fatto con piena consapevolezza e pieno consenso contro Dio e i comandamenti della Chiesa.
       Prego Dio tutti i giorni? Lo ringrazio per i doni che ha mi ha fatto?
       Ho messo la mia fede in pericolo attraverso letture contrarie alla dottrina cattolica o con discorsi e conversazioni equivoci?
       Ho partecipato a pratiche superstiziose: lettura della mano e forme di divinazione o magia?
       Ho giurato il nome di Dio invano? Ho forse maledetto o giurato il falso?
       Ho sempre partecipato alla Messa della domenica e dei giorni di precetto? Sto attento(a) durante la Messa? Ho osservato l'astinenza nei giorni prescritti?
       Ho sempre obbedito ai genitori e ai superiori? Rispetto la legge in sintonia con l’etica e la morale?
       Porto odio verso qualcuno? Provo sentimenti di vendetta? Ho forse negato il perdono a qualcuno? Ho mancato di rispetto?
       Mi sono ubriacato? Ho assunto delle droghe illecite?
       Ho acconsentito, consigliato, suggerito o partecipato attivamente a un aborto?
       Intenzionalmente ho guardato pornografia, intrattenendo pensieri impuri? Ho compiuto azioni o partecipato a conversazioni impure? Ho fatto ricorso a mezzi artificiali per impedire il concepimento?
       Sono sempre stato fedele nella vita matrimoniale? Ho avuto attività sessuali al di fuori del matrimonio?
       Ho rubato o danneggiato cose appartenenti ad altri? Sono stato onesto e leale nel commercio?
       Ho soddisfatto le esigenze dei poveri e rispettata la dignità degli altri?
       Ho mentito? Ho forse calunniato e diffamato altri? Ho mormorato? Ho parlato male di qualcuno? Ho ceduto alle chiacchiere e al pettegolezzo? Ho forse giudicato altri duramente in cose serie?
       Ho invidiato altre persone?
 
5. La confessione dei peccati
 
La confessione (o “accusa”) dei peccati è uno degli atti decisivi che il penitente deve vivere all’interno della celebrazione del sacramento della Riconciliazione.
Riconoscere il male commesso libera e facilita la nostra riconciliazione con Dio e con gli altri. In questo atto, il penitente guarda in faccia i peccati di cui si è reso colpevole; se ne assume la responsabilità, si apre nuovamente a Dio e alla comunione della. L’accusa dei propri peccati deve essere integra, sincera, chiara, per i peccati mortali. E’ bene confessare anche quelli veniali.
Ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica: “La confessione al sacerdote costituisce una parte essenziale del sacramento della Penitenza: È necessario che i penitenti enumerino nella confessione tutti i peccati mortali, di cui hanno consapevolezza dopo un diligente esame di coscienza”.  (CCC 1456)
 
6. L’assoluzione
 
Al peccatore che nella confessione sacramentale manifesta al ministro della Chiesa la sua conversione, Dio concede il suo perdono con il segno dell'assoluzione; il sacramento della Penitenza risulta così completo di tutte le sue parti. Dio vuole infatti servirsi di segni sensibili per conferirci la salvezza, e rinnovare l'alleanza infranta: tutto rientra in quell'economia divina che ha portato alla manifestazione visibile della bontà di Dio, nostro Salvatore, e del suo amore per noi. Quindi per mezzo del sacramento della Penitenza il Padre accoglie il figlio pentito che fa ritorno a lui, Cristo si pone sulle spalle la pecora smarrita per riportarla all'ovile, e lo Spirito Santo santifica nuovamente il suo tempio e intensifica in esso la sua presenza. La formula di assoluzione in uso nella Chiesa latina esprime gli elementi essenziali di questo sacramento: il Padre delle misericordie è la sorgente di ogni perdono. Egli realizza la riconciliazione dei peccatori mediante la pasqua del suo Figlio e il dono del suo Spirito, attraverso la preghiera e il ministero della Chiesa.
La mano che il sacerdote stende è simbolo dell’abbraccio del Padre, mentre pronuncia:
«Dio, Padre di misericordia,
che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio,
e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati,
ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace.
E io ti assolvo dai tuoi peccati
nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
 
7. La soddisfazione o la penitenza sacramentale
 
Per grazia veniamo salvati. Gesù che ha preso su di sé il peccato del mondo e il nostro. Lo Spirito Santo ci ha reso capaci di muoverci lungo la via della vita.
Il confessore affida un’opera di penitenza: essa non è né un pedaggio né la "pena corrispondente al delitto". È il segnale che è già operante in noi la Pasqua. Può darsi che si tratti di una preghiera, di un’opera di carità spirituale o materiale. Ma possiamo noi stessi essere generosi con Dio e scegliere un’opera che vada nella linea opposta al nostro peccato:
      se siamo stati negligenti nell’ascoltare Dio, fissiamo dei tempi precisi per pregare;
      se non abbiamo vissuta correttamente la professione, decidiamo luoghi e modalità per qualificarci;
      se abbiamo calunniato, ricostruiamo il buon nome di chi abbiamo ferito;
       se ci siamo comportati da superbi o altezzosi, dedichiamoci ad alcuni "umili servizi".
Ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica: “La penitenza che il confessore impone … può consistere nella preghiera, in un'offerta, nelle opere di misericordia, nel servizio del prossimo, in privazioni volontarie, in sacrifici, e soprattutto nella paziente accettazione della croce che dobbiamo portare” (1460).
 
8.   Effetti della confessione ben fatta
 
I principali effetti di una buona Confessione sono i seguenti:
      Cancella tutti i peccati purché ci sia vero pentimento.
      Rimette la pena eterna dovuta per i peccati mortali, e rimette anche la pena temporale, in tutto o in parte in proporzione alle disposizioni del penitente.
      Restituisce la grazia santificante.
      Aumenta la grazia stessa in chi già la possiede.
      Dà la grazia sacramentale per superare le tentazioni del demonio, vincere le cattive inclinazioni ed evitare le ricadute.